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L’idea divina della vita

Non siamo un Paese, né uno stato, né un popolo, siamo un’idea! Un Paese può essere distrutto, uno stato può essere conquistato, un popolo può essere massacrato, ma l’idea? L’idea non può essere uccisa! (Sholom Aleichem)

Domanda: Quest’idea vive in noi? Di quale idea sta parlando?

Risposta: In linea di principio, non c’è nessuna idea. Non esiste un’idea in sé. Alla fine, l’uomo la crea comunque dentro di sé. Egli crea dentro se stesso un’idea del perché esistere, in nome di cosa esistere e così via. E per questo motivo esiste.

Domanda: Ma c’è un’idea che le persone hanno seguito. Un uomo ha ispirato il popolo e lo ha guidato. Mi riferisco ad Abramo. Esiste ancora un’idea di popolo? Sholom Aleichem accenna a questo.

Risposta: Quell’idea è divina. Non è qualcosa che è stato creato dall’uomo. È percepita dal Creatore. E loro hanno ispirato il popolo e lo hanno portato dentro di sé.

Domanda: Quest’idea vive in noi o no?

Risposta: Io non vedo questo.

Domanda: Eppure, il grande cabalista Baal HaSulam scrive che abbiamo questo seme dentro di noi, ma è coperto da tonnellate di egoismo.

Risposta: Forse, in qualche luogo dentro di noi, sì.

Domanda: Cosa bisogna fare affinché questo seme sfondi questo cemento?

Risposta: Ci vuole un desiderio appassionato di scoprire il significato della vita. E questo ci sembra così difficile e persino insormontabile con i nostri sforzi che lo rifiutiamo a priori. Diciamo, “Ah, vivrò come faccio adesso. Questo è ciò che ho, e non c’è nient’altro.” L’uomo accetta di vivere un’esistenza così misera, squallida. E così fa l’intero popolo, e l’intero mondo, finché il Creatore non ci risveglia dall’alto.

Domanda: Quindi l’unica speranza è nell’alto?

Risposta: L’unica!

Domanda: Questo strato di cemento esiste già sopra il mondo. E l’unica speranza è per quello superiore?

Risposta: Speriamo in questo!

Domanda: Speriamo in questo. Ma dovremmo almeno fare qualche tipo di mossa? Non so cosa; prendere un martello, cominciare a picchiare questo cemento, fare qualcosa, sbattere la testa.

Risposta: No, facendo questo dimostri il tuo disaccordo con il piano della creazione.

Domanda: Quindi devo accettare lo stato attuale e stare fermo?

Risposta: Sì, devi accettarlo.

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Da KabTV “News with Dr. Michael Laitman” 9/11/23

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Come posso superare le manipolazioni?

Ho ricevuto il seguente messaggio sui social media da Dimitriy che esprime il dolore per come i politici e i propagandisti sanno manipolare le collettività che li seguono, spesso fino al macello…

Ultimamente mi sono infuriato. Perché cadiamo nelle trappole dei politici e dei propagandisti che ci stanno ingannando? Sono loro la causa di tanta sofferenza. Vedi chiaramente il sangue versato, persone che si uccidono a vicenda e si odiano reciprocamente. Tutto questo perché ci stanno incitando, ma tutto è, in definitiva, illusorio e falso. Moriamo per questa bugia mentre loro ingrassano. Guadagnano un sacco di soldi da questa strage, i loro figli si rotolano nel lusso e loro stessi stanno bene. Perché ci stiamo arrendendo? Dov’è il nostro ragionamento di base? Dov’è la paura?

In effetti, le persone che occupano posizioni di potere sfruttano il nostro piccolo ego, il nostro desiderio di godere a spese degli altri,  così intere popolazioni soccombono al loro controllo. Lavorano insieme a vari specialisti che conoscono bene la natura umana egoistica e sanno come indirizzarla nella direzione da loro desiderata.

La domanda è se esiste una soluzione a questa situazione. Può esserci solo se comprendiamo veramente la nostra natura, come le sue redini vengono spinte e tirate in varie direzioni,  se siamo in grado di vedere come questi politici e specialisti della manipolazione operano su di noi e non essere d’accordo con loro.

In definitiva, però, dobbiamo semplicemente capire che un’atmosfera positiva e unita e buoni rapporti umani sono al di sopra di tutti gli altri benefici con cui cercano di corromperci. Se apprezziamo relazioni umane positive, allora non saranno in grado di farci deviare in tutte le direzioni possibili.

L’aspirazione a creare un legame positivo dovrebbe portarci a capire che è meglio vivere in pace con i nostri vicini, ovvero con chiunque si trovi nelle nostre vicinanze fino a quelli di altri Paesi.

Da un lato, non è un segreto e la gente in genere capisce che è bene essere in pace con i popoli e i Paesi vicini. Ma queste sono solo parole. Quando si arriva al dunque, ci sono diversi modi per mettere un Paese contro l’altro e diventa molto difficile fermare queste valanghe dopo che hanno iniziato a rotolare.

Dobbiamo comunque cercare di imprimere in noi stessi il primato della vita pacifica. Abbiamo infatti la capacità di radicare questo principio nella società, in modo che se alcune persone vogliono attirare una società in guerra contro altre, non ci riusciranno. Possiamo raggiungere questo livello di consapevolezza in tutta la società; dovrebbe essere la nostra aspirazione più importante.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Quali sono le principali differenze tra il pensiero delle civiltà orientali e quello delle civiltà occidentali?

Attualmente non esistono civiltà chiaramente definite. In generale, si può dire che le civiltà orientali sono più orientate verso la religione, mentre le civiltà occidentali affrontano maggiormente le questioni legate alla loro esistenza materiale. C’è quindi una grande differenza tra loro.

Nelle civiltà orientali ci sono persone che tengono molto a preservare i loro valori spirituali e sono pronte a combattere per essi. Al contrario, la civiltà occidentale desidera generalmente conservare la forma moderna e materialistica che ha sviluppato. È molto difficile per queste due inclinazioni stabilire un terreno comune.

Il kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam), nel suo articolo “La soluzione”, parla di due forze opposte in natura che hanno sviluppato l’universo materiale:

“Esiste una forza positiva, cioè costruttiva, e una forza negativa, cioè negativa e distruttiva. Esse creano e completano l’intera realtà in generale e in particolare attraverso la loro dura e perpetua guerra reciproca”.

Le inclinazioni spirituali e materiali si manifestano nell’umanità attraverso le civiltà orientali e occidentali. È nella struttura delle loro anime che c’è un certo gioco di forze positive e negative che porta alla rivelazione di stati superiori di unità e all’emergere di nuove creazioni.

Non sappiamo quanto durerà questo scontro, ma non ne vediamo la fine nel prossimo futuro. Tuttavia, i kabbalisti descrivono che l’umanità, nel suo futuro stato finale, emergerà come un’unica entità unificata in perfetto allineamento con le leggi della natura: un nuovo mondo armonioso e pacifico con la sublime forza dell’amore, della dazione e della connessione in piena rivelazione per tutti.  Il raggiungimento di questo stato dipende dalla costruzione di connessioni positive in tutta la società, al di sopra delle nostre spinte divisorie egocentriche.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Da dove viene tutto l’antisemitismo?

L’antisemitismo vive nelle fondamenta della società e della natura umana. L’ego umano, il desiderio di godere a spese degli altri e della natura, si evolve nel corso della storia e della vita di una persona. Più cresce, più sente che anche una forza opposta dimora dentro. Quella forza opposta è chiamata “punto nel cuore”. Contrariamente ai nostri desideri egoistici che desiderano esclusivamente assorbire i piaceri in se stessi, il punto nel cuore è un desiderio che ha il potenziale per svilupparsi in un desiderio che ama, dà e si connette positivamente agli altri.

Il punto del cuore è anche conosciuto come il seme dell’anima, in quanto possiamo svilupparlo per scoprire la nostra anima, la connessione che è alla base di questi punti. La realizzazione del potenziale racchiuso in questo piccolo punto di desiderio è la capacità di elevarsi al di sopra dell’ego umano, dove invece di distaccarci l’uno dall’altro, attraverso il nostro crescente egoismo, cioè dando sempre più priorità al vantaggio personale rispetto al beneficio degli altri, diamo invece priorità al beneficio di altri e connessione umana positiva.

Il punto nel cuore è l’opposto della nostra natura egoistica. Ci sono individui che ospitano solo la forza egoistica negativa, e ci sono uomini che hanno sia la forza egoistica negativa che la forza altruistica positiva. Quando entrambe le forze positive e negative coesistono in noi, allora veniamo chiamati “Ebrei” o “Israele” secondo la nostra essenza interiore. Allo stesso modo, se ospitiamo esclusivamente la forza egoistica negativa senza ancora rivelare il punto nel cuore, allora siamo chiamati “nazioni del mondo” secondo quell’essenza.

Abbiamo subito diverse fasi di sviluppo nel corso della storia. Il punto nel cuore è emerso per la prima volta in tutta la società umana nell’antica Babilonia. I Babilonesi che sentivano il bisogno interiore di cercare qualcosa di più profondo nella vita al di là dei desideri egoistici terreni si unirono ad Abramo, che insegnò un metodo su come nutrire il punto nel cuore per elevarsi al di sopra dell’ego e connettersi positivamente. Abramo organizzò i Babilonesi che volevano studiare con lui in un gruppo, e chiamò questo gruppo “Israele”, che è composto dalle parole “Yashar Kel” (“direttamente a Dio”), cioè uomini che puntano direttamente al raggiungimento della forza superiore della natura dell’amore, della dazione e della connessione, che è opposta alla forza esistente negli esseri umani, la forza di ricezione.

Dai tempi di Abramo, i due gruppi, Israele e le nazioni del mondo, hanno subito molti sviluppi. Alcuni del campo di Israele hanno lasciato il gruppo per perseguire le loro naturali inclinazioni egoistiche, cioè con un’inclinazione verso le nazioni del mondo, mentre alcuni delle nazioni del mondo hanno sentito di possedere una speciale vicinanza e connessione, che li attira verso Israele. In altre parole, gli Ebrei non sono una nazionalità, ma sono persone che ospitano nel cuore il punto che li associa alla forza positiva della natura, che è opposta alla forza egoistica con cui siamo nati e cresciuti per natura.

La fonte dell’antisemitismo è nel contrasto e nel conflitto tra i due desideri opposti del nostro egoismo innato e il punto del cuore, che può sviluppare la nostra capacità di elevarci al di sopra dell’ego umano.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

 

Sulla possibilità delle armi nucleari

Venerdì 20 settembre, il presidente Russo Vladimir Putin ha annunciato l’annessione di quattro regioni Ucraine. Un giorno dopo, le forze ucraine hanno riconquistato la città chiave di Lyman nella regione di Donetsk, una delle regioni annesse. In risposta, Ramzan Kadyrov, capo della regione russa della Cecenia, ha dichiarato che Mosca dovrebbe prendere in considerazione l’uso di un’arma nucleare tattica a bassa potenza nella sua guerra contro l’Ucraina, secondo quanto riportato da Reuters.

Non è stata la prima o la seconda volta che è stata ventilata l’idea di usare armi nucleari in Ucraina. Anche l’ex presidente russo Dmitry Medvedev aveva avvertito che la Russia avrebbe potuto usare armi nucleari, ma la dichiarazione di Kadyrov è la più esplicita e rappresenta un’escalation del livello di aggressione.

Non mi sorprende che l’idea di una guerra mondiale sia sul tavolo, o che si preveda una guerra nucleare. Il padre del mio insegnante, il grande pensatore e cabalista Yehuda Ashlag (alias Baal HaSulam), scrisse poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale che l’umanità non aveva imparato nulla dal passato e che una terza e persino una quarta guerra mondiale erano possibili, e che sarebbero state guerre atomiche. Chiaramente, le idee di Baal HaSulam non furono accettate e si pensò che l’umanità non avrebbe osato ripetere gli orrori di Hiroshima e Nagasaki. Altrettanto chiaramente, ci si sbagliava e oggi la possibilità delle bombe atomiche sembra molto reale.

In ogni modo, non credo che l’umanità abbia del tutto dimenticato la Seconda Guerra Mondiale. Anche se venissero usate armi nucleari, probabilmente non si tratterebbe totalmente di una guerra nucleare, ma verrebbero usate come armi tattiche, e le conseguenze orribili anche di queste, risveglierebbero il trauma del passato.  Se tutto va bene, questo sarà sufficiente per fermare l’umanità a un passo dalla distruzione. 

Inoltre, le persone oggi sono più consapevoli che la causa alla radice delle nostre sofferenze è la nostra divisione, l’odio reciproco che infesta le persone e le nazioni. L’idea che la nostra sopravvivenza dipenda dalla nostra unità, o almeno dal livello di solidarietà, sta prendendo piede in tutto il mondo.  Anche questo inibisce la passione del popolo per il sangue, almeno un minimo.

Nei suoi scritti, intitolati Gli scritti dell’ultima generazione, Baal HaSulam ha spiegato perché la solidarietà è la chiave per evitare una terza guerra mondiale. Ora che è chiaro che la democrazia, gli accordi internazionali, i trattati e le sanzioni sono impotenti di fronte all’odio,  forse la gente sarà più aperta a provare l’unico antidoto alla distruzione reciproca: la costruzione reciproca, o in termini più semplici, la solidarietà e l’unione. 

Tutti si rendono conto che in una guerra atomica non ci saranno vincitori. Spero e credo che avremo abbastanza buon senso da ricordarcelo prima di premere il grilletto nucleare.

Didascalia della foto:
Il capo della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov durante un incontro di lavoro con il presidente russo Vladimir Putin. Attribuzione: Cremlino.ru

Credo che Liz Truss sarà un buon Primo Ministro

Il giorno 6 settembre 2022, Mary Elisabetta Truss è stata nominata Primo Ministro del Regno Unito, il terzo Primo Ministro donna in Gran Bretagna. La Camera di commercio Britannica prevede che il paese piomberà in una recessione, l’inflazione ha toccato un picco del 14%, e i prezzi dell’energia sono impazziti. Nonostante tutto ho buone speranze per la Signora Truss. È una donna forte che sa cosa vuole ottenere e come farlo. 

Il Regno Unito ha una storia di donne forti e di successo in posizioni di vertice. La regina Vittoria ha guidato la sua nazione attraverso le turbolenze industriali, politiche ed economiche della seconda metà del XIX secolo e ha trasformato il suo paese in un impero. Anche la Regina Elisabetta, nonostante non abbia avuto lo stesso potere dei monarchi che hanno regnato in epoche precedenti alla democrazia, è ammirata dal suo popolo e dal mondo intero. E poi c’è Margaret Thatcher, il primo Primo Ministro donna, che è stata in carica per quasi dodici anni consecutivi ed è diventata nota come la “Lady di ferro” per le sue politiche intransigenti e il suo stile di governo. Credo che anche Truss renderà il suo mandato memorabile, e per giuste ragioni.

Per quanto riguarda Israele, penso che sarà un ottimo primo ministro per Israele, forse anche meglio di Boris Johnson. Israele farà bene a rafforzare i suoi legami con il Regno Unito mentre Truss è in carica. Se sia il Regno Unito che gli Stati Uniti sosterranno Israele, avremo una forza potente a nostro favore.

Allo stesso tempo, come dico sempre, gli Ebrei non dovrebbero affidarsi a leader esteri per cercare sostegno. Essi possono sostenersi da soli, se veramente lo vogliono, in quanto il loro successo dipende esclusivamente dal livello di solidarietà che sono in grado di sviluppare. Se gli Ebrei fossero uniti, l’opposizione all’esistenza dello Stato di Israele e agli Ebrei nel mondo si dissolverebbe da sola.

Pertanto, ritengo che se da un lato è ottimo che Truss abbia promesso di prendere in considerazione lo spostamento dell’ambasciata britannica a Gerusalemme, ed è ancora meglio che abbia giurato di inasprire le regole anti-BDS della Gran Bretagna, dall’altro sarebbe opportuno che incoraggiasse gli Ebrei a unirsi tra di loro. Questa è la nostra unica arma e, in fin dei conti, l’unica cosa su cui dovremmo fare affidamento.

Didascalia foto:
Il nuovo Primo Ministro britannico Liz Truss parla dopo il suo arrivo a Downing Street a Londra, Gran Bretagna, 6 settembre 2022. REUTERS/Kevin Coombs

La follia della battaglia per l’anzianità

Sia che si tratti di una guerra tra tribù in Africa o tra nazioni in Europa, ogni guerra inizia con una disputa ideologica che poi si traduce in un conflitto militare. Lo stesso sta accadendo per l’attuale guerra nell’Europa dell’Est.

La questione ideologica al centro dello scontro tra Russia e Ucraina è molto più profonda di una disputa territoriale; è una guerra per stabilire il “mio posto nel mondo”. La Russia sostiene di essere arrivata per prima e che gli Ucraini a malapena meritano il titolo di “nazione”. Gli Ucraini, invece, sostengono il contrario e sono di fatto la nazione più antica. Gli storici continueranno a disputare a lungo su chi ha ragione e probabilmente non si troveranno mai d’accordo.

Noi Ebrei, tuttavia, sappiamo solo una cosa per certo: l’anzianità non conta. Anche se siamo uno dei popoli più antichi del pianeta, e anche se siamo la “radice” di due religioni che si sono diffuse in tutto il mondo , il Cristianesimo e l’Islam, e di innumerevoli filosofie e insegnamenti, questo non ci dà alcuna preferenza o favore agli occhi del mondo.

Anzi, dovremmo essere i primi a sottolineare l’inutilità delle discussioni sull’anzianità. Dovremmo invece sottolineare che la famiglia delle nazioni dovrebbe essere più simile a una vera famiglia. In una famiglia, alcuni bambini nascono prima e altri dopo, ma sono comunque fratelli, non nemici, e tra loro c’è amore e sostegno reciproco. Come in una famiglia, i fratelli maggiori non dovrebbero sentirsi superiori, ma piuttosto responsabili dell’integrità e del benessere della famiglia.

L’anzianità dovrebbe significare un livello di sviluppo superiore. Eppure, non c’è niente di più primitivo (e insensato) che usare l’anzianità per rivendicare prerogative. Il fatto che io sia arrivato per primo non mi dà il diritto di trattare con condiscendenza gli altri. Al contrario, mi rende responsabile per loro.

Una parata militare che mette in mostra carri armati e missili non è più civile di una danza di guerra con frecce e lance. Entrambe sono ugualmente primitive. Tuttavia, nel caso della danza di guerra, non ci sono pretese, mentre nel caso della parata militare, essa professa di mostrare il progresso. In realtà, mostra solo la brutalità e l’egocentrismo ipersviluppati dell’uomo.

Invece di fare la guerra per la superiorità, dovremmo capire che siamo degni solo quando ci uniamo al di sopra delle differenze, proprio come una famiglia è una buona famiglia solo quando tutti i suoi membri sono uniti e si prendono cura gli uni degli altri. Le differenze tra noi non ci insidiano, ma completano le nostre debolezze e ci aiutano a raggiungere ciò che altrimenti non saremmo in grado di ottenere.

Così come la complementarità è alla base dell’equilibrio in natura, dovrebbe essere alla base della società umana. Se utilizzassimo le qualità degli altri per il bene comune, tutti trarremmo beneficio dalla nostra unicità. Ci apprezzeremmo e ci prenderemmo cura l’uno dell’altro proprio perché siamo così diversi.

La civiltà si sta dirigendo verso la complementarietà, non verso il particolarismo. Oggi, coloro che fanno i paternalisti con gli altri non avranno successo. È semplicemente il momento, nella nostra evoluzione, di correggere la famiglia delle nazioni e iniziare a funzionare come una famiglia buona e premurosa.

Lo scontro tra Armenia e Azerbaigian ricorda la precarietà dei tempi

Due anni dopo l’ultimo cessate il fuoco tra Armenia e Azerbaigian nel loro decennale conflitto sulla regione del Nagorno-Karabakh, sono improvvisamente scoppiati intensi scontri. Secondo i resoconti, decine di persone sono rimaste uccise nei nuovi bombardamenti. Non c’è una ragione apparente per questa improvvisa esplosione, ma è indicativa dei tempi precari in cui stiamo entrando, in cui le persone sono suscettibili, intolleranti, intransigenti e, peggio ancora, combattive.

Ci troviamo davanti a un lungo inverno freddo. La guerra tra Russia e Ucraina è ancora in corso e il gas scarseggia. Il suo prezzo alle stelle sta alimentando la crescente inflazione e gli alimenti di base stanno diventando inaccessibili o del tutto assenti. In aggiunta, è probabile  che compaiano  nuovi virus e varianti dei virus esistenti, esacerbando le tensioni già amplificate. Queste condizioni esplosive sono destinate ad accendere i conflitti, che potrebbero portare a scontri violenti come quello del Nagorno-Karabakh, o peggio.

Per rimediare alla situazione, dobbiamo capire e spiegare agli altri che l’unico modo per disinnescare la situazione e ridurre le tensioni è creare con forza un’atmosfera positiva tra tutti.  Dobbiamo intenzionalmente coltivare connessioni positive, dato che le connessioni negative esistono già e l’unico modo per equilibrarle è stabilire ciò che al momento manca: connessioni positive. Se ci sembra innaturale (e sgradevole) farlo, è solo una prova che le connessioni negative sono già presenti e dominano i nostri sentimenti.

E’ necessario ricordare che possiamo fare la pace soltanto con un nemico, e soltanto con un nemico dobbiamo fare la pace. Deve essere imbarazzante, dato che farsi amico il nemico è la cosa che ci viene meno naturale. La cosa naturale è combattere contro il proprio nemico. Ma abbiamo già visto dove porta la via naturale. Penso che sia giunto il momento di avventurarci sulla via innaturale, ma sicuramente più costruttiva e sicura: la via della pace.

Non dobbiamo aspettarci di essere d’accordo gli uni con gli altri. Le divergenze che ci hanno messo l’uno contro l’altro probabilmente rimarranno. Pertanto, non dobbiamo cercare di appianare le nostre differenze. Dovremmo invece accettare di essere in disaccordo e che da questo punto di partenza si costruisca un rapporto, non un conflitto, ma una relazione.

Questo approccio risveglierà una forza positiva tra di noi, che riequilibrerà l’attuale forza negativa prevalente.  Questo ci permetterà di vedere nuovi modi per connettersi e trovare una nuova vicinanza con persone che fino a ora erano nemiche. 

Abbiamo provato la guerra, i boicottaggi e ogni altra opzione negativa. E’ arrivata l’ora di connettersi senza  imporre le nostre idee e senza invadere, ma semplicemente di unirci per il bene dell’unione.

 

Didascalia foto:
Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan si rivolge al parlamento in seguito all’escalation delle ostilità sulla regione del Nagorno-Karabakh, lungo il confine tra Armenia e Azerbaigian, a Yerevan, Armenia, 13 settembre 2022. Tigran Mehrabyan/Foto PAN via REUTERS

Superare i disaccordi interiori

Il Creatore è la Natura che ci circonda e null’altro. Scrivete “Natura” anziché Creatore, ma sempre con la lettera maiuscola per non attribuirlo a qualcosa di puramente meccanico.

Il Creatore è il gradino superiore, la luce superiore e la qualità della dazione in relazione a noi, che rappresentiamo la qualità della ricezione. Ovvero, ogni cosa è basata su concetti molto semplici che sono vicini a ognuno di noi.

L’unica cosa è che siamo tutti molto confusi. Dopotutto, l’atteggiamento verso la Kabbalah nel corso dei secoli è stato appositamente confuso e ostacolante. Siamo inoltre confusi da ogni tipo di usanza esterna, oggetti e articoli, oltre all’apparenza degli Ebrei religiosi, come se avesse qualcosa a che fare con la Kabbalah. In generale, tutto questo è così esagerato, che,ovviamente, è difficile che le persone capiscano.

Vedo quanto sia difficile per i miei studenti in paesi diversi del mondo che appartengono a diverse religioni e razze. Vedo che c’è un’enorme quantità di lavoro che devono fare internamente e che dovranno fare per molto tempo.

Una persona cresciuta con una religione diversa, che appartiene a una razza diversa e pensa in maniera completamente diversa , con una mentalità opposta e una lingua differente, e bisogna superare tutto questo. La qualità dell’anima è necessaria per la sua correzione e non esiste uno stato più o meno favorevole in confronto agli altri

E’ così che siamo separati e distanti tra di noi. Vedo che tanti dei miei studenti provengono da ogni parte del mondo e vorrebbero veramente essere qui, vicino a noi. Se dicessimo che fosse possibile, mille persone arriverebbero tutte in una volta. Ma devono superare grossi problemi tra di loro, grandi disaccordi interni.
Quando una persona sopprime qualcosa in sé, dato che la verità non è ancora stata totalmente rivelata in lui o in lei, si trova in uno stato semi-compromesso: “quindi, cosa posso fare? Non farò attenzione a questo, come se non lo vedessi, non lo capissi, e non lo osservassi, come se non fosse in me. Lo lascerò da parte”. E’ molto difficile. Ma la vità è così.

Questo è molto simile a come vivono gli Ebrei tra le altre nazioni. Esattamente lo stesso sentimento “siamo opposti a loro, ma vogliamo esserlo. Possiamo o non possiamo? Come ci trattano e come dovremmo trattarli?” Tutta questa omissione, questo atteggiamento speciale, è esattamente ciò che attraversa una persona che arriva allo studio della Kabbalah.

Lo capisco. Ci sono tanti problemi. ll mondo è ancora in uno stato di transizione.
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Da KabTV “Ho ricevuto una chiamata. Critiche alla Kabbalah” 2o/2/13

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Di Papa Francesco e della Terza Guerra Mondiale

Lo scorso mese è stata pubblicata una conversazione di Papa Francesco in cui egli ha parlato della guerra Russia-Ucraina come dell’inizio della Terza Guerra Mondiale. In una intervista rilasciata ai redattori delle pubblicazioni gesuite europee, e pubblicata per la prima volta dalla rivista italiana dei Gesuiti, La Civiltà Cattolica, il Papa ha detto: “Il mondo è in guerra. Per me, oggi, è stata dichiarata la Terza Guerra Mondiale”. In seguito, ha deplorato: “Che cosa sta succedendo all’umanità da avere tre guerre mondiali in un secolo?”. Non credo che il conflitto tra Russia e Ucraina sia una terza guerra mondiale o che debba trasformarsi in una terza guerra mondiale. Tuttavia, il fatto che ci sia questo pericolo, o che ci sia una guerra, dimostra che non abbiamo tratto le giuste conclusioni, il che ci mette nuovamente in pericolo.

È chiaro a tutti che nessuno ha nulla da guadagnare se la guerra in Ucraina degenera in un conflitto globale. Detto questo, la guerra è l’ennesima indicazione che non sappiamo ancora come governare il nostro desiderio di dominio e di controllo.

Siamo arrivati a un punto in cui il nostro ego non si accontenta di controllare gli altri. Al giorno d’oggi, le persone sono disposte a distruggere gli altri per il semplice fatto che si comportano o anche solo  pensano in modo diverso da loro.

Se vogliamo prevenire le guerre, dobbiamo aiutare tutte le nazioni a capire che la guerra non porta alcun beneficio, che non la vogliamo e non ne abbiamo bisogno. Si tratta di un processo che deve coinvolgere tutti, poiché ogni paese deve far sì che i suoi vicini seguano lo stesso iter, altrimenti i paesi bellicosi sfrutteranno gli sforzi degli altri per porre fine alla violenza.

Se i paesi non adottano questo approccio, continueranno a competere tra di loro, sfruttando ed esaurendo le risorse della terra. Stiamo già vedendo le conseguenze di questo atteggiamento sul nostro pianeta, ma si aggraveranno molto nel prossimo futuro. Fame, caldo estremo, freddo estremo e innumerevoli altri problemi travolgeranno l’umanità e costringeranno le nazioni a smettere di opprimere gli altri e a concentrarsi sulla propria sopravvivenza.

Per evitare che questo scenario si sviluppi più di quanto non abbia già fatto, l’umanità deve capire che dobbiamo imparare a lavorare insieme o la natura ci distruggerà. Attualmente, molte nazioni sognano ancora di conquistare altre nazioni. Dobbiamo gradualmente far capire a queste nazioni che così facendo non faranno altro che danneggiarsi, danneggiando anche tutti gli altri. Se non aiutiamo tutti a capire che dipendiamo gli uni dagli altri, nel bene e nel male, e che dobbiamo agire di conseguenza, saremo tutti in un mare di guai. 

Didascalia foto:
Papa Francesco arriva in sedia a rotelle per incontrare bambini disabili e bambini ucraini fuggiti dal loro paese a causa dell’invasione russa, in Vaticano, 4 giugno 2022. REUTERS/Remo Casilli/