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Perché il Bore distrusse la Torre di Babele?

I Babilonesi volevano stare insieme, costruire e vivere come un’unica comunità, con rispetto e amore reciproco. Come è scritto nella storia della Torre di Babele: “Indi dissero: Or via, edifichiamo una città, ed una torre, di cui la cima giunga al cielo, e ci faremo un nome [oppure: un monumento]; affinché non avvenga che ci spargiamo sulla faccia di tutta la terra.” (Genesi 11:4).

Il Bore, però, ha voluto che il loro legame avvenisse secondo le sue condizioni e non secondo le loro. Per questo motivo ha mescolato le lingue, portando i Babilonesi a litigare, il che ha provocato la distruzione della torre.

In senso spirituale, la Torre di Babele è un’elevazione egoistica della vita corporea, in cui desideriamo vivere secondo il principio “ama il tuo prossimo”, ma sulla base dell’egoismo. Questo è l’errore principale, l’idea di non aver bisogno dell’aiuto del Bore per la costruzione reciproca di una società ben connessa, che le persone pensano di poter raggiungere e sostenere l’unità da sole. In linea di principio, la costruzione della Torre di Babele era sostanzialmente al centro del comunismo e delle varie rivoluzioni, l’idea di “pace alle capanne, guerra ai palazzi”, che la popolazione avrebbe gestito da sola.

La costruzione della Torre di Babele è uno stato di massima costruzione egoistica possibile, al di là anche degli obiettivi più ambiziosi di una persona nella vita materiale volti a raggiungere le vette della ricchezza, dell’onore o del potere, perché mira a un obiettivo che desideriamo rimanga con noi per sempre, mentre è chiaro a una persona che gli altri obiettivi sono transitori e destinati a perire in questa vita corporea.

Proprio l’idea di costruire una torre “fino ai cieli” è il problema chiave, cioè il pensiero che possiamo costruire la nostra connessione senza entrare in contatto con il Bore. Che cosa non piace al Bore in una simile impostazione?

“Il Signore disse: Ecco, essi formano un popol solo, ed hanno tutti un solo linguaggio, e questo è quanto incominciarono a fare. Ora non sarà loro difficile d’eseguire quanto penseranno di fare. Or via discendiamo, e confondiamo ivi la loro favella, in guisa che non intendano l’uno il linguaggio dell’altro. Il Signore li disperse di là sulla faccia di tutta la terra, e quindi cessarono di edificare la città.” (Genesi 11: 6-8)

Il Bore non permette ai Babilonesi di raggiungere un risultato comune egoistico. Per unirci veramente e godere della nostra connessione, dobbiamo inserire il Bore nel quadro, in modo da aggregarci per compiere la Sua volontà, non la nostra. Pertanto, per costruire una torre che non crolli, dobbiamo creare legami reciproci di amore e dazione, ma questi legami devono essere per il bene del Bore.

Cosa significa “per il Bore”? “Per il Bore” non significa per amore di una specie di Dio “lassù da qualche parte”, così in alto da essere invisibile. “Per il Bore” significa piuttosto un legame tra noi  che eleviamo al di sopra di noi stessi, cioè “ama il tuo prossimo come te stesso”, considerando che al di sopra di tale connessione innalziamo l’ideale del Bore che ha creato questo stato perfettamente connesso al di sopra del nostro egoismo. Se costruiamo una torre non per noi stessi, ma per il bene dell’altro, a favore degli altri per il bene del Bore, allora tale torre durerà per sempre.

Perché, allora, se l’umanità ha vissuto l’esperienza di una costruzione egoistica fallita, abbiamo continuamente cercato di costruire nuove e diverse torri egoistiche nel corso della storia? Perché l’umanità ne ha avuto bisogno. Che si tratti di torri, piramidi o mausolei, abbiamo costruito queste strutture per la nostra necessità egoistica interiore di creare un luogo per il nostro egoismo e stiamo ancora costruendo queste torri.

Smetteremo di costruire queste strutture quando riveleremo il Bore nelle nostre connessioni. La rivelazione del Bore coprirà completamente i nostri sogni, i nostri piani e il nostro futuro. In altre parole, quando riveleremo il Bore, capiremo che i nostri sforzi per costruire torri egoistiche sono stati tutti vani.

Con tutte le guerre, le sofferenze e gli spargimenti di sangue in nome delle miriadi di torri egoistiche che abbiamo cercato di costruire nel corso della storia, potrebbe sembrare che il Bore sia molto crudele per non essersi rivelato prima, ma questa è una visione errata. Dobbiamo capire che il Bore si rivela a condizioni specifiche, che dobbiamo far coincidere la Sua forma di amore e dazione totale nei nostri legami con la Sua forma di amore e dazione. Non ci siamo mai organizzati in questo modo. Tuttavia, se riusciremo ad assimilare le qualità d’amore, di dazione e di connessione del Bore, cioè se saremo come Lui, allora otterremo la Sua rivelazione.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.    

Il metodo della connessione: prima e dopo l’esilio dall’Egitto

Domanda: Qual è la differenza tra il metodo di Abrahamo ed il metodo che il popolo di Israele ricevette quando uscì dall’Egitto?

Risposta: Si tratta di connessione.

Anche Abrahamo richiamò il popolo all’unione, ma in quei giorni in Babilonia non c’era odio, le persone non si uccidevano fra loro. Semplicemente i babilonesi smisero di capirsi fra loro e ciò li portò ad un insormontabile rifiuto reciproco. Per superare questo rifiuto fu necessario placare questo in qualche modo. Com’è scritto: “L’amore copre tutti i crimini”. All’inizio per loro fu possibile.

Tuttavia, in Egitto l’ego degli individui crebbe così tanto che dentro di loro si rivelò l’inclinazione ad uccidere. Non solo erano in disaccordo fra loro, ma erano pronti a distruggere chiunque fosse contro di loro. Per cui non poterono rimanere nell’egoismo perché questo li minacciava con ciò che è chiamato “le piaghe d’Egitto”. Era necessario che ne uscissero e che si elevassero al di sopra di esso, ciò che in generale fecero.

Si elevarono al di sopra della loro separazione e, al fine di connettersi ad un nuovo livello, essi ricevettero un metodo chiamato “Torah”.

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Dalla trasmissione di KabTV “Concetti di base della saggezza della Kabbalah”, 01/07/2019

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L’egoismo come distruttore della società

Domanda: Il grande kabbalista del Medioevo Ramchal (Rav Moshe Chaim Luzzatto) ha scritto: “Non esiste altra creazione che possa fare del male come l’uomo. Può peccare e ribellarsi, e l’inclinazione del cuore di un uomo è malvagia dalla sua giovinezza, il che non è così con qualsiasi altra creatura.” (Daat Tevunot, 154, 165)
Questo parla della crescita dell’egoismo. Qual è questa qualità che è stata rivelata anche in quei tempi?

Risposta: Di solito nelle persone si manifesta il desiderio di godere, di essere riempiti, di provvedere a se stessi. È lo stesso degli animali, solo in una forma più estesa.
Ma se gli animali hanno un rifiuto reciproco per garantire sicurezza e protezione e il desiderio di provvedere alle necessità, questa è la loro spinta istintiva; una persona non ha limiti al suo enorme desiderio egoistico di assorbire tutto, catturare e soggiogare.

Anche se una persona non ne ha bisogno, la qualità dell’invidia non la libera, nel corso del proprio sviluppo, dal desiderio di assorbire tutto, di raccogliere tutto e aggiungerlo a sé. Questo è egoismo terreno. Ci sono manifestazioni più elevate, ma questo egoismo terreno esiste in tutti.

Pertanto, l’egoismo umano non è così istintivo come quello degli animali che li muove in modo da mantenersi in uno stato normale e naturale. L’egoismo della persona la spinge a fare tutto e vuole sopprimere e sottomettere tutto.

Non chiamiamo i desideri degli animali “egoismo” perché uccidono e mangiano la propria specie solo quando hanno fame. In una persona, tuttavia, questo si manifesta al di là di tutti i suoi bisogni animali.

Di generazione in generazione, l’egoismo umano cresce diversamente da quello degli animali. Pertanto, arriva a uno stadio nel quale non è più possibile fare nulla con l’ego, che inizia a distruggere le connessioni tra le persone nella società e persino nelle famiglie. L’egoismo diventa vizioso, non un motore che ci fa avanzare, ma un distruttore, come accadde inizialmente nell’antica Babilonia.
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Dalla trasmissione di KabTV “Concetti di base della saggezza della Kabbalah”, 01/07/2019

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Le resistenze alla saggezza della Kabbalah – 1’ Parte

Noi vediamo l’umanità svilupparsi sotto l’influenza di due forze: supporto ed opposizione, pro e contro, una forza trainante ed una di resistenza. E’ naturale che per ogni sviluppo ci siano ogni volta espansione e contrazione.

In ogni momento, queste due forze agiscono perché il giusto sviluppo è impossibile senza un equilibro fra loro.

Kabbalah e kabbalisti si sviluppano a seconda della propria generazione. Le scintille emergono nei vasi rotti dell’anima. Queste scintille sono pronte a risalire dai frammenti dell’anima, e chiedono correzione.

Le persone in cui queste scintille si risvegliano, sentono il bisogno di rivelare lo scopo della creazione, la forza superiore, il Creatore, ed imparare riguardo l’universo. Cercano di salire al di sopra della vita di tutti i giorni, così da non rimanere dentro i propri desideri frammentati ma cercando di vivere solo per il bene della scintilla spirituale.

Anche se le scintille si sono divise, una persona lo sente che devono essere riaccese. Per questo, ci sono molte forze dentro un kabbalista: scintille, geni spirituali (Reshimot) e desideri che riguardano la correzione. Questa è la qualità della ricezione.

Questo processo comincia con il primo uomo Adamo. Ed in seguito sempre più persone, oltre a quelle che sentono il bisogno di scoprire e comprendere lo scopo della creazione e di scoprire il potere superiore e il sistema superiore, l’hanno seguito in ogni generazione. Quindi, da Adamo discende l’intera linea dei kabbalisti che hanno sviluppato il metodo della rivelazione del Creatore alle creature che esistono in questo mondo.

I kabbalisti sono le creature che hanno rivelato la forza superiore. E sin dalle scintille spirituali e dai desideri risvegliati in molte persone, i kabbalisti hanno diffuso la saggezza della Kabbalah, che ha evocato reazioni differenti.

E anche i semplici studi della saggezza della Kabbalah risvegliano due forze opposte in una persona: il desiderio per e quello contro la rivelazione del Creatore. Dopo tutto, un uomo è un desiderio frammentato di ricevere, un egoista, e dentro di lui c’è una scintilla che chiede un passaggio ad un’altra dimensione, ad un altro livello, l’intenzione di dare.

Queste scintille si riferiscono ad una vita diversa, ad un mondo diverso. Quindi, un kabbalista ha due mondi interiori:
a volte è dominato dalla forza del dare, ed altre dalla forza del ricevere. Va sempre incontro ad alti e bassi perché due forze opposte lavorano costantemente dentro di lui: scintille e desideri frammentati che chiedono di essere realizzati.
In questo modo un kabbalista si sviluppa, a volte nella linea di destra, altre in quella di sinistra.

La stessa regola vale per una persona ed il suo ambiente. Abrahamo, il primo kabbalista che ha cominciato a diffondere la saggezza della Kabbalah alle masse, ha incontrato una grande resistenza da parte di suo padre Terah e in tutta la sua educazione scolastica, così come da parte del governatore dell’antica Babilonia, il Re Nimrod. La resistenza era così forte che Abrahamo dovette lasciare la Babilonia.

La resistenza nella Kabbalah è normale, perché niente si sviluppa senza di essa. Vediamo negli esempi del livello inanimato, vegetale e animale della natura che l’intera evoluzione avviene come risultato di una lotta, e non avrebbe potuto essere altrimenti.

Per questo, i kabbalilsti sono pazienti con chi si oppone alla Kabbalah perché realizzano che ricevono questo dall’alto e perché è il Creatore che organizza queste forze contrastanti. Ma allo stesso tempo, come rappresentanti della forza dello sviluppo spirituale, essi devono resistere agli sviluppi materiali ed egoistici.

Gli oppositori della Kabbalah lottano in ogni modo possibile, ma i kabbalisti capiscono che questa resistenza è organizzata dal Creatore che controlla queste forze, e per questo, la risposta deve essere appropriata. Alla fine, dobbiamo agire per un solo scopo: rivelare il Creatore alle creature che esistono in questo mondo, che è lo scopo della saggezza della Kabbalah.

La Kabbalah viene rivelata per questo stesso scopo ed è impossibile rivelarla senza le altre persone, perché il progresso e la resistenza si basano l’uno sull’altro.

Pertanto, bisogna trattare razionalmente i detrattori della Kabbalah, rendendosi conto che sin dal momento in cui la Luce ha creato l’oscurità, cioè quando il desiderio altruistico ha creato il desiderio egoistico, questi desideri erano opposti l’uno all’altro, ma devono svilupparsi insieme. Dopotutto, la Luce si sviluppa anche quando entra nella creazione, la organizza e crea in essa connessioni sempre più diverse.

Per questo, bisogna trattare il criticismo in maniera creativa, con comprensione. E anche se gli oppositori della saggezza della Kabbalah hanno portano molte disgrazie ai kabbalisti, dall’altro lato, tutte queste forze agiscono a seconda del programma della Creazione.

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Dalla Lezione “Le resistenze alla saggezza della Kabbalah”, 24/09/17

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Il mondo ad un bivio – 2’ Parte

A partire dalla vera e propria prima frammentazione, il cosiddetto peccato di Adamo “il primo uomo”, che era stata pianificata in anticipo, l’umanità cominciò gradualmente a realizzare che la ragione di tutti i propri guai era causata dalla separazione provocata dall’egoismo umano.

Benché l’egoismo fosse relativamente piccolo a quei tempi, ci volle ancora molto tempo prima dell’arrivo di Abrahamo, prima che le persone cominciassero ad unirsi per superare la crisi che ebbe luogo nell’Antica Babilonia.

L’ego frammentato che aveva diviso le persone, mostrò loro quanto distruttiva fosse la separazione e che non ci fosse altra soluzione che unirsi.

Dopo che Abrahamo ebbe rivelato a tutti che l’unione è il percorso della correzione ed ebbe cominciato a spiegarlo a chi voleva ascoltarlo, quelli che lo capirono formarono un gruppo, che fu successivamente chiamato il popolo di Israele, che significa “Diretti al Creatore”, o Yashar El. Questo gruppo si attenne all’unione come unico mezzo per raggiungere la salvezza per l’intero genere umano e, in generale, per tutta la creazione.

Ci volle molto tempo, dal primo uomo Adamo sino ad Abrahamo, prima che l’umanità fosse pronta per imparare che l’unione è la sola salvezza. All’inizio, la connessione era naturale e tutte le persone vivano insieme come una sola cosa. Ma successivamente la separazione cominciò ad espandersi ed essi cominciarono a sentire quanto fosse distruttiva.

Furono capaci di paragonare quanto fosse meglio vivere con la connessione naturale che esisteva fra loro, mentre l’egoismo era ancora relativamente piccolo, piuttosto che sotto l’influenza di un grande livello di egoismo che portò a tanti problemi come la separazione ed i litigi. Finì tutto in rovina. Quindi, si accordarono per lavorare per l’unione dato che “L’amore copre tutti i crimini”.

Tuttavia, occorre fare chiarezza sul fatto che i crimini che venivano commessi erano piccoli e pure l’egoismo era piccolo, così per loro non era difficile unirsi come lo è oggi. Ma a quel tempo, già compresero che ci sono due strade verso l’unione finale che l’umanità deve alla fine raggiungere.

Dopo tutto, questo è lo scopo della creazione, prestabilito nel progetto originale. Ma puoi arrivarci in due modi: tramite la Luce o tramite la sofferenza. Erano riusciti a capirlo già allora e cominciarono a sviluppare il metodo di Abrahamo.

E’ chiaro a tutti che l’egoismo rovina le nostre vite e che dobbiamo fare qualcosa per porvi rimedio. Ogni nazione ha il proprio metodo. Ci sono metodi per ridurre l’egoismo attraverso un’educazione speciale così come tutti i tipi di pratiche orientali come il Confucianesimo e le tradizioni basate sulla moralità. Anche le religioni spingono l’uomo ad essere umile e calmo e cercano di domare l’egoismo promettendogli paradiso o inferno.

Tutti questi metodi funzionarono per un po’ però, alla fine, le persone iniziarono ad abbandonare la religione. L’egoismo cresce così velocemente che la moralità e la religione non sono più capaci di contenerlo. E il metodo di Abrahamo è un metodo generale per correggere l’egoismo, diretto non alla sua distruzione ma al suo corretto uso. Questo metodo appartiene a tutti, come disse Abrahamo “Chi è per il Creatore, venga da me!”

Ovvero, dobbiamo unirci e, dentro a questa connessione, riveleremo la forza superiore che ci sosterrà e ci guiderà avanti, riportandoci allo scopo della creazione ed ai suoi fondamenti. Questo è un metodo molto speciale che può essere realizzato solo se le persone sono pronte. E, alla fine del nostro sviluppo, tutti saranno pronti per questo.

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Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 21/8/2017, Lezione sull’argomento: “L’Europa ad un bivio”

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Un lingua senza parole

Domanda: Recentemente è stato celebrato l’anniversario della nascita dell’esperanto. L’esperanto ha rappresentato il tentativo di costruire un linguaggio che unisse tutte le persone. Era una grande idea e una buona prova, ma alla fine non è servito a nulla. Perché? Sembra che l’intenzione fosse corretta: e cioè che tutti parlassero la stessa lingua.

Risposta: E a che scopo? È una cosa innaturale.

Un tempo, quando eravamo più vicini l’uno all’altro, abbiamo parlato la stessa lingua. Questo avveniva nell’antica Babilonia. E poi, con l’aumento dell’astio reciproco, abbiamo improvvisamente cominciato a parlare lingue diverse. Questo ha rappresentato la “distruzione della Torre di Babele”, quando le persone hanno smesso di comprendersi a vicenda.

Con le loro aspirazioni si sono allontanate interiormente fra loro; le loro interconnessioni si sono interrotte e per questo hanno smesso di capirsi l’una con l’altra, in una misura tale da cominciare a parlare lingue diverse. Tutte le lingue del mondo sono nate da questo. Ed è per questo che tutti sono andati ognuno per la propria strada. Ed è così che siamo vissuti sino ad oggi.

Domanda: Allora perché non avere una lingua che unisca tutti? A proposito, due milioni di persone nel mondo parlano l’esperanto.

Risposta: Nessuno di loro lo parla. Questi due milioni di persone, in realtà, occupano il loro tempo come tutti quelli che hanno un interesse comune.

Niente di tutto ciò porterà a nulla di buono finché la gente non comincerà a sentire che tutti dovrebbero diventare una sola persona ancora una volta, perché hanno una base comune, un obiettivo comune. E poi realizzeranno che ci sarà un linguaggio comune che tutti potranno parlare.

La lingua interiore delle persone verrà rivelata, le persone si capiranno a vicenda, anche senza parole, traducendo internamente i pensieri degli altri. Quella lingua potrà sicuramente diventare realtà! Ma solo dopo che l’umanità deciderà di voler essere in unione. Alla radice della frammentazione che si è verificata in Babilonia c’era l’egoismo. Se cominciamo ad elevarci, ci uniremo ancora una volta nella nostra reciproca comprensione. Per questo non è necessaria alcuna lingua.

Ecco perché l’esperanto non ti darà nulla. Si tratta sempre e comunque di una forma di “Babilonia”, ma con lingue diverse. Al di là di tutta la confusione, si tratta solo di una nuova “insalata mista”, che ci ricorda solo il passato, la frammentazione e l’allontanamento fra noi.

Domanda: Se le persone vogliono davvero unirsi, diventare un intero, allora la lingua apparirà da sola?

Risposta: Sì. Devono relazionarsi fra loro solo con la loro connessione spirituale ed emozionale; solo allora sapranno in quale lingua comunicare.

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Dalla trasmissione di KabTV “Le Notizie con Michael Laitman” 27/07/17

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Dr. Michael LaitmanAscolta Sarah

Domanda: La gente dice che solo gli ebrei possono studiare la Kabbalah, è vero?

Risposta: Ho un’altra domanda: chi sono gli ebrei? In origine chi studiava la saggezza della Kabbalah era chiamato ebreo.

Quelli che si riunirono intorno al nostro antenato Abramo si diedero il nome di ebrei. Egli ci portò dall’antica Babilonia alla terra di Canaan. La nazione di Israele ebbe origine da questo gruppo. “Ebrei (Yehudim)” proviene dalla parola “Unità (Yehud)”, connessione; vale a dire che il significato originale del concetto di “ebreo” si riferisce a colui che è impegnato nella Kabbalah.

Domanda: Cosa succede se un turco musulmano studia la Kabbalah?

Risposta: Non importa chi sia. Nell’antica Babilonia c’erano molte tribù e comunità. Quelli che si unirono ad Abramo si convertirono in “ebrei”.

In essenza, quella ebraica, non è una nazionalità come le altre. Si può essere francesi e diventare ebrei. Essere ebreo non vuol dire appartenere al proprio padre o alla madre, ma appartenere ad un’idea, all’aspirazione di trovare il significato della vita, lo scopo dello sviluppo.

Essere ebreo è una nozione spirituale, pertanto qualunque persona può essere ebrea. Un francese o un tedesco che si dedichi a questo approccio, alla forza superiore (il bene che fa il bene), nel quale non c’è nient’altro che questa forza e la legge di ama il prossimo come te stesso, diventa ebreo. Questo è ciò che determina essere ebreo.

Domanda: La donna può studiare la Kabbalah? Sono esistite donne cabaliste nel passato?

Risposta: Certamente! Tutte le antenate e profetesse ebree furono cabaliste. Fino alla distruzione del Tempio, tanto gli uomini quanto le donne della nazione di Israele possedevano il conseguimento spirituale. Vivevano simultaneamente nella sensazione dei due mondi come un tutt’uno.

Domanda: Risulta che non ci sono differenze tra gli uomini e le donne nella Kabbalah?

Risposta: Esiste una differenza. Come nel nostro mondo, la donna è diversa dall’uomo nella sua percezione della realtà e nel comportamento. Tuttavia, rispetto alla forza superiore e allo scopo della creazione entrambi hanno la stessa direzione; pertanto, qualunque persona può studiare la Kabbalah, non importa la nazionalità ed il genere.

Nei secoli scorsi ci furono profetesse come Hulda, Deborah, Miriam, madri ancestrali della nazione ebraica. I loro livelli spirituali erano anche superiori a quelli degli uomini. Non a caso il Creatore disse ad Abramo “Ascolta quello che ti dice Sarah”.

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Dal programma della radio israeliana 103 FM 28/02/16

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La passione del Creatore: Fare del bene alle Sue Creature

Dr. Michael LaitmanDomanda: In che modo i nostri sforzi per raggiungere la connessione tra le persone, l’unione, e da esse creare tutto un esercito di educatori e preparatori si pongono in linea con il complessivo processo della correzione?

Risposta: Noi siamo in questo mondo e per prima cosa dobbiamo essere connessi con il Creatore. Per questo ci connettiamo e formiamo un gruppo tra di noi. Ma così è impossibile ascendere alla spiritualità se non lo facciamo per la liberazione di tutte le anime che si trovano nell’ego.

La passione del Creatore: Fare del bene alle Sue Creature

Abbiamo raggiunto uno stato chiamato la redenzione finale. Abbiamo già iniziato a raggiungere questa rivoluzione nel passato quando abbiamo lasciato la Babilonia 1500 anni prima di Cristo fino all’anno 2014.

Domanda: In questo mondo, dov’è Abramo che ha lasciato la città di Babilonia con i suoi studenti?

Risposta: Abramo è in noi, tutto il nostro gruppo che vuole avanzare verso la dazione e la rivelazione del Creatore da sé e che si tira dietro tutto il mondo. La missione di questo gruppo si chiama Abramo.

Pensate che Abramo di cui ci parla la Torà sia il nome di una persona o di un concetto, di una missione, di una scuola, o di un movimento? Vi immaginate Abramo come un uomo vecchio con un bastone, un rivoluzionario che voleva cambiare il mondo?

Abramo è il nome di un’inclinazione, di un movimento, di un’idea, di una filosofia, di una prospettiva, e quindi egli è chiamato il padre della nazione. Grazie a questa conoscenza, a questo approccio, a questa filosofia, gli uomini possono gestire la loro vita in modo diverso – non secondo i desideri dei nostri corpi fisici ma secondo il nostro spirito che desidera ardentemente uscire verso uno spazio più grande. Noi ce lo abbiamo dentro, e dobbiamo scoprirlo e viverlo.

Domanda: Perché ci dovremmo rivolgere alle persone e insegnare loro questa ideologia?

Risposta: E’ impossibile completare la correzione diversamente. Dobbiamo attraversare lo stato in cui ci troviamo tutti nel mondo adesso, dall’anti-amore e dall’anti-dazione all’amore e alla dazione. Acquisiamo i vasi, le mancanze, i desideri, con i quali potremo poi scoprire una diversa realtà.

Domanda: Chi richiede questa correzione? E’ stata una spinta di Abramo?

Risposta: Si tratta della passione del Creatore, Egli vuole la nostra correzione! Il suo desiderio di fare del bene alle Sue creature.
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Dalla Lezione quotidiana di Kabbalah del 11.04.2014, Conversazione sulla Divulgazione: Domande e Risposte con il Dr. Laitman

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Pesach è una festa che è sempre con te

Dr. Michael LaitmanAllo scopo di venire allo stato della “Pasqua Ebraica” dobbiamo raggiungere tale livello di sviluppo dove non riusciamo a lavorare con l’egoismo; dobbiamo innalzarci al di sopra.

L’esplosione di egoismo è accaduta per la prima volta in Babilonia. Contro questa eruzione che ha avuto luogo quando la popolazione non era molto grande, Abramo, un sacerdote dell’antica Babilonia, ha scoperto il sistema della salita sopra dell’egoismo.

Diverse migliaia di persone hanno accettato questo metodo, e sono andate insieme con lui nella terra di Canaan, Israele di oggi. Abramo ha insegnato ai suoi seguaci che cosa significa essere in amore l’uno con l’altro, salendo sopra l’ego e costantemente scavalcando il proprio ego —Pesach (dalla parola, passare).

Il nostro ego sta crescendo costantemente, e noi stiamo crescendo al di sopra, coprendolo dalla legge di “… l’amore copre tutte le trasgressioni.” Le trasgressioni rimangono, ma, più grandi sono – fino all’odio immenso– più grande amore appare fra noi.

Non nascondiamo il nostro odio, non abbiamo vergogna di esso, perché capiamo che viene dalla natura umana, e il nostro compito è di identificare nella natura la prossima, positiva forza che ci dà l’opportunità di coprire l’odio con l’amore.

Poi, saremo in un costante stato di elevazione spirituale. Tuttavia, l’odio determina l’altezza dell’amore con cui lo possiamo coprire.

Si scopre che possiamo continuare a crescere costantemente. Cioè, ogni transizione da una fase a un’altra fase diventerà la Pasqua ebraica (Pesach), la festa che è sempre con te.
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Da Kab.TV “Conversazioni sulla Pasqua Ebraica” 18.03.2015

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Il pensiero della creazione attraverso le figure della Torà

Dr. Michael LaitmanAdam HaRishon (Il primo uomo) è la struttura dell’unica anima creata, la quale ha subito grandi cambiamenti dopo la frammentazione. Primo, esisteva nello stato di Hafetz Hesed, e non ha ricevuto nulla e non voleva niente per sé.

Questo stato si chiama il Giardino dell’ Eden (paradiso) o un angelo.

Un angelo è una forza che non ha niente di egoistico . Egli esegue tutto il lavoro che è necessario per la forza generale della natura. Si dice che un angelo è parte del Creatore.

Egli è gestito dalla forza superiore che opererà e che opera e fa avanzare tutto il creato verso la meta, verso l’ottenimento dell’attributo di amore e dazione.

Domanda: C’è una Reshimo (reminiscenza) in noi dello stato di Adamo HaRishon?

Risposta: Ci sono Reshimot, geni spirituali, di tutti i nostri stati. Perché siamo discesi nel nostro mondo dal livello spirituale della totalità assoluta, e ora dobbiamo risalire di nuovo da soli usando le Reshimot predisposte in noi, ma dobbiamo farlo, consapevolmente attraverso il disegno della forza superiore e correggendo noi stessi rispetto ad essa. Questa forza si chiama la Torà, dalla parola Ebrea, “Ohr” (Luce).

Gradualmente accettiamo la Luce Superiore perché arriva a poco a poco, secondo la nostra salita. Il sistema superiore dell’illuminazione ci forma e ci influenza, ci solleva, e ci corregge reintegrando tutti in una struttura generale cioè la stessa anima comune che era creata inizialmente.

Questo riassume tutta la storia della nostra discesa dall’alto in basso e della nostra salita dal basso in alto. La salita dal basso in su è iniziata quando l’anima comune chiamata Adamo è stata frantumata e ha scoperto di essere assolutamente egoista, e che non era pronta per il contatto con la Luce, con il Creatore. Questo è stato chiamato il peccato dell’Adam HaRishon e l’espulsione dal Giardino dell’Eden.

La sensazione del Creatore e’ scomparsa dalle persone, ed esse sono state lasciate vagare sulla terra nel buio corporeo. Questa è la ragione per cui siamo tutti totalmente frammentati, separati e distanti gli uni dagli altri in questo mondo.

Venti generazioni di Kabbalisti dopo Adamo hanno provato a correggere questa situazione, ma le prime dieci generazioni hanno capito i loro problemi e che non potevano fare nulla fino a quando è apparso Noè. Noè si è salvato durante il diluvio, mentre la maggior parte delle persone sono morte.

Questa non era morte e perdita ma purificazione perché non c’è morte reale. Le persone che sono morte rappresentano i desideri egoistici che non possiamo utilizzare in un determinato momento.

Questo è il motivo per cui sono considerati morti. Comunque, più tardi, sono tornarti alla vita nella giusta forma e, così, apparentemente appaiono nelle prossime generazioni.

Sono gli stessi desideri che hanno subito le fasi di purificazione attraverso la morte nella loro forma precedente egoistica. Così, le dieci generazioni che hanno seguito Noè sono già generazioni più vicine ad Abramo, per il riconoscimento del diritto di progresso spirituale.

L’ultimo livello prima di Abramo era suo padre Terach. Terach è la sensazione dell’ego che vogliamo usare e godere, mentre Abramo è il riconoscimento che questo ego è il male, il che significa che è il suo lato opposto.

Abramo e Terach sono un tutto unico, ma la parte chiamata Terach vuole lavorare con l’ego e la parte chiamata Abramo già capisce che è vietato lavorare con l’ego e che ciò significa la morte.

E’ per questo che si rompono in pezzi. Abramo cambia la sua attitudine verso la vita, verso il mondo chiamato Terach e diventa Abrhamo, che significa padre della nazione in ebraico. Significa che lui è diventato il padre di tutti i desideri che eventualmente saranno corretti.
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Da Kab.TV “I Segreti del Libro Eterno” 18.06.2014

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