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I vantaggi dello studio virtuale

Domanda: Studiamo online all’Accademia di Kabbalah di Mosca. Qual è il punto di forza di un gruppo virtuale? Su cosa vale la pena lavorare? A cosa si dovrebbe prestare maggior attenzione?

Risposta: In ogni società ci sono caratteristiche e qualità potenzialmente positive o negative.
L’unicità di un gruppo virtuale è l’enorme distanza fra di voi e, infatti, non vi state influenzando reciprocamente in modo fisico. Vi influenzate l’un l’altro solamente attraverso le vostre proprietà interiori o, per meglio dire, quella parte che percepite attraverso i canali di comunicazione. E così è molto più facile.

Da un lato, posso connettermi con dieci amici in un gruppo virtuale molto più rapidamente che con una connessione fisica perché attraverso uno schermo, attraverso i media di comunicazione, solo quello che vogliamo inviarci l’un l’altro viene trasmesso. Quindi, è molto più semplice.

D’altro canto, però, c’è un pubblico illimitato; miliardi di persone nel mondo possono connettersi.
Le nostre connessioni oggi sono universali, avvengono in varie forme virtuali e comunichiamo fra di noi in diversi orari del giorno e così via.

In generale, se scegliete correttamente il sistema di comunicazione fra voi, allora potete essere molto mobili e flessibili, così che migliorerete costantemente la connessione fra voi sino a che in essa ci sarà una reale scoperta del Creatore.

Domanda: Come dovremmo organizzare il lavoro pratico?

Risposta: Il lavoro pratico si concretizza solo attraverso la connessione fra voi. Tutto viene facilmente compreso solo nella connessione fra le persone, connessione nella quale annulliamo il nostro ego per creare una buona unione fra noi nel luogo dove il Creatore sarà rivelato. Questo è il lavoro pratico.

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Da una videoconferenza con gli studenti del Learning Center russo (MAK), 21/05/17

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2.000 anni prima della creazione del mondo

Nel corso della nostra storia, più noi ci siamo allontanati dalla Torah, e più lei si è avvicinata a noi.

In che modo la Torah divenne un libro?

“E quando Egli desiderò e pensò di creare il mondo, che fu così rivelato in un desiderio davanti a Lui, Egli avrebbe guardato alla Torah e creato il mondo.” (Il Libro della Torah, “Toledot”)

Pensaci, il mondo non esisteva ancora ma la Torah esisteva già. Egli non guardò un libro quando creò il mondo. Non era il libro che fu dato al popolo di Israele sul Monte Sinai.

La Torah è un programma di sviluppo globale, una guida completa alla creazione. Questa è la matrice di cui tutti siamo parte. E’ impossibile scavalcarla o sfuggirne. Ma ad un certo punto, ad un certo momento della nostra crescita, conosceremo il programma che da essa fu predeterminato. Non riceveremo semplici informazioni, ma saremo consapevoli di dove siamo e di cosa ci sta accadendo.

E’ come con un bimbo piccolo che dopo i suoi primi anni “inconsapevoli” comincia a capire che vive in un mondo più ampio e che questo mondo richiede la sua partecipazione attiva. Nell’evoluzione dell’uomo, arriva un momento in cui la matrice lo sveglia dal suo oblio infantile. Dice addio alla sua culla e al nido, apre la porta e lascia la sua casa.

In quel momento, tutto cambia: il mondo acquista volume, suono, colori e significato. Ne risulta che la vita sia un percorso che ha uno scopo eterno e che possiamo avanzare consapevolmente, tramite la nostra libertà di scelta, insieme. Allora non è più solo la matrice ad avere un impatto su di noi, ma anche noi abbiamo un impatto sulla matrice.

Quindi, diventiamo consapevoli del piano generale e della forza che agisce su di noi. Duemila anni fa l’umanità raggiunse questo livello. Le persone che si auto-definirono kabbalisti scoprirono l’unico sistema della realtà e cominciarono a studiarne le leggi, a connettersi ad esso e a descriverlo.

Perciò conseguirono la Torah, scrissero libri che riflettevano le sue caratteristiche e le sue leggi e, cosa più importante, la direzione che ci mostra. Videro l’immagine generale e capirono il processo generale, così come noi comprendiamo le fasi generali della crescita di un bambino.

“Prima che il mondo fosse creato, la Torah aveva preceduto il mondo di duemila anni.” (Il Libro dello Zohar, “Truma”)

All’apice del conseguimento del piano, un’intera nazione viveva essendo consapevole delle sue leggi in una realtà che era molto più vasta della nostra. Ma un giorno tutto sparì. Cadde dalla sua elevazione e, con esso, collassò la speranza per l’intero mondo. Allora la Torah divenne semplicemente un libro, che ci dice come dovremmo vivere sulla Terra: un libro sacro speciale. Ma abbiamo già dimenticato la struttura della creazione, il metodo per elevarci al di sopra di noi stessi, lo strumento per conseguire l’unione nel mondo.

La porta fu chiusa e tornammo proprio al nido dove avevamo vissuto fino a quel giorno.

La rottura delle alte frequenze

Ci sono 54 Parashot (sezioni) nella Torah, 613 comandamenti, 79.976 parole, 304.805 lettere. Viene letta nelle sinagoghe in base alla Parasha settimanale. Contiene la storia della nazione ebraica, dei suoi capi spirituali, cominciando dai patriarchi sino a Mosè, la Torre di Babele, la terra che il Creatore aveva mostrato ad Abrahamo, l’errare nel deserto, la schiavitù in Egitto, il Monte Sinai che fu preso dalle fiamme e dal fumo…

Se leggiamo la Torah in questo modo, se la capiamo in questo modo, manca la parte principale ed è un involucro senza un riempimento. Letta in questo modo è distaccata dalle radici, proiettata in un’immagine che sta nella nostra coscienza ordinaria, e che viene etichettata sotto il titolo di “Sacre Scritture”.

Questo è il modo in cui viene trasmessa attraverso la percezione egoistica del mondo e smette di essere il piano del nostro sviluppo. Non si muove; non è attraente; non ci sviluppa; non rivela nuovi mondi e non ci dà il potere di rivelarli, ma di fatto ci calma e ci mette a dormire. Per alcuni potrebbe essere una tradizione; per altri è una raccolta di leggi assolute della nostra esistenza corporea. In passato unì la nazione ma ora la divide, ci separa e mette le persone dalle due parti opposte del recinto.

No, questa non è la Torah, non la forza che cambia una persona e ci tira fuori dal nostro ego primitivo che è limitato alla nostra vita corporea. In passato ci ha chiamato verso l’alto e ora è diventato uno strumento di pressione sui popoli, che li obbliga, li interroga e li limita. Le persone la studiano a memoria, verificando i suoi riscontri storici ma minando così le sue basi ideologiche. Le religioni sono cresciute intorno ad essa, il misticismo ed i cinici si riuniscono attorno ad essa, i filosofi la citano e gli scienziati la studiano cercando di decifrare il suo codice.

E’ diventato il primo best seller di tutti i tempi e di tutte le nazioni già tanto tempo fa. Quelli che la Torah chiama “proprietari di casa” non vogliono superare la soglia della loro “casa” per qualcosa di più grande.

“Sono persone piccole e limitate che arrivano qui indifferentemente, riempiendoci con diverse droghe e principalmente tenendo la droga della vita lontano dalla nostra vista… per soffocare la voce del Creatore che ci chiama dalle profondità dell’anima e riempiendo tutti i mondi: chiediMi e vivi.” (Rav Kook).

Quando arriva la grande festa della ricezione della Torah noi, ancora una volta, la rifiutiamo, e rimaniamo qui con il libro. Anche se è speciale, anche se è sacro, è un libro e non il grande tessuto della creazione nel quale siamo cuciti, che ci piaccia o no, un libro, non un mondo enorme e non un sistema maestoso che ci circonda perché per noi fu creato.

Lo respingiamo. Perché? Perché vive nella dazione e questo ci insegna.

Il veleno sulla punta della spada

“Il principio fondamentale per conseguire la Torah è l’unione, come un solo uomo con un solo cuore.” (“Maor Va’Shemesh“)

Sul Monte Sinai ci fu dato un approccio comune al sistema generale e ci fu consentito di entrare in contatto con esso consapevolmente, di studiarlo, di esplorarlo e di essere incorporati in esso nella nostra mente e nelle nostre sensazioni. Il codice di accesso è l’amore per gli alti, l’interfaccia software è una relazione con gli altri basata sulla dazione. La Torah ha lo scopo di rivelare il conglomerato di forze che operano su di noi, che impattano su di noi e ci consentono di essere mutualmente ed effettivamente connessi con loro. Quindi, usiamo la Torah: lasciamo il nido, cresciamo e maturiamo.

La trasformazione non ha luogo nelle nostre fantasie, non nel prossimo mondo, ma qui e ora, nell’elevarsi al di sopra dell’ego, e questa è la ragione per cui è così facile per le persone verificare se stesse e capire se si riceve la Torah come antidolorifico o come scusa. Il criterio è semplice: usiamo la Torah così come ci trattiamo a vicenda, sia come medicina che come veleno.

A giudicare dalla situazione attuale, ci troviamo ad un bivio: divisi, schiacciati, litigiosi e costretti ad accettare tutto ciò che è inevitabile. Non è la faccia positiva della Torah che ci accompagna sulla strade del nostro obiettivo, ma la negatività della nostra essenza alla quale siamo abituati, ma che è solamente così distruttiva.

Nel frattempo, il mondo cresce “nei suoi pannolini” e affronta situazioni che non sarà capace di gestire senza un saggio insegnante. E’ solo in teoria che una persona può valutare con sobrietà la situazione ed arrivare alla giusta conclusione. Nella pratica, i nostri desideri sono molto più forti di noi e anche sull’orlo di un abisso continuiamo ad andare avanti con le nostre azioni infantili. Questa è la nostra natura.

I saggi usano la metafora chiara ed amara di vedere l’angelo della morte con una goccia di veleno sulla punta della lama della sua spada e l’uomo “obbediente” apre la bocca e la ingoia. Questo perché non possiamo fare le cose diversamente. Anche la nostra saggia nazione è caduta nella trappola dell’ego e sembra che, ancora una volta, sia diretta verso il “patibolo”, a giudicare sia dai conflitti interni in Israele che tra gli ebrei all’estero. Per loro, Israele sta diventando un’inutile responsabilità dalla quale saranno felici di chiamarsi fuori una volta per tutte.

Questo risultato è inevitabile a meno che non accettiamo la Torah, a meno che non diventiamo responsabili l’uno dell’altro a dispetto della montagna di dubbi e di odio che incombono su di noi. Questo è dove sta la nostra libertà di scelta, poiché la Torah, diversamente dall’angelo della morte, agisce solo se lo vogliamo noi, se ne abbiamo bisogno non solo con le parole ma nelle necessità e se la consideriamo come una medicina per le nostre divisioni, come la saggezza della dazione e della giusta cooperazione reciproca con il sistema generale.

Affrettati ad amare

Siamo tutti differenti e vediamo il mondo in maniera diversa. Questo è del tutto normale. La Torah non chiede a nessuno di rinunciare ai propri principi ed ai propri credo. Non ha bisogno di artificiali compromessi socialisti. Ci innalza al livello in cui rimangono solo i cuori e le connessioni fra loro. Allora tutto si unisce insieme.
“Affrettati ad amare, poiché l’ora è giunta.” (Rabbi Elazar Azikri)

Nessuno ha ragione o torto. Tutti, prima o poi, ci troviamo davanti alla nostra montagna di odio e al bisogno di prendere una decisione comune. L’essenza di tutto ciò è la nascita dell’uomo, la nascita di una nuova società, di un nuovo atteggiamento di vita e l’uno verso l’altro. Se desidereremo questo, il sistema ci aiuterà, ci guiderà e risponderà alle nostre domande. Altrimenti, ci porterà ad affrontare i fatti che si sono presentati sulla punta della lama di una spada.

Quindi, se la domanda è se riceveremo la Torah o meno……si, la riceveremo. La prossima domanda è se riusciremo ad accelerare l’amore.

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“Il Signore ti renderà popolo a lui consacrato”

Dalla Torah, Deuteronomio 28:09: “Il Signore ti renderà popolo a lui consacrato, come ti ha giurato, se osserverai i comandi del Signore tuo Dio e se camminerai per le sue vie;”

Le qualità della dazione e dell’amore si chiamano santità, perché la santità è una caratteristica per arrivare al Creatore.

Il Creatore è Kadosh (l’Unico Santo) perché in Lui c’è la qualità della dazione. Pertanto, una persona è chiamata santa quando riceve un’influenza speciale dal Creatore che la pone in una posizione di dazione e amore, e questo influenza tutti coloro che la circondano.

Se aspiri a questo, riceverai una risposta dal Creatore e diventerai santo, cioè una persona benedetta, e donerai e amerai tutti gli altri.

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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa del 5/12/16

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Congresso in Germania “Il futuro inizia qui” 25-27.08.2017

Yeshivat Haverim 1
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Lezione 1 “Le leggi di orientamento del mondo”
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Yeshivat Haverim 2
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Lezione 2 “La percezione della realtà”
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Yeshivat Haverim 3
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Lezione 3 “Il processo di correzione”
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Yeshivat Haverim 4
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Lezione 4 “L’Arvut, La garanzia reciproca”
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Yeshivat Haverim 5
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Lezione 5 “Europa in un incrocio”
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Yeshivat Haverim 6
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Lezione 6 “Il Patto”
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Yeshivat Haverim 7
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Lezione 7 “Partner con il Creatore”
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Yeshivat Haverim 8
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Fine della connessione
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“Là costruirai anche un altare al Signore….”

Dalla Torah, (Deuteronomio 27:05): “Là costruirai anche un altare al Signore tuo Dio, un altare di pietre non toccate da strumento di ferro.”

“Ferro” rappresenta lo stato egoistico che l’uomo non può usare. Tutto quello che produciamo per dare, deve essere fatto con le mani pulite.

Dalla Torah, (Deuteronomio 27:06): “Costruirai l’altare del Signore tuo Dio con pietre intatte e sopra vi offrirai olocausti al Signore tuo Dio”.

Per costruire la muratura del Tempio, sono sempre state usate pietre intere, si trattava di blocchi enormi di cento tonnellate di peso e dai 12 ai 18 metri di larghezza. Oggi non potremmo spostarle da un luogo ad un altro, ma a quei tempi non solo venivano collocate, ma anche trasportate sin qui da un cantiere localizzato a decine di chilometri da Gerusalemme.

Non è chiaro come arrivarono fino a qui e né come furono tagliate, ma le misero una sopra all’altra con grande precisione, senza usare nessun tipo di collante, e poi le elevarono e le misero in posa. Dopotutto non abbiamo praticamente più questi equipaggiamenti. Tuttavia, si possono vedere le costruzioni del muro di Gerusalemme, sono impressionanti!

Commento: Si dice che gli ebrei fecero pratica erigendo le piramidi egizie.

Risposta: Tutto era diverso in Egitto. Usavano blocchi relativamente piccoli di pietra calcarea, una pietra morbida molto facile da lavorare. Qui è semplicemente inconcepibile. Costruire un altare di pietre intere, significa non usare nessuno strumento su di esse. Non sono esperto né di archeologia, né di costruzioni, so solo come questo accade all’interno della persona: affinché il suo desiderio di ricevere, originale ed integrale, riceva la forma corretta, deve sistemarsi nell’intenzione corretta ed essere usato in questa maniera.

In nessun caso possiamo distorcere le qualità naturali della persona, le sue intenzioni e le motivazioni, anche le più orribili, se esistono. Non ci può essere nessuna coercizione. Dopotutto, tutte queste qualità possono essere usate per la dazione, solo con l’aiuto della Luce Superiore.

Sistemare le pietre con l’aiuto della Luce Superiore era l’arte di Betzalel, che costruì l’altare.

Sacrificio, Kurban (dalla parola Lehitkarev, approssimazione) significa portare il nostro egoismo, convertirlo alla qualità della dazione e dell’amore, ed avvicinarci al Creatore in questa maniera.

Pertanto, dobbiamo correggere in noi solo i desideri egoistici primordiali, quelli che abbiamo ricevuto dalla frammentazione dell’anima di Adamo.

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Dalla trasmissione di KabTV “I Segreti del Libro Eterno” 21/11/16

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Il Libro dello Zohar – Il cuore comprende

Domanda: Uno dei principi fondamentali dello studio de Il Libro dello Zohar è che il cuore comprende. Che cosa significa questo?

Risposta: Quando leggiamo Il Libro dello Zohar, accettiamo la condizione che Il Libro agisca sui nostri sentimenti ma non sulla nostra mente, che è invece un mero prodotto del nostro mondo.

Le nostre sensazioni possono assomigliare al mondo superiore, in qualche modo, e noi stiamo solo aspettando il momento in cui esse si risveglieranno in noi. Questo è chiamato il cuore comprende.

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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa del 12/02/17

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Che cosa rappresenta un nome?

Domanda: Che cos’è un nome?

Risposta: Il nome è l’indicatore di una caratteristica o di un’azione specifica.

La combinazione delle lettere rappresenta in quale maniera è stato creato il nome all’interno della creazione.

Supponi che io abbia un desiderio che prende forma sotto l’influenza di una Luce particolare.

C’è una struttura speciale in questo desiderio, una collezione di forze e caratteristiche. Tutte riunite formano un nome.

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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa del 5/03/17

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Ad un Congresso, dimenticatevi di voi stessi

Domanda: Quali disturbi spirituali possono capitare durante un congresso e come possiamo superarli?

Risposta: Durante un Congresso non dobbiamo pensare a disturbi o problemi spirituali.

Vi suggerisco una sola cosa: partecipate con tutta la vostra energia e dimenticate voi stessi. Questa è la cosa principale. Concentrate la vostra attenzione al di sopra del vostro corpo e cercate di stare assieme a tutti e al Creatore che verrà rivelato negli altri.

Se vi integrate completamente con i vostri amici, smetterete di sentirli e comincerete a percepire il Creatore. Questo è ciò che deve essere fatto. E dovrebbe essere fatto senza fare calcoli di alcun genere.

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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa del 19/02/17

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E’ possibile accelerare l’avanzamento spirituale?

Domanda: Come posso accelerare il mio avanzamento spirituale?

Risposta: Il tempo rappresenta un elemento molto importante nel tuo progresso.

Non credo che si possa ridurre di molto. Tu non sai quanti stati spirituali attraversi in ogni minuto della tua vita terrena, non ne hai la benché minima idea. La lancetta dell’orologio gira in continuazione e tutto è in cambiamento costante.

Ma, all’improvviso, senti che stai cominciando a prendere le cose in maniera diversa, inizi a percepire e a comprendere qualcosa. Questo è il risultato dei cambiamenti interiori attraverso i quali stai passando.

Pertanto, da un lato hai anche bisogno di accelerare il tempo ma, dall’altro lato, devi tenere presente che stai vivendo in una struttura molto particolare, vale a dire: se ti trovi con un gruppo alle lezioni e stai lavorando su te stesso e col gruppo in maniera sistematica e reciproca con la struttura mondiale del gruppo…….….perché devi sapere che solo gli sforzi comuni sono importanti.

Così puoi di sicuro accelerare il tempo, ma ad ogni modo il fattore temporale esiste ed è necessario prenderlo in considerazione e rispettarlo.

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Da una videoconferenza con gli studenti del Learning Center, 21/05/17

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“Il Signore darà come pioggia al tuo paese sabbia e polvere”

Dalla Torah, (Deuteronomio 28:24): “Il Signore darà come pioggia al tuo paese sabbia e polvere, che scenderanno dal cielo su di te finché tu non sarai distrutto”.

In questo mondo, fisicamente, si può apparentemente fare di tutto, ma se non si ottiene un successo nel mondo spirituale, non ci sarà benedizione né qui, né là.

Esistiamo ancora in questo mondo per misericordia; è come se ci venisse dato un “pagamento anticipato”. Ma in realtà, tutto questo non ci viene concesso per molto tempo.

Domanda: Pensi che “l’ora X” si stia avvicinando?

Risposta: Senza dubbio. E avverrà nel nostro tempo terreno. Il 2016 è stato l’ultimo anno dello stato “vivace” della vita e, più andiamo avanti, più difficile sarà.

Commento: Infatti, ovunque si guardi: America, Europa, paesi arabi, ci sono grandi disastri.

Risposta: Perché tutti stanno ancora giocando ai loro giochetti, ma dovrebbero iniziare ad imparare qualcosa dalla vita. La fine si sta avvicinando.

Domanda: Che cosa significa che la pioggia diverrà sabbia e polvere?

Risposta: La pioggia, che è destinata a dare la vita, non vi darà nulla. Cadrà in altri luoghi. Cioè, non riceverete alcuna benedizione per le vostre azioni, che si “seccheranno” se non vi unite e non vi adoperate per somigliare al Creatore. Qui non viene detto nient’altro. Un uomo è chiamato Adamo perché deve essere “come” (in ebraico “Domeh“) il Creatore.

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Dalla trasmissione di KabTV “I Segreti del Libro Eterno” 5/12/16

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