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Yeshivat Haverim Mondiale – 22.04.2012

Yeshivat Haverim Mondiale
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Dissolversi nel Gruppo

Tutti i nostri molti anni di studio (abbiamo persone che studiano già da 10-15 anni) sono intesi solo per farvi raggiungere uno stato nel quale cominciate a lavorare nel gruppo, siccome capite che non c’è nient’altro. Tutto quello che avete fatto nel corso di molti anni era solo inteso per farvi capire alla fine che la sola cosa che può cambiarvi e rivelarvi quello che volete è di fronte a voi, anche se è nell’ultima fase.

Solitamente ci vuole molto tempo per arrivarci, convincendoci e cercando in qualche modo di evitarlo, di andare da qualche altra parte. Noi studiamo la kabbalah, facciamo tutto quello che abbiamo bisogno di fare riguardo alla divulgazione, di tutto, solo per evitare di lavorare in gruppo.

Persino una volta che abbiamo già capito che non c’è altra soluzione, ancora, all’ultimo momento, scappiamo cercando delle ragioni per non partecipare a questo processo. Non possiamo permetterci di chiudere gli occhi e lanciarci nel gruppo come nell’acqua e scomparire completamente in esso. Passa molto più tempo, dei mesi, qualche volta persino degli anni, finché una persona alla fine entra nel gruppo.

Ma noi possiamo accorciare questo tempo con il nostro sforzo congiunto e cercheremo di farlo.

Non importa da quanto tempo una persona studia, né la sua conoscenza, né se sia intelligente oppure no, forte o debole, persistente, stabile o pigra; quando entrate nel gruppo e vi unite alla sua forza comune, noi “scompariamo” in esso, vi dissolvete nelle qualità comuni dei vostri amici in misura tale che acquisite l’integrazione di tutte le loro abilità ed esse diventano vostre.

Non c’è bisogno che arriviate con delle scuse del tipo io sono ancora giovane, non sono ancora pronto per questo, forse dopo un po’ di tempo, al prossimo congresso. Adesso! Non ci devono essere altri pensieri! Non c’è altro all’infuori di questo posto e quest’azione che noi dobbiamo intraprendere.

L’azione è molto semplice: cercare di compiere quella che viene definita Prima Restrizione (Tzimtzum Aleph), elevarci il più possibile al di sopra del nostro egoismo, senza prendere in considerazione nessuna delle sue persuasioni, ragioni, trappole e sotterfugi. Noi dobbiamo capire che questo punta alle mancanze nella nostra aspirazione, nella nostra intenzione.

Quando la mia intenzione e la mia aspirazione non sono abbastanza forti, sentirò qualcosa che mi distrae e ciascuno di questi disturbi punta a quello che io ho bisogno di aggiungere alla mia intenzione per dirigerla seriamente e renderla forte abbastanza nella sua grandezza e vettore. In altre parole, ho bisogno di essere diretto verso lo scopo e di avere abbastanza forza per dirigermi verso di esso.

Ecco perché percepiamo i disturbi come un dato. Noi non proviamo mai dispiacere per essi, non diventiamo mai pazzi; al contrario, ogni volta che appaiono, ce ne eleviamo al di sopra e ci investiamo anche di più per diventare più vicini agli altri.

La cosa principale è avere pazienza verso i nostri amici, come l’abbiamo con dei piccoli bambini, con il nostro piccolo bambino preferito. Non c’è niente che possiamo fare a riguardo, è anche il nostro egoismo che non ci permette di connetterci con gli altri e ci mostra dove avvicinarci e dove posizionarci.
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(Dal Congresso di Vilnius del 23.03.2012, Lezione 2)

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Lezione virtuale – Unity Day Mondiale – “Preparazione al Congresso” – 22.04.2012

Lezione virtuale, Unity Day Mondiale, “Preparazione al Congresso”
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Lezione quotidiana di Kabbalah – 22.04.2012

Preparazione alla Lezione
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Scritti di Rabash, Articolo 15
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Zohar per Tutti – Pasqua, Bo (Venite a Faraone), Articolo “Il Sacrificio di Pasqua”, Pagina 18, Punto 186
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TES, Parte 15, Punto 37
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Scritti di Rabash, Dargot HaSulam, Articolo 365 – Conversazione riguardo La Preparazione ai Congressi e riguardo la Divulgazione
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Il più velocemente possibile

Baal HaSulam, “Dall’introduzione allo studio delle dieci Sefirot” item 125: Per evitare che ci sia una mancanza nella scala del merito dell’intero mondo, quando una persona è qualificata per giudicarli secondo una graduatoria di merito, costui non ha altra tattica che sempre soffrire per i problemi della gente, proprio come se stesse soffrendo per i propri problemi.

I Kabbalisti ci parlano degli stati che dobbiamo attraversare lungo il sentiero spirituale. Ci dicono che dovremo desiderare intensamente di muoverci avanti, con tutti i mezzi che abbiamo.

Se non richiediamo, non spingiamo, noi non richiameremo la Luce che riforma. Dopo tutto ogni cosa è riempita tramite essa. Non c’è altra forza tranne la forza della Luce. Dovremmo provare ad attirarla in modo più forte di quanto facciamo.

La “Molla” interiore controlla le azioni della Luce, come se fosse liberata e da allora la creazione continua sino alla fine dei tempi secondo questo meccanismo. Ad un certo punto però dobbiamo cambiare l’influenza del nostro destino, poiché dal quel momento in poi dobbiamo crescere consapevolmente.

Ma se non vogliamo crescere grazie alle opportunità che ci vengono date, allora saremo spinti in avanti col “bastone”. In fine cresceremo e diventeremo saggi e capiremo e sentiremo il processo che si sta svolgendo prendendo parte ad esso consapevolmente. Ma in questo modo ogni passo sarà compiuto al prezzo di grandi sofferenze. Non si possono cambiare gli stadi lungo la tua via in nessun modo. Dovrai attraversare tutti gli stadi ed i livelli, ma ciascuno di questi inizierà con un colpo: “Oh! Capisco che non c’è altro modo.

Che cosa posso farci, forse ne vale la pena. Oh, non è poi così male. Wow, è veramente fantastico!” e poi ancora è la stessa storia; un’altra volta … non fai nulla sin che non ricevi un colpo che ti muove.

Ma noi abbiamo la possibilità di gestirci senza queste deviazioni che ci mandano a gambe all’aria. Invece che cadere tra i guai, abbiamo solo diminuito un poco l’interesse verso il goal e di lì a poco a poco abbiamo ottenuto l’incentivo verso una nuova ascesa.

E’ questo a fare del tutto la differenza, ed è molto semplice: Vuoi portar felicità al Creatore o no? Il suo unico piacere consiste nel fatto di aver creato esseri che desiderano autonomamente raggiungerlo. Il punto non sono le sofferenze, anche se si giudica secondo queste. Persino ci si arrende in anticipo non appena queste sopraggiungono, per via della pigrizia. Ma puoi innalzarti: “si, sono pigro, non voglio nulla, e, persino, forse potrei provare a rispettarlo ed a renderlo felice? Questo è il calcolo che fai e così acceleri i tempi. Ma se conti solo sul tuo beneficio egoistico, non c’è alcuna accelerazione dei tempi.

La sola possibilità è sentirti un ospite e portare soddisfazione al padrone di casa. Altrimenti, è come dire “passerò quando avrò bisogno di qualcosa. Prima lascia che mi venga appetito, e poi arriverò. Nel frattempo stai a tavola ed aspettami”. Ma puoi agire diversamente: “ Annusi le prelibatezze che Lui ha preparato per te, Lo apprezzi, gli poni degli interrogativi, e la cosa principale per te è assaggiare il pasto in modo da portargli soddisfazione”. Solo allora ti avvicini al tavolo.

E’ un lavoro fantastico quello che ha come obiettivo di portar soddisfazione al Creatore, e non per accorciare il tempo dell’esilio. L’esilio và interpretato differentemente: Sei in esilio non perché sei lontano dai piaceri ma perché disti dalla dazione verso il padrone di casa.

Questa non è una piccola parte alla fine di un lungo sentiero che è percorribile in alcuni mesi. Questo è tutto il nostro lavoro. Questa è la quarta fase che si forma dopo le precedenti. E’ molto densa, e lavora ad una frequenza molto alta, ad un tasso “da pazzi”. Se le fasi della nostra evoluzione sono durate per milioni di anni nel passato, oggi è tutto racchiuso in pochi anni. Noi ci avviciniamo difficilmente al vero lavoro ed il mondo sta già perdendo la sensazione del tempo. Presto il tempo e le distanze spariranno dalla nostra percezione. Le persone smetteranno di sentire questi limiti.
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(Dalla quarta parte della Lezione quotidiana di Kabbalah 28.03.12, “Introduzione allo Studio delle Dieci Sefirot”)

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Cosa significa “cambiare il mondo”?

Domanda: Possiamo noi adesso in maniera efficace e veloce cambiare il mondo?

Risposta: Cambiare il mondo significa spiegare al mondo come è, e come deve essere. Se io correggo me e cerco di essere parte integrale in tutto questo spazio, in questo sistema, allora con questo io cambio il mondo. Quando io inizio a spiegare a tutto il mondo cosa gli stia succedendo e in che maniera dobbiamo correggerci per portare il mondo all’equilibrio , allora io lo cambio.

Ma essenzialmente io gli spiego in modo che loro cambino da soli , ed in questo non c’è nessuna violenza. Io non li posso obbligare, non posso inventarmi una nuova società , “introdurli” là dentro e allora il mondo diventerà migliore. Per niente!

Noi ci troviamo in una fase quando nessun’altro cambiamento può esserci. La natura tutto il tempo ci ha spinti in avanti. Noi pensavamo di stare per cambiare il mondo, ma in realtà ci rincorrevamo come si dice col bastone della felicità. Noi tutto il tempo cercavamo di fare qualcosa ed in conclusione siamo arrivati a uno stato quando possiamo andare verso il miglioramento del mondo soltanto attraverso il miglioramento di noi stessi: della nostra consapevolezza, comprensione ragionevole della natura e della connessione con lei, equilibrio con lei.
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