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Vivere in un unico Organismo, nel Bore.

Domanda: Cos’è questo salto? Amore?

Risposta: L’amore è uno stato in cui tratti gli altri con il desiderio di dazione completa e ti sforzi di diventare come il Bore nelle azioni.

Commento: Non riesco ancora a cogliere la differenza. Supponiamo che una persona lavori come un organo nel corpo. Riceve le cose più necessarie per sé stesso e dà tutto il resto per il bene dell’intero organismo. Grazie a questo, l’organismo vive.

La mia risposta: Sì, questo è se parliamo del sistema interno dell’organismo.

Domanda: Quindi, possiamo dire che i nostri organi sono altruisti? Ma non diciamo comunque che si amano. Cos’è quindi l’amore?

Risposta: L’amore, come dice Baal HaSulam, è uno stato in cui ogni organo sente tutti gli altri organi e li aiuta a funzionare correttamente.

Domanda: E a livello umano?

Risposta: Non esiste uno stato del genere tra le persone. Esiste solo a livello del sistema interno dell’organismo.

Domanda: Cosa intendevano i nostri saggi quando scrissero “Ama il tuo prossimo come te stesso”? Qual è questa fase quando le persone raggiungono uno stato del genere?

Risposta: Si tratta di una fase del nostro sviluppo interno in cui ci rendiamo conto che dobbiamo connetterci attraverso buone connessioni. Cioè, è uno stato emotivo in cui una persona vive direttamente la vita della società. Allora ci sentiamo l’un l’altro come se vivessimo in un solo organismo.

Domanda: E questo organismo è il Bore o una forza superiore?

Risposta: È il Bore. Esattamente!

 

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From KabTV’s “Era of the Last Generation” 5/9/24

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Il veleno è nella tua testa

Domanda: In un’antica parabola cinese una donna sposata che non sopportava i rimproveri della suocera decise di liberarsi di quest’ultima. Si recò da un mercante di erbe che era un conoscente di suo padre. Gli spiegò tutto e disse: “Voglio che tu mi venda del veleno”.

L’erborista rispose: “Va bene, ti aiuterò. Ma prima di tutto, non puoi avvelenare subito tua suocera perché la gente intuirebbe cosa è successo. Pertanto, ti darò delle erbe che la uccideranno gradualmente.

In secondo luogo, per evitare qualsiasi sospetto, devi domare la tua rabbia, imparare a rispettarla, amarla, ascoltarla ed avere pazienza. Così nessuno sospetterà di te quando morirà”.

La ragazza accettò, prese le erbe e cominciò ad aggiungerle al cibo della suocera. Imparò anche a controllarsi, ad ascoltare la suocera e a rispettarla. E così, sei mesi dopo erano già vicine

come madre e figlia. Poi la ragazza corse dall’erborista e implorò: “Per l’amor di Dio, salva mia suocera dal veleno che le ho dato! Io la amo!”. L’erborista rispose: “Non preoccuparti, ti ho dato solo delle spezie. Il veleno era solo nella tua testa e te ne sei liberata da sola”.

Voglio chiederti: ci uccidiamo a vicenda con le parole, continuamente. E chi è più furbo uccide gradualmente, non subito. Per non diventare il nemico, agisce attraverso gli altri, mette in giro voci sugli altri e così via. È nella nostra natura voler abbattere l’altro.

Perché non mi ferisce il fatto di umiliare tranquillamente un altro, di toglierlo di mezzo, di uccidere?

Risposta: Credo che l’altro non mi lasci vivere, che sia un mio nemico che mi vede ostacolare il suo cammino, e deve distruggermi.

Domanda: Perché ci è stata data questa natura, per vivere così?

Risposta: Tutto questo è per la stessa ragione: per correggere il nostro egoismo. Per convincerci che “ama il prossimo tuo come te stesso” è la legge principale del mondo.

Commento: In questo caso, a un certo punto deve farmi sentire in colpa il fatto di essere così.

Risposta: Sì, certo.

Domanda: Ora vedo tutte queste guerre, tutti questi omicidi direttamente, non direttamente, e così via. A che punto arriva la sensazione di: “Cosa sto facendo? È tutto dentro di me. Come posso uscirne?”.

Risposta: Nel momento dell’illuminazione.

Domanda: Quando avviene questo? Si può accelerare o fare qualcosa? Capisco che questo è il momento principale della vita, davvero. Che tutto è in me, che tutto è a causa mia, che io sono l’assassino. Può questo arrivare a una persona del tutto?

Risposta: Quando un uomo si convince di essere pieno di male, allora la sua vera natura si rivela in lui, non può più tollerarla e si rivolge al Creatore.

Domanda: Questo accade inaspettatamente per un uomo? O in un certo senso egli lo vuole già?

Risposta: No, questa illuminazione di solito arriva con una spinta molto seria.

Domanda: Quindi c’è qualcosa che precede, c’è una specie di spinta, dopo tutto?

Risposta: Sì.

Domanda: Quando questo viene rivelato a un uomo, la preghiera al Creatore diventa naturale? Ossia, la comprensione che tutto dipende solo da Lui?

Risposta: Sì, allora l’uomo si rivolge al Creatore, giudica se stesso, e, correggendosi, corregge il mondo che lo circonda.

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Da “Notizie con il Dr. Michael Laitman” di KabTV del 15/4/24

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La futilità della vita

Se un uomo non dedica la sua vita a perseguire un percorso, o si spreca in molte ricerche diverse e finisce la sua vita con un nulla di fatto, o vive come un animale senza cercare uno scopo. Tutto questo non è determinato da lui, ma dal suo desiderio.

Non mi immagino di perseguire la ricchezza, il potere o la fama. Dopo tutto, queste cose finiscono insieme alla mia vita. Perché farlo? Ho già più di settant’anni. Diciamo che mi restano altri dieci anni. E poi cosa c’è? Poi niente e basta, è finita. Allora cosa dovrei fare in questi dieci anni?

Commento: Lavorare in un giardino, coltivare fiori, guardare la TV.

La mia risposta: Sì, sì, anche figli, nipoti… Non sono contrario. La Kabbalah obbliga l’uomo a partecipare alla vita quotidiana, ma lo scopo della vita deve comunque guidarci in avanti.

Commento: C’è una nozione classica: avrò i miei figli che mi daranno un bicchiere d’acqua nella mia vecchiaia.

La mia risposta: Che differenza fa questo nel modo in cui muoio? Cosa cambia se i miei figli mi porteranno o meno l’acqua in vecchiaia? Qui finisce tutto. Diciamo che ho una casa di cura speciale a cinque stelle. Infermieri e assistenti mi staranno intorno, coccolandomi come un bambino piccolo. Mi puliranno e mi daranno il biberon finché non mi addormenterò felicemente tra le loro braccia, rasserenato da un eterno sonno ristoratore. È così? Perché ho vissuto la mia vita?

Oggi un uomo pensa solo alla sua vita e alla sua fine, sperando di vivere i suoi ultimi anni in modo più confortevole. Non c’è nulla di cui parlare qui.

Ma il fatto è che le persone che si avvicinano allo studio della Kabbalah capiscono che se non trovano lo scopo della vita, allora questa vita non serve a nulla; sarebbe meglio se non esistesse.

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Da “Ho ricevuto una chiamata, credere a un cabalista” di KabTV 1/28/10

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Il libro magico dello Zohar

Da uno spettatore:

Recentemente ho iniziato a studiare la Kabbalah perché ero gravemente malato. Stavo cercando qualsiasi mezzo per uscirne. Oggi, durante la lezione, hai detto che si può leggere il Libro dello Zohar per guarire. Sono molto malato. I medici si sono arresi con me molto tempo fa. Dobbiamo leggere il Libro dello Zohar? Cosa pensi riguardo a questo? Riguardo la tua guarigione?

Risposta: Certamente. Leggilo e migliora.

Domanda: Hai detto che Il Libro dello Zohar è come una Segula (Rimedio)?

Risposta: Sì, è magico.

Domanda: Cosa succede quando lo leggi e vuoi guarire?

Risposta: Attiri a te la luce superiore; essa scende dall’alto verso il basso, attraversa tutte le Sefirot e ti raggiunge. Con questo tu guarisci.

Domanda: Perchè Il Libro dello Zohar, e perché chiedi a lui? Ci sono molti libri.

Risposta: Questo è il rimedio più potente per la nostra anima. I grandi cabalisti lo hanno scritto ai più alti livelli di connessione con il Bore. Pertanto, questo libro porta con sé una potente carica di forza spirituale.

Domanda: È importante in quale lingua lo si legge? È in aramaico e in ebraico.

Risposta: È in aramaico. Non c’è niente da fare. Ma dopo l’aramaico, naturalmente, l’ebraico, perché sono lingue praticamente parallele. E chi conosce l’aramaico capisce l’ebraico. Chiunque capisca l’ebraico, in linea di principio, capisce l’aramaico.

Domanda: E se si legge in russo? Abbiamo anche traduzioni in russo.

Risposta: Che si legga in russo.

Domanda: Quindi in pratica nella propria lingua, nella lingua che il lettore capisce?

Risposta: Sì.
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Da KabTV “Notizie con il Dr. Michael Laitman” 1/4/24

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La lotta per le connessioni positive: affrontare ogni momento come una nuova battaglia

Un uomo passeggia per il mercato e un commerciante di galli da combattimento gli grida: ” Compra il mio gallo! Combatte fino alla morte!”.

“Che bisogno c’è di un gallo che combatte fino alla morte? Me ne serve uno che combatta per vincere”, replica l’uomo.

Tutta la nostra vita è piena di scontri e, sia che si combatta fino alla morte o che si combatta per vincere, è più importante capire perché si combatte: qual è lo scopo della nostra vita e di tutti i conflitti che subiamo?

Dovremmo immaginare i loro scenari vincenti e perdenti, come sarebbe vincere o perdere la miriade di conflitti. Gli scontri peggiorano quanto più ci evolviamo. Nel processo, distruggeremo molti dei nostri nemici, ma anche molti dei nostri, su scala globale, lasceremo dietro di noi molti paesi devastati, persone uccise e molte in difficoltà per esiti diversi  di queste situazioni. Molte delle nostre vittorie nella vita si rivelano quindi spesso anche delle sconfitte.

Una vera vittoria si ha quando ci rendiamo conto della necessità di connetterci positivamente gli uni con gli altri e di organizzarci attraverso una connessione umana positiva, senza catturare o minacciare nessuno nel corso del processo. Ognuno di noi diventa allora vittorioso su se stesso. In altri termini, le nostre inclinazioni egoistiche e divisive, che ci spingono a combattere gli uni contro gli altri, vengono sconfitte dalla connessione umana positiva che costruiamo al di sopra di esse.

Ogni momento della nostra vita è una lotta e dovremmo trattare ogni momento come se fosse l’ultimo. Dobbiamo essere consapevoli di quanto tempo ci resta da vivere, se vivremo o meno fino alla fine del giorno, e poi pensare a cosa succederà se moriremo, con quale bilancio lasceremo questo mondo.

Di solito non ci poniamo queste domande, ma dovremmo farlo. Come c’è un inizio e una fine per ogni giorno, così c’è un inizio e una fine per la nostra vita.

Possiamo e dobbiamo pensare a ciò che faremo nella nostra vita, perché alla fine non sappiamo cosa ci accadrà. Per farlo, dobbiamo allenarci a guardare l’ esistenza come se ogni momento fosse l’ultimo ed essere così molto produttivi e utili durante il suo svolgimento. In poche parole, dovremmo desiderare di lasciare una buona impressione di noi stessi nel mondo, di fare quanto più bene possibile nel mondo.

Se ci calibriamo e agiamo di conseguenza nella nostra vita, il nostro contributo alla costruzione di legami umani positivi porterà molti benefici al mondo e questi legami rimarranno dopo ognuno di noi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Gli scoiattoli e il senso della vita

Domanda: Due scoiattoli erano seduti sotto il caldo sole di settembre e uno chiese all’altro: “Dimmi, qual è il senso della vita?”.
Il secondo scoiattolo pensò e disse: “Ti ricordi l’anno scorso? C’era la siccità, la foresta bruciava, non c’era niente da mangiare, le volpi affamate ci cercavano e noi avevamo fame. Abbiamo dovuto correre per sopravvivere. Non stavamo cercando questo significato. Si scopre che allora ce n’era uno. Ora che siamo al sicuro, le volpi e le persone non ci danno fastidio, c’è cibo in abbondanza, la vita va bene, ma stiamo cercando questo significato. Significa forse che l’abbiamo perso?”.

La logica dello scoiattolo è ferrea. Perché non cerchiamo il senso della vita quando ci sentiamo bene?

Risposta: Perché? Non ci sono desideri; c’è abbastanza di tutto. Pertanto, non cerchiamo alcun significato nella vita. La vita è lì. È appagata? Sì. Ci dà ogni tipo di piacere? Sì.

Domanda: In questo modo la vita ha un senso?

Risposta: No, non ha un senso, ma non c’è sofferenza.

Domanda: Questo significa che il Creatore deve fare qualche trucco per farci cercare il senso della vita?

Risposta: Certamente.

Domanda: È necessario?

Risposta: Sì, come può essere altrimenti? Che dire di un bambino? Se non lo si costringe, non crescerà.

Domanda: Quindi devo sempre spingere. La tua conclusione è che una persona deve sperimentare la sofferenza.

Risposta: Sì, ma la gente non comprende. Pensano: “Eliminiamo la sofferenza dal mondo e il mondo sarà buono. Perché il Creatore non l’ha creato così?”. Perché altrimenti l’umanità non progredisce.

Domanda: Quando c’è il sole, usciamo, ci sentiamo bene, ci sorridiamo a vicenda e viviamo, viviamo, viviamo. Stai dicendo che in questo caso il mondo ristagna?

Risposta: Sì, vediamo il mondo intero, come giace lì, la gente muore, tutto va bene e marcisce.

Domanda: Questo se non c’è sofferenza?

Risposta: Sì.

Domanda: La gente non lo capirà mai. Una persona non vuole soffrire, non è vero?

Risposta: Sì, ma in linea di principio dobbiamo elevare il nostro livello mentale e le nostre esigenze e guardarci dall’esterno.

Domanda: In un modo o nell’altro, la sofferenza porta a qualcosa?

Risposta: La sofferenza porta alla consapevolezza della sua causa. Quando soffriamo, vogliamo sapere perché e come superarla.

Domanda: Qual è la causa principale della sofferenza? Deve portare a qualcosa un giorno.

Risposta: Gradualmente, la sofferenza porta l’umanità alla consapevolezza che l’uomo è l’intera causa della sofferenza.

Commento: Inizio con il fatto che il mio vicino, o i miei vicini, o il paese vicino…

Risposta: Abbiamo già affrontato questo argomento molto, molto tempo fa. Se volessimo davvero conoscere la causa della sofferenza, capiremmo subito che è nel nostro egoismo.

Domanda: È in noi? È la cosa principale che ci spinge?

Risposta: Sì.

Domanda: Nel momento in cui capisco che l’intera causa della sofferenza è in noi, nel nostro egoismo, cosa succede? La sofferenza cessa? Non c’è più bisogno di allontanarci?

Risposta: Certamente.

Commento: Se diciamo che il Creatore spinge l’umanità attraverso la sofferenza, allora si calma quando capiamo che l’intero problema è in noi.

Risposta: Non si calma. Il Creatore non ha bisogno di cambiare se stesso. Se noi cambiamo, la sofferenza scompare.

Domanda: Il problema è tutto in me. Finalmente l’ho capito. E poi? Quali sono i miei prossimi passi?

Risposta: Se mi sforzo di eliminare la sofferenza, ne cerco la causa. Se il mio odio per tutto ciò che mi circonda è la causa della mia sofferenza, cambio il mio atteggiamento verso tutto.

Domanda: Devo sempre sintonizzare il mio odio?

Risposta: Sì, gradualmente, cambiandolo, comincio a sentire che questo mi porta a una buona vita. Questo è tutto. Non appena mi elevo al di sopra di questo odio o lo sostituisco con l’amore e un atteggiamento caloroso, la sofferenza cessa.

Domanda: Come si chiama questa vita? Questa non è più la vita terrena, perché la nostra vita è diversa.

Risposta: Non importa. Chiamiamola terrena.

Domanda: È così che l’uomo e l’umanità iniziano a vivere?

Risposta: Sì.

Domanda: È possibile? Tui ci credi? Sembra logico.

Risposta: Non ci credo. Ma se vogliamo, possiamo renderci conto di come possiamo costringere il Creatore a cambiarci in modo da fare questo.

Commento: Cioè, sentiremmo che l’intera ragione…

Risposta: L’intera ragione è l’odio.

Domanda: E dovremmo chiedere a Lui?

Risposta: Sì, dobbiamo chiederglielo. Questo è tutto.

Commento: Questa è una psicologia diversa, la psicologia del “posso cambiare”. Tu dici che non posso cambiare.

La mia risposta: Non posso cambiare in nessun modo. L’unica cosa che posso fare è chiedere al Creatore di cambiarmi. E allora il sole splenderà.

Domanda: Non sentiamo né vediamo il Creatore. Pronunciamo la parola “Creatore” e, nonostante questo, il mio appello a ciò che non vedo e non conosco o capisco è efficace?

Risposta: Sì.
Domanda: Quindi tu sei a favore di una persona che non capisce nulla e si rivolge comunque al Creatore? Dici che funziona.

Risposta: Sì, funziona. Vediamo bambini piccoli e neonati che piangono. Non è chiaro per quale motivo piangano, ma è un segno dei loro sentimenti negativi.

Domanda: Piangono: “Fammi stare bene!”. Una persona deve fare lo stesso?

Risposta: Sì.

Domanda: Ma in linea di principio il suo grido dovrebbe essere, come dici tu: “Trasforma il mio odio, rendimi amorevole”?

Risposta: Ma questo è già cosciente, e ci sono altri stati.

Domanda: Questo è uno stato elevato. È a questo che dobbiamo arrivare, esattamente?

Risposta: Sì.
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Da “Notizie con il dott. Michael Laitman” di KabTV 3/4/24

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Anima Universale

Domanda: Come si può spiegare a qualcuno cosa sia il mondo superiore?

Risposta: È impossibile da spiegare. Posso solo dire una cosa: ciò che stai sentendo in questo momento, lo stai sentendo nei tuoi desideri. I tuoi desideri attuali sono molto, molto piccoli.
È possibile percepire il mondo superiore solo espandendo i propri desideri attraverso la connessione con gli altri. Cioè, unisci tutti i cuori e tutte le menti del mondo accanto ai desideri dentro di te per realizzarli. E così fa ognuno.

Poi ciascuno, avendo raccolto l’intero mondo dentro di sé, si connette con gli altri. E poi, moltiplicando l’unione al quadrato, ciascuno si connette nuovamente con tutti. Questo è già il terzo grado spirituale. E ci sono 125 di questi gradi. In altre parole, è l’incorporazione multipla delle anime l’una nell’altra.

Immagina che potente sensazione si raggiunge quando semplicemente assorbi tutto ciò che il mondo può assorbire, tutti i cuori e tutte le menti. E poi tutto questo aumenta al quadrato, alla quarta potenza, e così via.
Così, si forma una coscienza collettiva: l’anima comune, Adamo. E la sua potenza non ha espressione quantitativa.
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Da KabTV “Ho ricevuto una chiamata. Sensazione del Creatore” 2/2/12

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Vivi e gioisci!

Se avessi un figlio, gli direi che il mondo presenta un giocoso cambiamento di scene e in esso non bisogna cercare né un piano saggio né uno scopo elevato.
Se lui imparerà ad accettare i colpi del destino, ad amare la variabilità della vita e a non resistervi con tutta la forza della sua anima, allora diventerà la persona che Dio ha voluto che fosse (Milán Füst)

Domanda: Che intenzioni aveva Dio per noi?

Risposta: Non possiamo dirlo immediatamente. Arriverà solo come risultato di un grande lavoro su noi stessi. Allora arriveremo a una posizione in cui saremo soddisfatti dell’atteggiamento di Dio nei nostri confronti.

Domanda: Sarà importante per noi?

Risposta: Sì.

Domanda: Sei d’accordo con l’affermazione che “Nella vita non vale la pena cercare né un piano saggio né uno scopo elevato”?

Risposta: È perché una persona comune non può comunque farlo.

Domanda: Non può trovarli?

Risposta: Sì, è meglio se non cerca né il significato né lo scopo.

Domanda: E allora, come vivrà?

Risposta: Vivrà solo per vivere. Allora capirà ancora prima il significato di un tale atteggiamento del Creatore nei suoi confronti.

Domanda: Quindi, in questo modo semplice, solo vivendo, arriverà comunque a capire?

Risposta: Ci arriverà più velocemente.

Domanda: Più velocemente che se filosofeggiasse, vivesse, cercasse un significato e così via?

Risposta: Sì, senza dubbio.

Domanda: Come impariamo ad accettare tutti i colpi del destino? Qui si dice: “Accetta tutti i colpi del destino. Questo è un giocoso cambio di scene”, e così via. Come impariamo? Oggi il destino cambia bruscamente.

Risposta: Devi percepire tutto questo con una certa eccitazione, come un gioco. Come, ad esempio, quando l’avversario fa una mossa sulla scacchiera o sbatte una nuova carta sul tavolo e tu hai la visione della tua prossima mossa. Allora dovresti essere felice di essere in connessione con una tale persona. Vuoi rivelare il Creatore in connessione con lui.

Domanda: Ogni passo che faccio in risposta, è un’avventura? La mia avventura, quella interiore? E tutti i miei pensieri sono: “Come? Che cosa?”

Risposta: Sì.

Domanda: Poi hai detto la frase: “Ti trovi in ​​connessione con il Creatore”. Questo pensiero, anche se non ce l’ho, è esattamente ciò che conduce a un tale viaggio attraverso la vita?

Risposta: Sì, questo è ciò che vuoi raggiungere.

Domanda: È questa la destinazione finale del mio viaggio?

Risposta: Sì.

Domanda: Dicono che sia infinito.

Risposta: Sì, è infinito.

Domanda: Quindi cosa significa?

Risposta: Niente. Vivi e gioisci del tuo infinito.

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Da “Notizie con il Dr. Michael Laitman” di KabTV 28/12/23

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Quali sono i tuoi pensieri e i tuoi bisogni per essere felice?

Una parabola racconta di tre fratelli che videro  Felicità seduta dentro un pozzo. Uno si avvicinò e chiese a Felicità del denaro e lo ricevette. Un altro chiese una bella moglie e la ottenne.

Il terzo si chinò sul pozzo. “Cosa ti serve?”, chiese  Felicità.

L’uomo le domandò: “Tu, di cosa hai bisogno?”

“Fratello, portami fuori di qui”, chiese Felicità.

Il fratello allungò la mano, tirò fuori  Felicità dalla fossa, si girò e se ne andò. E Felicità lo seguì.

La parabola ci mostra che la felicità ha seguito il fratello che non ha preteso nulla e che ha compiuto una buona azione, rendendo un servizio alla felicità. Non credo però che questo debba essere interpretato come una condizione perché la felicità ci segua, né che non dobbiamo avere richieste.

Penso che la felicità dipenda dal destino di ciascuno. Ognuno di noi si comporta in base a ciò che gli viene offerto, possiamo regalare la felicità o pretenderla per noi stessi. Il punto più importante è che dovremmo essere d’accordo.

In pratica, non possiamo cambiare. Forse la forza superiore può a volte attuare un cambiamento in base alla nostra sincera richiesta, ma noi stessi non possiamo modificare nulla personalmente.

Per quale motivo, inoltre, desideriamo la felicità degli altri?  Di solito è perché calcoliamo che di conseguenza otterremo anche noi la felicità. Se non dovessimo trarre vantaggio dal nostro desiderio apparentemente positivo verso gli altri, allora non avremmo tale desiderio. Non c’è via d’uscita da questo circolo vizioso egocentrico poiché il desiderio egoistico di profitto personale è la natura umana.

Non credo che si possa trovare la felicità. Piuttosto, dobbiamo crearla. Cioè, dobbiamo metterci in uno stato in cui sappiamo esattamente come far sì che la felicità si riveli, allora la sentiremo.

Che cos’è la felicità? La felicità è la sensazione che la nostra vita sia stata un successo, credo che questa sensazione ci arrivi con più facilità verso la fine della nostra vita.

La vita stessa è un lavoro costante, cioè una ricerca di metodi per ricostruire la nostra vita più e più volte in modo che porti la felicità che immaginiamo. Gradualmente, passiamo dall’immaginare la felicità per noi stessi a desiderarla per gli altri. Inoltre, troviamo il senso della nostra vita in questo percorso: “da me agli altri”. Attraverso questo percorso, possiamo raggiungere una condizione finale di felicità. È un lavoro costante e incessante e sarebbe saggio cercare di capire come farlo.

Probabilmente incontreremo una miriade di perturbazioni su questo cammino, ma la chiave per resistere è immaginare quel cammino e poi, come si dice, “la strada si arrende a colui che la percorre”. Quindi, se la felicità ci segue, non significa che siamo felici. Dobbiamo piuttosto lavorare costantemente per rendere felici gli altri, il che non è un compito facile. Tuttavia, non importa se sia facile o meno. Nulla è facile nella vita, ma questa è la strada per una vita significativa e felice.

Nella saggezza della Kabbalah si parla di due sentieri di sviluppo: il sentiero della luce e il sentiero delle tenebre. Il sentiero della luce è quando portiamo la luce alle altre persone, mentre il sentiero delle tenebre è quando non possiamo e non vogliamo farlo. In questo caso, “non possiamo” e “non vogliamo” sono la stessa cosa.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Movimento verso il riconoscimento del male

Domanda:Come può una persona scoprire di desiderare la forza della dazione se è nata con il desiderio di ricevere e vede solo quello intorno a sé?

Dov’è un esempio di desiderio permanente di dare in modo che l’umanità possa notarlo e apprezzarlo?

Risposta: Naturalmente vediamo che il mondo intero è nell’egoismo, nel desiderio di ricevere piuttosto che di dare. Ma accanto a questo vediamo anche come l’egoismo progredisce costantemente nel mondo e con esso anche il dolore, la tristezza e la morte.

In altre parole, i desideri egoistici si manifestano come fonte di ogni sorta di problemi. Pertanto le persone potrebbero non vedere una via d’uscita, ma capiscono che solo l’egoismo è il loro nemico. A poco a poco, l’umanità si sta rendendo conto che non c’è nulla che possa sostituire l’egoismo, e quindi non vede alcuna via d’uscita.

Tuttavia, per lo meno, capisce che la nostra stessa natura ci porta a stati così spiacevoli.
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Dalla lezione quotidiana di Kabbalah del 9/4/24, Scritti di Rabash “La necessità di un’azione dal basso”

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