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La calunnia non risolve i problemi

Domanda: Cosa deve fare una persona se sente calunniare da un’altra persona? Lui stesso non calunnia, ma semplicemente lo sente.

Risposta: In ogni caso, questo è un male. Dobbiamo spiegare alla gente che la calunnia non è mai la soluzione a un problema. Anche se una persona ha parzialmente ragione nell’esprimere i propri pensieri, questa è comunque la strada sbagliata, il metodo sbagliato per risolvere il problema. La soluzione deve essere diversa. Esprimere semplicemente la propria opinione contro gli altri non fa altro che alimentare ulteriormente il fuoco senza portare a una soluzione. E poi, come si dice, soffrono tutti e tre: chi parla, chi ascolta e colui di cui si parla.

 

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Da “Stati Spirituali” di KabTV 7/3/24

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Avvicinarsi alla comprensione della spiritualità

Domanda: Il Libro dello Zohar ha due livelli: il linguaggio del sentimento e il linguaggio della definizione spirituale. Come possiamo utilizzare entrambi i livelli per aiutarci ad andare oltre il racconto e percepirne il significato spirituale?

Risposta: Per aiutarci a comprendere il significato spirituale, il Creatore ha creato non una persona ma molte persone, dividendo l’anima comune in più parti e permettendoci così di unirci.
Se ci uniamo al di sopra del nostro egoismo, saremo in grado di comprendere meglio il Creatore e tutta la natura.
Domanda: Come posso sentire che tutto ciò che è descritto in questo libro sta accadendo a me?

Risposta: Ciò accade attraverso la luce superiore, chiamata “Lo Zohar”. Noi dobbiamo solo sforzarci di avvicinarci gli uni agli altri e di influenzarci positivamente a vicenda.
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Dalla lezione quotidiana di Kabbalah del 15/3/24, Scritti di Baal HaSulam “Per comprendere le parole dello Zohar”

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La ricchezza del mondo spirituale

Commento: Sei una persona puramente tecnica, ma quando si parla con te, spieghi tutto in un’altra scala con immagini attraverso il linguaggio dei sentimenti. Dipingi un mondo kabbalistico interiore così ricco che, al confronto, il nostro mondo sembra infantile.

La mia risposta: Questo perché il nostro mondo è un modello molto semplificato e unilaterale del mondo esterno.
Immagina che invece dell’uso globale dell’elettricità esistente nel mondo (elettronica, circuiti elettrici, centrali elettriche, ecc.), ti sia stata mostrata una lampadina. E che questa rappresenti per te tutta l’elettricità del mondo, tutto ciò che funziona in base al movimento degli elettroni. Ecco come appare il nostro mondo rispetto al mondo spirituale.

Domanda: In che modo l’egoismo costruisce immagini così ricche e affidabili, e tu dici che il mondo interiore è molto più ricco e importante?

Risposta: Quali immagini crea l’egoismo? Immagini piccolissime, dalle quali puoi solo trarre un po’ di gioia o da cui, se hai paura, ti puoi allontanare. Nient’altro.

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Da “Ho ricevuto una chiamata. La ricchezza del mondo interiore di un cabalista” di KabTV 10/01/12

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Rivelare una buona connessione

Domanda: Quando descrivi il campo, che noi percepiamo come particelle disparate, connetti mentalmente queste particelle cambiando il sistema di percezione?

Risposta: A volte uso anche questa analogia. Ma, in generale, questo campo è un sistema in cui tutto è connesso. È solo che i suoi elementi non sono inclusi correttamente nel sistema. Oppure sono inseriti al contrario e rallentano tutto, o sono inseriti male e in modo inefficace.

Pertanto, mi preoccupo di avviare il sistema in modo più esplicito, in modo che possa iniziare a funzionare da solo. Ma questo è un problema. Tuttavia, di volta in volta, gradualmente questo accade.

In linea di principio, si tratta di un enorme schema in cui tutte le parti esistono insieme in un’unità comune e immutabile. Questo quadro non cambia, poiché esiste una connessione rigida tra esse. Tutto dipende da come si inseriscono l’una nell’altra come elementi buoni o dannosi.

Nella loro reciproca inclusione, creano un sistema che le avvicina gradualmente a colui che lo ha creato, al Creatore, ossia  alla forza superiore, alla mente superiore. Così, gradualmente, diventando consapevolmente gentile (“ama il prossimo tuo come te stesso” è il nostro scopo principale), ti metti in ordine,  capisci in quale mondo esisti e in quale connessione con gli altri.

Quando imparerai, vedrai e comincerai a migliorare questo schema e il suo funzionamento, in primo luogo comincerai a sentirti a tuo agio. In secondo luogo, ti staccherai dal tuo corpo, che attualmente ti viene imposto come una visione inesistente, e ti sentirai esattamente in uno stato di inclusione con tutti gli altri.

Questa sensazione sopprimerà tutte le sensazioni terrene. Vedrai solo questo sistema intorno a te: come tutti sono interconnessi, come lavorano sulla connessione, ma lavorano male, ed è per questo che il nostro mondo è come lo percepiamo. Poi vedrai come viene incluso ed entra in questo sistema, si perde in esso, come se sparisse, si dissolvesse.

E la cosa più importante è che all’interno del sistema, quando inizia a funzionare in armonia, sentiamo la forza superiore, quella che ha creato questo campo. È la forza della bontà, della dazione, dell’unità reciproca e dell’amore. Sentendola, diventiamo come lei, eterni e perfetti.

Poi ci sono enormi gradi di sviluppo: un’unità sempre maggiore fino a unirsi in un unico insieme. Allo stesso tempo, si verifica il raggiungimento e la realizzazione, che è ciò che desideriamo internamente per noi stessi.

Tutti i nostri desideri terreni non sono nemmeno il primo grado di ciò che riceviamo quando ci muoviamo verso l’unità, perché otteniamo grande gioia, appagamento, eternità, perfezione, tutto! Possiamo farlo ora. Basta che scopriamo questa buona connessione tra di noi.

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Dalla trasmissione di KabTV “Ho ricevuto una chiamata. Un solo desiderio” 1/6/12

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Uscire dal vuoto

Domanda: Qual è la differenza tra il fatto che un uomo si sente morto nella spiritualità e che non vuole altro che la spiritualità?

Risposta: La differenza è enorme. In uno stato, ottieni tutto; nell’altro, ottieni il vuoto. Cosa c’è di più vivido nei desideri di un uomo?

Domanda: In entrambi i luoghi c’è il vuoto. Anche la spiritualità si sviluppa dal vuoto?

Risposta: La spiritualità non si rivela dal vuoto, ma dal fatto che sei vuoto.

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Dalla lezione quotidiana di Kabbalah del 26/02/24, Scritti di Baal HaSulam “Non morirò anzi vivrò”

 

Il 27 Marzo 2024 sarà possibile seguire un Webinar speciale “LA SAGGEZZA DELLA KABBALAH E IL SENSO DELLA VITA” pagina iscrizione: https://bit.ly/SensoDellaVita

 

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Quali sono i vantaggi delle domande esistenziali?

Un gruppo di discepoli chiese una volta al loro saggio maestro: “Cosa succede dopo la morte?” Il saggio rispose con il silenzio. I discepoli insistettero: “C’è vita dopo la morte o no?” Il saggio rispose infine: “C’è vita prima della morte? Questa è la domanda.”

È una risposta abituale che ci spinge a contemplare la nostra attuale esistenza, se sia veramente vita o una forma di morte vivente.

Che cos’è dunque la vita?

Da un punto di vista corporeo, la vita è definita dall’esistenza della materia proteica. Che si tratti del dolore di essere pizzicati o del piacere di assaporare un cibo delizioso, queste esperienze sono parte integrante della vita come materia proteica.

Esiste, tuttavia, un piano di esistenza superiore al corporeo, dove si trova la nostra materia non corporea. Raggiungere tale livello richiede di elevarsi al di sopra della nostra natura egoistica e abbracciare lo stato opposto, altruistico e non materiale. Se raggiungiamo uno stato del genere, allora sperimentiamo la vera vita.

Raggiungiamo quello stato spirituale non materiale quando passiamo dall’essere riceventi, che è la nostra esistenza proteica, a diventare donatori al livello delle nostre intenzioni. Questa trasformazione si allinea con la vera definizione di vita, incentrata sul dare a tutti e a tutto, e, in definitiva, alla forza sorgente delle nostre vite: la qualità dell’amore e della dazione che chiamiamo “il Bore”.

Quando questa indagine esistenziale su cosa succede oltre la nostra vita si risveglia, dovremmo evitare di sfuggirvi nei molteplici piaceri transitori offerti nel nostro mondo materiale. Invece, dovremmo vederla come un’opportunità meravigliosa che possiamo cogliere e sviluppare in una nuova percezione e sensazione completa della realtà. Potrebbe far star male all’inizio, ma, se ci tocca, è un segno che possiamo anche arrivare al suo nucleo e lì possiamo scoprire un intero nuovo mondo spirituale di eternità e perfezione.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

L’ allegoria delle quattro candele: pace, fede, amore e speranza

Quattro candele tremolano dolcemente in una stanza. La prima sussurra: “Io porto la pace, la gente non sa come proteggermi” e si spegne. La seconda dichiara: “Io sono la fede, la gente non ha bisogno di me” e si spegne. La terza lamenta: “Io incarno l’amore, la gente non mi apprezza” prima di scomparire.

All’improvviso entra un bambino, spaventato dall’oscurità crescente, e inizia a piangere. La quarta candela parla: “Non piangere. Io sono la speranza. Finché risplenderò, potrai riaccendere le altre candele attraverso di me”.

Finché la speranza persiste, la vita dura. Essa guida il nostro cammino verso la crescita. La speranza spinge le persone ad attraversare vasti oceani, a cercare nuove terre e a fare nuove scoperte. Incarna l’essenza dei sogni e alimenta lo spirito.

Ma come si fa a sostenere la speranza in assenza di pace, fede e amore? Quando tutto sembra perduto, ci arrendiamo alla vita, alla natura o a un potere superiore, riponendovi completa fiducia. Ogni candela si spegne per consentire un momento cruciale, appena prima del buio completo, per afferrare il filo che ci lega alla nostra fonte, cioè quello che ci collega alla sorgente della nostra vita, la forza dell’amore, del dono e della connessione. Possiamo quindi continuare il nostro viaggio insieme a quella forza.

La speranza funge da legame tra l’umanità nel regno fisico e il mondo spirituale superiore. Rimane eternamente accesa, simboleggiando la connessione eterna. Quindi, se la speranza si affievolisce momentaneamente, è un segno che dobbiamo riallinearci: riconoscere l’armonia, la felicità e la pace che ci attendono quando ci colleghiamo alla fonte d’amore e di dazione della nostra vita, e questo dovrebbe darci la forza di andare avanti.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Impostare l’intenzione

Domanda: Cos’è l’intenzione?

Risposta: L’intenzione vi aiuta a interagire con me in modo che io possa influenzarvi di più.

Se mi portate un regalo, otterrete di più da me, non perché ve lo devo, ma perché pretenderete di più da me! Allora mi ascolterete di più, mi sentirete più obbligato e assorbirete di più da me.

Siamo in un mondo in cui possiamo cominciare a interagire, letteralmente da relazioni egoistiche molto primitive e semplici, anche al di sotto di quelle egoistiche, le più frivole. Esse influenzeranno le nostre relazioni spirituali con gli altri, l’inizio della percezione spirituale.

Il nostro mondo è stato meravigliosamente creato come prerequisito per l’ascesa spirituale; è il luogo in cui potete iniziare a svilupparvi completamente da zero, senza relazionarvi in alcun modo con il prossimo mondo!

Domanda: All’interno di un testo kabbalistico, cosa significa l’intenzione e come funziona?

Risposta: Io vivo in esso, e voi siete in connessione con me; quindi, tutto vi viene trasmesso.

Non ho alcuna intenzione nei vostri confronti; mi limito ad assorbire il testo. Io sono al livello particolare di cui questo testo scrive, e voi, in relazione con me, ne ricevete una piccola parte. Dopo tutto, c’è un bisogno da parte vostra di ricevere da me. Perciò voi innalzate i vostri desideri verso di me, e io innalzo i miei desideri per sentire ciò che il testo dice ancora più in alto, verso il kabbalista che lo ha scritto.

 

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Da “Ho ricevuto una chiamata. Come stabilire un’ intenzione?“. 3/12//11

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Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Che cos’è più importante, il lavoro o la preghiera?

C’è una parabola che racconta di un pescatore che stava trasportando un passeggero in barca. Il passeggero esortava il pescatore: “Sbrigati, sono in ritardo per il lavoro!”. Allora l’uomo notò che su uno dei suoi remi c’era scritto “prega”, mentre sull’altro c’era scritto “lavora”. Incuriosito, chiese: “A cosa serve?”.

“Per ricordarci”, rispose il pescatore, “di non dimenticare l’importanza della preghiera e del lavoro”.

“È chiaro a tutti che il lavoro è necessario, ma la preghiera sembra inutile. Perché perdere tempo a pregare?”, insistette l’uomo.

“Può sembrare inutile, ma non lo è”, rispose con calma il pescatore. Poi tirò fuori il remo con la parola “prega” e iniziò a remare con un solo remo. Il risultato fu che la barca girava in tondo.

Questa parabola ci mostra che non tutto dipende da noi e che c’è sempre spazio per la preghiera. Allo stesso tempo, se il pescatore avesse tirato fuori il remo con la scritta “lavoro”, anche la barca avrebbe girato al suo posto. Senza lavoro, non c’è progresso. Pregare da soli non basta.

Soprattutto, dovremmo agire in accordo con lo sviluppo della natura e dell’umanità. Avanzare secondo le leggi della natura significa fare tutto ciò che è in nostro potere e lasciare il resto al Bore. In ebraico si dice “HaShem Igmor BeAdi”, cioè “il Creatore finirà per me”. Cioè, noi facciamo tutto quello che possiamo, e il Bore completa il resto per noi.

Questo non significa solo pregare il Bore quando ci troviamo in un vicolo cieco o in una terribile sofferenza. Significa accettare il Bore come la forza della natura che determina ogni cosa e cercare di assomigliare a questa forza.

È un movimento costante: ci sforziamo, ma sappiamo che il Bore finirà il lavoro per noi. Possiamo quindi avanzare correttamente, cioè in modo da avvicinarci al Bore. Avanziamo usando entrambi i remi e pregando che si completino a vicenda.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

 

Cosa significa imparare la Torah?

“Quando una persona impara la Torah, deve pensare che la Torah e le Mitzvot che sta seguendo lo aiuteranno a uscire dal controllo del male”. Kabbalista Baruch Ashlag (Rabash), “Che cos’è ‘La terra ebbe timore e restò immobile’ nel Lavoro”.

L’apprendimento della Torah richiede l’applicazione dell’intenzione di cambiare la nostra natura egoistica, che ci fa desiderare di godere di noi stessi a spese degli altri, nel suo opposto.

L’intenzione di trasformarci in altruisti che si connettono positivamente agli altri significa che usiamo quella che viene chiamata “la luce”, la luce superiore, l’energia superiore, la luce della Torah o la Torah stessa, per correggerci, cioè per trasformarci da egoisti in altruisti.

Imparare la Torah significa quindi sentire costantemente ciò che ci accade a livello di desideri, pensieri e azioni. È imparare non con la mente, ma con il cuore.

Imparando la Torah, svolgiamo un lavoro interiore sul cammino verso la meta della vita e usiamo la Torah come forza che ci corregge, cioè che inverte la nostra natura da egoista ad altruista. Grazie a questa forza, possiamo identificare il male che è in noi, la nostra natura egoistica, fino a farlo scomparire.

Dopo questa diagnosi, la Torah trasforma il male in noi in bontà e noi assomigliamo al Bore, la forza buona e assoluta dell’amore, della dazione e della connessione. Scopriamo allora quello che viene chiamato “il mondo intero è pieno della Sua gloria”. In altre parole, riveliamo che il Bore, la forza dell’amore, della dazione e della connessione, esiste in tutti e in tutto.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.