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L’acqua che scava la roccia: una metafora per persistere nella ricerca dell’unitá

Ho ricevuto una lamentela da parte di Amir sui social media, che ha scritto quanto segue:

“Più inviti ad unirsi ed avere buone relazioni e peggiore diventa la situazione. E ciononostante tu continui e continui. Non vedi che non funziona?”

Vorrei chiedere ad Amir in risposta: Cosa dovrei fare? Pensi che dovrei semplicemente stancarmi e dire che è già abbastanza?

Non posso stancarmi perché ogni giorno vedo sempre più svilupparsi nel nostro mondo il male, l’ego umano che vuole trarre vantaggi a spese degli altri, e più l’ego cresce senza applicare l’intenzione di amare, donare e connettersi positivamente ad esso, più l’umanità soffre.

Si potrebbe obiettare che se l’ego continua a crescere, allora dovremmo semplicemente lasciarlo crescere e lasciare in pace la generazione, soprattutto considerando che più chiedo l’unità, più la situazione peggiora. Ma questo non è un motivo per fermare tutto e andarsene.

Non faccio alcuna valutazione sul fatto che il mondo migliori o peggiori. So semplicemente che devo continuare a diffondere l’insegnamento delle leggi della natura e la necessità di una connessione umana positiva, che si comprende imparando quelle leggi. Non vedo la possibilità di essere deluso e di abbandonare questo lavoro. Devo semplicemente continuare.

La lamentela di Amir, tuttavia, è che le orecchie e i cuori delle persone sono chiusi al messaggio dell’unità, quindi ogni sforzo per diffondere tale messaggio si dissolve come acqua nella sabbia. Ogni cosa, tuttavia, ha la sua storia, il suo inizio e la sua fine, spero quindi che ci sia una fine a questo periodo di sofferenza accumulata in cui l’umanità si trova attualmente.

Un detto recita che l’acqua può consumare la pietra, goccia a goccia. È così che funziona. Devo semplicemente continuare e farlo contro la ragione umana, che si lamenta e sostiene che tali sforzi sono infruttuosi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

 

Disastri naturali e sofferenza

Domanda: Esistono diversi tipi di sofferenza, dai disastri su larga scala alle varie malattie. Possiamo dire che esistono determinati tipi di sofferenza per ogni desiderio?

Risposta: No, non è vero. Ma in generale si può dire così in termini di quantità, qualità e tipo. Non lo facciamo perché dobbiamo agire per sradicare tutte le sofferenze.

Domanda: Cosa c’entrano i terremoti, gli uragani e le altre catastrofi naturali con le relazioni tra le persone?

Risposta: Nella concezione umana, le catastrofi naturali non hanno nulla a che fare con le nostre relazioni. Ma riduciamo tutto a un denominatore comune: la natura. Possiamo capire, intuire e persino prevedere che tali azioni possono essere la conseguenza di tali relazioni tra le persone.
La relazione distruttiva tra di noi è la causa di ogni sofferenza anche a livello inanimato.
Esplosioni sul Sole, o esplosioni di stelle, tempeste nel mare, tifoni nell’oceano, ecc… tutto questo ha a che fare con le azioni umane.

Domanda: Su quali basi afferma questo?

Risposta: Sulla base del fatto che tutta la natura è globale, interconnessa, integrale, e non c’è nulla che non influisca su tutto.
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Da “Stati spirituali” di KabTV 14/3/24

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