Purtroppo, la mediazione non ci farà conquistare il cuore del mondo

Negli ultimi giorni, il Primo Ministro israeliano Naftali Bennett ha volato da una capitale all’altra nel tentativo di mediare tra Russia e Ucraina. Ha fatto lunghe telefonate con i leader di tutto il mondo e sembra aver posizionato Israele in un territorio poco familiare: l’intermediario. Israele, il paese che di solito è il bersaglio di critiche e condanne e che spesso usa intermediari per comunicare con i suoi nemici, si è trovato sulla poltrona del conciliatore. Purtroppo, anche se Bennett dovesse riuscire nel suo intento, la posizione di Israele nel mondo non migliorerebbe, dato che il mondo non ha bisogno di noi come mediatori, ma ha bisogno che facciamo la pace tra di noi  ed essere un modello di unione interna.  

Israele è sempre stata una nazione speciale tra le nazioni. Fin dalla sua nascita, il suo posto nel mondo non è mai stato chiaro.  La gente non comprendeva il ruolo o lo scopo della nazione di Israele, ma sentiva che c’era una ragione per la nostra esistenza. 

Come nel passato, la stessa cosa avviene oggi: Il mondo non ci accoglie.  Tuttavia, sia la Russia che l’Ucraina sembrano aver accettato la mediazione di Bennett e, almeno in apparenza,  sembrano collaborare. Da parte sua, anche il resto del mondo sembra abbastanza a suo agio con la posizione insolita di Israele, dato che il premier israeliano riferisce a Stati Uniti, Francia e Germania dei suoi sforzi e riceve la loro benedizione.

Tuttavia, nonostante tutti i suoi sforzi, Bennett non riuscirà a portare la pace tra gli avversari.  Forse riuscirà a negoziare un armistizio, nel migliore dei casi, ma non la pace.  Per ottenere la pace, dobbiamo prima sapere che cosa essa sia. 

Il vocabolario Webster definisce la pace come  “uno stato di tranquillità o quiete: come la libertà da disordini civili” o “uno stato di sicurezza o di ordine all’interno di una comunità prevista dalla legge o consuetudine.” In altre parole, “pace” significa l’assenza di violenza o di guerra attiva.  Inteso così, se la Russia e l’Ucraina dovessero smettere di combattere domani, ci sarebbe la pace tra di loro. Ma saremmo in grado di fare affidamento su tale “pace”? Ci aspetteremmo anche che duri? Probabilmente no, e per una buona ragione: non durerebbe.

La parola ebraica per “pace” è shalom, dalle parole shlemut (totalità) o hashlama ( complementarietà). La pace, quindi, richiede l’esistenza di due parti opposte e conflittuali che possiedono ciò che l’altra parte non possiede, e decidono di unirsi e completare le reciproche carenze.  In questo modo, l’intero è più forte della somma delle sue parti, dato che quando sono in pace e si completano a vicenda, hanno entrambe tutte le qualità, comprese quelle che non avevano prima di unirsi all’ex avversario.

I nostri saggi hanno dedicato a questo argomento molti scritti. Il libro Likutei Etzot (Consigli Assortiti), per esempio, definisce la “pace” nel modo seguente: “L’essenza della pace è collegare due opposti. Quindi, non allarmatevi se vedete una persona la cui opinione è completamente opposta alla vostra e pensate che non sarete mai in grado di fare pace con lei. Oppure, quando vedete due persone che sono completamente in contrasto tra loro, non dite che è impossibile una loro riconciliazione. Al contrario, l’essenza della pace è cercare di creare la pace tra due opposti”.

La nazione di Israele si è costituita quando persone di numerose tribù e clan, si sono unite nello spirito del suddetto motto di reciproca complementarità, dando vita a una nuova nazione composta da tutte le nazioni del mondo antico. In un certo senso, hanno indicato il metodo con cui l’umanità può raggiungere la pace nel mondo. 

Dato che il popolo ebraico comprende membri di tutte le nazioni, tutte le nazioni sentono di avere un interesse nel popolo ebraico.  E a causa del nostro ruolo unico, quello di dimostrare il metodo per raggiungere una pace forte e duratura, si sentono in diritto di criticarci quando sentono che stiamo tradendo la nostra missione.

Quando facciamo la pace tra di noi, facciamo pace, indirettamente, tra tutte le nazioni del mondo, proprio perché esse sono dentro di noi e lo sono sempre state, fin dalla nostra origine. 

Quindi, se vogliamo mettere fine alle guerre una volta per tutte, dobbiamo portare a termine l’unico compito che ci è stato dato: essere un modello di unione, una luce per le nazioni, così il mondo ci sosterrà nei nostri sforzi.  

Didascalia della foto:

Foto di ( da sinistra a destra): il Presidente russo Vladimir Putin, il Primo Ministro israeliano Naftali Bennett e il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Naftali Bennett si è recato segretamente a Mosca sabato 5 marzo 2022 per un incontro con il presidente russo Vladimir Putin per discutere della guerra in Ucraina. L’incontro al Cremlino è durato tre ore, secondo la stampa israeliana. Una fonte diplomatica ufficiale israeliana ha dichiarato che l’incontro è stato coordinato con gli Stati Uniti, la Germania e la Francia, in un dialogo continuo con l’Ucraina. Dopo l’incontro con Putin, l’ufficio del Primo Ministro ha riferito che Bennet ha parlato con il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Non ha specificato di cosa hanno discusso i due.

 

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