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Workshop di Unità

Workshop con Rav, Solo Domande
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Crescere nel gruppo

La nostra forza principale è l’ego. Oltre all’ego esiste solo un piccolo punto nel cuore di tutti e noi dobbiamo connettere questi punti. Se li connettiamo in un unico grande punto, sentiremo dentro il mondo spirituale. Poi tutto verrà insieme: me, il gruppo, e la forza superiore.

D’altra parte, l’ego vuole allontanare tutti i nostri punti l’uno dall’altro. In realtà ha lo scopo di spingerci nella direzione opposta alla connessione, e questo è il motivo per cui viene chiamato un “aiuto contro.”

Come dovremmo costruire un ambiente che ci aiuterà a soddisfare i punti nel cuore e le nostre forze egoistiche in modo che insieme ci connetteremo in un unico grande punto meraviglioso? Nonostante le interruzioni dell’ego, utilizzandolo, vogliamo connettere i nostri punti nel cuore in un unico punto. Come possiamo usare il potere dell’ego per raggiungere questo obiettivo?

Il punto è che io non conosco la via per il mondo spirituale. Per me è un punto interrogativo che mi viene nascosto. Come posso rivelarlo? Come posso concentrarmi correttamente? Con l’aiuto del gruppo, io uso il mio ego in senso opposto, diventa un «aiuto» (Ezer Ke Negdo) e mi aiuta a concentrarmi con precisione sulla spiritualità, sul Creatore. Questo è possibile solo nel gruppo quando lavoro con il punto nel cuore per trasformare l’ego nella direzione opposta, (la linea tratteggiata verde nel disegno). Allora, invece di tirare me verso il basso, l’ego mi indirizza correttamente, in modo che io possa entrare nel mondo spirituale.

In una persona quindi esiste solo un ego e un punto nel cuore, e con l’aiuto del gruppo, cambiamo l’ego e troviamo il modo per avanzare ogni volta nella direzione opposta.

In realtà, non è solo per il desiderio egoistico di ricevere cose diverse nel nostro mondo. Si tratta di un ego speciale che è solo contro la connessione, contro il punto collettivo in cui scopro il mondo spirituale. È per questo che io trascuro e ignoro tutti i desideri e i pensieri che non sono legati alla connessione. Invece io lavoro nel gruppo cercando di connettermi con gli altri, e scopro quanto sono opposto ad esso: io non voglio niente del genere, odio gli amici e non posso nemmeno pensare di connettermi con loro. È questa repulsione che è il vero ego opposto alla connessione. Tutto il resto non ha importanza.

Il gruppo qui ha un ruolo chiave: Aumenta ai miei occhi l’importanza dell’unione e mi sprona costantemente e mi obbliga a mantenerla. Solo l’ambiente (Sviva) mi porta verso l’ignoto, che serve come un modello che mi aiuta a soggiogare e a connettermi ancora interiormente. L’ambiente in realtà mi porta verso la connessione.

Saliamo così al primo livello (step 1) al di sopra del Machsom (barriera) quando trasformiamo il nostro intero ego, tutto il rifiuto e la resistenza alla connessione e all’unione nella direzione opposta, alla forza di connessione e di unione. Questo è il significato di “aiuto contro.”

Quindi passiamo al secondo livello. Qui l’ego si rivela di nuovo, ma questa volta più di prima, dal momento che appartiene già al livello successivo (fase 2). Qui ho la scelta per l’unione con l’aiuto del gruppo, in cui l’ego comincia di nuovo a manifestarsi. Se io non sono attratto verso l’unione, non lo scopro.

È per questo che gli estranei non capiscono di quale ego stiamo parlando. Il punto è che non sono solo i rapporti umani, non si tratta di buone azioni e intrighi. La gente crede che trattare male gli altri sia egoismo e trattarli bene sia altruismo. Noi giudichiamo solo dal punto di vista dell’unione. Pertanto, dopo aver scoperto il primo livello, voglio andare avanti e connettermi al gruppo. Nel secondo livello scopro l’ego (EGO2), e lavoro contro di essa e mi elevo al secondo livello. Nel cammino esistono nel complesso 125 livelli.

Alla fine raggiungo l’unione perfetta, con tutta l’umanità, siamo tutti insieme in un punto chiamato “goccia di unione”.Che tipo di ambiente dovrebbe esserci per consentirmi di scoprire l’ego giusto, separarlo dall’ego animale di questo mondo, e trasformarlo in una forza motrice? In che modo l’ambiente mi dovrebbe influenzare affinché io possa raggiungere lo scopo?

In che modo, inoltre, dovremmo utilizzare i nostri congressi, quando reciprocamente ci influenziamo l’un l’altro, in modo che questa potente connessione possa permettere a ciascuno di noi di scoprire il punto di unione: “Dove si trova? Cosa devo fare per raggiungerlo? Come faccio a entrare nel mondo superiore? Come faccio a scoprirlo? “

Come dovremmo preoccuparci di tutti per consentire a loro di raggiungere questo punto interiore (il centro del gruppo), il nostro “grembo” (Rechem)? Dopo tutto, entriamo nel gruppo come se entrassimo in un grembo materno, e ci sviluppiamo come un embrione. Come possiamo preparare tal “involucro” per ognuno di noi, in cui ciascuno si svilupperà come da una goccia di sperma?

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(Dal congresso in Italia 28.09.2012, Workshop 1)

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Lezione virtuale – Fondamenti della Società Integrale – 25.11.2012

Fondamenti della Società Integrale, Introduzione al TES
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Lezione quotidiana di Kabbalah – 25.11.2012

Preparazione alla Lezione
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KFS, Rav Yehuda Ashlag, Introduzione allo Studio delle Dieci Sefirot, Pagina 328, Punto 27, Lezione 10
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Il Libro dello Zohar, Parashat “Emor”, Punto 177, Lezione 14
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TES, Volume 3, Parte 8, Punto 59, Lezione 39
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Scritti di Baal HaSulam, “L’ Essenza della Saggezza della Kabbalah”, Lezione 7
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Riassunto della Lezione Giornaliera
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La mancanza di comunicazione ostacola le connessioni cerebrali

Notizie (tratte da Sciencemag): “Durante gli anni 80, migliaia di bambini negli orfanotrofi rumeni trascorrevano fino a 20 ore al giorno nelle loro culle, privi di contatto umano.Una volta cresciuti, i test neurologici e psicologici hanno confermato un fenomeno inquietante osservato anche in altre specie, come i topi e i macachi: l’isolamento precoce e l’abbandono può produrre danni cognitivi permanenti, che vanno da una grave instabilità emotiva al ritardo mentale.

“Ora, i ricercatori dicono di aver scoperto una possibile spiegazione del motivo per cui l’abbandono precoce crei una tale devastazione – l’isolamento potrebbe arrestare la crescita delle cellule cerebrali che isolano i neuroni, con conseguente rallentamento della comunicazione tra le diverse aree del cervello. […]

Corfas afferma che: “I bambini che hanno sperimentato l’abbandono precoce mostrano nella loro materia bianca – in particolare nella corteccia prefrontale, una zona del cervello legata al processo decisionale, alla memoria di lavoro, e alla funzione sociale. Per monitorare come l’isolamento potrebbe influenzare lo sviluppo delle cellule che producono mielina-gliali, che sono chiamate oligodendrociti, i ricercatori hanno allevato topi in cui queste cellule sarebbero luminose: hanno aggiunto agli oligodendrociti delle creature una proteina fluorescente verde. […]

John Cacioppo, neuroscienziato sociale presso l’Università di Chicago, afferma: “Le scoperte del team hanno implicazioni importanti per come l’isolamento colpisce il cervello a livello molecolare, con un meccanismo che è probabile che sia lo stesso tra le diverse speci. Sebbene questo studio si concentra solo sugli effetti dell’isolamento nei primi anni di vita, egli osserva che per gli esseri umani, anche la percezione di essere da solo a lungo termine può compromettere seriamente la salute. La solitudine non è solo angoscia, dice, si tratta di un segnale emotivo che si è evoluto e che ci spinge a riparare e mantenere le relazioni, che sono di vitale importanza non solo per la nostra salute e per il nostro benessere, ma per «la sopravvivenza dei nostri geni”.

Il mio commento: Un essere umano è una creatura sociale, e la misura della sua evoluzione ha sempre più bisogno del giusto ambiente che definisce la sua visione del mondo, e quindi il suo comportamento e  destino.
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