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Come Dovremmo Descrivere il Mondo di Oggi in una Sola Frase?

Il mondo oggi è rappresentato come un unico sistema globale, interconnesso e interdipendente, e poiché desideriamo rimanere fedeli a noi stessi, con il nostro egoismo individualistico, mentre il mondo diventa sempre più connesso, sperimentiamo questa crescente connessione come sofferenza. 

È per questo che dobbiamo infondere una nuova forma di educazione e di istruzione nelle nostre vite, in modo da sviluppare nuove influenze che ci promuovano e ci guidino a realizzare positivamente la nostra crescente connessione, con considerazione, sostegno e incoraggiamento reciproci nelle nostre connessioni.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

 

È possibile l’unione del mondo?

Più ci sviluppiamo, più problemi e crisi incontriamo e il loro scopo è quello di portarci alla consapevolezza che l’unica via d’uscita da un collasso totale è l’unità.

L’unità del mondo non solo è possibile, ma è una condizione di natura per la quale tutti noi ci evolviamo.

Se attualmente viviamo il cammino verso l’unità senza essere consapevoli di questo obiettivo che la natura ha fissato per noi e, quindi,  sentiamo sempre più situazioni negative entrare nella nostra vita, se iniziamo a imparare come la natura si sviluppa verso stati di unità sempre più grandi e analizziamo come possiamo allinearci a tale sviluppo in modo equilibrato e armonioso, allora possiamo cambiare il nostro cammino verso l’unità del mondo: invece di un cammino di sofferenza, ci dirigiamo verso un cammino di crescente gioia e consapevolezza. È quindi saggio cercare  come possiamo  intraprendere un percorso di sviluppo positivo verso l’unità.

Se compiamo questo cambiamento, i nostri occhi si apriranno a un nuovo metodo di correzione della natura umana, che modificherà  la nostra natura egoistica con la sua opposta altruistica e i nostri legami negativi con gli altri diventeranno positivi ed equilibrati con la natura.

Saremmo, quindi, ricompensati non solo con la totale sicurezza, comodità, felicità e fiducia in questo mondo e su questo pianeta, ma scopriremmo  un livello di esistenza completamente nuovo, eterno e perfetto.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Cosa faresti se avessi molta influenza sul mondo?

Ognuno di noi ha una grande influenza sul mondo in ogni momento.

Non è come alcuni pensano, che la nostra influenza sia solo ogni pochi anni, quando abbiamo la possibilità di votare per i nostri rispettivi governi. Al contrario, il nostro impatto si riverbera attraverso le nostre società, toccando chi è vicino, come le nostre famiglie, gli amici e i conoscenti, e chi è lontano, comprese le persone che potremmo non incrociare mai, persino in angoli diversi del mondo.

Siamo noi a provocare grandi cambiamenti nella natura. Allo stesso modo, a causa dell’integrità della natura come sistema interconnesso e interdipendente a livello globale, che è equilibrato in partenza, esso soffre quando provochiamo uno squilibrio alla natura stessa. Lo squilibrio che causiamo lo sentiamo poi attraverso la miriade di problemi e crisi che sperimentiamo nella nostra vita. In altre parole, ciò che sentiamo nella nostra vita è la risposta positiva o negativa della natura alla nostra influenza positiva o negativa su di essa.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Ci serve un mondo nuovo

Uno studente mi ha scritto dicendo che oggi tante persone credono che serva un mondo nuovo. Ha chiesto “ se tu dovessi costruire il mondo da capo, da dove inizieresti?” Gli ho risposto che inizierei con un Paese, un Paese autosufficiente. Poi chiederei un po’ di tempo per sviluppare il popolo, sviluppare la società.

Il problema è che siamo tutti come bambini che si aspettano che il mondo funzioni come vogliamo noi semplicemente perché lo vogliamo. Non funziona così. Per far sì che le cose funzionino come vogliamo noi, dobbiamo imparare come farlo accadere, come farlo correttamente.

Con imparare, non intendo dire che dovremmo apprendere il mondo, ma noi stessi. Dobbiamo cambiare noi per poter costruire un mondo dove otterremo ciò che vogliamo, senza inquinare l’aria, la terra e l’acqua, senza eliminare specie intere di piante e animali, e alla fine distruggere noi stessi.

Il cambiamento che dobbiamo apportare in noi riguarda il nostro rapporto con la società, l’importanza che attribuiamo alla società in cui viviamo, non a noi stessi. In altre parole, le connessioni tra noi dovrebbero essere la nostra priorità, in opposizione alla nostra tendenza attuale di concentrarci su di noi.

Solo una volta cambiati noi, i prodotti che creiamo contribuiranno al mondo intero. Dato che la nostra mentalità cambierà dal narcisismo alla considerazione reciproca, tutto ciò che facciamo avrà come obiettivo servire gli altri piuttosto che soltanto noi.

Questo non vuol dire che non avremo più oggetti personali o che non avremo bisogno di cose personali, ma il modo in cui li creeremo e useremo includerà intrinsecamente il pensiero del bene comune. Di conseguenza, non dovremo più preoccuparci di creare prodotti sostenibili o usare prodotti che rispettino l’ambiente poiché sarà la nostra natura lavorare per il beneficio di tutti.

In altre parole, il livello al quale eleviamo l’umanità corrisponde al livello al quale si innalzerà la società. Il successo di un paese non dipende dagli avanzamenti tecnologici, dai governi o dai paradigmi educativi. Il successo di un paese dipende da quanto le persone tengono a mente il bene comune. La coesione sociale e la responsabilità reciproca sono gli unici fattori che determinano il destino di una nazione.

Una volta che avremo costruito un paese modello per l’umanità, sarà possibile riprodurlo in tutto il resto del mondo. Questa è stata la mia risposta allo studente che ha chiesto come costruire un nuovo mondo.

Possiamo ancora risollevare il mondo

Ci sono sempre stati scontri nell’umanità. Ci sono stati scontri tra paesi, tra Nord e Sud, o tra regimi e ideologie. Ma lo scontro attuale è più profondo. È uno scontro di nazioni che non sono disposte ad accettarsi l’un l’altra così come sono e vogliono opprimersi a vicenda. Eppure non è troppo tardi per risollevare il mondo dal suo declino e noi, il popolo che comprende il valore della diversità, siamo gli unici in grado di farlo.

Per costruire una società pacifica mondiale, abbiamo bisogno che le persone apprezzino la diversità. Solo le persone che cercano la connessione al di sopra delle differenze possono costruire una società che diventa tanto più forte quanto più si diversifica.

Tutto ciò che è sopravvissuto alla prova dell’evoluzione include opposti che si complementano tra di loro. Dal livello atomico alle strutture più complesse dell’universo, ogni cosa consiste di opposti che collaborano per creare una struttura più forte dove un elemento compensa per ciò che l’elemento opposto non ha. Quindi, se distruggi il tuo avversario, distruggerai anche te stesso.

Fin quando manterremo l’atteggiamento di “solo io ho ragione”, il mondo continuerà a peggiorare. Non importa chi abbia ragione. Un approccio che non include tutte le parti, che rivendica il diritto esclusivo alla verità, che nega il suo opposto, la sua controparte, annulla la sua stessa esistenza.

Pensate al “giorno” senza la “notte, “l’amore” senza “l’odio”, “la primavera” senza “l’autunno” o la “gentilezza” senza la “crudeltà”. Nessuno di questi termini “positivi” esisterebbe se non esistesse il suo opposto “negativo”. Allo stesso modo, il nostro mondo intero non esisterebbe se non fosse per l’equilibrio tra gli opposti che si complementano a vicenda e compensano le rispettive “mancanze”.

La situazione in tutto il mondo, per quanto precaria, è anche un’opportunità. Ora possiamo far circolare l’idea che soltanto accettando e persino abbracciando i nostri avversari, possiamo svilupparci. Le tensioni politiche crescenti ci rendono attenti a qualsiasi segno di ragione, e il suono della ragione oggi deve dichiarare che la guerra alla fine significa la fine di tutti.

Spero e prego che in questa guerra vinca la ragione.

Reuters: foto del file di un soldato ucraino

 

 

La Regina Elisabetta II- un monarca modello

La Regina Elisabetta II è stata un monarca esemplare. Ha vissuto in tempi storici molto significativi e complicati e ha mantenuto l’Inghilterra stabile e sulla strada corretta. Credo che la Gran Bretagna possa essere fiera della sua rappresentazione. Se cerchiamo un modello di un buon monarca, la Regina Elisabetta II sicuramente corrisponde alla descrizione.

La Gran Bretagna dovrà ora creare una nuova immagine di un monarca dopo essersi abituata per così tanti anni a vedere la Regina Elisabetta ricoprire questo ruolo. Non sarà facile, ma il paese non ha altra scelta, un monarca è essenziale per la stabilità della Gran Bretagna.

In termini più generali, le nazioni hanno bisogno di un re. Anche in Israele, esisteva un re per molti secoli; egli mantiene l’ordine nella società.

In ogni modo, il dovere del re di Israele era più che governare. Egli era un modello delle buone relazioni verso tutti. Il ruolo di re di Israele è insegnare al popolo ad amare gli altri come se stessi, e il re dovrebbe essere un esempio di questo amore.

Per quanto riguarda l’Inghilterra, le auguro di rimanere unita, tutti i membri del commonwealth, e di aumentare il legame tra di loro. Questo sarà il compito principale del Re Carlo III.

Storicamente, il Regno Unito e Israele hanno sempre avuto una buona connessione, anche se in presenza di alcune dispute. Spero che con il re Carlo, potremo mantenere questa buona connessione anche in futuro.

REUTERS/Paul Hackett RD/SA

Mikhail Gorbachev- un’impressione personale

La morte di Mikhail Gorbachev mi ha ricordato una breve conversazione che avuto con lui. Ancora prima di incontrarlo, avevo l’impressione che fosse un politico veramente diverso dagli altri. Non era intrinsecamente negativo, capiva le persone ed era vicino alla gente comune. Nella struttura impossibile in cui operava, credo che avesse fatto del suo meglio e a beneficio di tutti. Se non fosse stato tolto dal suo incarico di leader dell’Unione Sovietica, avrebbe fatto ancora di più per il bene del suo paese e per il mondo.

Quando l’ho conosciuto, nel novembre 2015, non era più in carica da quasi quattordici anni. Ciononostante, cercava ancora di rendere il mondo un posto migliore. Ci siamo incontrati a una conferenza a Tokyo, Giappone. In quei tempi ero membro del Consiglio Mondiale di Saggezza (WWC) e lui era un presidente onorario dell’organizzazione, diretta dal Prof. Ervin Laszlo.

Durante l’evento, il Goi Peace Foundation, in Giappone, aveva invitato il WWC a una conferenza a Tokyo, per partecipare all’iniziativa dal titolo “Creare una nuova civiltà”. Il culmine della manifestazione fu una serie di discorsi in una sala nel centro di Tokyo, davanti a un pubblico di 5000 persone, compresi ambasciatori e altri ufficiali provenienti da 46 nazioni.

La sera prima dell’evento, i membri del WWC si riunirono per un incontro sociale con un tono più informale delle discussioni formali. Quella sera scambiai alcune parole con Gorbachev. Era molto amichevole e informale, l’ultima cosa che ci si aspetterebbe da un ex presidente dell’Unione Sovietica.

Durante il convegno, gli raccontai quanto apprezzassi i suoi sforzi per rendere il mondo un luogo migliore. Mi rispose che apprezzava la mia comprensione del suo intento, e disse di essere ancora attivo nel cercare di essere d’aiuto ovunque fosse possibile.

Penso che, considerate le circostanze in cui operava, provenendo da un contesto sovietico e comunista, le riforme che aveva attuato erano sbalorditive, inconcepibili fino a quando non iniziò a farle. In quel senso, fu veramente un pioniere e merita il rispetto del mondo per il suo contributo all’umanità.

Il vaso di Pandora dell’Afghanistan per la migrazione di massa

Sono passati sei anni da quando l’Europa ha affrontato la peggior crisi di rifugiati che il continente ricordi.

Da quando i talebani hanno preso possesso dell’Afghanistan, onde d’urto risuonano in tutta Europa, mentre i paesi sono alle prese su come gestire l’arrivo di migliaia di persone che fuggono la guerra, la persecuzione, il caos che regna nel paese assediato.   Il blocco europeo cerca di spartirsi le quote di immigrati afghani. La Turchia ha già avvisato l’Europa che non diventerà un “magazzino per i profughi” e, come la Grecia, ha costruito un muro per impedire l’ingresso dei richiedenti asilo.

L’afflusso di emigranti ha un impatto minore sugli Stati Uniti, geograficamente distanti, ma ci si aspetta che paghino ancora un prezzo pesante per il loro disordinato ritiro e che assorbano migliaia di rifugiati afghani. Questo pone una sfida ulteriore alla loro attuale crisi di migranti al confine con il Messico.

Le scene di Afghani che cercano disperatamente di fuggire sono tristi, angoscianti e inquietanti, ma la storia ci ha insegnato una cosa sulle politiche di migrazione di massa. Assorbire intere nazioni di persone non è una soluzione realistica e decisamente non saggia a lungo termine. Non abbiamo mai visto buoni risultati nell’arco delle generazioni che hanno affrontato queste situazioni.

Questo è vero soprattutto per popoli con religioni, culture e comportamenti diversi da quelle delle società dove arrivano, in particolare senza alcuna preparazione da entrambe le parti. E’ come il carbone che brucia senza estinguersi completamente, pronto a riaccendersi in una fiamma violenta nelle condizioni giuste.

Ci si può chiedere se gli Europei o gli Americani hanno la responsabilità morale di accettare tutti i rifugiati dopo che hanno ritirato il sostegno militare in Afghanistan lasciando il paese nelle mani degli estremisti.

Gli Europei e gli Americani non devono assumersi la responsabilità per persone che non hanno alcuna intenzione di integrarsi nella cultura locale  e diventare come i residenti al loro arrivo. Già oggi coloro che viaggiano in Europa la trovano totalmente diversa dopo le precedenti ondate massicce di immigrazione.

Una soluzione più umana e corretta sarebbe di riabilitare i popoli colpiti, aiutarli, ma nel loro luogo di appartenenza, a casa loro. Ma dato che il terrorismo ha conquistato il loro paese, è compito delle organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e le sue affiliate sostenere pienamente coloro che lottano con condizioni avverse per sopravvivere.

Ogni popolo ha un posto sulla terra a cui appartiene, dove condivide una cultura, una religione e dei valori comuni. Un luogo dove dovrebbe avere i mezzi e le condizioni necessarie per sistemarsi e vivere in sicurezza. Aprire semplicemente le porte e lasciare entrare un afflusso di immigranti non risolverà alcun problema. Ne crea solo di nuovi di proporzioni enormi, tra cui l’apertura delle porte all’infiltrazione di elementi islamici radicalizzati insieme a quelli genuinamente in cerca di un rifugio.

Lo scopo di ogni società è che gli individui si integrino tra di loro, e che si uniscano, ma non in maniera artificiale. L’approccio liberale che crede che sia possibile assimilare ogni immigrato tramite una visione aperta è sbagliato. È una ricetta per aumentare l’agitazione a meno che non si trovi un adeguato processo di assorbimento e integrazione.

Un’integrazione efficace richiederebbe un processo educativo approfondito in cui a ogni individuo verrebbe insegnato come unirsi su un terreno comune al di sopra delle proprie differenze.

Solo dopo che ogni nazione sarà suo posto e avrà imparato le leggi della natura, che è circolare e integrale, in cui ogni parte è naturalmente legata al resto del sistema e lavora in armonia, allora ci eleveremo al di sopra delle differenze. La fusione dovrebbe iniziare nello spirito, nei valori condivisi dell’ amare gli altri. Solo allora potremo vivere insieme e non sentire le differenze tra di noi.

Didascalia foto:

I rifugiati afghani evacuati da Kabul si mettono in fila per l’elaborazione dei loro dati dopo l’arrivo alla base aerea di Ramstein il 21 agosto 2021 a Ramstein-Miesenbach, in Germania.

Conflitto pianificato tra gli Stati Uniti e Israele

Dr. Michael LaitmanDomanda: Dal primo giorno di presidenza in carica di Obama era chiaro che lui avrebbe cercato di cambiare la politica statunitense in Medio Oriente, avvicinandosi al mondo islamico in generale, e alle nazioni arabe, in particolare, migliorando le relazioni con l’Iran.

La violenza e la crisi che sono arrivate una dopo l’altra in Medio Oriente hanno costretto Obama a deviare leggermente dalla direzione che aveva scelto. Ma sia per quanto riguarda la questione palestinese e nei ripetuti tentativi di avvicinarsi all’Iran a scapito dei tradizionali alleati degli Stati Uniti nella regione, vediamo che la sua linea di condotta è rimasta com’era. Come possiamo e quanto saremo in grado di opporci a questo?

Risposta: E’ stato proprio quando il faraone era diventato cattivo che abbiamo lasciato l’Egitto. Non si può dire in modo inequivocabile che Obama è un male per noi, il suo odio verso gli ebrei e Israele in particolare rappresenta un potenziale per il nostro sviluppo.

Il suo odio e le sue politiche accelerano la nostra veglia e influenzano sul nostro destino attraverso la Luce Superiore, come è scritto in Proverbi 21: 1: “I cuori dei principi e dei re sono nelle mani del Creatore“. Quindi, noi determiniamo il nostro destino, non Obama. [158429]

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L’ozio del Parlamento Europeo

Dr. Michael LaitmanHo letto nell’articolo “la Germania russa,” che nel 2015, solo poche decine di leggi sono state trattate nel Parlamento europeo, che si compone di 751 rappresentanti.

Il mantenimento di questo esercito legislativo creativo costa al contribuente 1,7 miliardi di euro ogni anno. Secondo le prospettive di quest’anno, i rappresentanti sono pronti ad accettare questa diminuzione della loro attività e ad andarsene ad occuparsi dei propri affari e senza alcun senso che vi sia un problema.

Il mio commento: Credo che in questo modo la composizione (dell’UE) si stia gradualmente facendo obsoleta e irrilevante. Tuttavia, questo può essere molto utile, dal momento che molte persone hanno imparato da questo progetto, che è stato un fallimento fin dall’inizio. L’unico motivo per il suo fallimento è che non si era basato su una qualsiasi forma di integrazione, ma su semplici calcoli egoistici. Questo perché tutto si svolge in un’epoca di vera integrazione con la natura dove qualsiasi forma di integrazione artificiale è destinata a cadere a pezzi. Nel complesso, il progetto dovrà alla fine essere chiuso completamente.
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