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Cos’è l’unicità ebraica?

Domanda: Cosa ci rende unici?

Risposta: La nostra unicità sta nel fatto che mostriamo all’umanità la strada giusta da percorrere, e se non la mostriamo, l’umanità semplicemente perirà nelle lotte civili, nelle guerre, in qualsiasi cosa.
Ora la natura ci spinge a prepararci per la pace, l’amicizia e la comprensione reciproca, affinché rinunciamo a molti dei nostri obiettivi, compresi quelli completamente inutili, ed esistiamo solo per l’amore del prossimo.
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Da “Notizie con il Dottor Michael Laitman” di KabTV del 2/12

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L’idea divina della vita

Non siamo un Paese, né uno stato, né un popolo, siamo un’idea! Un Paese può essere distrutto, uno stato può essere conquistato, un popolo può essere massacrato, ma l’idea? L’idea non può essere uccisa! (Sholom Aleichem)

Domanda: Quest’idea vive in noi? Di quale idea sta parlando?

Risposta: In linea di principio, non c’è nessuna idea. Non esiste un’idea in sé. Alla fine, l’uomo la crea comunque dentro di sé. Egli crea dentro se stesso un’idea del perché esistere, in nome di cosa esistere e così via. E per questo motivo esiste.

Domanda: Ma c’è un’idea che le persone hanno seguito. Un uomo ha ispirato il popolo e lo ha guidato. Mi riferisco ad Abramo. Esiste ancora un’idea di popolo? Sholom Aleichem accenna a questo.

Risposta: Quell’idea è divina. Non è qualcosa che è stato creato dall’uomo. È percepita dal Creatore. E loro hanno ispirato il popolo e lo hanno portato dentro di sé.

Domanda: Quest’idea vive in noi o no?

Risposta: Io non vedo questo.

Domanda: Eppure, il grande cabalista Baal HaSulam scrive che abbiamo questo seme dentro di noi, ma è coperto da tonnellate di egoismo.

Risposta: Forse, in qualche luogo dentro di noi, sì.

Domanda: Cosa bisogna fare affinché questo seme sfondi questo cemento?

Risposta: Ci vuole un desiderio appassionato di scoprire il significato della vita. E questo ci sembra così difficile e persino insormontabile con i nostri sforzi che lo rifiutiamo a priori. Diciamo, “Ah, vivrò come faccio adesso. Questo è ciò che ho, e non c’è nient’altro.” L’uomo accetta di vivere un’esistenza così misera, squallida. E così fa l’intero popolo, e l’intero mondo, finché il Creatore non ci risveglia dall’alto.

Domanda: Quindi l’unica speranza è nell’alto?

Risposta: L’unica!

Domanda: Questo strato di cemento esiste già sopra il mondo. E l’unica speranza è per quello superiore?

Risposta: Speriamo in questo!

Domanda: Speriamo in questo. Ma dovremmo almeno fare qualche tipo di mossa? Non so cosa; prendere un martello, cominciare a picchiare questo cemento, fare qualcosa, sbattere la testa.

Risposta: No, facendo questo dimostri il tuo disaccordo con il piano della creazione.

Domanda: Quindi devo accettare lo stato attuale e stare fermo?

Risposta: Sì, devi accettarlo.

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Da KabTV “News with Dr. Michael Laitman” 9/11/23

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Chi era re Davide e perché è così importante?

Innanzitutto, il re Davide era un kabbalista, cioè una persona che ricevette (“Kabbalah” dalla parola “Lekabbel” [“ricevere”]) la percezione e la sensazione della forza superiore di amore e dazione. È con questa qualità che poté essere un re, un giudice e anche un capo militare in un’epoca in cui Israele era una società spirituale, cioè una società che aveva nelle sue connessioni la forza superiore dell’amore e della dazione.

Egli è considerato la base della struttura spirituale di Israele. Pertanto, la forza che verrà a correggere l’umanità, ossia a elevare l’umanità al di sopra del livello di servire meramente desideri egoistici per portarla a un livello dove l’umanità acquisisca la capacità di amare, dare e connettersi positivamente, è considerata il discendente del re Davide, il Messia, figlio di Davide (ebr. “Moshiach ben David” ). La parola “Messia” (“Moshiah“) deriva dalla parola che significa “tirare” (“Limshoch“), ovvero una forza che ci tira fuori dai nostri desideri egoistici per entrare nella qualità altruistica della forza superiore dell’amore e della dazione.

I kabbalisti considerano il re Davide un’espressione della qualità spirituale di Malchut, che letteralmente si traduce in “regno”. Per questo è stato chiamato “Re d’Israele”. Un regno di questo tipo non è un regno che si regge con il potere e la forza. È piuttosto una qualità che riempie i desideri umani.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

È finito l’esilio del popolo di Israele o è stato solo un sogno?

Fisicamente abitiamo la terra di Israele, tornati dopo due millenni, ma spiritualmente permane un senso di assenza. L’esilio, uno stato in cui non sentiamo la presenza della forza superiore dell’amore e della dazione, ci rende privi di una sicurezza completa o di un percorso chiaro; oscura sia il nostro cammino che la nostra destinazione.

Nel suo articolo “Cosa significa, ‘Quando Israele è in esilio, la Shechina è con loro’, nel lavoro?”, il Kabalista Baruch Ashlag (Rabash) inizia con un estratto dalla Megillah che descrive il profondo amore del Creatore per Israele, simile a quello di un re per il suo  unico figlio che sbaglia nei suoi confronti. Nonostante le passate trasgressioni, il re, anziché cacciare il figlio, sceglie di andare in esilio insieme a lui,  a testimonianza di un’assoluta complicità:

“Vieni e vedi quanto è amorevole il Creatore di Israele; ovunque siano esiliati, la Shechina [Divinità] è con loro, come è stato detto: ‘E il Signore tuo Dio tornò dalla tua schiavitù. Non ha detto ‘tornerà’, ma ‘tornò’, mostrando che il Creatore torna con loro dagli esili”.

Sentire il vuoto lasciato dalla forza superiore tra noi forma paradossalmente la nostra connessione con quella forza. È scritto che il Creatore, la forza superiore dell’amore e della dazione, scende in esilio con noi. Quando percepiamo l’assenza di questa forza, significa che essa è già presente, cioè ci rende consapevoli della sua non esistenza nel nostro stato attuale. In realtà non si allontana mai veramente o cambia la sua posizione nei nostri confronti ma siamo noi stessi a oscillare, allontanandoci sempre più o avvicinandoci.

L’esilio ci sovrasta quando lasciamo che la nostra natura egocentrica gestisca la nostra  vita, ossia quando ci immergiamo in una cultura di competizione spietata, che rispetta la ricchezza e lo stile di vita materialistico e che in più ci divide in fazioni nutrendo disprezzo l’uno per l’altro. Queste qualità sono in netto contrasto con quelle della forza superiore, l’amore e la dazione, e in definitiva operano per farci sentire esiliati da uno stato armonioso caratterizzato da atteggiamenti di amore e dazione in tutte le nostre relazioni e dall’avvicinarci al fine di raggiungere tale stato

Coloro che sentono le proprie vite in questo esilio possono prima trovare conforto nel fatto di aver valutato correttamente il loro stato, mentre allo stesso tempo provano il dolore della separazione. Queste emozioni contrastanti hanno il potenziale per spingere le diverse parti della nostra nazione a unirsi e a stabilire, attraverso la nostra unità, un legame con il Creatore. Ci danno la forza di prenderci cura del nostro popolo come dei genitori, coltivando i legami che ci uniscono e permettendo la nostra uscita collettiva dall’esilio.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Ritorno alle nostre radici

Il ritorno alle nostre radici evoca un sentimento intenso, che risuona profondamente, suscitando un desiderio inspiegabile dentro di noi.

La saggezza della Kabbalah possiede un principio noto come “legge della radice e del ramo”. Essa afferma che ogni radice spirituale ha una controparte fisica nel nostro mondo. Per esempio, Gerusalemme (in ebraico “Yerushalaym“) deriva da una forza spirituale radicata nella completa soggezione/paura (in ebraico “Ira’a Shlema“), che è la paura di non compiere la volontà divina. È un invito ad abbracciare l’amore fraterno, la completezza, la pace e la perfezione della nostra nazione, irradiando unità a tutti i popoli.

La connessione nascosta tra questa radice e i suoi rami attira le persone sintonizzate con l’ideale superiore di Gerusalemme verso la città montuosa stessa. Una volta raggiunte le sue antiche mura, un fervore distinto li avvolge, influenzato non solo dall’idea ma anche dal terreno stesso su cui si trovano.

Questa unione tra radice e ramo era un tempo palpabile durante i giorni del Tempio, quando Israele perseguiva diligentemente l’unità, attirando il mondo a imparare dalla saggezza della connessione che il popolo di Israele sosteneva. L’unità, tuttavia, è venuta meno quando le lotte interne li hanno consumati, recidendo l’armonia tra l’essenza di Gerusalemme e i suoi abitanti, portando alla loro espulsione da questa terra sacra.

Anche oggi, nonostante il nostro ritorno in Israele, il legame tra la radice di Israele, la sua capitale Gerusalemme e la sua manifestazione fisica, è fragile e sbiadito. L’incapacità di dare priorità all’unità nel nostro ritorno dall’esilio ha portato a un’escalation di divisione e animosità, mettendo a rischio la nostra esistenza in questa terra.

Dovremmo infatti venerare la Terra d’Israele come estensione di una radice santificata, trattandola con il massimo rispetto, e farlo coltivando l’amore e il legame reciproco. Il nostro attaccamento alla radice di Israele e al cuore di Gerusalemme determina la nostra appartenenza a questa terra. Se non ci allineiamo di conseguenza, probabilmente andremo incontro a un altro esilio, come ha scritto il kabbalista Baruch Shalom HaLevi Ashlag (il Rabash),

“L’esilio arriva solo quando non si conserva con cautela il valore della terra, e la terra non viene apprezzata come dovrebbe. Di conseguenza, la terra getta via quella persona, come è scritto: “E la terra vomiterà”. […] Possa il Bore concederci di comprendere il grande merito della terra d’Israele e di saperla apprezzare in modo che non ci vomiti fuori”.  Rabash, “Lettera 57”.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Chi ha guidato l’Esodo dall’Egitto?

L’esodo dall’Egitto significa uscire dal nostro approccio egoistico reciproco e creare nuove relazioni di amore e connessioni positive.

Essere in Egitto sotto il comando del faraone significa che siamo governati dal nostro ego, il quale ci contrappone, l’uno contro l’altro, e ci fa desiderare di trarre beneficio a spese di altri.

Se noi raggiungiamo il desiderio di uscire da quello stato, uno stato di odio infondato in cui ci troviamo, dove i desideri egoistici controllano la nostra vita, e iniziamo a sentire l’un l’altro con cuore aperto, allora una forza collettiva di amore e dazione apparirà tra noi e saremo pronti all’esodo dall’Egitto verso la terra d’Israele.  

La parola “Israele” in ebraico deriva da due parole,“Yashar El” (“diretti a Dio”), che significa avere un desiderio di mirare direttamente alla forza dell’amore e dazione che sono le qualità di Dio o Bore.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Da dove viene tutto l’antisemitismo?

L’antisemitismo vive nelle fondamenta della società e della natura umana. L’ego umano, il desiderio di godere a spese degli altri e della natura, si evolve nel corso della storia e della vita di una persona. Più cresce, più sente che anche una forza opposta dimora dentro. Quella forza opposta è chiamata “punto nel cuore”. Contrariamente ai nostri desideri egoistici che desiderano esclusivamente assorbire i piaceri in se stessi, il punto nel cuore è un desiderio che ha il potenziale per svilupparsi in un desiderio che ama, dà e si connette positivamente agli altri.

Il punto del cuore è anche conosciuto come il seme dell’anima, in quanto possiamo svilupparlo per scoprire la nostra anima, la connessione che è alla base di questi punti. La realizzazione del potenziale racchiuso in questo piccolo punto di desiderio è la capacità di elevarsi al di sopra dell’ego umano, dove invece di distaccarci l’uno dall’altro, attraverso il nostro crescente egoismo, cioè dando sempre più priorità al vantaggio personale rispetto al beneficio degli altri, diamo invece priorità al beneficio di altri e connessione umana positiva.

Il punto nel cuore è l’opposto della nostra natura egoistica. Ci sono individui che ospitano solo la forza egoistica negativa, e ci sono uomini che hanno sia la forza egoistica negativa che la forza altruistica positiva. Quando entrambe le forze positive e negative coesistono in noi, allora veniamo chiamati “Ebrei” o “Israele” secondo la nostra essenza interiore. Allo stesso modo, se ospitiamo esclusivamente la forza egoistica negativa senza ancora rivelare il punto nel cuore, allora siamo chiamati “nazioni del mondo” secondo quell’essenza.

Abbiamo subito diverse fasi di sviluppo nel corso della storia. Il punto nel cuore è emerso per la prima volta in tutta la società umana nell’antica Babilonia. I Babilonesi che sentivano il bisogno interiore di cercare qualcosa di più profondo nella vita al di là dei desideri egoistici terreni si unirono ad Abramo, che insegnò un metodo su come nutrire il punto nel cuore per elevarsi al di sopra dell’ego e connettersi positivamente. Abramo organizzò i Babilonesi che volevano studiare con lui in un gruppo, e chiamò questo gruppo “Israele”, che è composto dalle parole “Yashar Kel” (“direttamente a Dio”), cioè uomini che puntano direttamente al raggiungimento della forza superiore della natura dell’amore, della dazione e della connessione, che è opposta alla forza esistente negli esseri umani, la forza di ricezione.

Dai tempi di Abramo, i due gruppi, Israele e le nazioni del mondo, hanno subito molti sviluppi. Alcuni del campo di Israele hanno lasciato il gruppo per perseguire le loro naturali inclinazioni egoistiche, cioè con un’inclinazione verso le nazioni del mondo, mentre alcuni delle nazioni del mondo hanno sentito di possedere una speciale vicinanza e connessione, che li attira verso Israele. In altre parole, gli Ebrei non sono una nazionalità, ma sono persone che ospitano nel cuore il punto che li associa alla forza positiva della natura, che è opposta alla forza egoistica con cui siamo nati e cresciuti per natura.

La fonte dell’antisemitismo è nel contrasto e nel conflitto tra i due desideri opposti del nostro egoismo innato e il punto del cuore, che può sviluppare la nostra capacità di elevarci al di sopra dell’ego umano.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

 

Chi è una regina di bellezza?

Per la prima volta dal 1950, non ci sarà alcun concorso di bellezza Miss Israele in Israele e Israele non invierà alcuna concorrente al concorso Miss Universo che si terrà negli Stati Uniti a gennaio. Secondo i24 News, la decisione “ha suscitato molte reazioni, alcune di rammarico per la fine dell’evento, altre di gioia. Negli ultimi anni”, continua la notizia, “il concorso è stato criticato perché le donne vengono giudicate solo in base al loro aspetto fisico”.

Sono d’accordo con i critici. Non credo che la lunghezza delle gambe di una donna sia un metro di misura della sua bellezza.  Inoltre, com’è possibile decidere chi sia la donna più bella del mondo quando ogni razza ed etnia ha un suo aspetto caratteristico?  Come possiamo paragonare lo standard di bellezza giapponese con quello europeo, e chi può dire chi sia la più bella?

Per far finta che queste ragazze non siano trattate come oggetti, i giudici pongono alle concorrenti domande sciocche, alle quali nessuno si aspetta che rispondano sinceramente. Se dovessimo credere a loro, penseremmo che tutte le ragazze desiderano la pace nel mondo e che sono tutte profondamente preoccupate per il cambiamento climatico.

Un mio studente mi ha raccontato che il concorso sta perdendo popolarità e ha chiesto la mia  opinione a riguardo.  Ero contento di sentirlo; credo che potrebbe essere indicatore del fatto che stiamo maturando e stiamo iniziando a guardare oltre alle apparenze fisiche. 

È ora di iniziare a cercare la bellezza interiore perché, in fin dei conti, è questo che rende felici le persone. Quando si cerca la bellezza interiore di una donna, si scopre che non è possibile misurarla. Questo vale non solo per le donne, ma per tutte le persone. Quando si cerca la loro bellezza, questa è sempre nascosta.

La bellezza di una persona si evolve nel tempo. È definita dai legami con le altre persone e con l’ambiente. Le persone belle sono persone premurose, che comprendono i dolori e le difficoltà degli altri e vogliono aiutarli a stare meglio.

Questi sentimenti sono un dono, ma possiamo anche svilupparli. Una volta riconosciuto il nostro egocentrismo, possiamo imparare a cambiare.

Non si tratta di un processo che si può intraprendere da soli, ma se noi, come società, decidiamo che ne abbiamo avuto abbastanza della cultura dell’Io! Io! Io! potremmo imparare a pensare di più in termini di Noi! e meno in termini di Io! Questo farà un gran bene a tutti. È certamente un modo migliore di promuovere la pace nel mondo rispetto ai concorsi di bellezza di Miss Universo.

Chi ti ha dato il diritto?

Una volta alla settimana, il regista Semion Vinokur mi intervista nel corso di una trasmissione chiamata Novosti (Notizie). Nel programma, Semion mi rivolge domande sull’attualità e presenta i commenti dei telespettatori. In una trasmissione recente, Semion mi ha posto una domanda pungente da parte di una spettatrice che si riferiva a se stessa (o forse a se stesso) come Lei. Di seguito è riportata la trascrizione tradotta della domanda, con le successive domande di Semion e le mie risposte.

Domanda: Lei ti scrive quanto segue: continuo a sentire nei tuoi videoclip che solo gli Ebrei possono cambiare il mondo. Perché attribuisci una tale responsabilità alla tua nazione? Inoltre, chi ti ha dato il diritto di farlo? Per favore rispondi alla mia domanda e non dirmi che è scritto nella Torah.

Risposta: Perché il metodo per correggere il mondo si trova presso gli Ebrei. Ci è stato consegnato migliaia di anni fa.

Domanda: Vedi, ci stiamo soltanto mettendo in mostra!

Risposta: Possiamo metterci in mostra più di quanto non lo siamo stati nel corso della storia?

Domanda: Sì, ma attira rancore su di noi!

Risposta: Lo capisco, ma è meglio capire che questa è la verità, e che sei odiato proprio per questo. In altre parole, io accetto la loro conclusione e dico: “Sì, avete ragione, il problema è nostro, la colpa è nostra”.

Domanda: Quindi non possiamo scappare da questo?

Risposta: No, no. Ma ucciderci non renderà le cose più semplici nel mondo: è meglio se ascoltiamo e riflettiamo su come possiamo realmente usare questa verità eterna. 

Domanda: Non c’è alcuna prova di ciò che stai dicendo.

Risposta: Se noi, Israele, facciamo ciò che dobbiamo fare, ci saranno le prove.

Domanda: Ma nel frattempo, per molti, si tratta solo di parole. 

Risposta: Certo, ma dall’altro lato, possono dire: “Oh, è per questo che li odiamo, questo significa che abbiamo ragione a odiarli”.

Domanda: Ma cosa succede se una persona non odia gli Ebrei? Molte persone non odiano gli Ebrei, e noi in pratica diciamo loro: “Voi odiate gli Ebrei!”. Facciamo molti filmati di questo tipo con te, e le risposte sono sempre sulla stessa linea: “Eletti? Il popolo eletto? Chi ti ha dato questo diritto? Perché ne sei così sicuro?”

Risposta: Ma sono loro stessi a dirlo, tutta l’umanità! L’umanità ha un atteggiamento speciale nei confronti degli Ebrei, un’opinione speciale, una richiesta speciale. Questa questione ci accompagna da migliaia di anni; è ora di smettere di coprirla e di far finta che non esista.

Domanda: Cosa deve fare un non Ebreo se vuole ascoltare ciò che dici?

Risposta: Dovrebbe semplicemente ascoltare ciò che dico.

Domanda: Anche se non è Ebreo?

Risposta: Non fa alcuna differenza se è Ebreo o meno.

Domanda: Ma stai dicendo che gli Ebrei devono fare qualcosa di specifico!

Risposta: Esatto. Gli Ebrei sanno cosa li distingue e, di conseguenza, rivelano la loro unicità alle nazioni del mondo.  Allora insieme al resto delle nazioni, devono prendersi la responsabilità della trasformazione di tutta l’umanità, della natura, di ogni cosa che esiste.

Domanda: Trasformazione da cosa e in che cosa? 

Risposta: Trasformazione dall’egoismo assoluto dell’umanità, come lo vediamo oggi, al suo opposto, alla connessione.

Domanda: È questo il compito degli Ebrei?

Risposta: È proprio questo che spetta agli Ebrei.

Domanda: E il resto del mondo?

Risposta: Il resto delle nazioni del mondo deve ascoltare ciò che stanno dicendo gli Ebrei, dato che forse loro (gli Ebrei) non hanno tutti i torti, forse proprio questo ci può salvare. 

Domanda: Ma pochissimi Ebrei parlano di connessione e di cambiamento della nostra natura; la maggioranza degli Ebrei non dice nulla del genere.

Risposta: La maggioranza non conosce la propria responsabilità e non comprende il proprio compito; è come tutti gli altri.

Domanda: OK, continueremo a discuterne, come sempre; forse ci ascolteranno, e forse no.

Risposta: Ci ascolteranno, di sicuro.

Domanda: Che cosa ti rende così fiducioso?

Risposta: Ripongo la mia speranza nel fatto che il mondo non cambierà in un attimo. Non passerà istantaneamente a un nuovo stato. Ma alla fine la natura costringerà tutte le nazioni del mondo, e in primo luogo gli Ebrei, a riflettere su cosa significhi veramente correggere il mondo, e a cosa dovremmo arrivare, e prima di tutto gli Ebrei.

Domanda: E’ chiaro, ma non è semplice.

Risposta: Non è semplice, ma il tempo a nostra disposizione sta per scadere.

Per spiegazioni più elaborate sul ruolo del popolo ebraico nel mondo, consultate i miei libri:  Like a Bundle of Reeds: Why unity and mutual guarantee are today’s call of the hour, e The Jewish Choice: Unity or Anti-Semitism, Historical facts on anti-Semitism as a reflection of Jewish social discord.

Credo che Liz Truss sarà un buon Primo Ministro

Il giorno 6 settembre 2022, Mary Elisabetta Truss è stata nominata Primo Ministro del Regno Unito, il terzo Primo Ministro donna in Gran Bretagna. La Camera di commercio Britannica prevede che il paese piomberà in una recessione, l’inflazione ha toccato un picco del 14%, e i prezzi dell’energia sono impazziti. Nonostante tutto ho buone speranze per la Signora Truss. È una donna forte che sa cosa vuole ottenere e come farlo. 

Il Regno Unito ha una storia di donne forti e di successo in posizioni di vertice. La regina Vittoria ha guidato la sua nazione attraverso le turbolenze industriali, politiche ed economiche della seconda metà del XIX secolo e ha trasformato il suo paese in un impero. Anche la Regina Elisabetta, nonostante non abbia avuto lo stesso potere dei monarchi che hanno regnato in epoche precedenti alla democrazia, è ammirata dal suo popolo e dal mondo intero. E poi c’è Margaret Thatcher, il primo Primo Ministro donna, che è stata in carica per quasi dodici anni consecutivi ed è diventata nota come la “Lady di ferro” per le sue politiche intransigenti e il suo stile di governo. Credo che anche Truss renderà il suo mandato memorabile, e per giuste ragioni.

Per quanto riguarda Israele, penso che sarà un ottimo primo ministro per Israele, forse anche meglio di Boris Johnson. Israele farà bene a rafforzare i suoi legami con il Regno Unito mentre Truss è in carica. Se sia il Regno Unito che gli Stati Uniti sosterranno Israele, avremo una forza potente a nostro favore.

Allo stesso tempo, come dico sempre, gli Ebrei non dovrebbero affidarsi a leader esteri per cercare sostegno. Essi possono sostenersi da soli, se veramente lo vogliono, in quanto il loro successo dipende esclusivamente dal livello di solidarietà che sono in grado di sviluppare. Se gli Ebrei fossero uniti, l’opposizione all’esistenza dello Stato di Israele e agli Ebrei nel mondo si dissolverebbe da sola.

Pertanto, ritengo che se da un lato è ottimo che Truss abbia promesso di prendere in considerazione lo spostamento dell’ambasciata britannica a Gerusalemme, ed è ancora meglio che abbia giurato di inasprire le regole anti-BDS della Gran Bretagna, dall’altro sarebbe opportuno che incoraggiasse gli Ebrei a unirsi tra di loro. Questa è la nostra unica arma e, in fin dei conti, l’unica cosa su cui dovremmo fare affidamento.

Didascalia foto:
Il nuovo Primo Ministro britannico Liz Truss parla dopo il suo arrivo a Downing Street a Londra, Gran Bretagna, 6 settembre 2022. REUTERS/Kevin Coombs