È finito l’esilio del popolo di Israele o è stato solo un sogno?

Fisicamente abitiamo la terra di Israele, tornati dopo due millenni, ma spiritualmente permane un senso di assenza. L’esilio, uno stato in cui non sentiamo la presenza della forza superiore dell’amore e della dazione, ci rende privi di una sicurezza completa o di un percorso chiaro; oscura sia il nostro cammino che la nostra destinazione.

Nel suo articolo “Cosa significa, ‘Quando Israele è in esilio, la Shechina è con loro’, nel lavoro?”, il Kabalista Baruch Ashlag (Rabash) inizia con un estratto dalla Megillah che descrive il profondo amore del Creatore per Israele, simile a quello di un re per il suo  unico figlio che sbaglia nei suoi confronti. Nonostante le passate trasgressioni, il re, anziché cacciare il figlio, sceglie di andare in esilio insieme a lui,  a testimonianza di un’assoluta complicità:

“Vieni e vedi quanto è amorevole il Creatore di Israele; ovunque siano esiliati, la Shechina [Divinità] è con loro, come è stato detto: ‘E il Signore tuo Dio tornò dalla tua schiavitù. Non ha detto ‘tornerà’, ma ‘tornò’, mostrando che il Creatore torna con loro dagli esili”.

Sentire il vuoto lasciato dalla forza superiore tra noi forma paradossalmente la nostra connessione con quella forza. È scritto che il Creatore, la forza superiore dell’amore e della dazione, scende in esilio con noi. Quando percepiamo l’assenza di questa forza, significa che essa è già presente, cioè ci rende consapevoli della sua non esistenza nel nostro stato attuale. In realtà non si allontana mai veramente o cambia la sua posizione nei nostri confronti ma siamo noi stessi a oscillare, allontanandoci sempre più o avvicinandoci.

L’esilio ci sovrasta quando lasciamo che la nostra natura egocentrica gestisca la nostra  vita, ossia quando ci immergiamo in una cultura di competizione spietata, che rispetta la ricchezza e lo stile di vita materialistico e che in più ci divide in fazioni nutrendo disprezzo l’uno per l’altro. Queste qualità sono in netto contrasto con quelle della forza superiore, l’amore e la dazione, e in definitiva operano per farci sentire esiliati da uno stato armonioso caratterizzato da atteggiamenti di amore e dazione in tutte le nostre relazioni e dall’avvicinarci al fine di raggiungere tale stato

Coloro che sentono le proprie vite in questo esilio possono prima trovare conforto nel fatto di aver valutato correttamente il loro stato, mentre allo stesso tempo provano il dolore della separazione. Queste emozioni contrastanti hanno il potenziale per spingere le diverse parti della nostra nazione a unirsi e a stabilire, attraverso la nostra unità, un legame con il Creatore. Ci danno la forza di prenderci cura del nostro popolo come dei genitori, coltivando i legami che ci uniscono e permettendo la nostra uscita collettiva dall’esilio.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

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