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Perché non rendiamo tutto gratis in questo mondo e eliminiamo il concetto di denaro?

Il denaro è l’equivalente del nostro investimento reciproco, delle nostre relazioni di dare e avere in cui miriamo a ricevere qualcosa in cambio del nostro dare qualcosa.

Ma è possibile eliminare i soldi?

Sarebbe possibile eliminare il denaro se ci fossero:

Uno stato in cui nessuno possiede nulla;

Considerazione reciproca come membri di un unico sistema comune;

La sensazione che ognuno di noi serve i bisogni dell’intero sistema in cui ci troviamo e, indipendentemente da chi dà o riceve nel sistema, agiamo in base ai suoi bisogni;

Una sensazione uguale per ciascuna di queste condizioni tra tutte le persone.

Il denaro è una copertura per i nostri atteggiamenti reciproci.

Pertanto, i nostri problemi non scomparirebbero semplicemente se il denaro scomparisse. Questo richiederebbe di elevarsi al di sopra di noi stessi nelle nostre sensazioni. Inoltre, in una fase del genere, perderemmo la sensazione di questo mondo, perché esso esiste solo nelle nostre sensazioni.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Quali Sono le Regole dell’Amore?

“Ama il tuo prossimo come te stesso”, ha detto Rabbi Akiva, questa è una grande regola della Torah.

Dobbiamo capire che una “grande regola della Torah” è la legge fondamentale della natura che abbraccia l’intero universo. Se ci prepariamo sufficientemente, allora arriveremo a vedere che la vita stessa esiste unicamente grazie a questa legge dell’amore per gli altri come per noi stessi.

Qualsiasi tipo di connessione è possibile solo per mezzo di un potere speciale, che consente e addirittura richiede l’unificazione di parti diverse, anche opposte, siano esse particelle, insiemi o elementi di cellule viventi o persone. Questa forza esterna, la legge fondamentale della natura che è una legge di amore e di connessione, influenza tutte le parti della natura, obbligandole a connettersi e, di conseguenza, le parti si avvicinano gradualmente tra loro, sviluppando sistemi sempre più complessi nella natura inanimata, vegetale, animale e poi spirituale.

La forza dell’amore e della connessione che determina la vita a questi livelli è la regola della Torah: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. “Torah” si riferisce al sistema che esiste tra la natura stessa e le sue creazioni, noi persone, e la sua legge è quella dell’amore per gli altri come per noi stessi.

Gli “altri” sono coloro che sono diametralmente opposti, proprio come noi siamo opposti alla forma di amore e alla natura di dare. La sua legge d’amore opera in tutto il sistema da lei creato, obbligandoci a stabilire connessioni tra di noi perché la vita può esistere solo attraverso la connessione reciproca a qualsiasi livello della natura.

Questa legge dell’amore che alimenta l’interconnessione e l’interdipendenza attraverso i livelli dell’inanimato, del vegetale e dell’animato della natura, avviene senza la partecipazione umana, cioè attraverso processi evolutivi a quei livelli. Qui, la legge della natura determina e detta tutto nella vita, e noi persone ci troviamo sotto il suo cosiddetto “rullo schiacciasassi evolutivo”, cioè l’evoluzione stessa ci spinge a connetterci sempre di più senza chiedere la nostra opinione in merito.

Pertanto, al di là dei livelli inanimato, vegetale e animato della natura, a livello umano, se cominciamo ad adottare e accettare su di noi la realizzazione della legge della natura, allora arriviamo a scoprire che questa regola dell’ “ama il tuo prossimo come te stesso” è la legge della vita. Niente potrebbe esistere senza la connessione tra noi e la natura.

Attraverso tale scoperta, iniziamo a prendere coscienza di questa legge suprema da soli, anche se all’inizio scopriamo che latteggiamento di amare gli altri come noi stessi ci sfugge completamente, poiché gli altri ci appaiono estranei, addirittura completamente opposti.

Tuttavia, dobbiamo realizzare la legge dell’amore e della connessione della natura nelle nostre connessioni umane. È necessario prima studiarla e vedere come agisce in tutta la natura. Dal Big Bang fino ai giorni nostri, potrebbe sembrare che ci sviluppiamo attraverso un processo di disconnessione e disaccordo, ma in realtà c’è un costante processo di sviluppo verso stati di connessione sempre più elevati, e tale evoluzione continua, costringendo la materia a realizzare da sé la legge fondamentale della natura.

In quest’ultimo frangente, noi esseri umani ci identificheremo con la forza e la legge della natura nelle nostre connessioni reciproche, arrivando a realizzare la legge di “ama il tuo prossimo come te stesso” tra di noi e con la natura.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

È finito l’esilio del popolo di Israele o è stato solo un sogno?

Fisicamente abitiamo la terra di Israele, tornati dopo due millenni, ma spiritualmente permane un senso di assenza. L’esilio, uno stato in cui non sentiamo la presenza della forza superiore dell’amore e della dazione, ci rende privi di una sicurezza completa o di un percorso chiaro; oscura sia il nostro cammino che la nostra destinazione.

Nel suo articolo “Cosa significa, ‘Quando Israele è in esilio, la Shechina è con loro’, nel lavoro?”, il Kabalista Baruch Ashlag (Rabash) inizia con un estratto dalla Megillah che descrive il profondo amore del Creatore per Israele, simile a quello di un re per il suo  unico figlio che sbaglia nei suoi confronti. Nonostante le passate trasgressioni, il re, anziché cacciare il figlio, sceglie di andare in esilio insieme a lui,  a testimonianza di un’assoluta complicità:

“Vieni e vedi quanto è amorevole il Creatore di Israele; ovunque siano esiliati, la Shechina [Divinità] è con loro, come è stato detto: ‘E il Signore tuo Dio tornò dalla tua schiavitù. Non ha detto ‘tornerà’, ma ‘tornò’, mostrando che il Creatore torna con loro dagli esili”.

Sentire il vuoto lasciato dalla forza superiore tra noi forma paradossalmente la nostra connessione con quella forza. È scritto che il Creatore, la forza superiore dell’amore e della dazione, scende in esilio con noi. Quando percepiamo l’assenza di questa forza, significa che essa è già presente, cioè ci rende consapevoli della sua non esistenza nel nostro stato attuale. In realtà non si allontana mai veramente o cambia la sua posizione nei nostri confronti ma siamo noi stessi a oscillare, allontanandoci sempre più o avvicinandoci.

L’esilio ci sovrasta quando lasciamo che la nostra natura egocentrica gestisca la nostra  vita, ossia quando ci immergiamo in una cultura di competizione spietata, che rispetta la ricchezza e lo stile di vita materialistico e che in più ci divide in fazioni nutrendo disprezzo l’uno per l’altro. Queste qualità sono in netto contrasto con quelle della forza superiore, l’amore e la dazione, e in definitiva operano per farci sentire esiliati da uno stato armonioso caratterizzato da atteggiamenti di amore e dazione in tutte le nostre relazioni e dall’avvicinarci al fine di raggiungere tale stato

Coloro che sentono le proprie vite in questo esilio possono prima trovare conforto nel fatto di aver valutato correttamente il loro stato, mentre allo stesso tempo provano il dolore della separazione. Queste emozioni contrastanti hanno il potenziale per spingere le diverse parti della nostra nazione a unirsi e a stabilire, attraverso la nostra unità, un legame con il Creatore. Ci danno la forza di prenderci cura del nostro popolo come dei genitori, coltivando i legami che ci uniscono e permettendo la nostra uscita collettiva dall’esilio.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

La tecnologia è dannosa?

La tecnologia ci offre scoperte mediche che salvano vite e innovazioni che supportano le nostre professioni e la nostra vita quotidiana. Tuttavia, molto del progresso tecnologico provoca devastazione, poiché porta alla creazione di modi sempre più sofisticati per uccidere, ferire e sfruttare le persone.

Come possiamo quindi assicurarci che la tecnologia ci sia favorevole?

Da un lato, siamo ben oltre la promozione dell’arresto degli avanzamenti tecnologici e il ritorno a una forma primitiva di esistenza. Tuttavia, è necessario rivedere il modo in cui prendiamo in mano lo sviluppo tecnologico e guidiamo le nostre innovazioni in modo responsabile. In caso di fallimento, potremmo soccombere a una terza o quarta guerra mondiale e potremmo davvero degenerare in uno stato primitivo.

Gestire la tecnologia in modo vantaggioso per l’umanità non significa soffocarla con regole rigide e vincoli morali, un punto che spesso viene sollevato in relazione a questo argomento. Richiede piuttosto che i suoi creatori e operatori rafforzino continuamente un atteggiamento di mutuo beneficio, considerazione e sostegno reciproco.

Dovremmo quindi incoraggiare l’apprendimento che arricchisce le connessioni, mostrare esempi di cura e gentilezza, conoscere i fondamenti altruistici e integrali della natura e cercare di generare un’atmosfera sempre più socialmente coesa che alimenti continuamente le persone con fiducia e felicità.

Così facendo, possiamo sintonizzare i nostri atteggiamenti verso gli altri, passando dalla nostra innata preoccupazione per noi stessi a una preoccupazione molto più matura per gli altri e per la natura nel suo complesso. Questa trasformazione è la chiave per garantire un percorso positivo alla tecnologia, aiutandoci a raggiungere stati di maggiore equilibrio tra di noi e con la natura.

Il nostro uso improprio dei progressi tecnologici ha origine da un cuore gonfio di interessi personali, che non ha imparato a percepire il bisogno della natura di raggiungere una connessione positiva e una considerazione reciproca tra di noi. Abbiamo lasciato che le nostre pulsioni divisorie ci spingessero a sfruttarci, a maltrattarci e a manipolarci a vicenda, utilizzando la tecnologia per sopraffare e ingannare gli altri.

Pertanto, se c’è timore che la tecnologia si rivolga contro di noi e arrechi molto danno alle nostre vite, dovremmo cercare di migliorare gli atteggiamenti di coloro che sono dietro lo sviluppo e l’uso della tecnologia. Quando riusciremo a sintonizzare i nostri cuori per desiderare sinceramente il massimo beneficio per le altre persone e per la natura, useremo la tecnologia in modo benefico.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Cosa vorreste che accadesse nel nuovo anno?

L’impegno unitario per la pace è l’obiettivo più importante che possiamo perseguire quest’anno. Per raggiungere la pace, ognuno di noi deve lavorare attivamente per coltivare la pace in ogni aspetto della vita, per identificare le tendenze che violano la pace e cercare il modo di liberarsene. Purtroppo manca una metodologia unificata, una teoria o anche un semplice appello alla pace.

In questo momento il mondo è in preda alla confusione e c’è bisogno di uno sforzo collettivo a cui la società partecipi di buon grado. Quando ci troviamo di fronte a varie espressioni di atteggiamenti divisivi che ostacolano qualsiasi movimento verso la pace, dobbiamo comunque continuare a lottare per uno stato unificato al di sopra delle divisioni. È perché non c’è alternativa per raggiungere una buona vita per tutti. Pertanto, ritengo che non abbiamo altra scelta se non quella di impegnarci affinché l’unità prevalga e porti alla pace.

La situazione globale odierna è precaria, data la possibilità di intensificazione delle guerre che si profila all’orizzonte. È un motivo di grande preoccupazione perché tutti ne subirebbero le conseguenze. Nonostante alcuni contemplino l’idea di starsene in disparte, questo lusso potrebbe non essere un’opzione. Abbiamo quindi bisogno di dare priorità a come possiamo passare a uno stato armonioso e pacifico in tutto il mondo, e la minaccia di una catastrofe dovrebbe infonderci l’urgenza di farlo. 

La necessità di attivare uno spirito unificante al posto di quello divisivo è la principale chiamata all’azione che vedo nel nostro tempo, affinché ognuno cerchi come contribuire a tale spirito e affinché si apra un nuovo percorso per uscire dal nostro declino nella crisi verso un mondo armonioso e pacifico.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.