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Covid, cosa facciamo adesso?

Si avverte nell’aria, ne parlate con gli amici, il coronavirus sta scemando. Nonostante ci siano ancora casi di infezione nel mondo, in quasi tutti gli stati, rallentano le restrizioni, viene meno l’obbligo di indossare la mascherina e si riprende a viaggiare in aereo.

Gli ultimi dati pubblicati dai vari Ministeri della Salute sono in costante calo, incluso l’indice di contagio e la capacità ospedaliera. Sembra che in qualche modo l’attuale fardello Omicron sia sotto controllo. Sembra che la quinta ondata stia per finire e che possiamo letteralmente tornare a respirare entro breve tempo.

Comunque, sia che il coronavirus scompaia definitivamente o meno, è probabile che non ci libereremo del soffio della natura, così facilmente. Perché se non è questa variante, sarà un’altra variante oppure ci saranno nuovi problemi che non avremmo previsto. D’altronde, come possiamo vivere senza l’aiuto della natura?

Non che io speri che ci siano malattie e sofferenza ma fino a quando non assolviamo ai precetti che la natura ha stabilito per noi come società, non ci libereremo dai problemi, non saremo realmente liberi da limitazioni.

La pandemia attuale ed ogni crisi che conosciamo, sono la reazione della natura all’individualismo che taglia i legami tra noi e non ci permette di unirci in armonia con i vari aspetti della natura: altre persone, animali, piante e la natura inanimata. Quindi la natura continuerà a soffiare su di noi, più e più volte, fino a quando non ci riporterà sulla retta via.

Non posso ignorare le cose buone che ci ha portato il Covid. Ci siamo abituati a vivere la casa, a passare il tempo in famiglia e a condividere, abbiamo smesso di rincorrere attrazioni in giro per il mondo ed iniziato ad apprezzare la bellezza delle cose semplici intorno a noi, abbiamo infine, iniziato ad apprendere online.

Il Covid ha liberato la società Umana del grasso in eccesso; sono diminuiti i lavori non del tutto necessari, c’è meno “cultura” irragionevole, meno spreco assurdo e meno inquinamento. Ci è stato insegnato a vivere senza dover folleggiare a tutti i costi. Adesso, anche se il Covid sta diminuendo con una certa rapidità, dobbiamo continuare il cambiamento di vita che il virus ha innescato. Dobbiamo estendere il lavoro e mirare ad una vita buona e bilanciata e operare il cambiamento per scelta.

Prima di tutto dobbiamo provvedere a migliorare l’istruzione dei nostri figli, dobbiamo innalzare la consapevolezza sulla nostra natura umana, sulla natura del mondo e le connessioni che desideriamo tra di esse. In secondo luogo dobbiamo vedere come creare condizioni necessarie ad ogni persona e ad ogni famiglia. Capire come dobbiamo provvedere all’approvvigionamento di scorte di cibo vitali e come possiamo prepararci all’incombente crisi climatica ed altri disastri.

Siamo stati così impegnati a fronteggiare la pandemia del Covid e ora dobbiamo mettere al primo posto il risanamento della comunità. Dobbiamo usare questa boccata di ossigeno per guarire il vero morbo scoperto nella società e ricucire le relazioni tra di noi in ogni aspetto della vita.

La verità è che è importante risolvere i nostri problemi assieme, prima di occuparci di tutto ciò che abbiamo trascurato negli anni. Questo in sé sarebbe già un modo per risolvere una buona metà del problema. Il problema è l’assenza di una connessione umana di spessore tra di noi. La mancata connessione ci erode. Se adesso affrontiamo solamente le cose basilari e necessarie che servono a ristabilirci, probabilmente scopriremo che l’unica cosa che occorre è la connessione bonaria tra le persone, è il senso di fratellanza e di solidarietà. Un’intima connessione spirituale tra noi rivelerà una nuova vita e quando saremo vicini gli uni agli altri ci eleveremo ad un nuovo livello di esistenza.

In questo momento ci sono condizioni ottimali per un cambiamento sociale e profondo. In molti casi non abbiamo più la necessità di fare lavori fisici, di spendere soldi come se non ci fosse un domani e a volte neanche di dover uscire di casa. Con calma e passi prudenti, con pensiero equilibrato ed attento, possiamo trasformare i nostri stili di vita senza esperire situazioni drammatiche. Sono a nostro vantaggio anche la fatica, l’esaurimento, la debolezza e la mancanza di forze che spesso proviamo oggi. Ci invitano a mobilitare maggiori forze interne piuttosto che le connessioni esteriori tra noi. Forze spirituali che ci aiuteranno a creare una vita felice e soddisfacente per noi stessi.

Didascalia della foto:
La gente cammina di fianco a un cartello di controllo del COVID-19, durante la pandemia di Coronavirus (COVID-19) nel quartiere di Manhattan di New York City, New York, Stati Uniti, 20 gennaio 2022. REUTERS/Carlo Allegri

Il tradimento di Anna Frank e la natura umana

“Nonostante tutto, continuo a credere che le persone siano davvero buone di cuore”, scrisse Anna Frank, la ragazza ebrea olandese che ha scritto un diario per due anni, mentre lei e la sua famiglia erano nascosti  durante l’occupazione nazista dei Paesi Bassi.

In relazione alla Shoah si chiedeva: “Chi ci ha inflitto questo? Chi ha reso noi Ebrei diversi da tutte le altre persone? Chi ha permesso che soffrissimo in un modo così terribile fino ad ora? Anna e altri sette membri della famiglia furono scoperti dai nazisti il 4 agosto 1944 in un alloggio segreto sopra un magazzino ad Amsterdam. Dopo che tutti furono individuati e deportati separatamente nei campi di concentramento, Anne si ammalò e morì a soli 15 anni.

La questione di chi avrebbe potuto allertare i nazisti sulla posizione della famiglia Frank ha lasciato perplessi diversi ricercatori per quasi otto decenni. Dopo un’indagine durata sei anni, un team internazionale di storici e altri esperti ha rivelato l’identità dell’uomo che, secondo loro, tradì la famiglia di Anna Frank durante la seconda guerra mondiale.

Il principale sospettato è un notaio e uomo d’affari ebreo di nome Arnold van den Bergh, un membro dello Judenrat nei Paesi Bassi, che presumibilmente rivelò il nascondiglio dei Frank al fine di proteggere la propria famiglia dalla deportazione.

La supposizione che un ebreo abbia tradito un altro ebreo ha suscitato reazioni contrastanti; c’è chi è indignato da questa affermazione e chi dice di non essere sorpreso da questa espressione di odio verso se stessi da parte degli Ebrei. Ma io scelgo di guardare il lato umano delle cose: mai giudicare qualcuno finché non ho camminato nelle sue scarpe.

Molti anni fa ho visto un documentario su due ebrei, uno dei quali era un prigioniero costretto ai lavori forzati in un campo di concentramento nazista, e l’altro era il suo severo supervisore che faceva di tutto per opprimerlo. Oggi sono buoni amici. E quando all’ebreo oppresso è stato chiesto come poteva guardare negli occhi colui che era stato il suo capo spietato, ha risposto semplicemente: “Lo capisco. Se fossi stato al suo posto avrei fatto esattamente lo stesso”.

La mia conclusione è semplice: anche se i risultati della nuova indagine sono veri e se effettivamente è stato un ebreo a tradire Anna Frank e la sua famiglia, non possiamo giudicare le persone che sono sottoposte a forti pressioni. Possiamo parlare dell’importanza della democrazia, esprimerci in modo creativo su un mondo illuminato, giocare nella vita come su un palcoscenico teatrale, ma una volta che sperimentiamo circostanze estreme nella nostra vita e ci troviamo in una situazione in cui siamo intrappolati, allora scopriamo che la psicologia assume una nuova forma: la paura e la minaccia possono portarci a un nuovo modo di pensare. Possono persino incoraggiare azioni che in condizioni normali sarebbero considerate crudeli e inconcepibili. Così è la natura umana.