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Come Possiamo Rendere Prezioso Ogni Momento della Nostra Vita?

C’è un racconto di Alan Mayer intitolato “Sfortuna”.

Mi sono svegliato avvolto da un dolore lancinante in tutto il corpo. Ho aperto gli occhi e ho visto un’infermiera vicino al letto.

“Mr. Fujima”, mi ha detto, “Lei è stato fortunato ad essere sopravvissuto al bombardamento di Hiroshima due giorni fa. Ma ora è salvo qui in questo ospedale.”

Debolmente, ho chiesto: “Dove sono?”

“Nagasaki,” mi ha risposto.

E Nagasaki fu bombardata alcuni giorni dopo.

Oggi si ha la sensazione di non poter essere al sicuro da nessuna parte. Stiamo vivendo l’esperienza di ogni giorno con la consapevolezza che ogni momento potrebbe essere l’ultimo.

Sebbene possa sembrare negativo, per quanto riguarda lo sviluppo verso la nostra forma di esistenza più elevata e unificata, in realtà è uno stato molto positivo.

Perché? Perché ci porta a valutare accuratamente noi stessi e la nostra vita. Possiamo poi sfruttare al meglio ogni singolo momento della nostra vita in maniera preziosa, come se fosse l’ultimo. L’umanità non ha mai vissuto in uno stato tale su una scala di massa e oggi il nostro sviluppo ci sta conducendo a questo punto.

Ma cosa significa vivere ogni momento come se fosse l’ultimo? Significa che dovremmo abbandonarci al flusso della vita, lasciando che siano le leggi della natura a guidare il nostro movimento in avanti.

Possiamo quindi vivere ogni momento a beneficio degli altri, senza concentrarci su ciò che sarà nei prossimi momenti, ma piuttosto su come possiamo beneficiare al massimo gli altri in quello attuale.

La vita stessa è un momento tra il passato e il futuro.

Vivere in questo modo dipende da quanto riusciamo a scavare in profondità in noi stessi e da quanto riusciamo a staccarci dalla corporeità.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Cosa posso fare se smetto di essere sensibile alla sofferenza degli altri?

Dai agli altri e in questo troverai un significato.

Che significa “dare agli altri?” Significa aiutare, supportare e incoraggiarli, verificando ciò di cui hanno bisogno. Così facendo, giustifichiamo la nostra esistenza e ci avviciniamo alla rivelazione della qualità della dazione e dell’amore, chiamato “ll Bore”, nella nostra vita.

In breve, dovremmo pensare meno a noi stessi, approfondendo i nostri sentimenti nei confronti di ogni tipo di persona e circostanza, e pensare invece all’esterno, a beneficio degli altri.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

 

Che cosa significa realmente “amare”?

Esiste un detto sull’amore: apprezzare un fiore significa coglierlo, mentre amare un fiore significa innaffiarlo quotidianamente.

Ma cosa significa veramente amare, nutrire un fiore, per così dire? Significa comprendere i bisogni dei propri cari e soddisfarli, cioè “annaffiarli”. L’amore consiste nell’individuare ciò di cui gli altri hanno bisogno e nel fornirglielo.

Immaginate di incontrare un fiore che sta appassendo. Possiamo farlo rinascere facilmente dandogli dell’acqua, per poi vederlo rinvigorirsi e riprendere vita. Ma che dire dell’amore che sembra svanire completamente, come un fiore che muore? Perdiamo la speranza o continuiamo ad annaffiarlo? In questo caso, il vero amore richiede di persistere e di continuare a nutrirlo.

Mentre molti potrebbero sostenere che dovremmo lasciare in pace i fiori che appassiscono, io sostengo che dovremmo mantenere viva la speranza e continuare ad annaffiarli. Perché in natura nulla scompare. I cicli della natura stessa presentano esempi di terre aride che improvvisamente germogliano di vita.

Pertanto, anche se ci troviamo di fronte alla morte, a un’esistenza appiattita, possiamo superare questo stato. Come? Dipende dall’espansione dei nostri sentimenti interiori.

Quando parliamo di qualcosa che “torna in vita”, intendiamo dire vivere al nostro livello, ripristinando le forze vitali. Potrebbe sembrare inverosimile per la nostra comprensione attuale, ma possiamo davvero invertire i processi di decomposizione e decadimento attraverso i nostri sforzi.

Dove possiamo trovare la pazienza per questi sforzi? Nessuno possiede una pazienza infinita. Possiamo, piuttosto, raggiungere una comprensione del processo. Se l’amore è diminuito dentro di noi, possiamo ravvivarlo nel corso di un periodo prolungato considerandolo un investimento in ciò che cerchiamo di risvegliare. In questi casi, non dobbiamo pensare agli anni che occorrono; essi diventano irrilevanti perché viviamo già il risultato. Gli sforzi che investiamo si dissolvono rapidamente di fronte all’obiettivo di ciò che cerchiamo di far rivivere. Il nostro spirito penetrerà allora in questo stato morto e germoglierà.

Inoltre, non dobbiamo mai arrenderci in questi sforzi, per quanto difficili possano essere. Diventa una ricerca incessante e alla fine si trasforma in una vera preghiera. In passato ho avuto una vicina di casa il cui figlioletto era malato di infiammazione cerebrale.  Ricordo che, verso le due o tre del mattino, ha bussato alla mia porta e mi ha portato questo bambino, un piccolo fagotto, me lo ha consegnato e ha detto impotente: “Portatelo via”. Lei si è arresa. Non dovremmo mai arrivare a uno stato del genere. Non arrendendoci mai, alla fine raggiungiamo una preghiera autentica. È complicato, e potrebbero esserci situazioni in cui sembra troppo tardi, ma il messaggio rimane: non arrendersi mai nel nostro amore e nella nostra cura per gli altri.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.