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Perché la festa di Purim oggi è più importante che mai?

Costumi, maschere, doppie identità. Dietro la gioiosa celebrazione di Purim c’è una storia profonda sul bene e sul male. Svelare il suo significato segreto può salvare il mondo di oggi, specialmente quando la realtà sembra così cupa e incerta. Così, questa festa è significativa non solo per il popolo ebraico, ma per tutta l’umanità.

La lettura tradizionale del “Rotolo di Ester” durante la festa di Purim non celebra semplicemente un evento avvenuto molto tempo fa. In realtà descrive uno stato spirituale, ancora non chiaro,  che si trova davanti a noi e che verrà scoperto non appena ci uniremo. In effetti, Megilat Ester o Il Rotolo di Ester si riferisce alla “rivelazione del nascosto”, perché in ebraico, “guilui” significa rivelazione, e “ester” da “hastara” significa occultamento.

Nel racconto di Purim, Haman avanzò la pretesa al re Assuero che gli Ebrei dovessero essere uccisi perché erano separati e quindi ritenuti inutili: “C’è un certo popolo, sparso e disperso”.

In risposta, Mardocheo fece appello al re Assuero per avere misericordia degli Ebrei tramite la regina Ester, ma ella disse che era impossibile per lei aiutarli finché fossero rimasti dispersi e non uniti. Così Mordechai andò in missione per trasmettere questo appello all’unità del popolo ebraico. Quando alla fine si riunirono e si unirono, Ester fu in grado di convincere il re Assuero ad avere pietà di loro.

Come in tutte le storie della Torah, i personaggi e l’interazione tra loro rappresentano attributi e poteri che si manifestano nei nostri pensieri, desideri, atteggiamenti e relazioni.

Mardocheo simboleggia una forza positiva che si prende cura profondamente di tutti dato che il futuro del mondo dipende dallo sviluppo delle qualità sublimi dell’amore e della dazione, e dallo sviluppo di una connessione integrale perfetta tra tutte le parti della realtà e tutti gli esseri viventi.  Al contrario, il malvagio Haman simboleggia la forza negativa, una tendenza egoistica a controllare tutti gli altri, a piegare tutti sotto di noi, a prendere tutto ciò che è possibile da loro, a sfruttarli a nostro vantaggio. 

“L’uomo è un piccolo mondo”, spiegano i nostri saggi. Significa che in ognuno di noi si trovano tutte queste forze descritte nel Rotolo di Ester, anche se non le sentiamo. Esse definiscono la direzione di sviluppo che ci salverà dalle lotte egoistiche di tornaconto personale a spese degli altri, che minacciano di far degenerare la razza umana verso l’autoestinzione.

Più ci sviluppiamo, più questi poteri si intensificano. La volontà spietata di governare e controllare affiora sempre più nelle persone e grandi forze di separazione operano per dividerci. Pertanto, il messaggio centrale della storia di Purim è che l’unità sarà la nostra salvezza e che la nostra negligenza nel superare le differenze tra di noi ci mette in pericolo, ci danneggia e può persino annientarci.

In altre parole, lo stato elevato che l’umanità è così desiderosa di raggiungere e che è così disperatamente necessario in questi giorni ora è celato. Non appena impareremo a connetterci correttamente l’uno con l’altro, al di sopra del nostro egoismo, rimuoveremo la radice di tutto il male dalle nostre vite e un mondo di tutto il bene sarà rivelato.

Buon Purim a tutti!

Urlare da un podio non aiuterà

Domanda: Nel mondo del XX secolo, cioè del passato, le persone vivevano basandosi sull’idea che chiunque può trovare un’occupazione funzionale e che ogni nazione ha bisogno di svilupparsi adeguatamente ed essere in grado di produrre qualcosa di utile.

Poi, in vari paesi – in Siria, Libia, Iraq e Venezuela – giovani maggiori e colonnelli, presidenti e padri della nazione, sono saliti al potere. Hanno costruito fabbriche e strade, hanno formato ingegneri e dottori, hanno creato unità operative di riserve, cercando di raggiungere gli standard Americani, Tedeschi e anche quelli dell’Unione Sovietica.

Cosa è successo? Come è accaduto che intrattenere sia diventato più redditizio che produrre beni, che le speculazioni sui numeri siano diventate più remunerative della commercializzazione di prodotti e servizi, che convenga gestire il caos piuttosto che team di persone? Il vecchio mondo è in declino e i leader hanno smesso di essere padri.

Come è accaduto tutto questo?

Risposta: La gente ha scoperto di non aver bisogno di tutto questo, né del progresso né di altro. Tutto ciò di cui ha bisogno è pane e spettacolo.

Domanda: Siamo davvero così primitivi?

Risposta: È semplicemente la nostra natura! Questo non è primitivismo. Essere primitivi è un’arte molto elevata.

Commento: Da giovani ci dicevano di essere la creazione suprema della natura.

Risposta: Da giovani vi hanno detto di essere la creazione suprema della natura. Ma in realtà non vi hanno voluto raccontare come stanno le cose. Se vuoi vivere la tua vita in modo razionale, come persona prudente e saggia, allora scegli un lavoro tranquillo, vivi in un ambiente sereno e ti dedichi ad un passatempo che ti appassiona.

Commento: Dunque in passato l’umanità desiderava qualcosa e i leader volevano essere i padri delle nazioni, i padri del loro popolo.

Risposta: Volevano solo essere al comando, null’altro. Erano spinti unicamente dal desiderio egoistico di mettersi in mostra, sia nel bene che nel male, di far parlare di sé e di ottenere fama e potere.

Domanda: Perché tutto questo è svanito?

Risposta: Prima di tutto il nostro egoismo sta cambiando. In secondo luogo, hanno scoperto che non c’è nulla di buono in questo e che l’umanità è ingrata. Indipendentemente da quanto ci si impegni a fargli fare qualcosa, l’umanità non vuole nulla.

Domanda: Adesso che direzione stanno prendendo le cose?

Risposta: Oggigiorno nessun leader si preoccupa che il proprio paese, il proprio popolo possa essere migliore, più pulito o speciale.

Commento: Insomma, che il popolo viva bene e che possa migliorare le proprie condizioni di vita.

Risposta: Un’eccezione viene fatta per i propri figli, ma ci si limita a questo.

Domanda: Siamo diventate persone piccole e meschine?

Risposta: Il nostro egoismo è cresciuto e dunque è più esigente nei nostri confronti. Noi non siamo certamente in grado di opporci in alcun modo ad esso.

Domanda: Stai dicendo che non ci sarà mai un tempo in cui ci si prenderà cura delle persone?

Neanche un’attenzione minima, magari ostentata, discutibile insomma?

Risposta: No, non funziona più così. Puoi anche salire su un qualsiasi podio e urlare, la gente ti passerà davanti e procederà oltre. Ci siamo già passati, è così.

Domanda: Allora la domanda principale è: dove stiamo andando? Verso quali leader ci stiamo dirigendo? Un saggio, può diventare un leader oggi?

Risposta: No, nessuno. Quale saggio? Chi gli darebbe ascolto? Un saggio esiste in quanto c’è un pubblico in grado di riconoscerlo come tale, che lo indica e dice; “Questo è un saggio! Guardate!”

Domanda: Pensi che siano le persone a scegliere un leader?

Risposta: Certamente!

Domanda: Le persone possono scegliere un leader oggi come in passato?

Risposta: No, quella fase è passata.

Domanda: Non vogliamo neanche scegliere un leader che si prenda cura di noi, giusto?

Risposta: Giusto. Prima di tutto non credo a nessuno, non mi fido di nessuno. Se oggi scegliessi qualcuno, domani ripudierei la mia scelta. Come risultato, si scopre che non ci sono né leader, né saggi; siamo persi, confusi, piccoli ed egoisti.

Ma allo stesso tempo, non abbiamo idea di che cosa abbiamo bisogno.

Domanda: Cosa accadrà?

Risposta: Io penso che, come al solito, sarà una guerra a scegliere le grandi persone. Non riesco proprio ad immaginare come possa essere possibile influenzare la gente. Dopotutto, nessuno ascolta. Nessuno presta attenzione.

Domanda: Qual è lo scopo della natura? Qual è lo scopo del Bore che ci ha messo in questa posizione?

Risposta: Sviluppare il corretto egoismo in noi e comprendere che in realtà l’egoismo non ha uno scopo. L’egoismo è necessario, ma non viene utilizzato per un obiettivo giusto. Dobbiamo iniziare a chiederci come direzionarlo nel modo corretto.

Domanda: Il nostro egoismo ha la necessità di sentire questo? Abbiamo bisogno di sentire tutto questo?

Risposta: Sì, ma la nostra percezione non è abbastanza affinata per intuire come procedere. Pertanto non sappiamo. Andiamo di là, andiamo di qua…” Guarda il Black Friday! Corriamo subito nei negozi!”

Domanda: Stai dicendo che ci dovrebbe essere qualche forma di dolore?

Risposta: Sì, una tempesta, una tempesta molto seria.

Domanda: Quindi ti aspetti una tempesta e che non ci sia altro modo?

Risposta: No. Questa tempesta non deve essere necessariamente fisica, può essere interna, dentro le persone. Tuttavia, è necessario che accada. Dovrebbe piombarci addosso e prenderci di sorpresa.

Domanda: Potrebbe manifestarsi come un vuoto assoluto oppure in altra forma?

Risposta: Una persona potrebbe cadere sotto la sua influenza e iniziare a cambiare.

A quel punto, finalmente l’uomo avrà il desiderio di uno scopo – quello vero – che non sia lo shopping, il divertimento o altro. L’uomo avrà il desiderio di uno scopo in quanto si renderà conto che questo è in grado di riempirlo, di fermarlo, di dirigerlo e dare un senso alla sua vita.

 

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Dalla trasmissione di Kab Tv “News with Dr. Michael Laitman” 02/12/2021

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Perché alcuni grandi artisti sono persone sgradevoli

Compongono dei capolavori che illuminano le nostre vite, dipingono immagini che  catturano lo spirito dei loro tempi, cesellano icone vibranti da pietre inanimate.  I grandi artisti arricchiscono la nostra vita e la riempiono di emozione e meraviglia. Eppure, alcuni grandi artisti furono (e sono) individui malvagi.  Il compositore Richard Wagner era un antisemita rabbioso. Delle sette donne principali nella vita di Pablo Picasso, due impazzirono e due si suicidarono.  Gustave Flaubert, autore di Madame Bovary, pagava per far sesso con ragazzini, e il romanziere Norman Mailer una volta cercò di uccidere una delle sue mogli.

In effetti non c’è alcuna ragione per la quale  le persone creative dovrebbero essere più “giuste” degli altri.  Arte e moralità non c’entrano nulla l’una con l’altra,  se ci aspettiamo il contrario ci sbagliamo.

Le persone creative, che sono eccezionali per loro stessa natura, sono ancora più inclini ai difetti morali del resto di noi. I loro alti sono più alti dei nostri e i loro bassi sono più bassi dei nostri. Si muovono tra gli estremi, ma alla fine sono uguali a tutti noi: individui egocentrici.

Tutti noi racchiudiamo sia i sentimenti e i pensieri più alti e nobili, sia quelli più bassi e spregevoli. Solo quando riconosciamo ciò che abbiamo dentro di noi possiamo crescere. Se avessimo solo un lato della bilancia, non conosceremmo mai l’altro lato e non saremmo in grado di scegliere tra essi. Saremmo dei robot anziché esseri umani.

Re Salomone disse a questo proposito: “Non c’è un uomo giusto sulla terra che faccia del bene e non abbia peccato” (Ecclesiaste 7:20). In altre parole, solo quando scopriamo la nostra vera natura possiamo fare una scelta consapevole di essere buoni ed è questo che ci rende persone giuste e non robot.

Fino a quando non saremo corretti, tutto ciò che facciamo, lo facciamo per noi stessi.  Gli artisti non fanno eccezione, eppure questo non diminuisce la grandezza delle loro opere. Poiché vanno agli estremi, quando sono elevati creano opere veramente gloriose di cui tutti possiamo godere. Tuttavia, non dovremmo aspettarci che essi siano corretti nel corso della loro vita personale, perché anch’essi dovranno attraversare lo stesso processo di riconoscimento del male della natura umana e decidersi di innalzarsi al di sopra di essa.

Ad un certo punto, dovremo tutti confrontarci con la nostra natura e riconoscere il danno che stiamo infliggendo a noi stessi, agli altri e a tutta la natura. Ci renderemo conto che, per sopravvivere, dobbiamo diventare più giusti e meno malvagi di come tendiamo ad essere. Nel frattempo, possiamo beneficiare delle opere dei grandi artisti e se ci fanno riflettere sulla vita e sul suo significato, tanto meglio.

Didascalia della foto:
Pablo Picasso nel suo studio in Rue Des Grands Augustins a Parigi intorno al 1950

Mamma, perché c’è la guerra?

Il bombardamento deplorevole dell’ospedale pediatrico a Mariupol, nel sud dell’Ucraina, mi ricorda la storia di una madre, che ha raccontato ai giornalisti della domanda di suo figlio: “Mamma perché c’è la guerra?”.  Ha detto che qualche settimana prima, aveva alleviato le preoccupazioni di suo figlio spiegandogli che le persone non combattono più le guerre come una volta, che siamo passati oltre.  Ora, lei e suo figlio si nascondono nella stazione della metro in un improvvisato rifugio antiaereo, mentre suo marito combatte in prima linea.

Molti bambini pongono domande così difficili in questi giorni, una conseguenza delle terribili circostanze in cui sono stati scaraventati senza preavviso.  Ma i bambini capiscono la guerra meglio di quanto pensiamo.  Dopotutto, la loro vita è una sfida quotidiana. Dato che non hanno ancora acquisito le abilità necessarie per destreggiarsi senza problemi nelle situazioni sociali, per loro ogni giorno all’asilo o a scuola è una battaglia.

Per dare loro una risposta vera e utile, dovremmo dire che il nostro ego è la causa di tutte le guerre. L’ego vuole soddisfare se stesso e non prendere in considerazione nessun altro. Di conseguenza, dovremmo dire loro che proprio come i bambini possono litigare per un giocattolo, gli adulti litigano per parti di territorio. Allo stesso modo, quando i bambini litigano, potrebbero picchiarsi con un bastone o una pala di plastica, mentre gli adulti usano carri armati e aeroplani. 

Non cambia nulla dall’infanzia all’età adulta: un’altra persona ha qualcosa che voglio o che penso debba essere mio, io lo prenderò con la forza, se è necessario. Questo è il modo in cui funziona l’ego e questa è la ragione di tutte le guerre.

Un bambino che si nasconde dai “giochi” degli adulti, capirà il messaggio in maniera molto chiara.  Questa è la nostra opportunità di spiegare, purtroppo fin troppo chiaramente, che combattere non è un bene, che se ci prendiamo cura gli uni degli altri e se condividiamo, tutti avranno di più e non dovremo lottare per quello che vogliamo o per proteggere quello che abbiamo.

Una volta che i bambini fanno propria la lezione della condivisione, questa resterà con loro per tutta la vita. Li aiuterà nei loro rapporti con gli altri per sempre e si spera che, grazie alle chiare spiegazioni delle loro madri, siano in grado di evitare le guerre in futuro.

 

Didascalia foto:
Sfollati dalla zona di Mariupol che hanno trovato rifugio in un campo profughi nell’insediamento di Bezymennoye,  durante il conflitto Ucraina-Russia nella regione di Donetsk, Ucraina 8 marzo 2022. REUTERS/Alexander Ermochenko

Un problema sistemico di depressione richiede una soluzione sistemica

La depressione è una condizione che è andata via via crescendo nel mondo industrializzato nel corso degli ultimi decenni, ma con la pandemia il problema è aumentato a dismisura, come i tassi di mortalità per abuso di sostanze, i suicidi e l’uso delle armi da fuoco. L’ansia è diventata un problema importante ma non sempre è possibile rivolgersi a medici specialisti, sia per l’elevato costo dei trattamenti o magari per la difficoltà di raggiungere personale specializzato oppure per entrambe queste circostanze. Una tale condizione richiede uno sforzo sistemico e concertato. Possiamo salvare molte vite e migliorare le condizioni di tantissime altre attraverso l’uso dei mass media per diffondere messaggi di conforto e dare consigli a persone in difficoltà.

Ovunque nel mondo le persone stanno sollevando domande critiche riguardo allo scopo delle loro vite. La loro incapacità di rispondere a tali domande, li lascia con un senso di inutilità e se non si ha uno scopo nella vita, si pensa che la vita sia senza scopo. Questa è la causa del desiderio di evasione espresso in una miriade di modi, dalla pratica degli sport estremi al fondamentalismo religioso, passando per l’abuso di sostanze fino al suicidio.

Per gli esseri umani, azioni come mangiare, bere, dormire ed accoppiarsi, non sono intrinseche al concetto di vivere. Esistere vuol dire vivere appieno il motivo per cui siamo stati messi al mondo. Se non conosciamo il motivo per cui siamo stati messi qui, non sentiamo di essere vivi, né che la nostra vita abbia valore e questo può portare a conseguenze orribili.

Se solo poche persone si trovassero in questa condizione, si potrebbero rivolgere a professionisti in grado di lenire il loro dolore fino a quando non trovano lo scopo nella vita. Ma quando sono in molti a vivere questa angoscia, il sistema viene travolto e sopraffatto e bisogna quindi cercare un nuovo approccio.  I media di ogni ordine e grado dovrebbero diffondere messaggi che possano aiutare a risolvere questa situazione, piuttosto che riempire le nostre teste di messaggi che ci inducono a fare shopping ed a svuotare i nostri portafogli e, cosa ancora più importante, a svuotare i nostri cuori.

Non è impossibile: la questione risiede nella risolutezza dei governi e nella comprensione da parte dei media che la situazione potrà presto sfuggire di mano. In uno stato di emergenza bisogna agire di conseguenza e noi sicuramente stiamo per varcare quella soglia.

Ci sono molti modi in cui i media possono alleviare la crescente infelicità della gente, ma tra tutti, il più efficace sarebbe quello di invertire la tendenza attuale,  cioè di montare le persone le une contro le altre e incoraggiarle invece ad avvicinarsi. Innumerevoli studi hanno dimostrato come la solidarietà e la coesione nella società aiutano a mitigare o anche a rallentare sia tante patologie che altrettanti problemi socioeconomici. Dunque se i media riservassero un “trattamento collettivo” pubblicando contenuti che incoraggiano le persone ad avvicinarsi, si risolverebbero molti problemi esistenziali.

Si dice che “un dolore condiviso è un dolore dimezzato”. Questo è molto vero. Connettersi agli altri e condividere è un modo sicuro per unire i nostri cuori e guarire dalle malattie. Più lavoriamo sulla nostra solidarietà, più velocemente riusciremo a dipanare le tante questioni di natura sociale ed emotiva.

Didascalia della foto:
Compresse di Hydrocodone a base di oppioidi in una farmacia di Portsmouth, Ohio, 21 giugno 2017. REUTERS/Bryan Woolston

Perché non possiamo lavorare in sincronia

La guerra in Ucraina, l’incapacità del mondo di sanzionare efficacemente la Russia,  la distribuzione iniqua dei medicinali,  l’ineguale ripartizione della ricchezza, dei beni di prima necessità, dell’istruzione, ovunque si guardi, ci sono crescenti divari e crescente instabilità nella società umana.  Ora guardiamo la natura.  In natura, ogni cosa è equilibrata e armoniosa, sincronizzata fino all’ultimo dettaglio. 

C’è un famoso fenomeno naturale chiamato “sincronizzazione spontanea” che fa sì che corpi vicini sincronizzino i loro movimenti. I metronomi, per esempio, sincronizzano spontaneamente i loro battiti anche se li si fa partire deliberatamente in momenti diversi.

Ma la sincronizzazione spontanea non si applica solo ai pacemaker; si applica a tutti i livelli della realtà.  E’ così che il pluripremiato Professore di Matematica applicata all’Università di Cornell, Steven Strogatz, spiega il fenomeno (Min 10:09-10:37): “Una delle cose che mi affascinano di più è la sua universalità, che si verifica su ogni scala della natura, da subatomica a cosmica. Usa tutti i canali di comunicazione che la natura abbia mai ideato, dalle interazioni gravitazionali alle interazioni elettriche, chimiche, meccaniche, ogni cosa. In ogni circostanza in cui due cose possono influenzarsi a vicenda, la natura lo usa per metterle in sincronia”.

Sembra che l’unico elemento della realtà che “sfugge” alla sincronizzazione spontanea sia l’umanità. È come se le regole che si applicano a tutta la natura non valessero per noi.

Questo è vero, fino a un certo punto. Oltre ad appartenere al livello animale della vita, siamo anche esseri senzienti, e le nostre azioni sono determinate da decisioni volontarie.  Per poter sincronizzare le nostre azioni, dobbiamo volerlo. Altrimenti, se lasciamo che sia la natura a decidere, la natura umana, che è intrinsecamente egoistica, ignorerà il sistema centrale naturale del resto della realtà, rimarremo profondamente discordanti e, di conseguenza, profondamente antagonisti nei confronti degli altri. 

Negli ultimi anni, il livello del nostro isolamento  è aumentato a un livello tale da rendere reale la possibilità di un’altra guerra mondiale. L’unico modo per evitarla è di adattare, consapevolmente e volontariamente, la sincronia  tra di noi. Ciò che la natura fa in modo spontaneo, noi dobbiamo farlo con consapevolezza e volontà. 

C’è un buon motivo per questo. Quando scegliamo di seguire una certa strada, lo facciamo dopo aver esaminato e valutato tutte le opzioni, i pro e i contro. Se ci comportassimo  in un certo modo, seguendo semplicemente l’istinto, saremmo animali e non persone. La differenza tra noi e gli animali è che noi pensiamo, discutiamo e domandiamo fino a quando, alla fine, arriviamo a una decisione.  Di conseguenza, l’immagine che vediamo è più completa, e più profonda, di qualsiasi essere in natura.

Eppure, il prezzo che paghiamo per essere senzienti è fin troppo alto.  Se vogliamo vivere in un mondo pacifico, in cui le persone sono sagge e gentili, dobbiamo far sì che accada. Dobbiamo scegliere la sincronia e l’armonia al di sopra del dissenso e del disaccordo.  Per farlo, dobbiamo innalzare, consapevolmente, l’importanza della sincronia in tutta l’umanità.

L’armonia e la sincronia non ci renderanno uguali, e neanche simili.  Piuttosto, ci renderanno armoniosi e complementari. Ci porteranno piacere nel condividere le nostre capacità e abilità per il bene maggiore,  insieme costruiremo una società forte e solida, i cui membri saranno al sicuro, sani e, soprattutto, felici.  

Il leopardo cinese è saltato giù dall’albero

La Cina assume l’atteggiamento di un leopardo seduto su un albero, che aspetta il momento giusto per saltare sulla sua preda. Nel tiro alla fune tra la Russia e gli USA sull’invasione Russa dell’Ucraina, la Cina non ha preso parti. Fino a poco tempo fa, quando ha annunciato che non si unirà alle sanzioni contro la Russia, e ha promosso “il più grande accordo di fornitura di gas naturale” con l’esportatore di gas russo Gazprom.

Allo stesso tempo, la Cina ha minacciato direttamente gli USA per i suoi tentativi di sostenere Taiwan.  In due occasioni, la Cina ha mandato degli avvertimenti offensivi, quasi volgari, agli USA.  Nella prima occasione, i Cinesi hanno dichiarato: “Dobbiamo avvertire con fermezza gli Stati Uniti che chi gioca con il fuoco si brucerà. Se gioca con le tattiche di “salami slicing” sulla questione Taiwan, saranno le loro dita a essere tagliate”. Nella seconda occasione, un funzionario cinese ha dichiarato: “Se gli Stati Uniti vogliono incoraggiare l’indipendenza di Taiwan…pagheranno un prezzo pesante per il loro atto avventurista. Se gli Stati Uniti cercano di intimidire e fare pressione sulla Cina … la cosiddetta deterrenza militare [l’esercito americano] sarà ridotta a rottami di ferro”. 

In apparenza, la Cina sembra davvero aver scelto da che parte stare. Ma non trarrei conclusioni premature. Come un leopardo, sono molto intelligenti. Secondo me, si sono uniti alla parte che vogliono effettivamente indebolire.

Nonostante i suoi audaci proclami, il governo cinese non ha interesse a combattere contro l’America. La Cina è troppo dipendente dal potere d’acquisto americano per rischiare di entrarci in guerra. Farebbero di tutto per evitare un conflitto militare con gli Stati Uniti.

Con la Russia, la situazione è diversa. La Cina ha gli occhi puntati sulle vaste terre ricche di minerali e petrolio e quasi vuote, che si estendono dalla Siberia ai Monti Urali, un’area molte volte più grande della Cina stessa. Con la forza attuale della Russia, la Cina non può conquistarla. Tuttavia, se la Russia diventasse debole e priva di forza, sarebbe molto più facile per la Cina conquistare la terra senza troppa resistenza. Più a lungo la situazione continua, più debole diventerà la Russia,  più facile sarà per la Cina rosicchiare pezzi di Siberia per sé.

Le guerre portano cambiamenti. Le grandi guerre portano grandi cambiamenti. La Prima Guerra Mondiale ha portato alla creazione delle Nazioni Unite e al Trattato di Versailles, che ha contribuito a insediare Hitler alla guida della Germania. La Seconda Guerra Mondiale ha creato il blocco comunista sotto il Patto di Varsavia, e il blocco occidentale sotto l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO), che ha dato inizio alla Guerra Fredda.

L’attuale conflitto non è una guerra mondiale, almeno non ancora, ma il suo impatto è comunque profondo. La guerra in Ucraina mostra l’inutilità delle guerre dell’ego e, alla fine, ogni guerra è una guerra dell’ego. La crisi in Ucraina dimostra che se vogliamo coesistere pacificamente, dobbiamo imparare come elevarci al di sopra dei nostri ego a livello personale, sociale, politico e internazionale.

Ora, dopo millenni di servizio al nostro ego, siamo sul punto di renderci conto che l’unica cosa cattiva nel nostro mondo è il nostro ego. L’ego ci ha promesso il mondo, ma lo ha distrutto.  Dobbiamo contrastarlo con una forza altrettanto forte di positività, altrimenti ci ucciderà tutti. 

Questa comprensione avrà un impatto profondo sulla società.  Fino a ora, tutte le nostre istituzioni si sono adeguate al nostro ego. Hanno cercato di moderare e razionalizzare gli interessi dei paesi in modo da permettere loro di coesistere. Ora che l’egoismo ha raggiunto livelli tali da non poter accettare l’esistenza o l’indipendenza degli altri, non abbiamo altra scelta che aggiungere un’altra forza: una forza positiva per contrastare il potere e l’intensità dell’ego. 

Nei prossimi anni assisteremo alla creazione di nuove istituzioni di nuova natura.  Il loro interesse non sarà di adeguarsi all’ego, e neppure di assicurarsi forniture di cibo e acqua. Piuttosto, si concentreranno sulla creazione di coesione sociale e solidarietà. Lavoreranno partendo dalla comprensione che se le persone sono unite, si prendono cura l’una dell’altra e si occupano dei bisogni reciproci.

Anziché trattare i sintomi dell’isolamento, queste nuove organizzazioni funzioneranno in modo da eliminarlo e creare connessioni, legami, e un senso di responsabilità reciproca. Stiamo appena iniziando la transizione, ma il fatto che il vecchio mondo sta cadendo a pezzi significa che dobbiamo affrettarci, in modo che il nuovo assetto non nasca attraverso più dolore del necessario. Prima ci rendiamo conto che nella realtà attuale non possiamo lasciare che sia l’ego a impostare il tono e che dobbiamo bilanciarlo con la cura,  più facile e agevole sarà la transizione. 

Purtroppo, la mediazione non ci farà conquistare il cuore del mondo

Negli ultimi giorni, il Primo Ministro israeliano Naftali Bennett ha volato da una capitale all’altra nel tentativo di mediare tra Russia e Ucraina. Ha fatto lunghe telefonate con i leader di tutto il mondo e sembra aver posizionato Israele in un territorio poco familiare: l’intermediario. Israele, il paese che di solito è il bersaglio di critiche e condanne e che spesso usa intermediari per comunicare con i suoi nemici, si è trovato sulla poltrona del conciliatore. Purtroppo, anche se Bennett dovesse riuscire nel suo intento, la posizione di Israele nel mondo non migliorerebbe, dato che il mondo non ha bisogno di noi come mediatori, ma ha bisogno che facciamo la pace tra di noi  ed essere un modello di unione interna.  

Israele è sempre stata una nazione speciale tra le nazioni. Fin dalla sua nascita, il suo posto nel mondo non è mai stato chiaro.  La gente non comprendeva il ruolo o lo scopo della nazione di Israele, ma sentiva che c’era una ragione per la nostra esistenza. 

Come nel passato, la stessa cosa avviene oggi: Il mondo non ci accoglie.  Tuttavia, sia la Russia che l’Ucraina sembrano aver accettato la mediazione di Bennett e, almeno in apparenza,  sembrano collaborare. Da parte sua, anche il resto del mondo sembra abbastanza a suo agio con la posizione insolita di Israele, dato che il premier israeliano riferisce a Stati Uniti, Francia e Germania dei suoi sforzi e riceve la loro benedizione.

Tuttavia, nonostante tutti i suoi sforzi, Bennett non riuscirà a portare la pace tra gli avversari.  Forse riuscirà a negoziare un armistizio, nel migliore dei casi, ma non la pace.  Per ottenere la pace, dobbiamo prima sapere che cosa essa sia. 

Il vocabolario Webster definisce la pace come  “uno stato di tranquillità o quiete: come la libertà da disordini civili” o “uno stato di sicurezza o di ordine all’interno di una comunità prevista dalla legge o consuetudine.” In altre parole, “pace” significa l’assenza di violenza o di guerra attiva.  Inteso così, se la Russia e l’Ucraina dovessero smettere di combattere domani, ci sarebbe la pace tra di loro. Ma saremmo in grado di fare affidamento su tale “pace”? Ci aspetteremmo anche che duri? Probabilmente no, e per una buona ragione: non durerebbe.

La parola ebraica per “pace” è shalom, dalle parole shlemut (totalità) o hashlama ( complementarietà). La pace, quindi, richiede l’esistenza di due parti opposte e conflittuali che possiedono ciò che l’altra parte non possiede, e decidono di unirsi e completare le reciproche carenze.  In questo modo, l’intero è più forte della somma delle sue parti, dato che quando sono in pace e si completano a vicenda, hanno entrambe tutte le qualità, comprese quelle che non avevano prima di unirsi all’ex avversario.

I nostri saggi hanno dedicato a questo argomento molti scritti. Il libro Likutei Etzot (Consigli Assortiti), per esempio, definisce la “pace” nel modo seguente: “L’essenza della pace è collegare due opposti. Quindi, non allarmatevi se vedete una persona la cui opinione è completamente opposta alla vostra e pensate che non sarete mai in grado di fare pace con lei. Oppure, quando vedete due persone che sono completamente in contrasto tra loro, non dite che è impossibile una loro riconciliazione. Al contrario, l’essenza della pace è cercare di creare la pace tra due opposti”.

La nazione di Israele si è costituita quando persone di numerose tribù e clan, si sono unite nello spirito del suddetto motto di reciproca complementarità, dando vita a una nuova nazione composta da tutte le nazioni del mondo antico. In un certo senso, hanno indicato il metodo con cui l’umanità può raggiungere la pace nel mondo. 

Dato che il popolo ebraico comprende membri di tutte le nazioni, tutte le nazioni sentono di avere un interesse nel popolo ebraico.  E a causa del nostro ruolo unico, quello di dimostrare il metodo per raggiungere una pace forte e duratura, si sentono in diritto di criticarci quando sentono che stiamo tradendo la nostra missione.

Quando facciamo la pace tra di noi, facciamo pace, indirettamente, tra tutte le nazioni del mondo, proprio perché esse sono dentro di noi e lo sono sempre state, fin dalla nostra origine. 

Quindi, se vogliamo mettere fine alle guerre una volta per tutte, dobbiamo portare a termine l’unico compito che ci è stato dato: essere un modello di unione, una luce per le nazioni, così il mondo ci sosterrà nei nostri sforzi.  

Didascalia della foto:

Foto di ( da sinistra a destra): il Presidente russo Vladimir Putin, il Primo Ministro israeliano Naftali Bennett e il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Naftali Bennett si è recato segretamente a Mosca sabato 5 marzo 2022 per un incontro con il presidente russo Vladimir Putin per discutere della guerra in Ucraina. L’incontro al Cremlino è durato tre ore, secondo la stampa israeliana. Una fonte diplomatica ufficiale israeliana ha dichiarato che l’incontro è stato coordinato con gli Stati Uniti, la Germania e la Francia, in un dialogo continuo con l’Ucraina. Dopo l’incontro con Putin, l’ufficio del Primo Ministro ha riferito che Bennet ha parlato con il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Non ha specificato di cosa hanno discusso i due.

 

Dov’è la magia che rende bella la vita?

Nelle ultime settimane, una strana storia ha attraversato i media, dal  Wall Street Journal al New York Post e altre notizie sono uscite negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa, secondo cui la Scozia è pronta a perdonare e scusarsi ufficialmente con più di 3.800 streghe.  Le streghe non otterranno alcun beneficio dal perdono e dalle scuse, né alcun membro della loro famiglia. Sono tutte morte da secoli, dato che la caccia alle streghe ha avuto luogo tra “il 1563, quando fu introdotto il Witchcraft Act, e il 1736, quando fu finalmente abrogato”, secondo il The Guardian.

Non mi sarei preso il disturbo di menzionarla se non fosse stata portata alla mia attenzione da uno dei miei studenti. Dato che lo è stata, devo dire che l’intera faccenda è inutile e potenzialmente dannosa. Non sarà di alcun beneficio per nessuno. Semmai, potrebbe suscitare un’esplosione di stregoneria e altre stranezze che non apportano alcun contributo all’umanità.

Il fatto che ci preoccupiamo ancora di queste cose, e che molti giornali ne parlino, dimostra che non abbiamo fatto alcun progresso dal 1700. Secoli dopo l’abrogazione della legge sulla stregoneria, il mondo pullula ancora di “visionari”, “profeti” e ogni sorta di “veggenti”. 

Il modo corretto di relazionarsi al nostro passato è riconoscere che è così che doveva accadere e che ci sono storie del genere in ogni nazione. Non dovremmo soffermarci su di esse; è un’assurdità. Il problema è che non sappiamo come relazionarci correttamente con nulla, né con la religione, né con la magia, né con gli incantesimi. Siamo così confusi che non sappiamo nemmeno quello che non sappiamo di noi stessi. Non sappiamo perché le cose accadono, da dove vengono, e chi o cosa controlla le nostre vite. Cerchiamo di trovare supporto, ma non abbiamo nulla su cui fare affidamento.

Dobbiamo capire perché siamo qui e come raggiungere il nostro scopo nella vita. Invece di aggrapparci alle superstizioni, dobbiamo spingerci un po’ più in alto della nostra triste vita quotidiana e trovare lo scopo più elevato e più nobile per la nostra esistenza. Il nostro mondo è governato da una forza che è il bene assoluto. Noi, invece, siamo governati da una qualità che è il suo opposto. Per costruire correttamente il mondo, dobbiamo trasformarci e diventare come il bene assoluto, per sincronizzarci con la forza che governa tutta l’esistenza.

Il posto dove iniziare la trasformazione è tra di noi, nelle nostre relazioni. Se stabiliamo le nostre relazioni sulla responsabilità reciproca e sull’aiuto reciproco, creeremo un mondo diverso.

Questo non ha nulla a che fare con Dio, Satana o simili. In altre parole: dobbiamo imparare a vivere gli uni per gli altri e non per noi stessi. 

Allora non avremo bisogno della superstizione o di simili sciocchezze per migliorare il nostro mondo, perché il nostro atteggiamento verso gli altri lo renderà buono.

Il Movimento Anti-Lavoro dovrebbe essere a favore del lavoro

Nell’ultimo anno, il movimento anti-lavoro, iniziato nel 2013, ha guadagnato consensi. L’anno scorso è passato da 700.000 persone a 1,6 milioni. Tuttavia, il suo slogan “Disoccupazione per tutti, non solo per i ricchi!” non creerà un mondo migliore o persone più felici.

Per creare un mondo in cui le persone siano felici, dobbiamo ripensare il valore del lavoro nella nostra società. Per essere felici, abbiamo bisogno di uno scopo nella vita. Il lavoro può essere un mezzo per un fine, ma non dovrebbe essere il fine stesso. Se ci concentriamo sullo scopo e non sul lavoro o sulla carriera come fattori determinanti per il nostro senso di autostima, le nostre vite saranno più equilibrate, molto più felici, e noi, le nostre famiglie, le nostre comunità e l’ambiente ne beneficeranno.

Fino a pochi anni fa, l’elemento predominante nel determinare lo status sociale di una persona era il proprio lavoro. Vali quanto vale il tuo titolo lavorativo. Negli ultimi anni però c’è stata una svolta. Le persone si stanno allontanando dall’illusione che un titolo lavorativo possa renderle felici, anche se quel lavoro paga estremamente bene. 

Il denaro aiuta, ma solo fino ad un certo punto. Oltre a provvedere ai nostri fabbisogni e ad assicurarci un futuro in misura ragionevole, dovremmo investire il nostro tempo e i nostri sforzi nel creare valore nella nostra vita piuttosto che nel benessere materiale. Qualsiasi tempo o sforzo aggiuntivo per creare più ricchezza non aumenterà la nostra felicità. Anzi, la diminuirà.

Creiamo valore quando siamo insieme alle persone che amiamo e facciamo le cose che amiamo. Queste due cose potrebbero essere collegate al nostro lavoro, ma in questo caso, il lavoro non è il punto focale, lo è il fatto che ci piace ciò che facciamo e le persone che ci circondano.

Anche se il nostro lavoro non è il sogno della vita, possiamo stabilire relazioni lavorative tali che valga la pena continuare a lavorare. Se ho sentimenti negativi verso il mio posto di lavoro, non sopporterò dover stare lì. Perciò è vitale che i colleghi non solo si conoscano tra loro, ma che sviluppino considerazione e attenzione reciproca l’uno per l’altro.  Se penso solo a quando potrò tornare a casa (o spegnere il computer se lavoro da casa), allora le ore di lavoro saranno una sofferenza. Tuttavia, se penso a come tutti noi, lavoratori, possiamo raggiungere il nostro obiettivo comune, allora il mio lavoro avrà uno scopo, e questo scopo non sarà personale ma sociale. In questo caso, le persone saranno concentrate l’una sull’altra e non sui loro orari e doveri personali, e si sentiranno contente e soddisfatte al lavoro.

Questo è molto diverso da come pensiamo al lavoro oggi, ma è dove il mondo sta andando. Sappiamo già che tutto è collegato. I nostri computer sono collegati in tutto il mondo, anche i nostri telefoni sono collegati in tutto il mondo. Anche il nostro cibo proviene da tutto il mondo, così come i nostri vestiti, le auto e persino i virus che ci fanno ammalare. 

Tutto è connesso. Se ci comportiamo come se vivessimo nel vuoto, imponiamo su di noi una disconnessione fasulla e ci stacchiamo dalla vita. Questo non può renderci felici. Per essere felici, dobbiamo essere connessi in maniera positiva, sostenendoci reciprocamente, anziché assumere l’atteggiamento che prevale attualmente, di pestarci i piedi a vicenda. 

Si tratta di un processo educativo che è già avviato. Dato che siamo restii a cambiare la nostra visione egoistica, la natura ci ha imposto il pensiero collettivo tramite il coronavirus. Se prendiamo il processo nelle nostre mani, non serviranno lezioni “obbligatorie” dalla natura. 

Oltre a renderci più felici e più calmi, un mondo lavorativo equilibrato, in cui lavoriamo quanto ci serve e dedichiamo il resto del nostro tempo alla socializzazione e allo sviluppo personale, sarà vantaggioso per il mondo intero. Attualmente produciamo in eccesso ogni cosa per superare i nostri concorrenti e presentare buoni rapporti agli azionisti delle aziende. Se creassimo soltanto ciò di cui abbiamo realmente bisogno, non esauriremmo le risorse limitate del nostro mondo, non inquineremmo l’aria, l’acqua, la terra e non metteremmo in pericolo il futuro dei nostri figli. 

Il termine “educazione” potrebbe spaventare, ma si tratta principalmente di cambiare le nostre preferenze. Come il movimento anti-lavoro dimostra, i nostri valori e le nostre preferenze stanno cambiando, ma non c’è motivo per cui debbano cambiare attraverso la sofferenza. Se imparassimo che siamo tutti interdipendenti e che possiamo aiutarci ad essere felici, sceglieremmo di farlo volontariamente dato che vorrebbe dire scegliere una vita migliore, e credo che tutti vogliamo una vita migliore.