La preghiera che attrae la Luce verso di noi

Ci piaccia o no, in ogni stato dobbiamo sempre arrivare a sentire la mancanza, cioè immaginare lo stato futuro dal nostro stato presente. Se lo costruisco correttamente, allora, a prescindere da tutti i miei sforzi per farlo, sentirò quanto sono realmente lontano da esso. In altre parole, lo voglio davvero e tuttavia sono incapace di raggiungerlo.

Questa viene chiamata “mancanza”, preparazione per lo stato futuro, la quale viene sempre rivelata prima di passare ad un nuovo stato. Questo sentimento di mancanza è multidimensionale e molto sgradevole.

Il prossimo stato brilla su di me e grazie a questa luminescenza comincio a valorizzarlo di più, mentre percepisco il mio stato attuale come difettoso ed insufficiente. Sento in che misura mi manca la forza di ascendere e la misura in cui lo desidero.

Come risultato, arrivo ad una convergenza del mio ardente desiderio di ascendere e mi rendo conto che non ho l’opportunità di far si che questo avvenga ed è lì, quando irrompo con una preghiera, un grido, che la Luce superiore viene e mi aiuta. Dopotutto, questo grido (preghiera) mostra il mio grande desiderio, il quale attrae il tipo corretto di Luce che mi aiuta ad ascendere al grado successivo.

Devo arrivare ad un grido che comprenda due componenti: 1) il mio grande desiderio di acquisire la dazione e 2) la constatazione che non posso acquisirla. Solo quando sono sul punto di esplodere a causa di questa pressione, causata dal mio desiderio e dalla mia impotenza nel realizzarlo, la Luce reagisce al dolore e mi influenza.

Sperare che la Luce venga per conto proprio non ha senso. Questa viene in risposta al mio desiderio di dare e mi attrae con la forza sufficiente per elevarmi ad un grado più alto.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 18 Aprile 2011, “Questo è per Judah”)

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