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“Nutriti” dagli insegnamenti di Baal HaSulam e Rabash

Domanda: Cosa ha aggiunto Baal HaSulam alla correzione delle anime iniziata dall’ ARI ?

Risposta: L’ARI stesso non scrisse niente. Il suo studente Marchu (Chaim Vital) scrisse tutto ed i suoi appunti sono stati pubblicati nel corso di tre generazioni dopo la morte dell’ARI.

Baal HaSulam ha spiegato e organizzato tutti gli insegnamenti dell’ARI. Prima di lui, gli insegnamenti dell’ARI non erano ordinati, per cui era impossibile studiarli. Ed è per questo che molte persone che iniziarono a studiare gli insegnamenti dell’ARI gli abbandonarono ed iniziarono a studiare i lavori del Ramak.

Anche io ho studiato il Ramak prima di scoprire Baal HaSulam, ed ho incontrato molte persone che studiavano il Ramak e non l’ARI perché tutto è chiaro ed ordinato nei libri del Ramak. Mentre dall’altra parte, i lavori dell’ARI non erano ordinati. Baal HaSulam li ha ordinati, dettagliati, spiegati, ed ha dato loro una forma: tre linee, la Seconda e Terza Restrizione, il Creatore e la creazione, la definizione delle parole, Sefirot, Parzufim, NRNHY, KHB, ZON, ha creato una compilazione di grafici dei Mondi Superiori – Il libro di HaElan.

Anche se ci sono alcune parti mancanti che lui avrebbe potuto mettere in ordine, (come Adam HaRishon e i mondi impuri di BYA), apparentemente lui non ha voluto lavorare su questo. Senza Baal HaSulam, noi non avremmo gli insegnamenti dell’ARI e sarebbe impossibile comprenderlo.

Quando adesso leggi altri Kabbalisti, tu li puoi comprendere perché sei abituato ai lavori di Baal HaSulam. Senza di lui, saresti confuso. Non importa quali testi guardi, se i libri di Hassidut. Il Ramak, Agra, o altri, tu sarai capace di comprenderli soltanto perché hai studiato Baal HaSulam.

Addirittura, senza gli articoli di Rabash, non saremmo capaci di capire cosa è richiesto da noi e qual’è il lavoro del Creatore. Senza questi due Kabbalisti, Baal HaSulam e Rabash, che si sono integrati uno con l’altro, non avremmo l’approccio corretto al metodo della correzione.

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Non guardare indietro

Una domanda che ho ricevuto: Tu ci ammonisci sempre di non guardare indietro, come la moglie di Lot che guardò indietro verso Sodoma e diventò una statua di sale. Quindi, vuoi dire che quando noi siamo molto ispirati dopo un congresso o un’attività di divulgazione, non dovremmo pensarci, ma guardare avanti al prossimo grado?

La mia risposta: Non guardare indietro significa non desiderare di essere negli stati in cui eravamo prima. Tuttavia, ciò non significa che un uomo dovrebbe chiudere con il passato, comportarsi come se non esistesse. Dovremmo imparare dal passato per migliorare il nostro stato di domani, così un uomo dovrebbe desiderare di essere nello stato di domani piuttosto che in quello di ieri. Questo è il significato di “non guardare indietro”.

Ad ogni modo, questo non ha niente a che fare con Sodoma.
Sodoma è quando una persona desidera fortemente ritornare al precedente livello, che è già stato rivelato come uno stato fallace. Non possiamo ritornarci più. Se ho deciso che il mio precedente stato era imperfetto e inadatto alla correzione, all’avanzamento verso l’obbiettivo, alla dazione, allora non ho scelta – ho bisogno di separarmene per andare avanti.

Ci sono degli uomini che guardano indietro; essi desiderano rimanere negli stati del passato, essere “piccoli”. Poiché questa situazione va contro lo sviluppo, ci è proibito di agire in questo modo. Invece, dobbiamo sempre cercare di muoverci verso il futuro.

Il mezzo per farlo è il gruppo. Se provo a sintonizzarmi con il gruppo anche di poco, riceverò sempre il mio stato futuro da esso, indipendentemente dallo stato in cui il gruppo oppure io mi trovo. Perciò, abbiamo sempre l’opportunità di andare avanti invece che di tornare indietro.

Lezione quotidiana di Kabbalah – 28.09.2010

Scritti di Rabash, Shlavei ha Sulam, Art. 19
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Dal Libro dello Zohar: Capitolo “VaYechi”(E Giacobbe visse nella terra d’Egitto) Punto 451, Lez. 26
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Rav Yehuda Ashlag: Talmud Eser Sefirot, Volume 6, Punto 105
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Rav Yehuda Ashlag: “L’ Amore per il Creatore e Amore per gli Esseri Creati ”, Lezione 2
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La linea di mezzo è l’anima

Lo Zohar. Capitolo, VaYeji (Giacobbe visse), Articolo 119) “Il Signore volle solo i tuoi padri”. “I tuoi padri”, in realtà sono tre: Abramo, Isacco e Giacobbe. Scrive “solo”, realmente solo, poiché non ce ne sono di più di questi tre e da loro, tutti gli altri si espandono e si afferrano, cioè tutti i gradi di BYA. Loro si elevano da MAN a ZoN, per coronare il Nome, per estendere nuovi Mochin alla Nukva, che si chiama “Nome”.

Lo Zohar ci conduce sempre alla linea di mezzo in tutti gli stati. Questa è la sua missione: mostrarci costantemente come possiamo organizzare le due linee che riceviamo dall’Alto, dal Creatore, che sono la forza della dazione e la forza della ricezione. Lo Zohar ci insegna a costruire la nostra realtà con esse, affinché ci troviamo al di sopra della forza della dazione e della ricezione. Ci eleviamo al di sopra di esse e le riceviamo nella misura in cui abbiamo la capacità di includerle una dentro l’altra. La loro combinazione mutua costruisce la linea di mezzo dentro di noi.

La linea di mezzo si costruisce con la somma delle due linee, usando il meglio di ambedue. La linea di mezzo si forma quando la linea sinistra si include in quella di destra e la linea di destra nella linea di sinistra ed allora si prende quello che ambedue condividono, le loro combinazioni mutue di ambo i lati (Malchut in Binà e Binà in Malchut). Così si forma la linea di mezzo.

Questo è il principio fondamentale e lo stesso succede con l’anima. L’anima non esiste a meno che non la costruiamo. A prescindere da che si chiami “una parte del Creatore in Alto”, di fatto questa parte non proviene dal Creatore, a meno che non la costruiamo attraverso la connessione tra noi. Questo vaso spirituale (il Kli) non esiste. Noi lo costruiamo sotto forma di una rete di connessione tra noi.

Lo stesso succede con la linea di mezzo perché è l’anima. La linea destra e la sinistra, la dazione e la ricezione arrivano a noi. Sono due forze della natura. Quando le combino in maniera corretta, allora la linea di mezzo o l’anima si forma a partire da esse.

Nelle nostre relazioni lavoriamo con le forze di dazione e ricezione. Prendendo come base la nostra ricezione, costruiamo la forma della dazione e così raggiungiamo l’anima, creando la linea di mezzo tra noi. Non c’è realtà a parte quella che costruiamo tra noi. Tutto si rivela lì, in quella realtà.

Lo Zohar ci porta la linea di mezzo dall’alto. Leggendolo, dobbiamo cercare di includerci in questa linea. Allora ci sintonizziamo con la stessa onda attraverso la quale ci arriva la Luce e ci riporta alla Fonte, il Creatore.

(Dalla seconda parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 30 Agosto 2010 sullo Zohar).

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