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Lezione introduttiva: “Sentimento Spirituale” – 26.04.2011

Kabbalah per il Popolo, Lezione introduttiva “Sentimento Spirituale”
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Alleati nella guerra contro il Faraone

Dr. Michael LaitmanI Kabbalisti ci avvertono di non filosofare, (dato che la nostra mente egoista può solamente fermarci), ma piuttosto di fare più sforzi pratici.) Chiaramente, i miei pensieri e desideri mi manterranno nel mio egoismo, ma attraverso le mie azioni io donerò. E va bene se io sto donando perché mi aspetto di ricevere qualcosa per me, perché altrimenti non donerei in assoluto.

Ma se io eseguirò le azioni raccomandate dai Kabbalisti, esiste già un elemento spirituale in questo. A questo punto non si tratta solamente del mio beneficio personale, ma mi può dare un risultato spirituale su quale io non posso pensare direttamente. Funziona tutto in maniera indiretta.

In altre parole, avanziamo indirettamente. E mediante ogni azione che compiamo, creiamo magnifiche città per il nostro egoismo, che diverranno delle povere città per Israele (“Yashar Kel”, quelli che aspirano diritto verso il Creatore).

E qui si nasconde un ostacolo addizionale. Se io ho lavorato per il Faraone creando città per lui, ma allo stesso tempo avessi potuto vedere parallelamente, come un “sottoprodotto” del mio lavoro egoista, che sto guadagnando proprietà di dazione, fede, amore, unità e adesione, allora sarebbe grandioso e chiaro! Saprei che aspettando una ricompensa egoista io acquisirei gradualmente i desideri di dazione.

Ma non funziona cosi. Non soltanto non acquisisco desideri di dazione, ma scopro che ho perso doppiamente! Nel mio ego mi accorgo di aver guadagnato grandiose città; io non le volevo, ma non avevo scelta. Ma per Israele che è dentro di me ho perso ben due volte: invece di progredire, ho ricevuto delle povere città.

Se accanto alle belle città per il Faraone noi costruissimo delle belle città anche per Israele, se spuntasse fuori lì un “affare” spirituale, sarebbe molto buono. Ma non c’è niente! Io vedo che il mio ego, il mio Faraone ha vinto, mentre la mi lotta verso il Creatore ha perso e mi ha allontanato ancora più da Lui.

E allora mi confondo e inizio a preoccuparmi. Cos’è questo percorso dopo tutto? Cosa mi avvicinerà di più alla dazione? E qui si trova l’ostacolo che può bloccare una persona nel proprio percorso poiché da questo punto in avanti la persona deve muoversi verso la richiesta, un urlo di protesta personale al Creatore. Lui lo capirà da se, non può lottare contro il Faraone e condurre se stesso fuori dalla schiavitù e ci deve essere una terza forza.

Prima d’ora non aveva sentito il bisogno del Creatore, per cui se ne dimenticava. Pensava che fosse una sorta di forza accompagnatrice addizionale che si rivela alla fine del percorso. Non lo vedeva come una cosa necessaria. Anche vedendo la storia di Mosè, noi possiamo notare che è il Creatore stesso che gli dice: “Andiamo dal Faraone”; il Creatore Stesso appare davanti a Mosè come un cespuglio ardente.

Questo significa che l’uomo incontra ancora dei grossi ostacoli che non gli permettono di connettersi con il Creatore e appellarsi a Lui in modo di poter lavorare assieme, come compagni, contro il Faraone.
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(Dalla prima parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 12.04.2011, Shamati 86).

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L’Egitto è tra di noi

Domanda: Cosa possiamo ottenere da tutto questo processo di esodo dall’Egitto nei termini del nostro lavoro interiore quotidiano?

Risposta: Abbiamo bisogno di aspirare ad una sola cosa: all’unità nel gruppo. Il gruppo è una mini umanità. Non possiamo agire immediatamente su scala globale, sulle masse dell’umanità, ma nel gruppo possiamo risolvere tutti i principi della connessione umana.

Lì riveleremo tutti gli stati: “la discesa in Egitto”, “l’immersione in Egitto” e “l’esodo dall’Egitto”. Sentiremo l’odio verso il Faraone (il nostro ego), i colpi che riceviamo da lui e la valutazione della nostra natura.

Tutto questo viene valutato in un solo luogo: nella mia relazione con gli amici. Ho bisogno del gruppo, dei miei “amici”, perché non posso riuscire ad amare tutto il mondo. Per me, il gruppo rappresenta tutta l’umanità e nel gruppo posso lavorare con tutte le mie qualità interiori.

Ogni volta che cerco di unirmi agli amici, scopro la rottura all’interno, l’odio e la repulsione per gli altri e realizzo nuove valutazioni interiori. Potrebbe essere che queste valutazioni appartengano ancora al lavoro “in Egitto” o anche essere “precedenti” ad esso. Non importa niente di tutto questo.

Non possiamo ancora distinguere chiaramente queste fasi. In generale, non possiamo vedere niente con chiarezza fin quando non usciamo dall’Egitto. Solo dopo possiamo cominciare a capire cos’è esattamente quello che abbiamo attraversato. Dopotutto, questo lavoro viene fatto nell’oscurità, sotto il governo del desiderio egoista, quando cerco di esistere in qualche modo in esso, insieme ad esso o contro di esso. È per questo che queste valutazioni non ci sono chiare.
[40542]

(Dalla 2° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 13.04.2011, Il Libro dello Zohar)

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Catturare serpenti è una professione impegnativa

Lungo tutto il cammino spirituale, il nostro bastone diventa costantemente un serpente e ridiventa un bastone che ci sostiene nel cammino spirituale, cioè camminiamo al di sotto della ragione, nella ragione, oppure nella fede al di sopra della ragione.

Quando ascendi nuovamente, dopo essere caduto ed aver cominciato a giudicare con la tua mente ciò che è buono per te, devi fare attenzione affinché il ritorno alla fede al di sopra della ragione non sia una decisione egoistica che la mente ti obbliga a prendere. Al contrario, come risultato, camminerai nella fede al di sotto della ragione invece che al di sopra di essa e la tua fede, che è all’interno della ragione, scenderà ancora più in basso.

Si tratta di un discernimento molto sottile ed acuto che punge il nostro cuore. Dobbiamo essere capaci di vedere la verità davanti ai nostri occhi, per la qual cosa il Creatore non potrà ingannarci ed obbligarci a cadere. Dopotutto, dobbiamo prendere questo “serpente” per la coda e raccoglierlo da terra affinché ridiventi un bastone, invece di cadere sotto il peso di questi stati, sotto il peso di questo serpente.

Ci vuole tempo affinché una persona formi questi concetti nella sua interiorità e cominci a capire se è in questo lavoro oppure no, se fa questi discernimenti. Lavorare con “il bastone ed il serpente” significa già lavorare con il proprio egoismo, quando una persona si trova tra queste due forze che la influenzano, il Faraone ed il Creatore.

Tutto dipende da quello che farà con il suo bastone, lo butterà a terra oppure lo raccoglierà? Facendo quest’ultima cosa costruirà il proprio vaso spirituale (Kli), il suo “io”.

Questo non significa semplicemente che sei un bravo psicologo o che sai apparentemente in che modo uscire da te stesso, né che ti guardi da un lato per verificare quello che sta succedendo. Questi trucchi sono puramente psicologici, ma non sono lavoro spirituale interiore.

Stiamo parlando di discernimenti che si producono in una persona che ha già stabilito qualche tipo di attitudine verso il Creatore e verso se stessa. A partire da questi due punti, comincia a costruire il Faraone ed il Creatore ed a costruire se stessa nel mezzo.

Allora può lottare contro l’amore per se stessa, che aspira a distruggere fortemente ed in virtù di quest’odio per questa qualità egoistica, può ascendere al di sopra del suo egoismo.
[40551]

(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 13.04.2011, Shamati)

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