Che cos’è più importante, il lavoro o la preghiera?

C’è una parabola che racconta di un pescatore che stava trasportando un passeggero in barca. Il passeggero esortava il pescatore: “Sbrigati, sono in ritardo per il lavoro!”. Allora l’uomo notò che su uno dei suoi remi c’era scritto “prega”, mentre sull’altro c’era scritto “lavora”. Incuriosito, chiese: “A cosa serve?”.

“Per ricordarci”, rispose il pescatore, “di non dimenticare l’importanza della preghiera e del lavoro”.

“È chiaro a tutti che il lavoro è necessario, ma la preghiera sembra inutile. Perché perdere tempo a pregare?”, insistette l’uomo.

“Può sembrare inutile, ma non lo è”, rispose con calma il pescatore. Poi tirò fuori il remo con la parola “prega” e iniziò a remare con un solo remo. Il risultato fu che la barca girava in tondo.

Questa parabola ci mostra che non tutto dipende da noi e che c’è sempre spazio per la preghiera. Allo stesso tempo, se il pescatore avesse tirato fuori il remo con la scritta “lavoro”, anche la barca avrebbe girato al suo posto. Senza lavoro, non c’è progresso. Pregare da soli non basta.

Soprattutto, dovremmo agire in accordo con lo sviluppo della natura e dell’umanità. Avanzare secondo le leggi della natura significa fare tutto ciò che è in nostro potere e lasciare il resto al Bore. In ebraico si dice “HaShem Igmor BeAdi”, cioè “il Creatore finirà per me”. Cioè, noi facciamo tutto quello che possiamo, e il Bore completa il resto per noi.

Questo non significa solo pregare il Bore quando ci troviamo in un vicolo cieco o in una terribile sofferenza. Significa accettare il Bore come la forza della natura che determina ogni cosa e cercare di assomigliare a questa forza.

È un movimento costante: ci sforziamo, ma sappiamo che il Bore finirà il lavoro per noi. Possiamo quindi avanzare correttamente, cioè in modo da avvicinarci al Bore. Avanziamo usando entrambi i remi e pregando che si completino a vicenda.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

 

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