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L’umanità da cui dipende l’intera Creazione

La calunnia è il disordine, il distacco dalla connessione, e la comunicazione tra gli esseri umani al livello del parlante, ma quel che succede con una persona è proiettato a tutte le altre forme della natura che sono sotto di essa. Quindi il comportamento dell’intero sistema collettivo – compresi i mondi superiori, con tutto quello che è dentro di loro ed il nostro mondo con tutti i livelli sotto il parlante: l’animato, il vegetale e l’inanimato – dipendono solo dall’unica libera scelta che esiste in tutta la realtà. Tutto dipende dalla sola libera scelta. La corretta connessione tra le parti di quel livello che può essere raggiunta secondo la volontà delle sue stesse creature.

Questa connessione non può stabilirsi attraverso le particelle elementari e le molecole e nemmeno tra gli animali che stanno sotto di noi e nemmeno tra gli angeli che sono sopra di noi, il che significa attraverso le forze superiori. La connessione si stabilisce solo al nostro livello, il livello umano; solo questo stabilisce l’intera gerarchia di forze e di forme. Solo gli esseri umani hanno la libera scelta, e la scelta appartiene ed è collegata solo a come stabilire le relazioni corrette tra di loro al posto di quelle iniziali date dalla natura – l’odio naturale e la repulsione egoistica – piuttosto, la relazione corretta chiamata, “Ama il tuo prossimo come te stesso. In questo modo raggiungiamo il funzionamento perfetto di tutte le parti della creazione come un sistema integrale.

L’intera Torà ci parla solo della correzione delle relazioni tra gli uomini perché, attraverso di questo, l’intera natura ritorna allo stato corretto. Oltre a questo non c’è la necessità di correggere nulla.

Come prima cosa, l’umanità deve sviluppare il livello da cui comprendere che è rotta. Poi inizia a sentire che non c’è altra scelta e che deve fare qualcosa in se stessa per correggere la mancanza di coordinamento tra le sue parti separate. Altrimenti semplicemente scomparirà dalla faccia della terra, e poi si scopre il metodo della correzione.

Adesso siamo nel tempo in cui il desiderio umano e le sue caratteristiche è stato cambiato e si è sviluppato attraverso l’evoluzione sino al grado per cui abbiamo già iniziato a sentire che non siamo capaci di aggiustare il mondo, ovvero, di costruire le giuste relazioni tra di noi e, d’altra parte, dobbiamo semplicemente fare questo altrimenti non c’è futuro per noi. E quindi il metodo della correzione è stato rivelato per sistemare la giusta connessione tra gli esseri umani in modo che l’intera umanità si troverà in corrispondenza con la natura, in armonia.

In tutta l’immensità della natura, solo gli esseri umani hanno inserito un difetto nella meravigliosa armonia collettiva ed unità integrale di tutte le parti dove ognuna supporta le altre e si sente un componente di un sistema completo analogico che lavora secondo una completa reciprocità. Oggi abbiamo raggiunto uno sviluppo per cui abbiamo iniziato a comprendere che non c’è altro modo e che dobbiamo diventare consapevoli del sistema della correzione. Altrimenti, non avremo speranze di continuare la storia dell’umanità, il nostro stato è molto pericoloso.
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(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah 19.03.2013, Scritti del Rabash)

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Il mio insegnante è il migliore!

Domanda: Come dobbiamo lavorare con gli insegnanti di educazione integrale che, essendo leader per natura, cominciano a far concentrare i loro ascoltatori su se stessi, senza che se ne accorgono?

Risposta: Questo è inevitabile, non importa quanto noi ci sforziamo in questo, coloro che li ascoltano, e stanno seduti di fronte a loro, di solito sono su un livello inferiore. Se ci sono organizzatori tra di loro, simili nelle qualità, essi si avvicineranno al maestro, non come studenti, ma come assistenti, e allora dovrebbero essere notati. Proprio come un professore osserva uno studente di talento e gli dà ulteriori compiti, lo stesso dovrebbe essere fatto anche qui. Dobbiamo trovare persone del gruppo che noi possiamo fare i nostri assistenti.

Naturalmente, il gruppo lo adorerà, e lo elogerà e rispetteranno questo insegnante in una certa misura dal momento che li sta portando ad un modo di vita diverso.
Perché dico “adorerà?”  Perché noi immaginiamo il Creatore come fonte di bontà, come la fonte di qualcosa che è sublime, così siamo portati a vedere nella persona che ci sta facendo vedere come siamo improvvisamente in grado di stare bene e vivere meglio, come se questo fosse disceso dal livello divino. È naturale.

D’altra parte, dobbiamo seguire il corso di formazione in quanto ci saranno sempre problemi. Tuttavia, se gli insegnanti vi terranno in un apprendimento costante dell’ autocontrollo negli workshop, non ci saranno deviazioni.

Da un discorso sull’educazione integrale 4/4/13

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Il programma ed il programmatore

C’è una specie stampante virtuale dentro di me che scrive l’immagine del mio mondo. In altre parole c’è un programma dentro di me che mi guida e che proietta il mondo per me. In realtà non esiste. Tutto è interno, nei miei sentimenti, ma il programma gli conferisce l’apparenza di qualcosa di esterno.

Domanda: Cosa succede se gli amici decidono di concentrarsi su pensieri per creare una sola realtà e la connessione reciproca?

Risposta: Il programma mi mostra anche il gruppo nel quale lavoro. Mi sembra di essere tra altre persone e di fare decisioni assieme. Gli attributi interni proiettano alcune immagini, ombre di diverse forme, ma in realtà queste non esistono.

Così allo stesso modo, la nostra decisione collettiva e la mia resistenza interiore ad essa sono del tutto determinate dal programma. C’è solo un modo di correggerlo: Se sono a conoscenza del programma e della realtà che è proiettata da esso, e desidero unire tutto assieme, per connettermi. In quel caso, mi innalzo al livello del programmatore e capisco perché ha disposto tutto questo per me.

D’altra parte,ottengo la conoscenza del programma, e inoltre, vedo quali immagini disegna nella mia immaginazione. Così, quando correggo la mia immaginazione attraverso l’uso del programma, controllo queste immagini e le unisco assieme. Quindi attraverso diverse corruzioni e correzioni e, alla fine, scopro la mente del programmatore, il Piano della Creazione. Questo è l’effetto cercato del processo – essere incorporati nello scopo della creazione.

Domanda: Questo vuol dire che il programmatore desidera che noi siamo costantemente in due mondi, quello immaginario e quello reale?

Risposta: E’ essenziale che noi scopriamo il goal della creazione da soli. Per quale motivo? Per trattarlo con rispetto.

Dopo tutto, il mio ego mi tira verso il basso, mi offre il sonno e mi distrae. Se desidero svegliarmi, c’è solo un modo per farlo: usare questo programma, l’ambiente, e tutto quello che è collegato ad esso, ma solo se, contemporaneamente, rispetto il programmatore. Questo è detto portare la soddisfazione al Creatore nella Kabbalah.

Domanda: Allora, come dovrei integrare questi due sistemi?

Risposta: Dovresti semplicemente stare assieme agli amici. Adesso, sembrano degli sconosciuti esterni a me stesso. Più tardi, sentirò che, nonostante questa rappresentazione, essi sono dentro di me. Sono miei, i miei amati, connessi reciprocamente ed incorporati in un unico. Allora, nella connessione tra di loro, inizierò a rivelare la sorgente, il Creatore. Tutto questo sarà come un unico insieme.
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(Dalla 4a. parte della Lezione quotidiana di Kabbalah 19.03.2013, “Introduzione al Libro dello Zohar”)

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Tutti sono uguali nel gruppo

Domanda: A volte, un gruppo forte riesce a bloccare una persona che è un leader e un organizzatore, come si puo’ cercare di farlo diventare uguale a tutti gli altri. Che cosa dovremmo fare in questo caso?

Risposta: In passato, la gente usava dire: “Se c’è una testa che vuole distinguersi, dovrebbe essere emarginata.”

Il gruppo non può e non deve lasciare che la testa di qualcuno sia sopra gli altri. Tutti sono uguali, in tutto! Il gruppo è tutta la comunità, e non ci dovrebbero essere dubbi qui.

Se vedete che c’è una persona con doti speciali nel vostro gruppo, una persona che ha delle abilità speciali, come lavorare sotto pressione, pazienza, desiderio, e così via datele qualcosa da fare al di fuori del gruppo. Testatelo attraverso questo, e poi portatelo fuori dal gruppo. Lasciatelo impegnarsi in qualcosa di esterno che lo stacchi dal gruppo in modo che non creerà alcun pettegolezzo o problemi nel gruppo. Tuttavia, fintanto che una persona è nel gruppo, non deve distinguersi. E’ anche una specie di test per vedere se ha la forza di volontà di frenare continuamente se stesso in modo che il gruppo sia omogeneo.

Parlate con lui separatamente: “Anche se starai fuori, guarda e impara dagli altri. Questa è la tua missione. Bisogna comportarsi come gli altri, e in nessun caso essere superiore a loro. Questo è l’unico modo per esprimere se stessi. Questo non è il posto giusto per rovesciare il tuo cuore. ” Così, egli allena se stesso.

Domanda: Quando dovrebbe essere portato fuori dal gruppo se non si comporta allo stesso modo di tutti, ma prova comunque a farlo?

Risposta: Il gruppo non deve tollerare tali tentativi. Se riesce a controllare se stesso, lasciatelo nel gruppo, ma fateli sviluppare le sue capacità organizzative. Tuttavia, se non ha capacità organizzative, ma le piace solo far rumore, a poco a poco si abituerà a non distinguersi nel gruppo. Ci sono persone che non possono accettare questo e che pensano, come i bambini: “Come potrei sedermi insieme con gli altri?”

Tali persone dovrebbero essere portate fuori dal gruppo.

Da un discorso sull’educazione integrale 4/4/13

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Il Gruppo: La somma di sfumature e di volume

Gli Scritti del Rabash, “Cosa cercare nell’Assemblea degli Amici”: Non fa differenza se un amico lo sta calunniando e certamente lo deve odiare. Invece, un uomo che desidera acquisire l’amore degli altri ha bisogno di realizzare la correzione di amare gli altri.

Perciò, quando un uomo si sforza e lo giudica in base alla scala del merito, si ha Segula [rimedio/forza/virtù], dove, attraverso il duro lavoro che una persona compie, che è chiamato “il risveglio dal basso”, gli viene data la forza dall’alto per essere in grado di amare tutti gli amici senza eccezioni.

Domanda: Nella nostra realtà abbiamo sempre bisogno di cooperare, di aiutarci a vicenda. Diciamo che se volete comperare una macchina da una persona, questa persona deve essere d’accordo. Ma qui, ne consegue che se un amico mi odia, non ho bisogno della sua partecipazione, del suo lavoro – io posso comunque raggiungere l’amore degli altri se io stesso lo voglio…

Risposta: E’ tutto corretto, poiché il mio vaso frantumato è totalmente nelle mani del Creatore. Nel nostro mondo facciamo accordi tra di noi. Ma se voglio cambiare me stesso rispetto al Creatore, allora avrò il mio daffare con Lui e non con il mondo. Quindi, per me il mondo è un indicatore, un criterio della situazione e niente oltre a questo. Io dipendo dal Creatore che mi dà un particolare scenario premettendomi di comprendere e percepire che il mondo cambia se io cambio me stesso e che tutto dipende dall’ “osservatore”. Perciò, spetta a me rivolgermi al Creatore: Egli mi aiuta riversando un pochino di più di Luce superiore, e allora io cambio.

E’ possibile che io chieda qualcosa agli amici, ma solamente se capisco che anche loro sono sotto il controllo del Creatore. In questo caso, quando mi rivolgo a loro, mi rivelo anche a Lui.

Infatti, rivolgersi direttamente al Creatore è per me ancora un’astrazione, alla quale non posso restare attaccato, anche se quando lavoro con gli amici ho bisogno di aggrapparmi a Lui anche dentro di me, dentro il mio cuore. Al tempo stesso, all’interno del gruppo sono sopraffatto da pensieri, desideri, ed emozioni. Qui passo attraverso un’infinita catena di stati; sento la rabbia, l’odio, la gelosia, la bramosia, l’onore, il controllo, e l’estasi…Relativamente a questa diversità, il rapporto con il Creatore sembra essere senza senso, fiacco, e scolorito, e ancora non risveglia alcuna sensazione.

E’ logico che grazie al gruppo io acquisisca la possibilità di lavorare al livello corporale di questo mondo, dove ho una moltitudine di sensazioni e sfumature di percezioni, che si assemblano in forme ed immagini differenti. Il “mondo fisico” è solo un concetto, mentre, in sostanza, stiamo parlano di precise forze spirituali, è solo che qui acquisiscono ai miei occhi volume ed intensità, essendo predisposte su una scala che va dal mostruoso al meraviglioso.

Tutto questo mi influenza al posto della influenza spirituale diretta, e per questa ragione sono in grado di lavorare con gli amici reciprocamente, comprendendo che queste sono effettivamente le forze del Creatore. I Kabbalisti ci insegnano di vedere il Creatore dietro ad ogni amico e anche dietro al mondo intero. In conseguenza alla collaborazione io verifico e correggo me stesso, chiedendo aiuto. Ci sarà qualcuno che amo e qualcuno che odio, qualcuno che vedo in un modo o in un altro. Perché? Perché è un bene per il mio ego? Oppure che cambiando il mio rapporto con gli amici posso donare a loro e attraverso di loro al Creatore, perché veramente non c’è niente altro tranne Lui (?).

Perciò qui, sullo sfondo di questo scenario, io ho la possibilità di utilizzare me stesso correttamente – in modo da trovarmi sempre nel processo della correzione. Così facendo, io correggo me stesso, e agli altri posso solamente fornire delle spiegazioni come maestro o delle raccomandazioni come amico, niente più di questo. Il nostro lavoro principale è la correzione di noi stessi.
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(Dalla 4.a parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 07.04.2013, Gli Scritti del Rabash)

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Come un giglio tra le spine

Domanda: Perché il Creatore mi manda pensieri “spinosi”?

Risposta: Dall’ articolo di Rabash “Cos’è il giglio tra le spine nel lavoro”:
Lo Zohar dice: “Come un giglio tra le spine, così è la mia amata tra le ragazze.” Il Creatore ha voluto fare Israele come la sua forma in alto, così che ci sarà un giglio sulla terra come il giglio in alto che è Malchut, e il giglio profumato scelto tra tutti gli altri gigli del mondo è quello che cresce tra le spine.

Un giglio può crescere e fiorire solo se cresce tra le spine. E’ impossibile crescere senza le spine. Le spine sono le forze che ci aiutano ad avanzare. Altrimenti potremmo tranquillamente dormire nel nostro desiderio di ricevere e non avere mai la voglia di elevarci al di sopra di esso.

Le spine sono le forze dei movimenti che ci spingono in avanti e ci aiutano ad avanzare mentre aspiriamo verso il riposo, riempimento e piacere. Essi appaiono quando non c’è scelta, quando una persona disprezza la possibilità di avanzare con le proprie iniziative e cerca di riposare per tutto il tempo, giustificando se stesso, sentendo che egli fa abbastanza e che tutto va bene.

Allora la sua testardaggine e la sua pigrizia gradualmente si accumulano fino a quando compare una grave spina. Poi lui inizia a gridare e ad avanzare. Ognuno sarà d’accordo nel giudicare dall’ esperienza personale e dire che questo è esattamente ciò che succede, a volte di più e a volte di meno. In questo modo ad una persona viene insegnato che egli deve trovare la forza per avanzare da solo e non aspettare le spine. Comunque ci saranno ancora le spine dal momento che è impossibile gestire tutto senza di loro.

Dal 1 ° parte della lezione quotidiana di Kabbalah 5/3/13 , Gli scritti di Rabash

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Un processo difficile di piacere

Nel corso della storia, lo sviluppo umano si è verificato con una persona che ha paura di godere per se stessa. Aveva paura, non solo di godere della luce, ma anche di disturbare la restrizione, la rottura si è verificata una sola volta, e può trattenersi dal fare ciò perché ha paura di sé o non è in grado di sopportare i piaceri che gli saranno rivelati attraverso la dazione verso il Creatore.

Dopo tutto, il sentimento della propria somiglianza al Creatore procura grande piacere. Ed è anche un grande piacere sentire come il Creatore gode, come siete uniti in uno solo. È simile al piacere che un bambino prova attraverso la vicinanza con la madre, quanto la madre gode, e lui gode, e da’ piacere all’altro.

La persona prova una grande paura, perché gli si rivelano piaceri immensi: NRNHY de NRNHY invece di Nefesh de Nefesh. Si tratta di una Luce immensa che è rivelata dalla sensazione che si prova nel dare qualcosa al Maestro, perché NRNHY è nata dal conferimento al Creatore che si rivela alla persona. Ed è qui che si concentra tutto il lavoro.

Lavoro spirituale non riguarda il pasto che è disposto sulla tavola del re, ma la sensazione del Maestro, la propria somiglianza con Lui, è con questo godimento. Cercando di essere come il Maestro, come Lui in qualcosa. Mi piace non solo il fatto che gli procuro piacere, il Suo amore per me e il mio amore per Lui, ma io comincio a godere di questa posizione, del mio stato.

Questo rivela una Luce enorme e il piacere che prima non esisteva nella creatura nelle sue decisioni, sentimenti e reazioni. Ed è per questo che io dovrei prima munirmi dei vasi, che si chiamano “timore reverenziale”. Altrimenti, non sarò in grado di affrontare qualsiasi azione correttamente, e tutto ciò che si rivela immediatamente scompare senza alcun uso. Sarebbe come versare del vino in sacchetti, esso fuoriuscirebbe subito, o versare della farina nelle botti solo per farla marcire lì. Nulla può essere fatto, tutto deve corrispondere completamente all’altro, tutti i contenuti devono essere conservati nel proprio specifico contenitore.

Questo è il motivo per cui una persona ha paura di cominciare a godere della grandezza del Creatore, del Suo amore e della reciprocità che si sente in due unita HaVaYahH: HaVaYaH della Luce Diretta e HaVaYaH della Luce Riflessa vestite di loro. La Luce che si rivela in loro in realtà non è mai esistita. Se una persona si prepara per questa prova, allora sarà in grado di rivelare lo stato del Creatore correttamente e resistere nella dazione.
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(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 15.03.2013, Shamati 38)

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