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Comprare fino allo sfinimento? Io passo

A novembre inizia la frenesia delle compere. Tutti cercano l’affare migliore prima degli altri, tutti vogliono comprare le cose all’ultima moda, e poi raccontarlo a tutti. Ora che la maggior parte degli acquisti si fa online, è diventata una mania globale e tutti vogliono un pezzo della torta, anche se quel pezzo arriva diverse settimane dopo averlo ordinato. Vorrei che rendesse le persone felici, ma non è così. Al massimo  riempie il vuoto soltanto per alcune ore. 

Capisco la tentazione. Non è facile resistere a comprare quando tutti non fanno altro che parlare di ciò che hanno comprato e gli inserzionisti ci inondano di annunci pubblicitari che parlano dei tagli dei prezzi per questa o quest’altra occasione. Anch’io mi lascio prendere delle volte.  La mia debolezza sono gli utensili da cucina. Compro ogni genere di elettrodomestico per cucinare, riscaldare, tagliare e refrigerare il cibo, anche se in realtà non mi piace  cucinare.  

La maggior parte di noi è così. Più che altro, compriamo prodotti di cui non abbiamo veramente bisogno e ad un prezzo che non è esattamente un affare.  L’unica consolazione è che non abbiamo fatto una brutta figura e non ci siamo allontanati dal gregge.

Non c’è nulla dietro a tutto ciò se non l’ego.  È una lotta tra chi vende e chi compra.  Ti dicono “è un affare, di solito costerebbe $100 e te lo sto praticamente regalando per $20!” Quindi lo compriamo e siamo felici perché pensiamo di aver ingannato tutti e battuto il sistema.  È vero, hai cinque paia di scarpe nuove, che non metterai mai perché l’anno prossimo, ne comprerai altri e per quella volta ne avrai indossati forse due, ma ora ti senti più furbo di tutti e sei contento. 

Questi acquisti eccessivi non sono solo insensati, sono un crimine contro il pianeta. È per questo che produciamo il doppio di quanto ci serve e buttiamo via l’eccesso. Mentre i nostri ego meschini riempiono gli oceani di plastica, ci illudiamo pensando di essere più furbi degli altri, ma gli unici a rimetterci siamo noi. 

Come minimo dobbiamo sapere da dove arriva tutto questo. Il mondo di oggi è freddo e senza cuore.  Ci sentiamo soli e insicuri e allora compriamo gadget e piaceri passeggeri per compensare. Se avessimo amici e familiari a cui teniamo, e che tenessero a noi, preferiremmo passare il nostro tempo con loro e non cliccheremmo un solo link per un negozio online che non ha nulla di significativo da offrire.

Ora, grazie alla nostra avidità, siamo arrivati a uno stato in cui i prezzi stanno aumentando, le navi sono bloccate in mare perché non possono attraccare e scaricare le loro merci, e i prezzi della benzina e dei trasporti stanno salendo alle stelle. Inoltre, la carenza di microchip per computer ha portato le linee di produzione di automobili e altri prodotti in tutto il mondo a un punto morto. Sembra che abbiamo fatto acquisti fino allo sfinimento.

Speriamo ora di poter iniziare a cercare la gioia nella persone che ci circondano, nella connessione con la nostra famiglia e amici, nel costruire la solidarietà nelle nostre comunità.

È ora di andare oltre le apparenze nelle comunicazioni e iniziare a trovare il significato e la gioia nelle connessioni tra i  cuori.

Il lascito di Angela Merkel

A settembre, la Cancelliera tedesca Angela Merkel si dimetterà dopo aver prestato servizio nella massima carica da novembre 2005.  Durante il periodo Merkel, la Germania è diventata più aperta mentalmente e meno composta, più diversificata demograficamente e politicamente ma meno ricca.

Per molti anni, la Merkel è stata considerata una delle donne più potenti del mondo. I critici l’hanno accusata di aver rovinato il suo stesso partito, l’Unione Democratica Cristiana, abbandonando l’ideologia socialdemocratica a favore di una posizione più di sinistra, inondando la Germania di immigranti illegali, dividendo l’Europa e, di recente, gestendo male la crisi del Covid-19.

Tuttavia, secondo me, ci sono cose positive da dire su di lei. Ha riavvicinato l’America e la Russia.  Non è caduta, inoltre,  in aspro conflitto con la Francia o il Regno Unito nonostante il fatto che, durante il suo mandato, il Regno Unito abbia lasciato l’Unione Europea.  I suoi buoni legami con i KGB russo dai tempi in cui la Germania era ancora divisa tra Est e Ovest, l’hanno aiutata a manovrare abilmente le sue connessioni con Mosca, e in generale, credo che abbia fatto molte cose positive per l’Europa.

Possiamo sempre trovare motivi per criticare, ma non credo che sia utile. Penso che sarebbe un bene se il suo successore prendesse la stessa direzione intrapresa da lei.

Angela Merkel è stata anche criticata per l’aumento dell’antisemitismo durante il suo mandato.  E’ vero che dal 2005, quando è entrata in carica, l’antisemitismo si è intensificato enormemente in Germania, ma  non credo che sia colpa sua.

L’antisemitismo sta aumentando in tutta Europa e negli USA da molti anni, e non esiste un capo di stato in grado di impedirlo.  E’ semplicemente destino che l’antisemitismo cresca. Comunque se insistiamo nel cercare un colpevole di questo sviluppo pericoloso, noi Ebrei dovremmo indicare noi stessi e il nostro comportamento gli uni verso gli altri.

Come ho spiegato in entrambi i miei libri Like a Bundle of Reeds  e The Jewish Choice, l’odio per gli Ebrei aumenta quando aumenta l’odio tra gli Ebrei e non spontaneamente.  Ci sono motivi profondi che spiegano come succede e perché, ma vanno al di là dello scopo di questo articolo. Vi invito a leggere i miei libri per avere una comprensione migliore del processo.

Un’altra questione che ha “premiato” la Merkel con ampie ripercussioni, anche da parte mia, è la crisi dei profughi.  Ma anche qui non credo che sia una questione personale, ma semplicemente un zeitgeist, se volete. Una persona non può cambiare lo spirito dei tempi; si tratta piuttosto del fatto che sono i tempi che portano la persona e “parlano” attraverso di lei.  E’ per questo che è scritto: “Il cuore del re, nella mano del Signore, è come un corso d’acqua; Egli lo dirige dovunque Gli piace.” (Prov. 21:1).

Ora sembra che Egli lo stia volgendo in una nuova direzione. A giudicare dagli eventi climatici, politici, militari e internazionali di questa estate, all’umanità spetta un futuro instabile. Lo percorreremo con successo solo se impareremo a cooperare. Se manteniamo l’atteggiamento individualistico e ignoriamo il bisogno di responsabilità reciproca, ci aspetta un futuro cupo.

Per potere diventare più responsabili gli uni verso gli altri, abbiamo bisogno di nuovi leader e nuove prospettive, più inclusive rispetto all’ approccio attuale.  Se leader tali  saliranno al potere, porteranno l’umanità verso un futuro felice. Se non giungeranno questi leader, approderemo comunque a questo futuro beato, ma dovremo attraversare l’inferno prima di arrivarci.

Elul: un mese di resa dei conti

Il mese di Elul è l’ultimo mese del calendario Ebraico che precede Rosh Hashanah (il capodanno Ebraico), caratterizzato dall’introspezione. Non è una coincidenza che quest’anno, in questo momento, si rivelano diverse condizioni speciali: incendi spontanei frequenti , alluvioni devastanti, caldo estremo, uragani, guerre e terrorismo. Lo stato del mondo sta mettendo ulteriore pressione su di noi per fare i conti, esaminare cosa abbiamo sbagliato, capire per cosa chiedere perdono, e decidere di correggere i nostri errori in preparazione al nuovo anno.

Durante questo mese, le persone sentono in qualche modo di essere più vicine al loro destino e vogliono assumere un atteggiamento più serio verso la vita, i piani, e gli obiettivi, desiderando che tutto funzioni meglio e con più successo rispetto all’anno precedente.
L’umanità attualmente affronta situazioni violente con eventi preoccupanti che accadono in ogni momento. Iniziamo a temere di non riuscire letteralmente ad aggrapparci alla Terra.

Vedo come il Bore si avvicina sempre di più agli esseri umani, esige pentimento per come ci trattiamo tra di noi e per il modo egoistico con cui ci relazioniamo con la natura. Innanzitutto, dobbiamo capire che tutto è determinato dagli esseri umani e che il Bore sente e esaudisce i nostri desideri. Se i nostri pensieri e azioni sono per il bene degli altri, se apriamo le nostre braccia verso gli altri e vogliamo beneficare tutti, il Bore farà bene su di noi.

Ma se continuiamo a comportarci polemicamente, come facciamo oggi, in conflitto e in litigio tra di noi, allora avremo, senza alcun dubbio, un destino spiacevole. Quindi tocca davvero a noi cambiare le cose per il meglio. Come è scritto: “dall’amore del popolo all’amore del Bore”.

L’acronimo “ELUL” significa “Sono per il mio amato, e il mio Amato è per me” (Cantico dei Cantici 6:3). Questo significa che con la buona connessione tra di noi, generiamo un atteggiamento amorevole comune tra di noi, e poi con forza superiore della natura, il Bore. In risposta, Egli si rivela nella nostra unione.

La nostra introspezione è basata sul perché litighiamo ininterrottamente tra di noi, perché siamo stati creati con un’inclinazione talmente maligna. Ogni specie in natura opera secondo il suo istinto e non sbaglia mai. Al contrario, noi falliamo costantemente. Perché questo avviene? Perché cerchiamo di usare le nostre emozioni e le nostre menti per ferire gli altri e questo poi ci si ritorce contro.

Nella mente e nelle emozioni aggiuntive che ci sono state fornite rispetto agli animali, abbiamo la libera scelta. Quindi, il nostro ruolo come esseri umani è di trovare la strada per la connessione e l’unione. Cerchiamo la strada ma ogni volta scopriamo che in realtà non vogliamo unirci e non desideriamo la connessione. Questo, in effetti, è il nostro unico peccato o trasgressione; è ciò che ci ostacola nel raggiungere l’unione tra di noi. Scoprire questa nozione è il vero significato di unione.

E’ proprio durante questo periodo dell’anno in cui si svolge Selichot o giorni dell’espiazione, che chiediamo perdono. Innanzi tutto chiediamo perdono tra di noi per la nostra separazione e relazioni dannose, per poi rivolgerci al Potere Superiore, chiedendo a Lui di perdonarci. Così chiudiamo i conti per le nostre azioni dell’anno passato e iniziamo il nuovo anno con un foglio bianco.

Una preghiera è quindi il giudizio di noi stessi; è il desiderio di scoprire e far uscire ogni nostro peccato e trasgressione per poterli poi correggere. La penitenza e il pentimento non sono lacrime ma il riconoscimento del bisogno di unione. Vediamo che il mondo inizia a capire che senza la coesione non riusciremo semplicemente a sopravvivere.

La conclusione del mese di Elul è il desiderio di raggiungere lo stato di equilibrio, lo stato di “ama l’amico come te stesso”. Per potere realizzare questo scopo e raggiungere la trasformazione interiore dall’egoismo all’altruismo e alla compassione, ci serve una sola cosa: aprire il nostri cuori l’uno all’altro. Vale la pena sforzarsi.

Come argilla nelle mani dell’allenatore

Forse una delle immagini più simboliche delle Olimpiadi di Tokyo, terminate da poco, è stata quella della vincitrice della medaglia d’oro di Israele, Linoy Ashram, che, dopo aver ricevuto la medaglia, l’ha appesa al collo del suo allenatore.  Con questo atto simbolico, Ashram ha affermato di aver sentito che il suo allenatore, Ayelet Zusman, meritava la medaglia quanto lei.

Per un atleta, infatti, un allenatore è tutto, come una madre e un padre per un bambino. Senza l’allenatore, un atleta è un diamante grezzo. L’allenatore trasforma il talento in medaglie attraverso la fatica dell’atleta.  Il legame tra i due è veramente unico; non potrebbe essere altrimenti.

Un antico truismo nel Talmud recita quanto segue: “Si può essere gelosi di qualunque cosa tranne del proprio figlio e del proprio discepolo” (Sanhedrin 105b).   In effetti un vero maestro mette tutto se stesso nello studente e tutto ciò che lo studente realizza, è come se l’avesse realizzato anche il maestro.

Anch’io avevo un maestro, il mio “allenatore”, se volete.  Mi ha insegnato tutto ciò che so, e sento, ancora adesso, che mi accompagna. Se mai  realizzerò grandi cose, sarà sicuramente grazie a lui.

Parimenti, spero e prego che i miei stessi discepoli ottengano ciò che ho ottenuto io e altro ancora, e che diventino gli insegnanti dell’umanità portando l’umanità all’unione all’amore per gli altri.  Per un insegnante, il discepolo è la sua mano, la sua mente.  Si dà al discepolo tutto ciò che si avrebbe voluto realizzare in modo che il discepolo possa portarlo avanti.  E’ un legame che va oltre l’amore e nel caso della saggezza della Kabbalah, è un impegno che sia l’insegnante che il discepolo si prendono per il bene di tutta l’umanità.

Il motivo spirituale per il quale ho fatto la terza dose

Un po’ di tempo fa ho ricevuto un invito dal Ministero della Salute, a recarmi in un centro di vaccinazioni nel mio paese, Israele, per ricevere la terza dose del vaccino. Mi sono messo in fila per forse mezz’ora prima del mio turno, ma una volta entrato, il tutto è finito in meno di un minuto. Mi è stato detto di aspettare fuori dieci, venti minuti dopo il vaccino per essere sicuro di non avere effetti collaterali, ma ammetto che ero impaziente. Mi sentivo benissimo, solo un po’ stanco dopo aver aspettato per mezz’ora in fila, e quindi sono tornato subito in ufficio per prepararmi alle trasmissioni quotidiane.

E’ soltanto colpa nostra se la quarta ondata si sta diffondendo violentemente in Israele. Se fossimo stati più uniti, non sarebbe successo. Da una prospettiva spirituale, il virus non è un problema medico, ma una prova della nostra unione, e stiamo fallendo. La regola nella spiritualità è che se lavoriamo insieme, saremo al sicuro, dato che la nostra unione ci rende uguali alla forza unificante che crea la vita. Nella saggezza della Kabbalah è detto: “risiedo tra il mio popolo”.

RABASH, il mio maestro, mi ha insegnato con l’esempio e con le parole che dovremmo obbedire a ciò che dicono i medici. Se ci sono dispute, si seguono le direttive del governo. Questo per lui era il significato di risiedere tra il suo popolo. RABASH non si immergeva nella complessità dei farmaci che gli venivano stati dati; sapeva di dover seguire gli ordini dei medici perché era la cosa giusta da fare nel senso spirituale.

Come lui, io non entro in merito al fatto se il vaccino funzioni o meno, se ci sono dei secondi fini dietro o no, o in qualsiasi altra questione. L’unica cosa che so è che il Governo israeliano ha consigliato che tutti gli ultrasessantenni siano vaccinati e mi ha convocato ad andare un certo giorno in un certo posto. Quindi l’ho fatto per stare con il mio popolo, il popolo di Israele.

Per me è un’espressione del mio desiderio di essere unito con il mio popolo. Se avessimo tutti avuto il desiderio di unirci, non saremo arrivati a questo; avremmo eliminato il virus. Si tratta di una prova che continuiamo a fallire, il virus continua a diffondersi e nessun vaccino, medicinale o altro, potrà aiutare.

Se non impariamo a unirci, attraverso il virus, arriverà un altro colpo, più sinistro e più aggressivo del Covid. Se non impariamo dal secondo colpo, ne arriverà un terzo, peggiore dei due precedenti. Quando impareremo che l’unico rimedio è la nostra unione, scegliere l’unione al di sopra di ogni altra cosa, i nostri problemi finiranno.

Evoluzione: il livello successivo

Una volta esistevano i dinosauri, ora, non esistono più. Una volta esistevano innumerevoli  specie che ora non esistono più,  poiché è questa l’evoluzione della natura.  Se questo è vero, anche noi ci estingueremo a qualche punto nel futuro?

L’evoluzione avanza costantemente.  Anche se non lo vediamo, ogni cosa in natura segue un dettame molto rigido. La forma finale, verso la quale l’evoluzione avanza, è già stata stabilita, e determina ogni forma che la precede.

Quindi, quando una specie si estingue, in realtà non svanisce; continua ad esistere ma in una forma più avanzata. Se non fosse per la forma precedente, la forma attuale non si evolverebbe. In questo senso, ogni specie che sia mai esistita, esiste all’interno delle specie che abitano nel mondo attuale. Per di più, esse permettono l’esistenza delle attuali forme di vita sulla Terra.

Quando qualcosa completa il suo sviluppo, si trasforma in una nuova forma, e a noi sembra che sia scomparsa, ma non è così, si è soltanto sviluppata. Quindi non dobbiamo debellare con la forza alcuna forma di vita, in modo che ogni forma di vita possa completare il suo ciclo, ma non dobbiamo neanche rattristarci quando una specie si estingue. La cosa più importante per noi, come umani, è prenderci cura del nostro sviluppo.

Oggi siamo arrivati a una fase del nostro sviluppo dove dobbiamo innalzarci al disopra del livello fisico e iniziare a studiare lo scopo della nostra esistenza. Questa fase è l’inizio del nostro sviluppo spirituale in cui iniziamo a scoprire come siamo connessi all’universo intero, e che lo scopo della vita non è assicurare il nostro nutrimento fisico, ma rivelare l’interconnessione di tutta la natura e viverla di prima persona.

Nella fase spirituale, iniziamo a sentire come opera l’intera natura.  Iniziamo a sentire il “programma interiore” della natura e capiamo la “logica della natura”. Man mano che iniziamo a comprenderla, smettiamo di sentire i nostri  propri corpi  e iniziamo a sentire la natura come un intero. E dato che la natura è eterna, a questo punto la nostra esistenza fisica non limita più la nostra esistenza spirituale e trascendiamo il tempo e lo spazio mentre acquisiamo le qualità della natura stessa: connessione, equilibrio e armonia.

Una volta che ci innalziamo a questo livello, ci rendiamo conto che questo è lo scopo della nostra esistenza. Vediamo che quando “pensiamo” e operiamo come la natura, diventiamo uno con ogni cosa. In questo momento, non c’è fine alla nostra esistenza.  Trascendiamo l’interesse personale e diventiamo amorevoli verso tutti gli esseri viventi, dato che tutti gli esseri viventi sono parti di noi, e noi di essi. Questa è la realtà, eterna e spirituale, ed è il futuro di ogni  singola persona, non appena trascenderemo il nostro egoismo limitato, interessato soltanto al nostro io attuale fuggevole.

Quando non ci correggiamo, corrompiamo.

Verso la fine dell’ “Introduzione al Libro dello Zohar”, scritto poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, il grande kabbalista e pensatore del XX secolo, Rav Yehuda Ashlag, ovvero Baal HaSulam, scrisse del suo periodo storico: “In questa generazione, tutti i distruttori tra le nazioni di tutto il mondo innalzano le loro teste e desiderano principalmente distruggere e uccidere i figli di Israele, com’è scritto (Yevamot 63) “Nessuna calamità viene al mondo se non per Israele”. Questo significa, com’è scritto nel Tikkunim (una parte del Libro dello Zohar) sopracitato, che (Israele) causa povertà, rovina, rapina, massacro e la distruzione del mondo intero”, ed è questo il motivo per cui le nazioni del mondo vogliono “principalmente distruggere e uccidere i figli di Israele”.

C’è un motivo per il quale Baal HaSulam cita il Talmud (Masechet Yevamot) che dice che tutte le calamità avvengono a causa di Israele, ed il Libro dello Zohar, che parla di Israele che causa “povertà, rovina, rapina, massacro e distruzione del mondo intero”. Fin dalla nascita della nazione, i nostri saggi e leader hanno associato lo stato del mondo con lo stato della nostra unione.

Rav Yehuda Alter, autore del libro Sefat Emet, scrisse che Abramo, Isacco, e Giacobbe erano benedetti “poiché i figli di Israele furono creati per correggere tutte le creazioni”.  Abbiamo già visto che Lo Zohar tratta del danno che causa Israele quando il suo popolo non è connesso, ovvero in disputa.  Ciononostante, quando il popolo di Israele è connesso, ovvero unito, Lo Zohar ci vede sotto una luce completamente diversa. Nella porzione Aharei Mot,  Lo Zohar dice “Guardate com’è bello e com’è piacevole che i fratelli si siedano insieme” e questi sono gli amici mentre si siedono insieme e non sono separati l’uno dall’altro.  A prima vista sembrano persone in guerra, che desiderano uccidersi…poi ritornano a essere nell’amore fraterno…E voi, gli amici che sono qui, come eravate in affetto e amore prima, d’ora in poi non vi separerete…e per merito vostro, ci sarà la pace nel mondo”.

Rav Kook, un contemporaneo di Baal HaSulam, e grande kabbalista e pensatore a sua volta, era piuttosto poetico quando scrisse del ruolo di Israele nel portare la pace nel mondo attraverso la loro unione.  Nel libro Orot HaKodesh, scrisse, “Dato che siamo stati rovinati dall’odio infondato, ed il mondo intero venne rovinato con noi, saremo ricostruiti dall’amore infondato, e il mondo sarà ricostruito insieme a noi”.

In questi tempi, quando guardiamo i crescenti cataclismi climatici, la disintegrazione delle società occidentali, quando i discorsi bellicosi diffondono guerre, dobbiamo pensare al messaggio dei nostri saggi. Forse saremo allarmati dalla ferocia dell’antisemitismo rabbioso, ma se siamo onesti con noi stessi, i nostri saggi trasmettevano un messaggio sorprendentemente simile al loro: Israele è responsabile del male e del  bene del mondo.  Quando non ci correggiamo, corrompiamo; quando non ci uniamo, ci frammentiamo, o come affermò Rav Kook, quando siamo divisi, dividiamo il mondo; quando siamo uniti, uniamo il mondo.

Alcune nazioni e alcune religioni professano essere destinati a conquistare il mondo.  Nessuno, se non chi aderisce a queste fedi, si trova in accordo con loro.  Israele crede nel suo dovere di Tikkun Olam, di correggere il mondo, e la maggior parte del mondo concorda.  Come scrive Sefat Emet: “Israele fu creato per correggere tutta la creazione” .

Ci sorprendiamo dell’intensità dell’odio verso gli Ebrei, ma siamo ciechi davanti all’intensità dell’odio tra di noi. I più grandi della nostra nazione hanno sempre affermato che è il nostro stesso odio che causa l’odio delle nazioni del mondo nei nostri confronti, e di ogni tipo di odio in ogni luogo.  E’ arrivata l’ora di combattere l’antisemitismo nel suo luogo di origine: tra di noi.

Il pericolo nella nostra falsa percezione

In questi tempi, quando guardiamo il mondo, vediamo un’unica forza: l’egoismo. Pensiamo che tutto funzioni solo secondo gli sforzi di tutti per elevarsi in cima al mucchio, per essere il cacciatore e non il cacciato, il predatore e non la preda. Noi, l’umanità, abbiamo raggiunto la cima della piramide, e dallo zenit, stiamo cercando di trovare cosa possiamo prendere di più.  Per ottenere questo, impariamo, diventiamo più sofisticati, sviluppiamo tecnologie, scienza, strutture sociali, e ogni cosa che abbiamo sviluppato per avere successo in questo mondo.

Ma ora che abbiamo ottenuto tutto ciò,  sentiamo che manca comunque qualcosa.  Ci rendiamo conto che siamo andati oltre.  Abbiamo portato l’egoismo all’estremo e abbiamo distrutto il nostro pianeta.  Anziché sostenerci, la nostra casa sta crollando su di noi, rilasciando piogge torrenziali, che provocano alluvioni su paesi interi, incendi che bruciano foreste titaniche e lanciano cenere ai livelli più elevati dell’atmosfera. I terreni ghiacciati della Siberia, una volta considerati senza vita, si stanno sciogliendo, scaricando virus e batteri per i quali il nostri sistemi immunitari non hanno anticorpi.

E il regno animale, che credevamo di aver sottomesso, ci sta infestando con virus e altre malattie che arrestano la nostra intera attività globale.

Con il periodo di massimo splendore alle spalle e la minaccia della vendetta della natura davanti, sembra che abbiamo una sola scelta: smettere di cercare di dominare la natura e iniziare a collaborare con essa. E’ arrivata l’ora di renderci conto che la natura non è gestita solamente dall’egoismo, ma piuttosto da due forze, l’egoismo e l’altruismo, che si equilibrano e generano l’armonia dinamica che permette la creazione della vita e l’evoluzione.  E’ il momento di capire che non c’è odio in natura, ma solo accettazione e inclusione di tutti nell’intero più grande, che, a sua volta, sostiene tutta la vita.

Se sviluppiamo un approccio rispettoso, di accettazione verso tutta la natura, compreso tutte le persone, scopriremo che è così che la natura opera veramente e saremo anche noi in grado di operare così. Attualmente il nostro stesso egoismo ci nasconde la verità, dato che se vedessimo la realtà così com’è, accetteremmo di rinunciare all’egoismo e nessun egoista vuole essere abbandonato.

Eppure se continuiamo con la tendenza egoista, l’estate orribile che stiamo vivendo in tutto il mondo sarà l’estate migliore da qua in avanti.  Non dobbiamo continuare per questa strada; abbiamo un’altra opzione: possiamo sotterrare l’ascia di guerra e fare pace con la natura e tra di noi, e renderci conto che non dobbiamo lottare per conquistare una buona vita; dobbiamo soltanto lavorare insieme.

L’unicità dello sviluppo umano

 

Fisicamente gli esseri umani sono molto simili ad altre specie di scimmie. In effetti, siamo molto meno capaci di altre specie, siamo molto più deboli, ci muoviamo più lentamente, siamo più soggetti alle malattie e non sappiamo arrampicarci sugli alberi. Allora com’è che siamo diventati “i signori della Terra?” La risposta non sta nelle nostre abilità ma nell’unico desiderio che solo gli umani hanno: il desiderio di andare oltre questo mondo, il desiderio di spiritualità!

Il desiderio spirituale ci fa porre delle domande che sviluppano il nostro cervello, e ciò ci rende più intelligenti di tutte le altre specie che non mettono in discussione le loro condizioni o circostanze.
Ma non ci chiediamo solo come rendere la vita più comoda o facile; ci chiediamo anche, e questo è il più importante, a cosa serve la vita. Tutto ciò che abbiamo sviluppato, dall’arte alla tecnologia, all’industria, alla scienza, alla religione e alla filosofia, tutto ciò che ci rende umani appartiene alla ricerca dello scopo della vita. Questa ricerca ci ha sviluppato al punto che siamo diventati i signori della Terra.

Eppure, mentre la ricerca dello scopo della vita ci ha sviluppato ben oltre qualsiasi altro animale, ci ha anche lasciato intensamente frustrati. L’inspiegabile follia che il mondo sembra attraversare in questi giorni, sta accadendo a causa di questo desiderio di trovare una risposta alla domanda tormentante sul significato della vita. Nella nostra frenetica ricerca, che spesso è una pulsione inconscia, corriamo impazziti in ogni direzione e distruggiamo tutto sul nostro cammino.

Tuttavia, gradualmente, ci renderemo conto che possiamo trovare il nostro scopo non dentro di noi, ma tra di noi. Lo scopo della vita è quello di elevarci a un livello in cui comprendiamo come funziona tutto e perché, vale a dire che capiamo il pensiero dietro la creazione stessa. Per ottenere ciò non dobbiamo studiare ogni parte nello specifico, ma come tutte le parti lavorano insieme per creare la realtà. In altre parole, se comprendiamo le connessioni tra di noi, comprenderemo la realtà e noi stessi. Solo allora la follia umana si placherà.

Per comprendere le nostre interconnessioni abbiamo bisogno di ricostruire il sistema che la natura ha creato. Ecco perché abbiamo l’un l’altro. Se creiamo tra di noi lo stesso tipo di connessioni che esistono nel resto della realtà, capiremo il resto della realtà. Quando conosceremo la realtà comprenderemo che è basata sull’equilibrio e l’armonia. Ogni parte prende solo quello di cui ha bisogno, mentre il resto delle sue azioni aiuta a mantenere il sistema. Nella società umana ciò può essere fatto solo se le persone sviluppano l’amore reciproco. In tal caso, prenderanno per sé solo ciò di cui hanno bisogno, ma, cosa più importante, lavoreranno con tutto il cuore per il bene della società.

Proprio come i membri di una famiglia sono premurosi gli uni verso gli altri e si aiutano a vicenda perché si amano, tutta l’umanità può sviluppare consapevolmente tali connessioni e quindi comprendere tutta l’esistenza, poiché tutte le parti della realtà sono istintivamente premurose e si aiutano a sostenersi a vicenda. Poiché ciò che arriva istintivamente a tutte le creazioni, arriva a noi faticosamente e dopo molte riflessioni, non saremo esseri automatizzati che corrono d’ istinto, ma esseri umani consapevoli, coscienti del loro scopo nella vita e di come possono raggiungerlo.

Didascalia foto:Un gruppo di persone prega insieme sulla spiaggia vicino al sito del Champlain Towers South Condo a Surfside venerdì 25 giugno 2021. Foto di Pedro Portal/Miami Herald/TNS/ABACAPRESS

Le dieci piaghe del Covid

Ultimamente è divenuto chiaro che eravamo all’inizio della quarta ondata di Covid-19 in Israele. Abbiamo pensato di aver battuto il virus, così come la maggior parte del mondo, ma ancora una volta ci stiamo chiudendo dal momento che il numero di nuovi casi sale velocemente. Sebbene circa il sessanta percento della popolazione di Israele sia vaccinata, stiamo ancora perdendo contro il virus e questa volta sta colpendo i bambini, per i quali il rischio di gravi effetti collaterali come la miocardite (infiammazione del tessuto muscolare del cuore) è molto più alto di quanto lo sia per gli adulti.

Come ho avvertito innumerevoli volte in precedenza, noi non ci ammaliamo per il coronavirus, ma siamo malati di arroganza e presunzione. Presunzione ed egoismo sono ricette sicure per il disastro, e ne diamo prova ogni volta che vediamo che i casi di Covid diminuiscono. E c’è di più, il Covid non è un problema locale o nazionale, è il problema del mondo intero, e a meno che  il mondo intero non sia incluso nella soluzione non ce ne libereremo. Il Covid-19 ci insegnerà che siamo insieme in questo, nel bene e nel male, dipendenti gli uni dagli altri. Se non penseremo alla salute gli uni degli altri, noi non staremo bene.

In un certo senso sono contento che il Covid sia qui perché ci insegna la responsabilità mutua. Allo stesso tempo sono ugualmente triste per la nostra ostinazione e riluttanza nell’imparare, poiché ci sta costando vite, milioni di vite. Io stesso ho perduto amici, studenti e membri delle loro famiglie a causa del virus. Nessuno è escluso da questo virus, il che è precisamente il motivo per cui è così efficace nell’insegnarci la responsabilità reciproca.

Proprio come le dieci piaghe d’Egitto inaugurarono una nuova era nella storia del popolo d’Israele, quando essi promisero di unirsi “come un uomo in un cuore”, il Covid-19 sta introducendo il mondo nello stesso identico stato. Le sue piaghe cresceranno in termini via via meno quantitativi, e sempre più qualitativi, cioè conducendoci direttamente verso la comprensione che senza l’impegno a prenderci cura gli uni degli altri non sopravviveremo.

Nel deserto dopo che fuggirono dall’Egitto, gli Israeliti non accettarono volentieri l’impegno all’unione. Anch’essi ebbero a che fare con  il loro ego. Il Talmud scrive (Avoda Zarah 2b) che “Il Signore aveva imposto la montagna sopra Israele come una tomba e aveva detto loro: ‘Se accettate la Legge [della responsabilità reciproca], molto bene, altrimenti, là sarà la vostra tomba.’” Oggi sembra come se il Covid stia assumendo il ruolo di Dio nello spingerci a prendere lo stesso impegno. Spero che non ci ostineremo oltre dal momento che le piaghe che già conosciamo diverranno solo più aspre.

Didascalia foto:
Un giovane riceve una vaccinazione contro il COVID-19 ad Ashkelon, Israele, 6 giugno 2021. 
REUTERS/Amir Cohen