Pubblicato nella 'La mia somiglianza con il Creatore' Categoria

Zona ad alto voltaggio nel centro del gruppo

Possiamo trovare il Creatore solo nel vaso che creiamo da soli. Perciò si dice che la creatura forma il Creatore. Che cosa vuol dire, perché suona come un’eresia? Il fatto che si costruisca il vaso in cui si vogliono scoprire gli attributi della dazione da noi stessi significa che stiamo formando il Creatore.

Lo sentiamo solo nella forma in cui è rivestito nella materia, chiamato Bo-Re (vieni e vedi) che è il Creatore (Bore) e non in ciò che è esterno ad esso. Questo rivestimento esiste in una radice precedente, naturalmente, della quale non parliamo e non raggiungiamo; la nostra realizzazione è possibile solo fino al confine chiamato Bo-Re.

Quindi, nel workshop che abbiamo avuto ieri sera sul tema: “Non c’è nient’altro all’infuori di Lui,” ho cercato di spiegare che questo concetto è raggiunto solo nel centro del gruppo. Non c’è nessun altro posto dove possa essere raggiunto, e non possiamo dimostrarlo a noi stessi in qualsiasi altro modo. Solo se tutti noi, con il nostro ego negativo, anelassimo per la rivelazione del collegamento positivo tra di noi, possiamo creare una tale alta tensione tra le forze opposte che in ciascuno di noi ci sono: un “meno” e un “più”, che può essere raggiunto solo nel gruppo. Allora diventa compatibile con l’altezza del livello spirituale, e possiamo elevarci ad esso.

Il Creatore non ha avuto altra opzione che distruggere il vaso inizialmente, e consentirgli di sviluppare la sensibilità per gli attributi della dazione. E ‘impossibile farlo senza sentire questo e il desiderio di ricevere all’interno del recipiente.

Il Creatore è solo la forza di donare. L’essere creato è inizialmente solo una forza di ricevere. Così per assomigliare al Creatore, deve includere in Lui queste due forze: la forza di donare e la forza di ricevere, una sopra all’altra. Possiamo stabilire questo stato solo nel gruppo. Questo è quello che volevo farvi sentire nel workshop in modo che si capisse che è impossibile adempiere a questo senza un gruppo.

Nel frattempo l’equilibrio della forza è tale che ci siamo lasciati con un meno grande, non siamo entrati nei confini del gruppo ancora. Ognuno è in qualche maniera per la propria strada verso di esso, tutelando se stesso e non volendo entrarci.

Dobbiamo proteggere i nostri meno, e devono essere grandi. Si continuerà a crescere in quanto il negativo viene creato dalle Reshimot (geni spirituali). Nel momento in cui si riesce a gestire, in qualche modo, una nuova Reshimò verrà visualizzata immediatamente. Ma finché non stimolate voi stessi a lavorare e non soddisfate la Reshimò precedente, la nuova Reshimò non apparirà.

Le Reshimot sono rivelate in una catena, una dopo l’altra, secondo il piano. Ma il problema è che non si sviluppano i nostri “più” e così nel frattempo restiamo nel livello della conoscenza potenziale ma non nel suo reale adempimento. Al fine di essere sentito come parte della nostra realtà, dobbiamo creare un gruppo, uno spazio condiviso tra di noi, in cui possiamo formare il Creatore (“vieni e vedi”).

Il Creatore si forma in noi quando il desiderio di ricevere rimane all’interno, e all’esterno si assume la forma della dazione, che significa “ricevere al fine di dare.” Ricezione sotto e dazione sopra, e insieme sono chiamati il Creatore.

Per fare questo, dobbiamo piegare la testa e annullare il nostro orgoglio, dovremo strisciare al gruppo “a quattro zampe”, come riconosciamo il fatto che siamo un “animale”, la cui testa è meno valorizzata rispetto al proprio corpo giacché si preoccupa costantemente di come servire il corpo. Quando si piega la testa sotto il corpo, vorrà dire che avete raggiunto la consapevolezza che è inutile e quindi sarete in grado di essere Adamo, l’essere umano.
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(Dalla 1° parte della Lezione quotidiana di Kabbalah 17.02.2013, Scritti di Baal HaSulam)

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Cosa mi tira indietro?

Baal HaSulam “Introduzione al Libro dello Zohar,” Paragrafo 10: E’ così perché Egli non ha alcun interesse nella ricezione, solo nella dazione, mentre le Klipot non vogliono nulla della dazione, ma solo ricevere per se stessi, per il proprio piacere, non c’è maggiore opposizione di questa.

Domanda: Che cos’è una Klipa?

Risposta: La Klipa è qualcosa che mi impedisce di avvicinarmi al Creatore. La riconosco come la forza che mi mette davanti degli ostacoli.

Effettivamente, cosa mi può ostacolare?

Io voglio godere, e questo significa che tutti i tipi di piacere mi sono di ostacolo; mi distraggono, mi allontanano dal somigliare al Creatore, e mi trattengono dall’avanzare verso l’unione e la dazione. Questi sono i piaceri che sono chiamati “sudiciume”.

Quindi la Klipa è qualcosa di estremamente piacevole. Diciamo che mi piace rilassarmi a casa più che incontrare un gruppo di amici. E’ molto più piacevole per me non pensare al mondo e alla correzione, ma a quello che mi riguarda personalmente. E’ molto più importante per me prendermi cura dei miei figli che non del mio prossimo’

Ma la vera Klipa è quando sento che avanzo verso il Creatore lungo un certo cammino e posso dunque portare a Lui piacere ma, improvvisamente, scopro che è più piacevole e comodo deviare da qualche parte, farsi distrarre da qualcosa. La Klipa è questo: se sembra che si attacchi ai miei vestiti e mi trascini indietro.
Non possiamo capire tutto questo fino a quando non acquisiamo l’intenzione al di sopra del desiderio, fino a quando non usciamo dal desiderio e non incominciamo ad agire in base all’intenzione.

Agire in base all’intenzione significa applicare la restrizione (Tzimtzum) al desiderio di ricevere. Io devo rendermi indipendente da questo desiderio ed essere completamente libero di scegliere. In altre parole, al di là del mio desiderio, io posso decidere da me stesso che lavorerò con questo desiderio al fine di ricevere. Ho l’opportunità di lavorare al fine di donare, ma decido di fare il contrario. Il sudiciume è questo. Al contrario, se non avessi alcuna scelta, non ci sarebbe nulla da chiedermi. Ricevere con l’intenzione egoistica è la Klipa che attraversa tutte le nostre ascese fino alla fine della correzione. Ci viene sempre richiesto di prendere una decisione difficile – come comportarci, per ricevere o per donare?

Stiamo parlando del lavoro con le Luci e con i vasi del desiderio egoistico, non solo del rifiuto dei “piccoli” piaceri del mondo. Mi viene richiesto di prendere una decisione di una certa importanza quando incomincio a sentire che c’è un re, egoista per natura. Questo è il rovescio del Creatore, e credo che sia quello che domina sul mondo. E’ così che dovrebbe essere, ed io decido in queste condizione.

Inoltre, la decisione è possibile solamente se mi elevo al di sopra della restrizione, se sono indipendente. Questo succede quando decido di godere solo per ricevere, e ritorno alla Klipa.

In generale, le forze del sudiciume spingono con forza un uomo in avanti verso il traguardo. Lo risvegliamo in un modo tale che, come colui che scala una montagna, egli deve elevarsi al di sopra di esse, superarle, e salire fino alla cima del palazzo del Re. Ed ogni suo passo è un innalzamento al di sopra del sudiciume.

La Klipa è l’essenza della materia della creazione, il desiderio di ricevere che ha preso la sua forma egoistica e che ci appare in questo modo. Ecco perché è impossibile fare un passo in avanti senza essere connessi alla Klipa.

Ma, naturalmente, non ci connettiamo ad essa da soli. Dobbiamo sempre restare sulla linea di destra, e allora le forze del sudiciume arriveranno al momento giusto e nella forma giusta.
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(Dalla 4.a parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 05.03.2013”Introduzione al Libro dello Zohar”)

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Lasciate che il più distante diventi il più vicino

La paura spirituale (AWE) è la paura di usare qualcosa per il mio stesso vantaggio, anche se è la rivelazione del Creatore, in qualsiasi forma, il che significa godere del fatto che sto correggendo il mondo, che sto portando soddisfazione al Creatore, che do come fa Lui, e che raggiungo l’adesione con Lui.

Il Creatore mi mostra che tutto dipende da me e lo fa con tutti. Ognuno percepisce da Lui di essere il più speciale di tutti. Questa è la verità. Egli non mi sta mentendo e non sta cercando di comprarmi! Ma devo superare tutta questa grande Luce, e per farlo ho bisogno di costruire in anticipo uno scudo per proteggermi da questa paura.

Pertanto, il nostro lavoro è in occultamento e dobbiamo eseguire diverse azioni in cui non sentiamo alcuna attrazione nel lavorare sulla connessione tra di noi. Dobbiamo fare degli sforzi nel gruppo in anticipo, anche se non ho il desiderio e la brama di vedere questo e non ci vedo nessuna utilità. Questo non riguarda solo il gruppo locale che è vicino a voi e che vi appartiene direttamente. Vale la pena investire in questo gruppo secondo molti calcoli egoistici consci e inconsci. Ma devo anche provare a connettermi al vaso globale.

Dobbiamo capire che più una persona sembra lontana geograficamente o emotivamente, più essa è importante e più la sua influenza è cruciale per il mio progresso rispetto alle persone che mi sono vicine. È come la differenza tra i livelli spirituali; se accorcio emotivamente o fisicamente la distanza tra noi, essa si trasformerà in un amplificatore per il livello della mia correzione.

Quindi, tutti coloro che sono lontani da noi sono molto importanti per noi: i gruppi distanti che sono lontani e gli studenti singoli che parlano lingue diverse, che si differenziano per la loro mentalità e che vivono in condizioni difficili, in modo che si debbano nascondere dagli altri. Ognuno di noi ha bisogno di fare in modo che le distanze fisiche non ci tengano lontani gli uni dagli altri, affinché quelli che sono più lontani diventino i più vicini.

In questo modo, costruiremo sicuramente il vaso chiamato “paura”, capiremo che cosa significa la paura spirituale, e saremo pronti per il progresso spirituale.
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(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 15.03.2013, Shamati 38)

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Lo Shabbat eterno

Domanda: Che cos’è lo “Shabbat eterno”, del quale è detto che tutto si compirà il settimo giorno?

Risposta: L’ “eterno Shabbat” rappresenta la completa adesione tra il Creatore e l’essere creato. Si tratta della sensazione della correzione completa.

“Pace eterna” significa che non hai nulla da combattere ma che stai compiendo molto lavoro accompagnato dal desiderio positivo e costante per il Creatore. Questo desiderio non è la conseguenza di una mancanza, ma è dovuto alla rivelazione di una maggiore perfezione.

Non abbiamo idea di come sia possibile. Come posso muovermi in avanti senza usare affatto la gamba di sinistra? E’ come se apparisse una gamba intermedia, e tu camminassi diretto verso la rivelazione del Creatore.

Vale a dire, vai verso di Lui non perché ti correggi e avanzi verso di Lui, ma perché Egli si è rivelato sempre di più, e tu entri dentro di Lui sempre di più. Questo è il sistema.
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(Da kab.TV “I Segreti del Libro Eterno” 04.02.2013)

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Come l’impasto nelle mani del fornaio

Passiamo continuamente attraverso degli stati opposti tra loro poiché, di base, c’è il desiderio di ricevere con tutto il suo atteggiamento, livello di comprensione e percezione egoistici. Il desiderio del Creatore, invece, è il desiderio di donare, ed è opposto al nostro desiderio.

Noi non sappiamo cosa significhi per noi questa qualità opposta; non la conosciamo. Percepiamo solamente come opera su di noi anche se non sappiamo cosa sia e chi sia. Dobbiamo ancora chiarirci su questo. Questa è la ragione per cui il mondo è stato creato in modo che, invece del Creatore, siamo circondati da diverse forme e diverse creature che all’apparenza ci influenzano invece di Lui.

Dobbiamo dimostrare comprensione verso di esse; e cioè che non sono loro ad operare su di noi, ma che invece lo fa la forza superiore che è dietro a tutto questo e che giunge a noi attraverso differenti uomini o attraverso i diversi eventi della vita. Io devo accettare queste azioni e queste influenze come essenziali, in modo che mi modellino, come un impasto, e che si crei la giusta forma che sia pronta per essere infornata.

Se accetto queste cose e provo a cercare la forza per affrontare il lavoro del Creatore su di me, allora incomincio a conoscerLo attraverso questo lavoro, e a conoscere le Sue mani che mi avvolgono come se fossi un impasto.

In questo modo passo attraverso due passaggi: primo, accetto e sono pronto al fatto che Egli dovrebbe realizzare su di me tutto il lavoro necessario. Percepisco la forte pressione delle Sue mani su di me, come se fossi un pezzetto di impasto, fino a quando Egli non mi modellerà nel modo corretto, mi darà la forma della dazione, il livello di Bina, “donare al fine di donare”.

Sono pronto a tutto, fintanto che il Creatore non mi donerà questa forma. E’ molto difficile per me, perché mentre Egli lavora su di me, Egli applica una forte pressione. Allora voglio andare avanti, anche verso lo stato del ricevere al fine di donare, al fine di ascendere e di elevarmi come un lievito. Tutto questo significa che lo stesso desiderio di ricevere è già entrato in movimento e desidera ardentemente la forma che il Creatore gli sta dando. Così raggiungiamo l’equivalenza della forma con il Creatore. Donare al fine di donare è chiamato “Matza” e ricevere al fine di donare è chiamato “Hametz” (cibo lievitato), il vero pane che nella sua forma corretta si unisce alla forma del Creatore che è impressa nell’essere creato.

Ma, prima di tutto, tutto il nostro lavoro è di accettare tutte le forme che si presentano a noi che imprimono in noi la qualità della dazione ed accettarle come desiderabili. Al fine di riuscirci, dovremmo usare l’aiuto dell’ambiente più che possiamo e tutti i mezzi che ci sono stati dati al fine di prepararci a ricevere la dazione del Creatore, il Suo lavoro su di noi.

Ad un uomo che si comporta così potrebbe sembrare di avanzare, ma se non usa il sostegno esterno che è specificamente inteso a questo scopo, allora è solamente un’illusione il pensiero di stare avanzando verso l’accettazione delle forme superiori mentre, di fatto, non è ancora pronto a diventare un embrione spirituale.
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(Dalla 1.a parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 11.03.2013, Shamati 15)

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Il linguaggio per comunicare con il Creatore

Baal HaSulam, “La Pace,” Chiarimento della Frase della Mishna: “Tutto è nel Deposito, e una Forza si Diffonde In Tutto Ciò Che Vive”: Tutto è nel deposito, ed una forza si diffonde in tutto ciò che vive. Il deposito è aperto ed il guardiano vende con pagamento rinviato; il libro è aperto e la mano scrive. E tutti coloro che desiderano prendere a prestito possono venire e prendere a prestito, e gli esattori ritornano regolarmente, giorno per giorno, e riscuotono da una persona intenzionalmente oppure no. Ed essi hanno ciò su cui fidarsi, ed il giudizio è vero, e tutto è pronto per il banchetto.

Domanda: La frase “ed il giudizio è vero” si riferisce alla prova dell’anima?

Risposta: Naturalmente. Ci avviciniamo attraverso le qualità di Din (giudizio) e della misericordia, attraverso le sensazioni dell’ “amarezza” e della “dolcezza”. Ci insegnano e ci sviluppano in modo che saremo in grado di percepire il Creatore. Egli è Colui che ci mostra l’atteggiamento dell’ “amarezza” e della “dolcezza”, che significa che Egli parla il “linguaggio” che possiamo capire.

Nello stesso modo, i genitori devono spiegare le cose ai loro figli in modi diversi, sia che a loro piacciano oppure no.

Sebbene non riguardi il “linguaggio” attuale del piacere e della sofferenza, è grazie ad essi che raggiungo una più intima adesione tra le due parti che apparentemente si trovano dietro di me.

C’è qualcosa nel Creatore, ed Egli vuole creare qualcosa di simile nell’essere creato. Allora Egli crea in Se Stesso e nell’essere creato un sistema di comunicazione che è il Suo “linguaggio”, che usa i termini della ricezione e della dazione.

E tutto questo avviene affinché, in qualche modo, riusciremo a funzionare la reciproca intima connessione tra le nostre parti iniziali. Esse non si possono connettere senza uno speciale “adattatore”, senza un “linguaggio” di piaceri e sofferenze, “amarezza” e “dolcezza”, verità e menzogna, dazione e ricezione.

Poi, a questo punto, non ci sarà più ricezione o dazione, ma qualcosa di più profondo e più interiore che non possiamo descrivere a parole.
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(Dalla 4.a parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 08.03.2013, “La Pace”)

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Un bimbo crescuito sino alla piena soddisfazione dei genitori

Baal HaSulam, Shamati, Articolo 53, “La materia della Limitazione”: Questo è detto la parte principale del grado, che è un discernimento di Katnut. Questo discernimento deve essere permanente, ed il Gadlut è solo un’aggiunta. Inoltre, si dovrebbe desiderare la parte principale e non le aggiunte.

La parte principale è lo stato di Katnut (piccolezza), Hafetz Hesed, “Dare per dare,” stando pronti a stabilirsi in una condizione inferiore. Allo stesso tempo non ho bisogno di sentire che mi limito o che mi manca qualcosa, piuttosto il contrario, dovrei sentire una completa soddisfazione.

Uno stato di Katnut dovrebbe essermi molto caro e dovrebbe essere considerato un onore. Poi c’è la domanda riguardo al motivo per cui ci dovrebbe essere prima uno stato di Katnut e non un solo punto. Non voglio avere alcun volume. Voglio occupare il minor spazio possibile. Al fine di esistere e far del bene a tutti per il bene del Creatore, sono pronto a ridurmi ad un punto per cui non disidero nulla per me.

La verità è che questo è l’approccio corretto. E’ partendo da uno stato di questo tipo che inizieremo a percepire e ad ottenere la realtà spirituale, ma nell’istante in cui iniziamo a pensare a questo e a come possiamo portare appagamento al Creatore, capiamo che per poterlo fare dobbiamo ricevere tutti i discernimenti ed i desideri da Lui e cambiarli dal fine di ricevere al fine di dare. Così diventiamo un embrione spirituale che inizia a crescere in volume e ad aderire al Creatore e quindi a portargli appagamento.

Senza questo non cresciamo come un embrione nel grembo materno. Ogni secondo, ad ogni movimento successivo, ogni crescita di un grammo dell’embrione accade solo per portare al Creatore appagamento. Egli deve sentire che stà rendendo felice il Creatore.

Al tempo della nascita, dei dolori del travaglio ed allo stadio in cui il feto si gira con la testa all’ingiù prima di nascere, egli esamina ogni passo che compie per vedere se è fatto per portare appagamento a colui che l’ha fatto nascere. Dopo la nascita, durante il tempo dello Yenika (allattamento) egli continua a svilupparsi come un infante tra le bracia di sua madre; allo stesso modo una persona è tra le braccia del Creatore.

Egli inizia già a lavorare con I suoi desideri ed in parte si limita, ma ogni azione che compie per limitarsi o per crescere è solo per portar appagamento al Creatore; ecco come cresce una persona. Quindi, il punto da cui parte che corrisponde al suo non voler nulla più di un punto, rimane il suo centro. Egli fermo su di questo, senza desiderare di più della sua elementare esistenza ed ogni altra cosa è forzato ad aggiungere a questo punto solo per poter portare appagamento al Creatore. Questa è la sola cosa che lo motiva in tutte le sue azioni: in tutte le limitazioni e gioie.

Effettivamente egli è contento di questa cosa, non per il suo bene ma perchè porta appagamento al Creatore. Attraverso questo egli ottiene l’adesione al Creatore come nel caso di due amici che si amano e che si sentono reciprocamente l’un l’altro .
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(Dalla 1a. parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 14.03.2013, Shamati #53)

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Vi sto ascoltando, al di sopra!

Domanda: Noi dobbiamo desiderare i cambiamenti che il Creatore ci invia lungo il cammino spirituale. Ma dato che questi cambiamenti implicano dei sentimenti spiacevoli, come possiamo riuscire a desiderarli?

Risposta: Quando le orecchie di una persona si intasano, essa deve ascoltare con più attenzione, “Qualcuno ha detto qualcosa? Ho capito bene?”. Questo è lo sforzo interiore per sentire chi si rivolge a te.

Dobbiamo sentire la stessa cosa per il Creatore. Ogni minuto accade qualcosa: qualcuno mi guarda, qualcuno mi parla, qualcosa accade nel mondo; dentro di me, ho diversi pensieri, diversi desideri, diversi problemi… Tutto questo non è altro che il linguaggio del Creatore. È Lui a mandarmi questi messaggi.

Prendiamo un determinato oggetto, ad esempio, che viene morso su tutti i lati da particelle nell’aria, da atomi. Anche io sono costantemente sotto l’influenza del Creatore. Devo solo aumentare la mia sensibilità, e poi attraverso la mia “pelle” inizierò effettivamente a scoprire Lui, decifrerò la Sua “conversazione” e capirò come e cosa fa.

Si tratta solo della mia sensibilità interiore. Anche se sono stanco di prestare eterna attenzione a tutto ciò che accade, devo chiedere tale sensibilità. Essa arriva grazie ai reciproci esercizi che faccio con gli amici, e con il loro aiuto, scopro che in ogni momento mi vengono date diverse opportunità di avere una finestra di dialogo con il Creatore. Se non le perdo, allora non c’è spazio per i pensieri, tutto si trasforma in sensazioni, e i sentimenti non vanno avanti e indietro tra di noi, ma piuttosto diventano sentimenti comuni…

Dobbiamo applicare qui una psicologia semplice, diretta, e meno “contabile” possibile: alla fine è il Creatore che si rivolge a me attraverso diverse “vesti”.
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(Dalla quarta parte della lezione quotidiana di kabbalah del 13.03.2013, Introduzione al Libro dello Zohar)

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Una briciola di materia accanto ad una scintilla di Luce

Noi siamo nel mondo di Ein Sof (l’Infinito). Ma nel mondo di Ein Sof c’è una Luce piccolissima: Nefesh di Nefesh che ha creato l’essere creato come “qualcosa dal niente”, come un minuscolo granello di desiderio di ricevere. Questa è la prima fase, la “fase-radice” del mondo di Ein Sof. Allora, perché è chiamato infinito?

Perché non c’è nulla a parte una minuscola scintilla di Luce e una minuscola briciola di materia. Tutto il resto giunge grazie alla grandezza della Luce nelle sensazioni della briciola dell’essere creato, attraverso il grande rispetto verso la Luce che lo ha creato e che si prende cura di esso. Dal riconoscimento di questa grandezza giunge la sensazione del mondo di Ein Sof.

Poi questa briciola incomincia a svilupparsi e a diventare sempre di più indipendente, e tutti i mondi nascono nelle sue sensazioni. All’inizio avviene istintivamente, sotto l’influenza della Luce. Ma alla fine il suo sviluppo raggiunge il punto in cui ci troviamo adesso. Se ora, da questo stato, cerchiamo di risalire usando tutte le istruzioni che sono state realizzate per noi, raggiungeremo il verso riconoscimento della Luce.

Ma possiamo chiamare vero questo riconoscimento in modo condizionato, poiché è impossibile conseguire la vera essenza del Creatore e la Sua altezza rispetto all’essere creato. Ma quando ci eleviamo di nuovo, scopriamo la Luce di NRNHY, e la misura rispetto alla quale il Creatore ci permette di arrivare a Lui è chiamata “adesione”. In questa misura, in base alla Sua volontà, dobbiamo essere come Lui.

E’ scritto, “Egli ha sollevato il povero dalla polvere” (Salmo 113). Ma noi non chiediamo che Egli ci dovrebbe sollevare dalla polvere per essere ricchi, ma noi vogliamo essere sollevati solo perché così rispetteremo e loderemo il Creatore. Questa è la sola ragione per cui chiediamo a Lui di sollevarci dalla polvere: per conseguire la Sua grandezza e non per migliorare la nostra condizione.

Questa ascesa è al fine di comprendere chi ci ha creati e chi si è preso cura di noi. La materia in sé può restare in assoluta povertà poiché ciò che conta per noi è di unirci alla Luce superiore, la qualità della dazione, non per il nostro bene ma per rendere felice il Creatore. Questa è la nostra sola speranza. In questo modo arriviamo ad eguagliare perfettamente il quadro, l’immagine, che troviamo nel mondo di Ein Sof: una briciola di materia accanto ad una scintilla di Luce, e tutto il resto è l’infinita grandezza del Creatore.
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(Dalla preparazione alla Lezione quotidiana di Kabbalah del 07.03.2013)

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Tutto viene misurato accuratamente

Domanda: Come possiamo cambiare il nostro atteggiamento negativo verso la realtà se è così che la percepiamo?

Risposta: Questa sensazione negativa ci viene data apposta. Tutto viene misurato accuratamente secondo le relazioni che ci sono tra la Luce ed i vasi. Il Creatore lo misura in base all’essere creato nel sistema frantumato in modo che ci possiamo sforzare al fine di correggerci e così conseguire la dazione. Allora, percepiremo il positivo stato corretto.

Se adesso non avessimo delle sensazioni negative, non percepiremmo mai lo stato in cui ci troviamo. I nostri vasi di percezione sono vasi di valutazione: io percepisco solamente solo ciò che valuto come positivo o negativo.

Se vedo qualcosa, allora si tratta di un segno che è importante per me: posso amare questa cosa oppure averne paura, posso volermi avvicinare oppure allontanarmi. Percepisco solamente ciò di cui mi preoccupo. La qualità della dazione non ci interessa affatto, e di conseguenza non la troviamo nel nostro mondo, e ci troviamo tutti solamente nella qualità della ricezione.

Ma se, in base al programma della natura, dobbiamo conseguire la qualità della dazione, allora ci viene data l’opportunità di arrivarci partendo dalla qualità della ricezione, ovvero partendo dalla qualità corrotta opposta alla dazione. Questo è ciò che viene chiamato “frantumazione”. C’è stato un programma che ha funzionato bene ma poi si è inceppato. Ora dobbiamo imparare come muoverci dallo stato corrotto verso quello corretto.

In questo modo impareremo i programma stesso, così da viverci come degli angeli. Quando correggerò il programma e vedrò tutto il male e le corruzioni che ci sono in esso, comprendendo come potrebbe essere bello se funzionasse in modo corretto nel sistema, nella sua forma opposta, allora scoprirò la precisa essenza del sistema, il programmatore del programma, ed arriverò a conoscere i Suoi pensieri per gli esseri creati, che viene chiamato “il pensiero della creazione”. Io sono attivamente incorporato in questo programma ed acquisisco la natura del Creatore che si è rivestita in me. Egli incomincia ad agire in me, costringendo i miei muscoli, le mie ossa, ed il mio cervello a muoversi. Allo stesso tempo, percepisco che è il Creatore che mi ha rivestito, non qualche forza sconosciuta.

Prima funzionavo in base al mio ego, ma non me ne rendevo conto. Poi c’è stata una divisione interiore quando ho scoperto che l’ego mi faceva agire, a questo punto ci sono due parti: io e l’ego con una disparità tra di esse. Poi ho voluto che fosse la qualità della dazione a farmi agire invece dell’ego. Allora, nella qualità della dazione, ho percepito la radice superiore che ha creato sia l’ego che la forza positiva, ed in questo modo raggiungo l’adesione.
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(Dalla 1.a parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 05.03.2013, Gli Scritti di Baal HaSulam)

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