Pubblicato nella '' Categoria

Catturare serpenti è una professione impegnativa

Lungo tutto il cammino spirituale, il nostro bastone diventa costantemente un serpente e ridiventa un bastone che ci sostiene nel cammino spirituale, cioè camminiamo al di sotto della ragione, nella ragione, oppure nella fede al di sopra della ragione.

Quando ascendi nuovamente, dopo essere caduto ed aver cominciato a giudicare con la tua mente ciò che è buono per te, devi fare attenzione affinché il ritorno alla fede al di sopra della ragione non sia una decisione egoistica che la mente ti obbliga a prendere. Al contrario, come risultato, camminerai nella fede al di sotto della ragione invece che al di sopra di essa e la tua fede, che è all’interno della ragione, scenderà ancora più in basso.

Si tratta di un discernimento molto sottile ed acuto che punge il nostro cuore. Dobbiamo essere capaci di vedere la verità davanti ai nostri occhi, per la qual cosa il Creatore non potrà ingannarci ed obbligarci a cadere. Dopotutto, dobbiamo prendere questo “serpente” per la coda e raccoglierlo da terra affinché ridiventi un bastone, invece di cadere sotto il peso di questi stati, sotto il peso di questo serpente.

Ci vuole tempo affinché una persona formi questi concetti nella sua interiorità e cominci a capire se è in questo lavoro oppure no, se fa questi discernimenti. Lavorare con “il bastone ed il serpente” significa già lavorare con il proprio egoismo, quando una persona si trova tra queste due forze che la influenzano, il Faraone ed il Creatore.

Tutto dipende da quello che farà con il suo bastone, lo butterà a terra oppure lo raccoglierà? Facendo quest’ultima cosa costruirà il proprio vaso spirituale (Kli), il suo “io”.

Questo non significa semplicemente che sei un bravo psicologo o che sai apparentemente in che modo uscire da te stesso, né che ti guardi da un lato per verificare quello che sta succedendo. Questi trucchi sono puramente psicologici, ma non sono lavoro spirituale interiore.

Stiamo parlando di discernimenti che si producono in una persona che ha già stabilito qualche tipo di attitudine verso il Creatore e verso se stessa. A partire da questi due punti, comincia a costruire il Faraone ed il Creatore ed a costruire se stessa nel mezzo.

Allora può lottare contro l’amore per se stessa, che aspira a distruggere fortemente ed in virtù di quest’odio per questa qualità egoistica, può ascendere al di sopra del suo egoismo.
[40551]

(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 13.04.2011, Shamati)

Materiale correlato:

Laitman blog: Cosa hai nelle tue mani: Un bastone o un serpente?
Laitman blog: Fede e realizzazione

Siate più seri nella sabbiera!

Domanda: Anche se la nostra è una realtà immaginaria, i Kabbalisti la trattano con molta serietà. Perché è cosi?

Risposta: E’ cosi perché cresciamo e agiamo mentre siamo al suo interno. Anche se questa realtà è definitivamente immaginaria, devi prenderla sul serio e fare le cose come se esistesse realmente.

Immagina di aver raggiunto un gruppo di bambini e che stai giocando con loro nella maniera più seria possibile, facendo il gioco reale come fanno loro. I più piccoli corrono intorno, cercando di riunire qualche cosa e parlando di giocattoli, ma per loro – questa è la vita. E tu partecipi nella loro vita, aiutandoli a mettere insieme le sue parti in modo che possano crescere in maniera veloce e corretta in questa “sabbiera”.

Questo richiede un’attitudine molto seria. Ci vuole uno sforzo enorme per allevare un bambino in questo mondo, e una persona deve trattare se stessa nella stessa maniera. È cosi che deve trattare il bambino spirituale che sta crescendo dentro di lui. Non puoi fare nessun compromesso a questo riguardo: io ho cura di me stesso, della mia famiglia, bambini genitori e tutti i bisogni materiali. E anche se tutto questo è ovviamente un’illusione, non ha importanza.

Le immagini del mondo materiale sono dipinte dentro il mio cervello dal desiderio egoista ed io non posso correggere quel desiderio perché si trova ancora nel livello inanimato. Perfino il grande Kabbalista Rabbi Shimon, doveva mangiare, bere, farsi una vita, prendersi cura dei suoi studenti. Pensi davvero che loro galleggiassero nelle nuvole senza preoccuparsi delle loro famiglie e di mettere un pezzo di pane nelle loro tavole?

Questo mondo è parte della mia crescita, “includendo il mal di denti” come diceva Rabash l’unica differenza è che io devo aspirare all’alto sempre di più, verso la dazione, verso il mondo spirituale. I Kabbalisti hanno un altro problema: come rimanere seri all’interno di questa sabbiera per bambini. E sono obbligati a farlo. È per questo che hanno un’attitudine cosi responsabile nell’educazione e in altre aree del mondo materiale. Una persona deve tenere conto di tutte le su esigenze vitali.

La corporalità scompare dalle nostre sensazioni soltanto alla fine della correzione quando non c’è più bisogno di questo gioco d’immaginazione.
[40484]

(Dalla quarta parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 12.04.2011, scritti di Rabash)

Materiale correlato:

Laitman blog: La prima innovazione
Laitman blog: Questo non è ancora la Torà

Cosa hai nelle tue mani: Un bastone o un serpente?

Shamati 59, “Riguardo al bastone e al serpente”: “E Mosè rispose e disse: E se non mi crederanno, ecc …”. “Ed il Signore gli disse: Cosa hai nella tua mano? E lui disse: Un bastone. Ed il Signore gli disse: Buttalo a terra … e divenne un serpente, e Mosè scappò da esso” (Esodo 4).

Dobbiamo capire che non ci sono più di due gradi, ossia Kedushà (Santità) o Sitra Achra (Altro lato). Non c’è uno stato intermedio, ma lo stesso bastone diventa un serpente, se è scagliato al suolo.

… Questo è il significato della domanda “Cosa hai nella tua mano?”. Una mano significa realizzazione, dalle parole “e se una mano realizza”. Un bastone (Mate in ebraico) significa che tutte le realizzazioni sono costruite sul discernimento dell’importanza inferiore (Mate in ebraico), che è la fede al di sopra della ragione. Questo perché la fede è considerata come se avesse un’importanza inferiore e come bassezza …

C’è un discernimento molto sottile che viene fatto costantemente e che la persona deve fare in anticipo lungo il cammino della correzione dell’anima; questo viene chiamato “il bastone e il serpente”. Puoi controllarti in questo modo: se ho un forte desiderio di fare qualcosa ed è chiaro che è per il mio bene e mi rendo conto che è in questo modo che il mio egoismo si esprime, il quale brucia dentro di me, allora nel momento stesso in cui lo capisco, devo cercare di elevarmene al di sopra.

Anche se ho un grande desiderio interiore di giudicare il mio amico per decidere se dovrei avvicinarmi a lui oppure allontanarmene, anche al di sopra di tutto questo, devo fare uno sforzo ed elevare tutto il mio odio, la repulsione, la delusione e quello che mi aspetto dagli altri, dagli amici, dal maestro e dal Creatore ed avanzare con la fede al di sopra della ragione.

Al contrario devo capire che proprio le condizioni che mi hanno dato sono il “bastone” che devo raccogliere e tenere nelle mie mani. Allora questo diventerà un simbolo della mia fede e mi aiuterà ad avanzare.

Tuttavia, se scaglio il bastone al suolo in accordo al mio desiderio (“terra”, Aretz, è “desiderio”, Ratzon), allora diventa un serpente.

Devo fare questo discernimento per sentire questi due punti dentro di me, i quali sono costantemente presenti e si contraddicono tra di loro. Il mio ego è ardente e vuole giudicare tutti: gli amici, il maestro ed il Creatore. Le sue lamentele e l’ira sono completamente giustificate. Questo è sinceramente indignato interiormente contro tutti loro; però, al di sopra di questo, lavoro per amarli, giustificarli e dare a loro con tutto il mio cuore aperto per mezzo della fede al di sopra della ragione.

Quando sento questi due punti insieme, significa che io mi equilibrio correttamente nel mio stato attuale. Questi punti sono quelli che compongono il mio cammino verso la meta della creazione.

In questo cammino vedo che sono continuamente superato da nuovi calcoli e critiche, nuovi disaccordi tra l’ambiente e me, e questo avviene per farmi pensare ancora una volta che io sono nel giusto e loro nell’errore. Questo lavoro comincia immediatamente, non appena il gruppo si organizza.

Sia che le persone avanzino grazie alla fede al di sopra della ragione, oppure che affoghino in questi disaccordi e camminino insieme al serpente, scagliando il loro bastone al suolo, cioè, invece della fede nel cammino al di sopra della conoscenza, loro andranno per mezzo della fede all’interno della conoscenza o al di sotto di essa, l’unica cosa che resterà da fare è sperare che si sveglino e potrà volerci molto tempo; di fatto, nessuno sa quando potrà succedere.
[40554]

(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 13.04.2011, Shamati 59)

Materiale correlato:

Il male si realizza per mezzo della comparazione
In Egitto dove scorre il latte ed il miele

I problemi del Faraone

Domanda: Quando una persona cerca di uscire dall’Egitto, cioè dall’amor proprio, riceve dei colpi che può superare solo chiedendo aiuto al Creatore; però, oltre a questo, esiste anche l’egoismo materiale, terreno, che riceve i colpi nel suo livello, come i problemi con la famiglia, con la salute, con le entrate e così via. Come dobbiamo relazionarci a questi problemi?

Risposta: Non importa che tipo di problemi sorgano nella mia vita, prima di tutto devo vederli come un disturbo che viene dal Creatore. Anche se ho dolore, anche così devo elevarmi al di sopra dei disturbi attraverso la fede al di sopra della ragione. A prescindere da tutto, devo fare dei calcoli al di sopra del disturbo e non sotto il suo peso. Devo essere in contatto con il suo “mittente”, con il Creatore.

Quanto alle azioni responsabili nel regno di questo mondo, devo risolvere tutti i problemi con i metodi comunemente accettati. Quando si tratta della banca, del lavoro, della famiglia e la salute, devo curare tutto come qualsiasi persona di questo mondo.

Pertanto, costruisci un’attitudine di due lati verso i problemi:

-In primo luogo, vengono dal Creatore e negozi solo tu con Lui. Tu vuoi avere questi disturbi perché ti danno l’opportunità di elevarti al di sopra della conoscenza e restare in contatto con il Creatore. Allora tratti i disturbi correttamente e cominci anche ad amarli e rispettarli. Dopotutto, non importa quanto ti disturbino, non importa quanto sale mettano sulle tue ferite e non importa quanto ti distruggano i nervi, questo è esattamente quello che ti aiuta ad elevarti al di sopra di essi.

-In secondo luogo, risolvi i problemi delle entrate nella maniera in cui si risolvono abitualmente nel mondo materiale.

Le due dimensioni devono essere presenti nella tua attitudine. Tu attribuisci i problemi al Creatore e allo stesso tempo desideri lavorare su di essi. Non scacciamo il Faraone dalle nostre vite, ma beneficiamo dei suoi problemi. Dopotutto, solo attraverso di essi, possiamo rifiutarlo, separarci da lui ed ascendere così sempre più in alto.

Il Faraone è la mia carne più pregiata, la mia anima, il mio punto più sensibile, mio figlio, la collana più importante e fine dentro di me.

Domanda: Però il Faraone resiste all’unità degli amici. Cosa hanno a che fare i problemi materiali con lui?

Risposta: Anche essi ti distraggono dal lavoro interiore. Non a caso tanti kabbalisti hanno sperimentato dei problemi materiali. Il Creatore li ha causati deliberatamente affinché fossero malati e disprezzati dalla gente intorno a loro. È stato così per dare loro un modo per superarli.

In fin dei conti, tutto questo è il risultato della durezza del cuore del Faraone. Il desiderio si rivela gradualmente dentro di te ed in conformità ad esso, sperimenti diversi problemi, tanto con gli altri quanto in te stesso.

Domanda: Devo chiedere aiuto in questi casi? Dopotutto, il Creatore ci aiuta in un solo senso, nell’unione.

Risposta: Giusto, i problemi ti ostacolano per questo. Quando sei malato, è difficile che tu possa concentrarti sull’amore per gli amici. La cosa più probabile è che ti dimentichi di tutto. Questo significa che devi chiedere aiuto. Non c’è nessuno a parte Lui. Tutto viene dal Creatore, ma passa attraverso differenti canali.

Devi raggiungere la meta, ma il tuo corpo, il tuo “asino” è malato e non può portarti. Allora cosa devi fare? Lasciarlo morire? Ma ne hai bisogno per il cammino.

Perché consideri questo mondo separato dal lavoro spirituale? Anche i piccoli problemi possono essere utili se lavori correttamente su di essi. Non importa quello che ci succede, è importante ricordare che questo viene da un’unica Fonte, fin quando arriviamo davvero a sentire di essere nell’esilio spirituale.
[40541]

(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 13.04. 2011, Shamati)

Materiale correlato:

Laitman blog: Ringraziare il Creatore per i disturbi
Laitman blog: I disturbi e i desideri estranei sono il materiale che possiamo trasformare in amore

Lezione virtuale – Nozioni di base di Kabbalah – 24.04.2011

Lezione virtuale – Nozioni di base di Kabbalah
Video / Audio

Il Maestro mi connette alla vita

Domanda: Come si differenzia la maniera in cui ci relazioniamo alle parole scritte nel TES (lo Studio delle Dieci Sefirot) dalla maniera in cui ci relazioniamo con le spiegazioni che lei ci da del testo?

Risposta: E’ difficile spiegare la ragione per la quale il Creatore ha fatto in modo che necessitassimo di qualcuno che ci connetta alla realtà superiore nel nostro mondo. È come la madre ed il padre che abbiamo in questo mondo, loro ci connettono alla vita. Di fatto, se non fosse per la madre, in primo luogo, non sarei nato e poi non sarei esistito fino a raggiungere la maturità.

Lo stesso avviene con la nascita spirituale: ho bisogno di qualcuno che mi faccia nascere, mi appoggi, fin quando non maturi nella spiritualità! Questo si manifesta con la nascita nel corpo materiale nel nostro mondo ed allo stesso modo avviene con la nascita delle anime, tutto questo deriva dalle leggi che reggono il mondo spirituale, nel quale esiste un certo ordine dei Partzufim spirituali e Aba ve Ima (il padre e la madre superiori), questi danno alla luce ZON e lo estendono fino alle anime.

Al momento, però, non ho vincolato la mia anima rotta a ZON del mondo di Atzilut e non posso ottenere che Aba ve Ima lavori su di me; così necessito di una guida spirituale! Anche lei in questo momento, mi sembra una persona materiale poiché non posso vederla nel mondo spirituale.

La stessa cosa si applica agli amici: non posso percepire i loro desideri spirituali e penso di essere circondato da diversi corpi fisici, ma dopo, vedo che non è così. Il maestro e gli amici sono meccanismi, forze spirituali con i quali lavoro.

Questa è la maniera in cui devo trattare il maestro e gli amici, con la comprensione che sono parte di quello che il Creatore mi ha dato per aiutarmi a connettermi a Lui. In base alla misura in cui valorizzo il maestro ed il gruppo e mi abbasso davanti a loro, raggiungerò il contatto con il Creatore. Non ho altra opportunità di connettermi a Lui e nessuna possibilità di accedere a Lui in altro modo.
[40465]

(Dalla 3° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 12.04.2011, Talmud Eser Sefirot)

Lezione quotidiana di Kabbalah – 24.04.2011

Scritti di Rabash, Articolo 11 “La Vera Preghiera”
Video / Audio

Zohar per tutti: Pesach BeHaalotcha (Quando si montano le candele), “La Pasqua a suo tempo e la seconda Pasqua”, Punto 56
Video / Audio

Scritti dell’ ARI, Shaar HaKavanot
Video / Audio

Scritti di Rabash, Articolo “L’ Arvut
Video / Audio

Zohar per tutti: Pesach BeHaalotcha (Quando si montano le candele), “La Pasqua a suo tempo e la seconda Pasqua”, Punto 56
Video / Audio

Scritti di Baal HaSulam, Articolo 151
Video / Audio

Preparazione alla Lezione
Video / Audio

Scritti di Rabash, Shlavey HaSulam, 2
Video / Audio

Scritti di Baal HaSulam, Lettera 57
Video / Audio

In Egitto dove scorre il latte ed il miele

La gente considera la festa di Pesach come la ricorrenza dell’evento storico dell’esodo dall’Egitto. “Siamo stati degli schiavi ed abbiamo costruito le città e le piramidi per il Faraone, e poi siamo ritornati alla libertà”. Nella realtà non festeggiamo un ricorrenza storica. Infatti, la situazione attuale è molto peggiorata rispetto ad allora. Sarebbe sufficiente paragonare la situazione della nazione di Israele nell’antico Egitto con l’attuale situazione per correre a baciare di nuovo le mani del Faraone, pregandolo di riprenderci.

I giudei vivevano nella terra di Goshen, che è la parte migliore dell’Egitto con terre fertili e greggi abbondanti. Laggiù si poteva fare quello che si voleva perché il Faraone qui non aveva dominio, ma esercitava comunque la sua protezione.

Nessuno poteva torcere un capello della testa dei giudei, le loro scansie erano piene di cibo, le reti piene di pesci, e le dispense piene di scorte. Erano degli schiavi solo perché dovevano ascoltare il Faraone. Ciò significa: Esegui gli ordini del tuo egoismo, e niente di più.

I giudei avevano una vita meravigliosa, quindi non era per niente che si lamentavano con Mosè nel deserto, “Dov’è la carne ed il pesce, dove sono le cipolle e l’aglio che mangiavamo in Egitto!? Le nostre vite era stupende, e tu dove ci hai portato adesso?”

Quindi, cosa ci fa ricordare questa festa? Allora eravamo circondati da nemici come lo siamo oggi? Al contrario, avevamo a disposizione tutto quello che volevamo ed il potere del Faraone ci proteggeva dai nemici. Nel suo paese egli ci permetteva di vivere come volevamo, anche su terre separate con nostre leggi.Quindi cosa c’è di così male in tutto questo, paragonato alla nostra attuale situazione?

Come scrive Baal HaSulam, se oggi i giudei si disperdessero per il mondo a causa della Diaspora, allora quasi nessuno resterebbe in Israele. Dobbiamo capire questo: l’Egitto diventa una prigione solo quando incominciamo a pensare all’esilio spirituale, quando ci manca il Creatore. Se non fosse il bisogno della redenzione spirituale, l’Egitto di per sé sarebbe una terra dove scorre latte e miele. Qui si può avere tutto tranne che il Creatore, tranne la risposta alla domanda sul significato della vita. Si ha tutto il resto in abbondanza. Si vive la vita di un re e ci manca solamente una cosa, “Io voglio la dazione e l’amore per il prossimo”
Quando si desidera esattamente questo, allora l’Egitto ci sembrerà come un esilio.

Questa è l’unica cosa che qui manca – l’amore per il prossimo. Dunque, ne consegue che festeggiamo Pesach per commemorare la bella vita in Egitto e non la redenzione, di cui nessuno ha veramente bisogno. Infatti, uscire dall’Egitto significa gettare via tutto quello che abbiamo, tranne l’amore.

Ma noi ci sentiamo come se fossimo in esilio? No, e infatti la gente non capisce di che cosa si sta parlando. Ma l’amore per il prossimo deve diventare il nostro solo desiderio. Mosè chiede al Faraone, “Lascia andare il mio popolo! Io voglio andarmene!” Al che il Faraone risponde, “Cosa ti manca, Mosè? Sei cresciuto tra le mie braccia. Resta principe egiziano. Sii un principe! Perchè stai facendo una rivoluzione adesso? In nome dell’amore per il prossimo? Sei diventato pazzo!”
Solamente alla fine del cammino l’Egitto diventa per noi una terra d’esilio. Ma fino a quando non succede, ci sentiamo sazi di tutto tranne che della dazione.

Ne consegue che celebriamo questa festività per onorare il fatto che una volta ci mancava l’amore per il prossimo. Se solamente fosse possibile spiegare veramente questo concetto agli uomini e mostrare loro vera situazione attuale. Oggi, siamo disposti a rinunciare a tutto nelle nostre ricche vite in nome dell’amore per il Creatore, per il prossimo, per gli amici, per il bene del sostegno reciproco e della reciproca vicinanza? Ci siamo vicini? Meritiamo di celebrare la festa della redenzione?

Questa festa parla della liberazione dall’egoismo, quando l’egoismo ha tutto, tuttavia io voglio scappargli. Io odio questa abbondanza e non la desidero. Non ho bisogno di saziarmi di cibo, non ho bisogno nemmeno della sicurezza, delle comodità, nemmeno della salute – niente. Sono pronto a gettarmi nelle acque del Mare delle ristrettezze o a lasciarmi avvizzire dalla sete nel deserto – tutto pur di spezzare le catene.

Allora, vogliamo veramente uscire verso la libertà?

(Dalla 4.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 13.04.2011 , gli scritti del Rabash)

La gemma della mia anima

Il Libro dello Zohar, capitolo “Yitro (Jethro) ”, punto 533: Ci sono due gemme e un masach tra di loro, si trova tra l’una e l’altra. La gemma superiore è priva di colore, e non è aperta visibilmente.

Punto 534: Malchut chiamato “gemma” perché si attacca a NHY de ZA, che sono “gambe”. Dall’ascesa di Malchut a Binà, risulta che anche Binà è chiamata “gemma”, ed è una gemma superiore.

Esiste una scala dei gradi spirituali che si estende dal mondo dell’infinito fino a nostro mondo. Consta di 125 gradini. La parte superiore di ogni grado contiene la parte inferiore di un grado superiore, mentre la parte bassa di ogni grado è immersa in un grado ancora più basso.

La parte superiore del grado più alto è il mondo dell’infinito, mentre la parte più bassa è all’interno del livello inferiore. Risulta che la parte più bassa di ogni livello superiore esiste insieme alla parte superiore del livello più basso. Perciò, in ogni livello c’è una parte comune tra i livelli superiore e inferiore dove entrambi si uniscono in uno solo.

La parte superiore di ogni livello è chiamata Galgata ve Eynaim (GE), mentre la sua parte inferiore AHP (Awzen, Hotem, Peh). In totale comprendono 10 Sefirot, ma in un modo che il livello inferiore contiene l’AHP del superiore, ed il GE del livello inferiore veste questo AHP. Ne risulta che la parte superiore di ogni livello comprende in totale 10 Sefirot , che i livelli superiore ed inferiore formano insieme. Questo è cosi a ogni livello.

Nel sistema collettivo delle anime siamo connessi tutti insieme, sette bilioni di anime. Quindi, tutte le parte della mia anima sono incluse in ognuno, e se io mi collego con loro nella forma corretta, tutte le loro parti sono in me come il mio GE o AHP. Cioè, non rimane niente di me tranne il mio punto iniziale con il quale io ho iniziato il mio percorso. Soltanto questo rimane in me, sono le mie fondamenta. Io acquisisco tutto il resto dagli altri, sia il GE o l’AHP. Io includo tutti in me. È il corpo della mia anima.

Questo è quanto Lo Zohar spiega: è impossibile creare una “gemma”, Malchut, il vaso spirituale di ogni persona se non creiamo una connessione con tutti quanti. Io ho bisogno di tutti: sono il mio vaso spirituale. Io devo ricevere il mio GE e AHP da tutti. E chi sono io? Sono il punto nel cuore da dove ho iniziato il mio percorso.

(Dalla seconda parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 08.04.2011, il Libro dello Zohar)

Materiale correlato:

Laitman blog: La luminosità dell’anima unica
Laitman blog: Le caratteristiche speciali dell’anima

Il punto d’ingresso alla spiritualità

Domanda: Per quale motivo è scritto “che questo mondo non è stato creato per nessun altro oltre a Israele” prima che per le altre nazioni del mondo, nonostante la loro correzione sia il traguardo della creazione?

Risposta: Dobbiamo seguire le spiegazioni scientifiche della saggezza della Kabbalah. Il mondo (Olam) significa occultamento (Alamà). L’occultamento è creato solamente per Israele, quelli che aspirano “diritto verso il Creatore”. Quelli che desiderano arrivare al Creatore devono passare da occultamenti, sofferenze, e colpi con il fine di costruire dentro se stessi una forza negativa, opposta al Creatore e allora desiderare arrivare alla qualità del Creatore: la dazione distaccata dalla ricezione.

Questo è il punto dove dobbiamo arrivare. Intanto, il nostro desiderio non deve essere similare a quello del Creatore con tutto il suo potere, assolutamente! Puoi avere un desiderio che pesi solamente un’oncia, ma deve essere quello corretto! Un desiderio corretto significa che comprendi cosa significa essere distaccato dalla ricezione. Questa qualità è molto importante e dobbiamo sperimentarla.

Dopo tutto, per il momento siamo capaci di donare solamente se ricaviamo un beneficio. Com’è scritto: “Cambiamo una mucca con un asino”, ricevendo quello che consideriamo preferibile.

Per esempio, un libro ha più importanza per me che il denaro. Allora, do denaro e ricevo un libro. Questo è chiamato acquisizione.

Pero, perché è chiamato acquisizione ? Per caso non l’hai pagato? Non hai dato il tuo denaro? No, quello che ho dato è meno importante per me in confronto a quello che ho ricevuto. Se fosse necessario dare qualche cosa dello stesso valore per l’intercambio, sarei stato incapace di farlo.

Ho sempre bisogno d’immaginare che quello che ricevo è preferibile per me di quello che do. E più grande sarà la differenza tra di loro, più sarò soddisfatto, dato che ottengo un guadagno da questo: “Guarda cos’ho trovato! E quasi gratis!”

Ed è cosi che vivi: il tuo riempimento deve essere il maggiore possibile in relazione a quello che dai in cambio. E allora non è chiamato dazione.

Come si fa a sentire la separazione dalla ricezione per dare e per non ricevere niente in cambio? Sono disposto a lavorare senza ricevere niente in cambio se credo che attraverso questo io mi guadagni il mondo a venire. È come se aprissi un conto nel futuro e ci facessi dei depositi. È perfino più affidabile: Nessuno se le porterà via e non si perderà niente come in questo mondo.

Ma come sentire che sei totalmente distaccato dal risultato della dazione, che non ricevi nessun guadagno da questo, ed è completamente isolato da te? Lavori duramente tutta la tua vita, e nessuno, incluso il Creatore, sa niente di te. Ma tu lo sai, lavori, e vuoi rimanere soltanto in questo. Tuttavia, se lavori solamente per non sentirti in colpa, allora questa è la tua paga.

Allora, come possiamo strapparci il desiderio di ricezione? Hai bisogno di sentire questo distacco in una misura piccola come un’oncia, e questo è tutto. Dopo tutto, questa è già un’immagine della genuina qualità di dazione, un’immagine del Creatore.
[40367]

(Dalla seconda parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 11.04.2011, Lo Zohar)