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Lezione quotidiana di Kabbalah – 22.04.2011

LEZIONE PER LE DONNE – Scritti di Rabash, Shlavey HaSulam, Articolo 13 “Vieni al Faraone – 2”
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La prima innovazione

Scritti del Rabash, “la prima innovazione”: Tutte le innovazioni cominciano solo dopo che la persona esce dall’amor proprio. Pertanto, la Torà non può essere insegnata agli idolatri. Quando una persona è in Egitto, non può essere israeliana perché è schiava del Faraone, il re dell’Egitto. E mentre è schiava del Faraone, non può essere schiava del Creatore.

È scritto riguardo a questo, “I figli di Israele sono per Me”, loro sono Miei schiavi e non schiavi degli schiavi. Quando una persona serve se stessa, non può essere schiava del Creatore, perché è impossibile servire due re allo stesso tempo. Solo dopo che una persona esce dall’Egitto, cioè dall’egoismo, può essere servo del Creatore ed allora può ricevere la Torà. Da questo si deduce che la prima innovazione è l’uscita dall’Egitto.

La persona che si trova dentro il suo desiderio egoista è chiamata un “non Giudeo”. La persona che si eleva al di sopra del suo desiderio egoista, cioè che viene dall’Egitto, è chiamata un “Giudeo” (Iehudì) perché lei raggiunge l’unità (Ichud) con la Luce, il Creatore.

È possibile studiare la Torà, ovvero le forme della dazione, solo ascendendo, uscendo dall’Egitto. Per questo è scritto che la Torà non può essere insegnata agli idolatri, dove “non può” significa “è impossibile”. È così perché, mentre resti nel desiderio egoista, non capisci niente della spiritualità e non hai la minima possibilità di raggiungerla. Nei tuoi desideri e pensieri non puoi aggrapparti al finale di nessun tema che si estenda dal mondo spirituale.

Hai bisogno di mezzi ausiliari e solo per mezzo del loro uso corretto raggiungerai ciò che desideri. Pertanto, tutte le innovazioni ed i cambiamenti spirituali sono possibili solo dopo l’uscita dall’Egitto, cioè dall’egoismo. Fino ad allora, è impossibile capire qualcosa; fino ad allora siamo nell’oscurità totale e possiamo solo avanzare con gli occhi chiusi o seguendo le indicazioni dei kabbalisti.

Questo è tutto quello che ci resta, ovvero capire quanto opposto sia il nostro mondo a quello spirituale. Per uscire dall’oscurità verso la Luce, non ci aiuterà fare un giro di 180 gradi. È così perché la nostra oscurità è l’oscurità dell’Egitto, la quale non ha una direzione verso la Luce. Solo gradualmente, facendo le azioni corrette, possiamo arrivare al desiderio corretto. A prescindere dal fatto che questo sia egoista, tuttavia, in virtù dell’influenza della Luce, possiamo uscire dall’Egitto con l’intenzione altruista di Lishmà.

Questo ci parla di stati che sono assolutamente divisi tra loro. La persona che si trova nel mondo inferiore, cioè nello stato egoista, nell’intenzione “per il bene della ricezione”, è incapace di comprendere i piani e le azioni di coloro che sono mossi dalla dazione. Una non ha nessun contatto con l’altra, sono programmi totalmente differenti che non si incontrano in nessun modo.

In relazione al mondo spirituale, il nostro mondo non esiste. Questo si esprime solo nell’immaginazione della persona come una realtà precedente, immaginaria, necessaria per entrare nella realtà spirituale, che è l’unica che esiste. Tutto quello che vediamo ed immaginiamo qui è simile alle visioni di una persona che è in stato di incoscienza.

Pertanto, tutte le innovazioni, le realizzazioni ed i veri calcoli, cominciano con l’uscita dall’Egitto.
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(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 12.04.2011, Scritti del Rabash)

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TES: Diario personale di un Kabbalista

Domanda: Se la chiave è attrarre la Luce su di noi, perché discutiamo così a fondo la struttura dei mondi descritti nel TES (Studio delle Dieci Sefirot) durante la lezione?

Risposta: Il nostro scopo non è di parlare della struttura dei mondi nei dettagli, ma semplicemente cercare di captare alcuni dettagli per utilizzare quello di cui ci parlano i kabbalisti; però, quando studiamo il TES, come qualsiasi altra fonte, in primo luogo dobbiamo pensare all’anima, perché è lì che risiedono tutti questi elementi dei quali leggo e dove avvengono tutti i fenomeni.

I kabbalisti, che hanno rivelato dentro di loro l’attributo della dazione, riconoscono quali azioni possono realizzare dentro di loro e ne scrivono a riguardo. Oltre a questo, non c’è niente. O siamo in una realtà immaginaria di questo mondo, la quale in realtà non esiste e dopo si dissolve e viviamo in essa come in un sogno, o realizziamo l’autentica realtà della dazione, la realtà del Creatore.

Dopotutto, non c’è “nessuno tranne Lui” e se qualcosa esiste davvero è soltanto lì. Il TES descrive in che maniera si rivela a noi questa realtà autentica all’interno dei nostri desideri.

Come kabbalista, posso descrivere fino a che punto entrerò in questa realtà e descriverò che in effetti essa opera in me, che mi connetterò e comincerò anche ad identificarmi con essa; gli altri cabalisti fanno lo stesso. In altre parole, tutti scriviamo della stessa unione con la eterna Luce superiore e di quello che troveremo in essa dal nostro punto nero della creazione, il “punto dell’assenza”.

Quando mi metto in contatto con la Luce ed ottengo l’equivalenza con essa, sento in che modo cominciano ad avvenire al mio interno diversi fenomeni, che si vestono in me dall’Alto verso il basso (la Luce di Chokhmà) o la estesa saggezza (la Luce di Hassadim). Questi fenomeni producono diverse sensazioni in me ed io le descrivo, dopo aver ricevuto l’opportunità di esprimerli con parole e suoni.

Però tutte le impressioni che abbiamo, derivano dall’incontro di questo punto nero con la Luce, nel quale il primo diventa simile all’ultima. Questa è l’essenza della saggezza della Kabbalah: trovare la Luce nel punto nero della creazione.
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(Dalla 3° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 12.04.2011, Talmud Eser Sefirot)

Lezione quotidiana di Kabbalah – 22.04.2011

Scritti di Rabash, Dargot haSulam, Articolo 924
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Zohar per tutti: Pesach BeShalach (Quando Faraone lasciò andare il Popolo), Articolo “Lei è come le navi mercantili),Punto 141
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Scritti dell’ ARI, Shaar HaKavanot
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Scritti di Rabash, Shlavey HaSulam, Articolo 19 “Vieni al Faraone – 1”
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Lezione virtuale – Nozioni di base di Kabbalah – 21.04.2011

Lezione virtuale – Nozioni di base di Kabbalah
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Questo non è ancora la Torà

Domanda: In uno degli articoli in Dargot HaSulam (I Gradini della Scala), Rabash scrive che è proibito insegnare ai gentili, cioè agli egoisti, la Torà. Che cosa stiamo facendo qui allora?

Risposta: “Proibito” nella Kabbalah significa impossibile. Sarebbe come dire che gli egoisti non devono ottenere la Luce Superiore. Cerca di rompere questa legge e vediamo cosa succede.

Stiamo parlando di leggi della natura, e la natura non impone divieti su di niente. Ma se vai contro di lei, sarai punito. “Proibizione” significa inabilità. Se i Kabbalisti scrivono “no” significa che sei incapace di farlo.

Gli egoisti non possono apprendere la Torà, o detto in altre parole, non possono studiare la Torà perché in principio un egoista è incapace di farlo. Non ha i mezzi per farlo, nessuno strumento. Dopotutto è un gentile e adora il proprio ego che non gli permetterà stabilire nessuna connessione con le Luci.

La Torà, o la saggezza della Kabbalah, è il metodo che collega i vasi e le Luci. Ma se non hai le prime, non puoi trovare le seconde. E pertanto non potrai apprendere la Torà poiché la Torà è il passo delle Luci che si spandono dentro i desideri in base alla legge dell’equivalenza della forma.

Continuazione della domanda: Allora cosa facciamo durante le lezioni?

Risposta: Ci muoviamo verso questo. Impieghiamo la Torà come la Luce che Riforma; la usiamo come se fosse in lontananza.

Ad un livello spirituale più alto ci sono Luci e vasi ed io sono separato da loro. Ma io desidero essere in quel gradino e in base al grado della mia motivazione, attiro da questo una piccola illuminazione che mi prepara per un’ascesa.

Cosi uso la Torà come la Luce Circostante ma non la Luce in tutto il senso della parola. Ancora non studio la Torà in questa maniera. Lo studio reale è l’espansione delle Luci nei vasi riformati (desideri), l’interazione tra la Luce e il desiderio per mezzo dello schermo. Questo è la Torà.

Il mio “io” spirituale è il recettore che è riformato dall’intenzione di donare ed è capace di ricevere la Luce. Desiderando ottenere questo, leggiamo testi Kabbalistici, aneliamo con tutte le nostre forze e lavoriamo nel gruppo per esprimere in qualche modo il nostro desiderio diretto alla dazione.

Ma arriva una risposta solamente nella forma della Luce Circostante. Non so nemmeno cosa sia, ma una volta dopo l’altra sento dei cambiamenti dentro di me: un poco più di comprensione, un po’ di sensazione. Ancora non è la Torà. La Torà è qualcosa di concreto: il desiderio, lo schermo, e la connessione tra di loro, quello che porta alla rivelazione del Creatore, o la Luce nel vaso.

Ma perfino cosi, anche adesso stiamo usando la forza della Torà. Questo è descritto come: “Ho creato l’inclinazione al male ed ho creato la Torà come spezia, poiché la Luce in questa Riforma”.
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(Dalla prima parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 12.04.2011, Scritti del Rabash)

Vuoi navigare nella rete? Prima compra un computer

Domanda: Le mie sensazioni e stati spirituali si riflettono nella realtà che vedo intorno a me. Questo significa che posso giudicare l’interiorità in base all’esteriorità?

Risposta: Assolutamente no! È detto: “ Il mondo vive secondo un piano”. Nel mondo corporale attraverso diversi stati e relazioni, alcuni sono più piacevoli degli altri, ma non posso mettergli delle “etichette spirituali”.

Devo afferrarmi allo scopo spirituale sopra tutte le sensazioni del mondo materiale. Perfino se il Creatore mi fa qualcosa di orribile, anche così io devo rimanere afferrato. Non ho coscienza di quello che mi sta accadendo. Sono intrecciato con altre anime, eventi e stati dei quali non ho idea.

Mi manca ancora la sensazione di tutto il sistema che mi permette di investigare questi temi. È sciocco da parte mia pensare che io possa creare una connessione tra la spiritualità e il corporeo. Non sono esperto in nessuna di queste cose.

Nessuno strumento d’investigazione è disponibile per me in questo momento: non possiedo l’ intelletto, la sensibilità o l’acutezza. Non posso osservare il sistema superiore (mondo), il sistema inferiore (mondo), ne posso creare una connessione tra di loro. È ancora molto lontano da me. Non lo capisco nemmeno nel primo livello spirituale. Non lo posso capire ancora perché è basato nell’annullamento del proprio ego. Sono incapace di chiarire questo dato che non ho ancora, questo desiderio, perfino se desidero essere incluso nel sistema superiore.

Che cosa ho oltre l’egoismo? C’è qualcos’altro che io debba raggiungere oltre la dazione? Per questo devo annullare il mio proprio ego e dirigere il lavoro interiore nel gruppo con i miei amici. Costruiamo la nostra unità interiore per ottenere una forza comune che esiste fuori ognuno di noi e che ci appartiene a tutti.

Perché fantastico sulla spiritualità e l’essenza occulta di una malattia, di problemi familiari o finanziari, o di un conflitto con il mio capo? È sciocco! Ancora non sono pronto per questo tipo di calcoli.

Un computer nuovo è soltanto un pezzo di metallo finché non gli installo il sistema operativo, lo metto in azione, scorro i programmi e inserisco i dati. Soltanto quando avrò dimestichezza con il software sarò capace di iniziare a lavorarci.

Finché non abbiamo i Kelim (computer)! E non parliamo del software! Per questo non possiamo capire l’interiorità osservando l’esteriorità.
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(Dalla prima parte della lezione quotidiana di Kabbalah 11.04.2011, scritti di Rabash)

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Scritti dell’ ARI, Shaar HaKavanot
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Scritti di Rabash, Dargot haSulam, Articolo 930
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Ci siamo riuniti qui….

Scritti di Rabash, 1984, “Lo scopo della società”: Ci siamo riuniti qui per stabilire una società per tutti quelli che desiderano seguire il cammino e il metodo di Baal HaSulam, il cammino attraverso il quale ascendiamo i livelli dell’uomo, per non rimanere come una bestia…Ed è per questo che ci riuniamo qui, per stabilire una società dove ognuno di noi segue lo spirito di dazione verso il Creatore.

Cos’è lo “spirito di dazione verso il Creatore”? Tutti si confondono con questi termini. E in genere Rabash scrisse i suoi articoli in un linguaggio al quale non siamo abituati. Dobbiamo scrivere ancora queste parole per renderle chiare. “Donare al Creatore” significa svegliare la forza generale della natura (perché Creatore è natura) e acquisire la forza di dazione in somiglianza alla natura, in uguaglianza della forma.

Baal HaSulam ci da un esempio con un ospite e un’ anfitrione. Io posso rivelare la dazione dell’anfitrione fino al grado in cui io desideri donare a lui. Ma, come posso desiderare questo? Dopo tutto è invisibile agli occhi e non lo rivelerò finché io rivelo il mio desiderio interiore di donare a lui.

Io posso rivelarlo solamente all’interno dell’aspirazione per lui. Con il mio desiderio di donare, raggiungendo l’equivalenza della forma o lo stesso “stile” dell’anfitrione, io rimuovo l’occultamento e “apro il velo”.

Per fare questo mi è stata donata la società, il gruppo, dove posso praticare la dazione. Allora, nello stesso luogo, tra gli amici, scopro l’anfitrione, il Creatore, e continuo a donare a Lui, attraverso il gruppo e insieme al gruppo. È in questa maniera che Lo riveleremo.

Questo è il nostro lavoro: Vogliamo unirci tra di noi per rivelare la forza generale della natura, la forza di dazione che è dentro di noi, nel gruppo. Li, all’interno, si rivela a noi e li scopriamo il mondo spirituale che consta di cinque livelli o di cinque mondi. Li scopriamo Parzufim, livelli, Sefirot, e tant’altro.

(Dalla quinta lezione del Congresso WE! lo scopo del gruppo)

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I rappresentanti del mondo superiore

Oggigiorno abbiamo tutte le possibilità di progredire spiritualmente e di far circolare la saggezza della Kabbalah in tutto il mondo. Unificandoci nel nostro gruppo in tutto il mondo, attraverso la connessione delle nostre scintille spirituali, “i punti nei cuori”, agiamo come rappresentanti del sistema superiore, spirituale nel nostro mondo. Inoltre, facciamo circolare la saggezza della Kabbalah insieme. Non abbiamo bisogno d’altro.

Ci troviamo nella cima di una piramide dello sviluppo dell’umanità. In base alla misura nella quale ci uniamo, questa influenzerà il mondo intero. Dobbiamo anche portare tutto il mondo più vicino a noi.

Tuttavia, non dobbiamo pensare che tutto il mondo debba studiare la Kabbalah, o che tutte le persone siano destinate a comprendere quello che essa sia. No, assolutamente! Questo è simile a un corpo umano, del quale il 99% è composto di materia governata dal cervello. Intanto, il cervello è il popolo che lotta per la spiritualità.

Il resto accetterà questa struttura del mondo, questa coscienza gli dominerà, e loro si avvicineranno a noi. Ma, nella stessa maniera nella quale nel mondo attuale la maggior parte delle persone vive una vita normale e non hanno bisogno di grandi conquiste, cosi in futuro il resto delle persone parteciperanno passivamente nel processo spirituale.
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(Dalla prima lezione del Congresso WE! 01.04.2011)

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