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Kabbalah per Principianti “Auto annullamento” – 06.12.2010

Kabbalah TV Canale 66, Kabbalah per Principianti, “Auto annullamento”
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Dal buio dell’ Egitto alla luce

Gradualmente nell’uomo si aprono sempre nuovi e nuovi stati d’animo. Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè e così via; altre fasi di sviluppo dell’anima.

Ogni volta sorge nell’ uomo una nuova forza che incomincia a dirigerne lo sviluppo e tutto ciò che ne consegue. La nuova forza consiste sempre nel desiderio di ricevere e desiderio di dare, ma lo sviluppo avviene a tappe, ad un periodo ne segue un altro.

Fino a quando non ho terminato una tappa, non so quale sarà la prossima. Ignoro cosa saranno i sette anni di fame dopo i sette anni di sazietà.

Mi sembra che, proseguendo, sto per arrivare nel mondo spirituale e invece: Bum!!! Mi sorprende il buio dell’ Egitto. Un buio pesto, terribile. Io non conosco questa tenebra egiziana. L’ anima completamente vuota, niente luce né dentro né fuori, e proprio da questa situazione, improvvisamente esco e mi trovo in piena luce.

Lo sviluppo avviene a tappe. Certamente noi dobbiamo sapere come procedere, ma ogni rivelazione è una sorpresa, assolutamente imprevista!
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(Dal programma “Capitolo settimanale” del 2.12.2010).

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La vita con molte incognite

Una persona che vive in questo mondo, non sa quello che le succederà nel momento successivo. Non capisce perché le sono successe le cose di ieri e da dove provengono i suoi pensieri e desideri. Sente che delle forze impercettibili la controllano, come se fosse sospesa nell’ aria in relazione al suo passato, al presente ed al futuro. Cerca di scoprire qualche tipo di appoggio, cercando una spiegazione dell’universo con l’aiuto del ragionamento logico e delle ipotesi.

Il suo ego cresce e si pone sempre più domande sulla vita e su quello che la aspetta dopo la morte. Quanta più forza acquisiamo attraverso lo sviluppo della tecnologia, che si oppone alla natura, con più forza la natura si manifesta contro di noi, forzandoci a scoprire la risposta su come siamo governati e quale è il significato della vita. Come risultato, ci sentiamo come se fossimo nello spazio vuoto.

Quando l’uomo viveva nelle caverne e cacciava i mammut, pensava di sapere tutto sulla sua vita. Sentiva e capiva il mondo meglio di noi. Dall’altro lato siamo insoddisfatti di tutte le teorie che esistono. Abbiamo bisogno di una risposta chiara, perché siamo incapaci anche di regolare la nostra vita quotidiana. Nascono tante domande che non possiamo combattere con esse.

Come in quelle matematiche. Per trovare un’incognita, è sufficiente avere un’equazione. Per scoprire due incognite, c’è bisogno di due equazioni. Però, nelle nostre vite, finiamo con molte incognite e con sempre meno dati e fatti con i quali creare una formula.

Le spiegazioni religiose o filosofiche del passato non funzionano più, non possiamo confidare in esse; esigiamo fatti e prove, cioè una realizzazione. Se sappiamo di non avere libero arbitrio, allora dobbiamo costruire una società totalmente diversa, così come le sue relazioni, un sistema differente di castigo e giustizia. Il problema che la Kabbalah propone di risolvere non è teorico, ma molto pratico: determinare dove e come possiamo influenzare e realizzare questa opportunità.

(Dalla quarta parte della lezione quotidiana del 28 Novembre 2010 – Corpo e Anima).

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 06.12.2010

Il Libro dello Zohar: Art. “Mi Barah Eleh” (Chi ha Creato questo), Lezione 3
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Talmud Eser Sefirot, Parte 8, Punto 5, Lezione 5
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Beit Shaar Ha-Kavanot, Punto 70, Lez. 32
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Domande e Risposte: Israele e le Nazioni in base a “Introduzione al Libro dello Zohar
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Baal HaSulam, “Questo è per Judah”

Dall’articolo di Baal HaSulam, “Questo è per Judah

Questo pane, che i nostri padri hanno mangiato in terra di Egitto. Il Mitzva di mangiare Matza è stato dato ai figli di israele perfino prima che partissero dall’ Egitto, pensando al futuro esodo,che sarebbe stato in odio. Anche noi siamo come se fossimo schiavizzati all’ estero. Anche noi con questo Mitzva tendiamo ad estendere la redenzione che succederà presto ai nostri giorni, proprio come i nostri padri mangiarono in Egitto.

Noi eravamo schiavi…”Inizia con denuncia e finisce in lode” Riguardando la denuncia inizia con le parole “all’ inizio i nostri padri erano adoratori di idoli” o con “Noi eravamo schiavi” che è d’ accordo con la Halakha.

La ragione per “inizia con denuncia e finisce in lode” è, com’è scritto, “come la luce primeggia sull’ oscurità”. E per questo “un puledro d’asino selvaggio è nato uomo”. E alla fine acquista la forma di uomo. Anche questo c’ era nelle radici della nazione Israelita.

La ragione di questo è che il Creatore ha fatto venir fuori la creazione, esistenza dall’ assenza. Perciò, non esiste una singola creazione che non sia stata previamente in assenza. Tuttavia, questa assenza ha una forma distinta nei livelli inanimato, vegetativo, animato e parlante della creazione.

Noi troviamo che l’ inizio dell’ inanimato è necessariamente completa assenza. Tuttavia,  l’inizio del vegetativo è proprio il suo livello primario: semina e decomposizione. È anche la stessa cosa con l’ assenza dell’ animato ed il parlante: la forma vegetativa è considerata assenza, con rispetto all’ animata; e la forma animata è considerata assenza con rispetto al parlante.

Ed è per questo che è scritto “un puledro d’ asino selvaggio è nato uomo”, dato che è necessario per tutte le persone iniziare nello stato di bestie. E lo scritto dice “Oh Dio, proteggi uomo e bestia” E come bestia gli sia dato tutto quello di cui ha bisogno per il suo sostentamento e riempimento.

Il che è un vantaggio dell’ uomo sulla bestia dalla prospettiva della preparazione. Infatti, questo si discerne nei loro desideri, dato che la salvezza dell’ uomo fatta da Dio differisce dalla salvezza delle bestie fatta da Dio.

L’ unico bisogno nei desideri dell’uomo, che non esiste in altre specie animate, è il risveglio verso il Dvekut (adesione) Divino. Ne segue che tutto il tema della presenza nelle specie umane è nella preparazione impostata in lui per implorare il Suo lavoro, ed in questo è superiore alla bestia. E molti hanno già detto che anche perfino l’intelligenza nell’ abilità ed in condotta politica è presente, con grande saggezza, in molti elementi del mondo animale.

Ne consegue che noi possiamo comprendere il fatto dell’ assenza che precede l’ esistenza dell’uomo come la negazione del desiderio della prossimità di Dio, dato che uno si trova nel livello animato. Adesso comprendiamo le parole della frase che dice “Inizia con la denuncia e finisce in lode”. Questo significa che dobbiamo ricordare e ricercare l’assenza che precede la nostra esistenza in maniera positiva, perché questa è la denuncia che precede la lode, perché grazie a questo comprenderemo la lode più in profondità.

Questo è anche il significato dei nostri esili, esilio dopo esilio, che precede le quattro redenzioni, redenzione dopo redenzione, fino alla quarta redenzione, che è la completa perfezione che noi desideriamo presto nei nostri giorni.

Esilio si riferisce a “assenza che precede la presenza” che é redenzione. Perciò, tutte le lettere della redenzione (Ge’ula) sono presenti in esilio (Galut) ad eccezione dell’ Aleph, dato che questa lettera significa “Aluph (Campione) del mondo”. Questo ci insegna che dalla forma dell’assenza è la negazione della presenza.

E noi sappiamo dalla presenza – redenzione – dal verso “e loro non dovranno insegnare tutti gli uomini loro vicini…perché loro conosceranno Me, dal più basso al più grande di loro”. Per cui, la forma dell’assenza precedente, significando la forma dell’esilio, è solamente l’assenza della conoscenza di Dio. Questa è l’assenza dell’Aleph, che manca nell’esilio, ed è presente nella redenzione – il Dvekut con il “Campione del mondo”.

L’ assenza in se è quello che prepara alla presenza attribuita ad essa. Noi vediamo che nel concetto di libertà, che è un concetto sublime, solo pochi scelti possono percepirlo, anche se l’ultimo di tutte le persone non tollererebbe la schiavitù.

Noi iniziamo con denuncia, in modo che attraverso la salvezza saremmo pienamente apprezzati. Perciò, noi dobbiamo iniziare non dal tempo di Terah, ma dall’Egitto, dove il Suo amore e lavoro era già piantato in pochi della nazione. Inoltre, in addizione la difficoltà della schiavitù in Egitto non è un deficienza in se nella vita della nazione chiamata “Adam”.

L’ assenza prepara la presenza, è considerata una parte della Sua salvezza, e dovrebbe anche incontrarsi con gratitudine. Allora, non dobbiamo iniziare con “all’inizio i nostri padri erano adoratori di idoli”, dato che questo tempo non è considerato nemmeno come “assenza che precede la presenza”. Questo è cosi perché loro sono completamente sprovvisti del tipo di presenza umana, dato che erano completamente staccati dal Suo amore, come un neutro, che è privo d’ amore.

Perciò, noi iniziamo dalla schiavitù in Egitto, quando le scintille del Suo amore bruciavano nei loro cuori, fino ad un certo grado, ma a causa dell’ impazienza e del duro lavoro, è stata spenta ogni giorno. Questo è considerato “assenza che precede la presenza”.

Il concetto della libertà della nazione nella conoscenza di Dio, è un concetto molto alto, che solo in pochi possono comprendere, ed anche cosi necessita di preparazioni appropriate. Viceversa, percepire le avversità della schiavitù è chiaro per tutti.
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Perché ci piace accendere le candele?

Domanda: Perché proviamo un senso d’intimità quando in una stanza ci sono delle candele accese?

Risposta: La candela è collegata per noi al calore, alla luce, alla speranza, e tramite essa possiamo sentirci collegati rispettivamente alla nostra radice spirituale.

Se noi ci riferiamo alla candela di Hanukkà, allora essa rappresenta il risultato della lotta dell’uomo col proprio ego. Infatti in cosa consiste una candela? Un corpo nel quale c’è dell’olio, e nell’olio uno stoppino, e sullo stoppino arde il fuoco.

Ognuna di queste componenti ha un proprio significato: il corpo – un recipiente (kli spirituale),  l’olio – la luce di Chokhmà che ci si sta rivelando, lo stoppino – i chiarimenti che stiamo attuando. E tutto l’insieme ci dà il fuoco – la luce.

Quando l’uomo ottiene sufficienti chiarimenti interiori, conducendo una guerra contro il proprio egoismo, desiderando sovrapporsi ad esso, rendendosi indipendente dall’impostazione egoistica e dalle azioni fatte al solo scopo di riempire se stessi, quando arde dalla sete di liberarsi della sua natura egoistica, – tutto ciò si chiama “guerra dei Maccabei contro i greci”.

Maccabei, in ebraico “Makabim” è l’abbreviazione di “chi verso il Creatore con me”.

Noi, in sostanza, ci distacchiamo dai nostri “greci” interni, dal pensare razionalistico, dal desiderio di piaceri egoistici, ci solleviamo poco a poco al di sopra di tutto questo attaccamento alla terra verso la dazione e verso l’ amore per il prossimo. Infatti lo scalino della “Binà” significa: “non fare all’altro quel che non vuoi sia fatto a te”.

In altre parole: La candela è un caro e bel simbolo della natura spirituale. E perciò è per noi così bello e confortevole quando è accesa.
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(Dal programma “Kabbalà per principianti” del 1.12.2010)