Pubblicato nella '' Categoria

Torah, Porzione Settimanale – 16.12.2010

Il Libro dello Zohar, Porzione Settimanale “Vayechi”, Brani selezionati
Video / Audio

Il bene trasformatosi in male

Baal HaSulam, “Introduzione al Talmud Eser Sefirot”, articolo 44: pertanto, la comprensione della Sua Provvidenza è la ragione di ogni bene, e la mancanza di comprensione è la ragione di ogni male. Risulta che questo è il fulcro sul quale gira tutta la gente del mondo, per il bene o per il male”.

Non comprendiamo il governo del Creatore, non ci è chiaro ciò che Lui sente per noi. Pertanto, lo preghiamo costantemente per qualcosa: “Allora, dove sei Tu, il Buono che fa il bene?”.

E cosa otteniamo in risposta? “Sono buono e ti porto sempre il bene, ma cosa ne fai? Prendi tutto il bene che io ti invio e lo trasformi in male ed invece della luce e del calore dell’ amore, ricevi una fiamma ardente. Sei tu che non hai visto la Luce di Chokhmà (Saggezza) nella Luce di Hassadim (Misericordia), e per questo, invece della Luce di Hassadim, sperimenti il fuoco distruttore”.
[29010]

(Dalla lezione quotidiana di Kabbalah del 03/12/2010, “Introduzione allo Studio delle Dieci Sefirot”)

I Kabbalisti sulla Kabbalah “Oggi”, Parte 6

Cari amici, per favore, fate delle domande su questi passaggi dei grandi kabbalisti. I commenti tra parentesi sono miei.

Un’opportunità per la redenzione

Così, a prescindere dal fatto che il Creatore abbia riscattato il paese (il desiderio) dal dominio degli stranieri e ce lo abbia consegnato (ci ha dato l’ opportunità di cominciare a correggere il nostro egoismo), con tutto ciò, ancora non lo abbiamo ricevuto (corretto). E non ne beneficiamo.

Ma con questa consegna il Creatore ci ha dato un’ opportunità per la redenzione (dalla percezione di questo mondo); cioè per essere purificati e santificati (dall’ egoismo e dall’odio reciproco) e ricevere su di noi il lavoro di Dio, nella Torà e le Mitzvot Lishmà (della dazione reciproca).

Ed allora, il Tempio (il desiderio collettivo) sarà costruito e riceveremo la terra (il desiderio corretto) sotto il nostro dominio (per il bene della dazione). Ed in questa maniera, sperimenteremo e sentiremo l’ allegria della redenzione (il riempimento della Luce Superiore).

-Baal HaSulam, Un discorso per la conclusione dello Zohar
[27072]

Materiale correlato:

Laitman blog: I Kabbalisti sulla Kabbalah “Oggi”, Parte 5
Laitman blog: I Kabbalisti sulla Kabbalah “Oggi”, Parte 4
Laitman blog: I Kabbalisti sulla Kabbalah “Oggi”, Parte 3

La scienza di investigare il Creatore

Il problema è che l’ uomo comune può solo studiare ciò che si trova ad un livello inferiore a quello umano: minerale, vegetale, animale.

Il desiderio a livello umano non riesce a distinguerlo e a studiarlo, perché questo desiderio deve essere simile al Creatore! Questo si chiama “l’ alta parte divina”. E tu, per il momento, non la puoi vedere in te, e perciò non puoi studiare questo livello di desiderio.

Il desiderio del livello umano si chiama “anima”; questo è materiale dell’ anima. Materiale significa desiderio di godere, e la sua forma, simile a questo materiale, è il Creatore. Questa somiglianza viene studiata dai kabbalisti: in che cosa Gli siamo simili, come, a quali livelli, secondo quale combinazione di proprietà ?

La scienza della Kabbalah studia come il materiale del desiderio di godere acquista la forma del Creatore, e da quel momento incomincia a chiamarsi anima.

Essa si chiama “anima” (neshamà) perché questo è il più alto gradino della nostra somiglianza con il Creatore, che, in un aspetto costante, siamo in grado di raggiungere, fino alla correzione finale (Nefesh – Ruach – Neshamà).

Continuerà ad esserci una tale restrizione in questa scienza, fino a quando non sarà compresa tutta la gente, e allora tutti insieme potremo esplorare ad un livello più alto!
[29860]

(Dalla lezione sull’articolo “La serva che ha ereditato dalla padrona” – 15.12.2010)

Materiale correlato:

Laitman blog: Aggiustate la mia anima!
Laitman blog: Il linguaggio universale dell’anima

Il mistero del Libro dello Zohar

E’ pericoloso studiare il Libro dello Zohar con un desiderio che ancora non ha raggiunto la maturità, che non si è ancora esaurito in questo mondo e che ancora non ha capito che non c’è altro da fare che innalzarsi al di sopra di esso, verso il mondo della correzione.

Solamente se l’ uomo cerca il senso della vita e trova il motivo per il quale vivere, allora la Kabbalah si può aprire.

Ma se ancora non sente questo bisogno, allora incomincerà a servirsene egoisticamente e a proprio beneficio, illudendosi di correggere se stesso. Egli incomincia a trafficare con esso e ad usarlo come un’ arma per il suo ego, non contro l’ egoismo, bensì per il proprio tornaconto, trasformando così un elisir di vita in un veleno mortale, per sè e per gli altri.

Perciò i kabbalisti avevano timore a divulgare la scienza della Kabbalah a tal punto da inventare tutta una serie di precetti: non prima d’ aver compiuto 40 anni, avendo studiato preventivamente tutta la Torà, l’ assoluta osservanza dei comandamenti; paventando altrimenti la possibilità di uscir di senno, in modo tale da spaventare tutti quanti. L’ egoismo infatti era in fase di crescita.

Nello stesso Libro dello Zohar è scritto che è stato deciso che dovrà essere aperto solamente alla fine dei giorni, quando questa saggezza dovrà essere comunicata per la correzione del mondo, già pronto per essere riparato. Allora verranno dei kabbalisti che ci diranno che il tempo è arrivato.

Perciò Rabbi Shimon ha pianto; egli non sapeva come scrivere il Libro dello Zohar in modo che, anche fosse stato aperto prima del tempo, non avrebbe portato danno. Per questo motivo l’ ha scritto con l’ aiuto di Rabbi Abba, come tramite un codice segreto. Noi leggiamo il Libro dello Zohar e non riusciamo a capire dove, dietro a Rabbi Abba è nascosto Rabbi Shimon, che piangeva a causa della divulgazione del grande mistero.

Rabbi Shimon si è servito di Rabbi Abba come di uno “scudo”, una copertura esterna, una possibilità di scrivere in codice. Si può svelare il segreto nascosto da Rabbi Shimon, solamente a condizione di riuscir a penetrare attraverso la copertura protettiva di Rabbi Abba. Allora si sarà in grado di accogliere il messaggio segreto di Rabbi Shimon, altrimenti non si potrà leggere.
[29762]

(Dalla lezione sull’ articolo “La serva che ha ereditato dalla padrona” 14.12.2010)

Materiale correlato:

Laitman blog: Cosa è La vera “Divulgazione della Kabbalah”?
Laitman blog: Un meraviglioso ponte dentro Lo Zohar

Lezione quotidiana di Kabbalah – 16.12.2010

Il Libro dello Zohar: Introduzione “Le Lettere di Rabbi Amnon Saba”, Punto 32, Lez. 5
Video / Audio

Talmud Eser Sefirot, Parte 8, “Domande e Risposte per il Significato delle Parole”, Lez. 13
Video / Audio

Beit Shaar Ha-Kavanot, Punto 81, Lez. 40
Video / Audio

Baal HaSulam, Art. “Una serva che è l’erede della sua padrona”, Lezione 8
Video / Audio

Disperarsi ma non arrendersi

Riferendoci ad un testo kabbalistico e in modo particolare al Libro dello Zohar, dobbiamo riconoscere l’ importanza della comprensione spirituale. Perché, in definitiva, noi vogliamo proprio questo; non il sapere, non la scolastica, non la comune conoscenza del materiale, ma solamente la comprensione, il concepire spirituale, che testimoni da parte dell’ uomo la scoperta, la rivelazione del Creatore. Questo è il criterio della nostra valutazione.

Lungo il cammino verso la rivelazione, vige la legge della somiglianza delle virtù, che non concede nessuna deroga.

Da un lato, l’ uomo intero dipende completamente dall’ azione delle Forze Superiori. Nient’ altro lo può aiutare; egli ha bisogno solamente di aiuto dall’ alto. Chi capisce questo, prende un giusto atteggiamento.

La Torà parla di questo, descrivendo l’ esilio di Egitto: “Gemevano i figli di Israele dal lavoro, e i loro lamenti arrivavano al Creatore”. In altre parole, essi sapevano con sicurezza che con le loro forze non avrebbero ottenuto niente.

Ma dall’ altra parte, i progressi spirituali si ottengono sempre con la combinazione degli opposti. Per questo motivo noi stessi dobbiamo prender parte a questo processo.

In conclusione noi ci mettiamo tutta l’ energia possibile, e al contempo siamo sicuri che solo “un miracolo dal cielo” ci condurrà fuori dalla terra di Egitto, alla terra di Israele.

La sfiducia nelle proprie forze è necessaria, e l’ uomo non deve evitare questo sentimento, ma è altrettanto necessaria la fiducia nell’ aiuto dall’ alto, che bisogna chiedere incessantemente con tutte le forze.

L’ uomo deve venirsi a trovare come i figli di Israele, gementi per il duro lavoro, quando tutto dentro di lui si fonde con l’ ambiente esterno in un insieme compatto unico e crea le condizioni che lo spronano ad uscire dall’ Egitto.

Perciò noi dobbiamo veramente cercare di rappresentarci esattamente in questa stessa situazione. Qui facciamo tutte le azioni necessarie, e poi non corriamo via dalla disperazione, ma al contrario, poniamo tutta la forza della nostra disperazione nell’ urlo, nella richiesta della correzione.
[29730]

(Dalla lezione sul Libro dello Zohar. Introduzione. 14.12.2010)