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Qual è la cosa migliore da imparare da una madre?

Quando mia madre è morta, avevo già più di 70 anni, ebbi la sensazione che mi avesse portato in braccio per tutta la vita e che mi avesse lasciato andare solo in quel preciso momento della sua dipartita.

Quando siamo bambini, dipendiamo completamente dalle cure delle nostre madri e la cura naturale che le madri hanno per i loro bambini è molto più importante di tutti gli altri desideri umani. Questo perché il desiderio della madre di prendersi cura e di legarsi al suo bambino precede ogni altro nostro desiderio: cibo, sesso, famiglia, ricchezza, rispetto e controllo.

Sottolineo spesso l’immensa importanza della cura della madre per il suo bambino perché dobbiamo usare questa forza di cura per portare l’umanità a uno stato armonioso e pacifico. È da questo che dipende il futuro positivo della società umana.

Nella saggezza della Kabbalah, parliamo della Sefira di Bina come di una qualità che desidera esclusivamente dare e donare come una protezione, copertura e scudo, il che è in qualche modo simile all’esempio di questo mondo della cura di una madre per il suo bambino.

Se vogliamo usare questa forza di Bina, cioè coprire noi stessi con la forza della dazione, diventiamo allora simili a un bambino in braccio alla madre. Acquisiamo la protezione della forza speciale di Bina, una forza della natura che i Kabbalisti chiamano “la luce di Hassadim (misericordia)”, che allontana le forze egoistiche negative che causano ogni sofferenza nella nostra vita.

Questo è tutto ciò che manca all’umanità: la sensazione di una forza suprema che si prende cura, che desidera solo donare, come la cura naturale di una madre per il suo bambino, coprendo le nostre relazioni nella società come un ombrello. In questo modo non potremmo agire negativamente gli uni verso gli altri, perché le forze egoistiche dannose avrebbero “paura della madre”, la forza di dazione che sarebbe presente in mezzo a noi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.