Lo Zohar, capitolo “Va Yetze (E Giacobbe usci), punto 51: …risulta che lei è come uno specchio lucidato, riguardando il non far vedere la sua propria forma, ma solo con la forma degli altri, quelli che l’hanno vista o quelli che stanno davanti a lei”. Somiglia a uno specchio anche perché tutta la caratteristica del vetro dello specchio si trova nel colore scuro della sua parte posteriore. Riflette i raggi del sole, dato che se fosse trasparente non si potrebbero vedere delle forme in esso. Cosi è Nukva – tutta la sua forza è nel suo Masach che trattiene la luce da splendere da lei verso il basso. Senza il Masach non ci sarebbe stata per niente la luce in lei.
Noi leggiamo Lo Zohar ma non lo comprendiamo; lo leggiamo ma non sentiamo niente. Finalmente dobbiamo arrivare allo stato nel quale la domanda “A cosa serve tutto questo?” ci porterà alla disperazione, disillusione, ad una esplosione interiore, alla comprensione del fatto che non abbiamo che la scelta di unirci, ed in questa unità interiore rivelare quello di cui parla Lo Zohar.
Non esiste un altro metodo, un altro percorso. Dobbiamo superare questa barriera. Ci sono molti ostacoli nel nostro cammino: pigrizia, mancanza di comprensione, e la mente protesta per questa sua impossibilità di comprendere. Tuttavia, non importa. Abbiamo solamente bisogno della persistenza che ci porterà ad uno stato di disperazione e comprensione di non avere altra scelta. Dobbiamo rivelare che Lo Zohar parla precisamente della nostra unità. Che quello che descrive Lo Zohar si rivela unicamente nell’unità tra di noi.
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Nel nostro mondo nasciamo e cresciamo insieme agli adulti che ci amano. Non capiamo cosa esigono, ma li prendiamo da esempi. Imitiamo tutte le loro azioni e le parole senza capire il loro significato; la comprensione viene dopo. Questa è regolata dalla natura. Impariamo dalla partecipazione più che dalle nostre menti.
Questo è il mezzo più naturale che ci permette di apprendere riguardo al mondo nel quale esistiamo ed è anche così che entriamo nel mondo spirituale. Lo stesso sistema è preparato per noi: abbiamo un “padre ed una madre” spirituali che ci introducono al testo del Libro dello Zohar. Anche quando non capiamo quello che leggiamo, la sola lettura, insieme al desiderio di capire e all’aspirazione di crescere spiritualmente, ci fa evolvere come i bambini e cominciamo gradualmente a percepire il testo. Tutti i nomi ed i titoli che non capiamo al principio, diventano gradualmente più chiari. Cominciamo a capire il linguaggio del mondo spirituale alla stessa maniera in cui apprendiamo il linguaggio corporale dalle nostre madri.
Per tanto è necessario sapere che “non impara il più intelligente” né consegue il mondo spirituale, lo fanno invece quelli che rifiutano intensamente di lasciare il Libro dello Zohar e hanno l’intenzione di riprenderlo una volta e poi un’altra, in maniera da capire e rivelare ciò che il libro sta cercando di dire.
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