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Cambiare strada: verso la contemplazione esterna

Domanda: Realizzando i nostri desideri a livello dell’impressione, stiamo obbligando la materia ad essere più benevola?

Risposta: Tutti noi siamo creati del materiale che viene chiamato “il desiderio di dilettarsi”.

Sotto l’influenza della Luce, questo desiderio ha raggiunto il suo peggiore stato: gode solo per ricevere ed ha solo conto di se stesso, è egocentrico e sente solo ciò che avviene dentro di sé. Questo “cortocircuito” crea in lui l’immagine di questo mondo.

Correggendo il nostro desiderio, sentiremo la realtà che è al di fuori di esso. Ciò che sento al di fuori del mio desiderio, in altri desideri, viene chiamato il superiore, il mondo spirituale. Lì viviamo una vita eterna.

Tutta la correzione consiste nel sentire la nostra esistenza non dentro, ma al di fuori; e la difficoltà è solo psicologica.

Perché alla fine desideriamo godere, cercando di fare qualcosa di buono; e raggiungiamo davvero il bene infinito, però solo a condizione di uscire da noi stessi.

Nell’uscire al di fuori, comincio a relazionarmi con la materia della creazione – con il desiderio di dilettarmi – come me stesso, perché tutto questo desiderio è mio. Allora essa diventa benevola.

L’influenza segreta del Libro dello Zohar

Domanda: E’ evidente che ogni libro influenza l’essere umano, anche se questo tratta di cibo salutare e nutriente.

Quando leggiamo gli articoli del Rabash sul gruppo o gli articoli Matan Torah e Arvut (la Garanzia Spirituale) di Baal HaSulam, è chiaro che essi parlano dell’unione.

Leggendo il Libro dello Zohar, crediamo che anche i cabalisti scrivessero sull’unione, ma ciò non è chiaro nel testo in sé. Come un testo di questo tipo influisce sull’uomo?

Risposta: Ci sono libri che influiscono sulla coscienza. Per esempio, stiamo leggendo un libro con ricette di cucina ecologica. Capiamo di cosa si tratta e ciò influenza la nostra mente.

Poi esiste il libro dello Zohar, scritto in maniera tale che non si dirige alla nostra mente terrena, perché non possiamo capire di cosa ci parla. Non siamo creati con la ragione spirituale ma dobbiamo raggiungere questo livello che per il momento non abbiamo.

Per questo non possiamo comprendere di cosa parlano gli autori del libro dello Zohar. Per farlo dobbiamo ascendere al livello della loro comprensione e delle loro sensazioni.

A volte, possiamo già sentire in noi questi cambiamenti, quando percepiamo all’improvviso quello che prima non potevamo captare. All’improvviso vediamo che esiste un altro angolo totalmente diverso, un altro punto di vista, più interno, che non esiste in questo mondo.

Per ora ciò avviene nella nostra intenzionelo lishmà” (per la ricezione). Continuando, quando capiremo cosa significa “lishmà” (per la dazione) scopriremo una ragione ed alcuni sentimenti spirituali, ciò sarà come una nuova creatura di un altro pianeta, che non esiste in questo mondo.

Lo Zohar è scritto nella forma di due strati sovrapposti che ci portano a questo punto. In uno strato è come leggere racconti su questo mondo, scritti in una maniera un po’ inusuale: sul Tabernacolo, gli animali, il deserto del Sinai, ecc …

Il secondo strato è più interno, con la terminologia cabalistica: ZA, Malchut, tre linee, ascese, discese, Aba ve Ima, ecc …

Tu non sei connesso con nessuno di questi strati. In realtà non sono due strati, ma due linguaggi che parlano dello stesso fenomeno.

Posso immaginare uno strato più vicino a me, che parla come se parlasse di questo mondo: il Tabernacolo, un negozio, la gente che fa qualcosa.

Il secondo strato lo posso anche immaginare: la linea destra e la sinistra, la parte superiore e quella inferiore, il passaggio della luce, ascese e discese dei Partzufim.

Bisogna sforzarsi molto per immaginare questi due strati come un tutt’uno, perché tutto questo è dentro di me e si tratta della mia connessione con le forze della dazione. Tutte queste sono le forze della dazione e non c’è niente a parte esse.

Dove è il Tabernacolo, dove è la Tenda dell’Assemblea, dove è ZA, dove è Malchut? Tutto si trova dentro di me. Devo relazionarmi con gli uni e gli altri come miei attributi spirituali interni. Voglio portarli fuori da me e sentirli. Questo viene chiamato “aprire il Libro”, rivelarlo.

Per questo, qui funziona la “Sgulà” (il mezzo miracoloso). Il libro con le ricette culinarie o i consigli per perdere peso “lavano il cervello”. Io percepisco la ragione dell’autore, ed egli influisce su di me e comincio ad interessarmi grazie alla sua opinione.

Il libro dello Zohar non “lava il cervello”, in esso non c’è violenza, non c’è niente. La “Sgulà” funziona in questo libro solo secondo il mio desiderio. Per questo, il mio desiderio deve essere molto forte, affinché lo Zohar influisca davvero su di me e si riveli in me lo spirituale.

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