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Possiamo creare energia dal nulla?

Secondo la nostra attuale comprensione della natura, non possiamo creare o estrarre energia dal nulla. Almeno non ancora.

Più in generale, è impossibile che qualcosa emerga dal niente.

Perché?

Perché la natura ha inizialmente creato qualcosa dal nulla. Nel linguaggio della Kabbalah, diciamo che il Bore, che è sinonimo di natura, un puro desiderio di donare bontà e delizia, ha creato il desiderio di ricevere il piacere, dal nulla. Tutto e tutti gli esseri creati, l’intera natura, sono governati dalla provvidenza del Bore, cioè dalla forza superiore dell’amore e della dazione che crea tutta la vita.

Il fatto che non si possa creare qualcosa dal nulla non è affatto un fenomeno negativo. Significa semplicemente che viviamo in un mondo limitato e che, vivendo in un mondo limitato, è impossibile creare qualcosa dal nulla.

Inoltre, è un fenomeno addirittura positivo, perché significa che dal nostro stato limitato possiamo raggiungere uno stato in cui diventeremo illimitati come il Bore, quindi sperimentare l’immensa ricchezza e profondità di sentire due poli opposti della realtà. In altre parole, possiamo raggiungere uno stato in cui sperimentiamo l’eternità e la perfetta realizzazione della stessa qualità di amore e di dazione al di sopra del nostro desiderio di ricevere.

Per questo diciamo che possiamo solo diventare “come” il Bore: rimaniamo desiderio di ricevere, ma possiamo conseguire l’intenzione di amare e donare come il Bore, al di sopra del desiderio di ricevere. Tuttavia, per quanto esaltante sia questo traguardo, c’è ancora molto che non possiamo fare.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

A principio siamo tutti Ebrei per nascita?

Un Ebreo è colui che sviluppa la qualità della dazione e ama l’altro come se stesso, com’è scritto nella Torah, ovvero raggiunge lo stato di “ama il prossimo come te stesso” e “l’amore coprirà ogni crimine”.

La forza positiva che riceviamo è per elevarci al di sopra della forza egoistica negativa che esiste in ognuno di noi. Detto ciò, non dobbiamo odiare la forza negativa, ma ci  rapportiamo a essa con comprensione. 

La forza egoistica negativa è la nostra natura umana con cui siamo nati, e riceviamo inoltre anche il suo opposto, la forza altruistica che poniamo sopra al di sopra dell’ ego. Il controllo della forza altruistica positiva sulla forza egoistica negativa ci porta a un livello unico in cui il desiderio di ricevere (la negativa) si unirà all’intenzione di dare ( la positiva), e con  queste due forze ci faremo del bene a vicenda.

Alla fine, tra queste due forze, inizieremo a ricercare, riconoscere, comprendere e percepire la natura.  Vedremo che queste ci arrivano dalla natura, e, tramite il loro conseguimento, riusciremo a percepire e sentire l’unicità della natura. Il nostro obiettivo è raggiungere l’unione presente in natura, che consiste di entrambe le forze,  positiva e negativa, e di aderire alla loro fonte assoluta. 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Che differenza c’è tra Dio e Natura?

“È meglio per noi incontrarci a metà strada e accettare le parole dei Kabbalisti per i quali HaTeva (la natura) ha lo stesso valore numerico (in ebraico) di Elokim (Dio), ovvero ottantasei. Allora, potrò chiamare le leggi di Dio “Mitzvot (comandamenti) della natura” o viceversa, poiché sono la stessa cosa”. Dal testo: “La Pace” del  Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam) .

Non c’è nulla al di fuori del sistema della natura, che i Kabbalisti chiamano allo stesso modo “natura” o “Dio”, e noi siamo parte integrante di questo sistema.

Quindi, quando diciamo che esiste un unico Dio, significa che non esiste nulla oltre a un’unica forza che agisce in un singolo sistema di cui siamo parti.

Il desiderio della singola forza che agisce nella realtà è di portarci in connessione con essa, non con la coercizione, ma attraverso la consapevolezza in modo positivo. 

Nella misura in cui comprendiamo, sentiamo e otteniamo questa forza come benevola e buona, allora possiamo aderire ad essa e raggiungere il suo livello di completa consapevolezza.  

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Quando la natura parla, dovremmo ascoltare

L’uragano Ian ha lasciato una scia di devastazione che richiederà settimane per essere valutata, anni per essere riparata e chissà quali nuove avversità si verificheranno nel frattempo. Secondo gli scienziati, probabilmente non è stato il cambiamento climatico a causare Ian, ma lo ha certamente intensificato.  A meno che non si mettano in atto strumenti di correzione decisamente più efficaci, è meglio prepararsi a molto peggio, perché quando la natura parla, dobbiamo ascoltarla.

La violenza delle tempeste è in aumento, gli incendi selvaggi sono sempre più frequenti e intensi e la siccità sta distruggendo fiumi e laghi. Più interferiamo con la natura e la stravolgiamo attraverso uno sfruttamento sconsiderato, più scateniamo fenomeni aggressivi ed estremi.

Nella saggezza della Kabbalah, “natura” è sinonimo di “Dio”. Questo non significa che dobbiamo inchinarci al vento o al sole come facevano i pagani, ma che dobbiamo capire che abbiamo a che fare con forze superiori, molto più potenti di noi. Pertanto, dovremmo seguire le loro direttive piuttosto che cercare di dominarle come se fossimo superiori a loro.

La loro direttiva è semplice: rimanere in equilibrio.  La natura ci sta dicendo che non possiamo prendere per noi stessi più di quanto ci serve in quanto creiamo dei disequilibri di cui la natura si vendica. Più prendiamo oltre ai nostri bisogni, e più intensa sarà la vendetta della natura. Ecco perché i disastri naturali sono sempre più intensi.

Non dovremmo negarci nulla di ciò di cui abbiamo bisogno. Tuttavia, ci siamo abituati a ottenere non ciò di cui abbiamo bisogno, ma ciò che vogliamo, e c’è una grande differenza tra ciò di cui abbiamo bisogno e ciò che vogliamo.

Credo che l’America come paese, e il popolo americano, siano abbastanza resilienti da superare le avversità e apportare i cambiamenti necessari. La Florida si riprenderà dalle conseguenze di Ian, ma ciò che accadrà oltre alla riparazione dei danni fisici dipende dall’intero paese.

L’America, il campione mondiale del consumismo, dovrebbe cambiare rotta e guidare il mondo verso un nuovo paradigma: più equilibrio e sostenibilità. L’attenzione nel XXI secolo dovrebbe spostarsi dal migliorare la vita materiale a migliorare la vita sociale. I nostri bisogni materiali sono stati soddisfatti: ora è arrivato il momento di soddisfare i nostri bisogni emotivi, e questi saranno soddisfatti quando creeremo una società in cui la gente ama vivere.

L’unico modo per creare una società gradevole è favorire le connessioni tra le persone. Di conseguenza, se l’America si concentra sulla riparazione della crescente estraneità tra le persone, darà a queste ultime un senso di appagamento.  Questo, a sua volta, ridurrà l’attenzione della gente al materialismo, frenando senza sforzo il consumo eccessivo.

Le persone non si sentiranno insoddisfatte perché la loro soddisfazione deriverà dai legami sociali piuttosto che dai beni materiali.

Non c’è limite alla quantità di legami sociali che gli esseri umani possono creare; è la risorsa sostenibile per eccellenza. Attingendo ad essa, troveremo un’abbondanza di potere e di gioia nelle connessioni sociali. Allora, invece di sfruttare la natura per cercare di soddisfare i nostri insaziabili desideri, prenderemo naturalmente solo ciò di cui abbiamo bisogno e dirigeremo le nostre energie positive verso gli altri.

Didascalia foto:
Vedute aeree alle prime luci dell’alba dei quartieri danneggiati dall’uragano Ian, di categoria 4, che ha colpito la costa occidentale della Florida, il 29 settembre 2022 a Fort Myers, Florida Credit: U.S. Coast Guard

Come fraintendiamo la capacità di governare

Di recente mi è stata segnalata un’intervista al primatologo Frans de Waal. De Waal, autore prolifico che ha scritto molto sulle sue ricerche sugli scimpanzé, è famoso per aver promulgato il concetto di “maschio alfa”. Nel suo libro ”Chimpanzee Politics”, ha parlato di questo concetto e l’allora Presidente della Camera dei Rappresentanti, Newt Gingrich, ha raccomandato il libro ai nuovi membri del Congresso e alle donne. Secondo De Waal, però, il concetto è stato mal interpretato e ha finito per significare, come ha spiegato in una conferenza TED, che un maschio alfa “è fondamentalmente un bullo”.

In realtà, dice De Waal, i maschi alfa non sono necessariamente i più aggressivi o i più forti. Per la maggior parte, salgono al vertice formando coalizioni con altri maschi e continuano a coltivare le loro relazioni con loro una volta raggiunta la posizione di vertice. La coalizione li aiuta a mantenere il loro status e a scoraggiare potenziali sfidanti.

Tuttavia, una coalizione di maschi non è sufficiente per mantenere la posizione di vertice. Nonostante la loro inferiorità fisica, le femmine hanno un ruolo decisivo nel branco. Per ottenere il loro sostegno, il maschio alfa coccola le femmine con cibo e altre leccornie e solletica i loro piccoli.

È interessante notare che sia il maschio alfa che la femmina alfa svolgono il ruolo di pacificatori: il maschio tra i maschi e la femmina tra le femmine. Quando il maschio alfa interviene per riappacificare le scimmie belligeranti, trascende la logica della coalizione e agisce come un pacificatore oggettivo. I membri del branco lo riconoscono e lo rispettano per questo.

Ancora più interessante è il fatto che un maschio alfa spesso assiste un membro malato del branco senza alcun motivo apparente. Anche se non è un membro della sua coalizione e non sembra esserci alcun vantaggio personale nell’aiutare una scimmia più debole o malata, maschio o femmina, il maschio alfa spesso condividerà il cibo, offrirà conforto e assisterà in molti altri modi.

Di norma, più il maschio alfa è gentile, più il suo regno è lungo. E quando sarà il momento di essere sostituito, non sarà maltrattato. Al contrario, il branco continuerà a rispettarlo e ad assisterlo nella vecchiaia, in omaggio alla sua gentilezza quando era sul trono.

Se un bullo diventa il maschio alfa, come a volte accade, dominerà finché la sua forza fisica resisterà. Quando verrà sfidato, il branco non solo non lo sosterrà, ma sosterrà il suo sfidante. La fine di un maschio alfa prepotente sarà invariabilmente amara e dolorosa.

Sto descrivendo tutto questo per dimostrare quanto siamo simili. In altri termini, se la nostra società fosse giusta ed etica come quella degli scimpanzé, probabilmente avrebbe un aspetto simile a questo. 

Alla fine, i desideri degli esseri umani e quelli dei primati sono gli stessi desideri, gli stessi pensieri e calcoli. La differenza sta nell’intensità e nella sofisticazione, ma i desideri sono tutti uguali. L’invidia, la passione e la fame di potere esistono nell’uomo come nei primati, anche se in questi ultimi sono meno sviluppati e meno sofisticati.

Se ci esaminiamo onestamente, vedremo che a livello sociale non ci siamo evoluti più di loro. Mentre noi abbiamo sviluppato la tecnologia, loro hanno sviluppato caratteristiche sociali positive che noi non abbiamo sviluppato. Di conseguenza, abbiamo una società tecnologicamente avanzata che usa la tecnologia contro i suoi stessi membri.

C’è una ragione per cui questo accade, una differenza fondamentale che rende impossibile per la nostra società diventare come quella dei primati. La differenza è che ciò che loro fanno istintivamente, noi dobbiamo farlo consapevolmente, altrimenti non saremo affatto in grado di farlo, come è evidente.

Se fossimo destinati a rimanere al livello dei primati, non avrebbe senso diventare umani. Ci è stato negato l’istinto di costruire una società positiva e solidale, in modo che la sviluppassimo di nostra iniziativa. Così facendo, coglieremo i meriti di una società di questo tipo rispetto al suo opposto, che è il nostro stato attuale. Questo, a sua volta, renderebbe la nostra comprensione della natura umana, e della natura nel suo complesso, molto più profonda di quella di qualsiasi altro essere creato.

Alcuni possono pensare che cercare di prendersi cura l’uno dell’altro sia ingenuo o irrealistico, ma non capiscono che, così facendo, stiamo costruendo al nostro interno la struttura che esiste al di fuori di noi. Studiamo la natura simulando il suo modus operandi e, poiché la natura funziona in maniera reciproca e assistita, come dimostra la società degli scimpanzé, l’unico modo per capire la natura è costruire una società simile, di nostra iniziativa e con i nostri sforzi.

La natura, in un certo senso, ci ha resi ciechi perché sviluppassimo la nostra visione da soli. Noi, per la nostra cecità ed egoismo, pensiamo che tutto il mondo sia cieco ed egoista come noi. Ma se ci sforziamo di agire come gli animali agiscono naturalmente, scopriremo la vera disposizione premurosa della natura.

La natura ha molto amore ma nessun altruismo

Alcuni ricercatori Australiani che volevano condurre una ricerca sulla gazza ladra australiana, hanno applicato dei piccolissimi localizzatori (dal peso di soli 2,70 gr.) ad alcuni esemplari in uno stormo, al fine di tracciare i loro movimenti ed abitudini. Con grande sorpresa, nell’arco di due ore, i localizzatori sono stati rimossi da alcuni componenti dello stormo. Gli esemplari con i localizzatori avevano cercato sin da subito di liberarsene ma senza riuscirci. Quando gli altri uccelli si sono accorti che essi si volevano liberare delle fascette dei localizzatori, sono immediatamente entrati in soccorso e in pochi minuti le gazze sono state liberate.

Gli scienziati hanno spiegato che: “abbiamo familiarità con il concetto che le gazze siano creature socievoli ed intelligenti ma questa è la prima volta che siamo venuti a conoscenza di un tale atteggiamento altruistico: aiutare altri componenti del gruppo senza ricevere in cambio un’immediata, tangibile ricompensa.” 

Tra il 2005 e il 2007 mi è capitato più volte di incontrare la celebre primatologa Jane Goodall. Abbiamo avuto diverse conversazioni appassionanti riguardo la natura e le differenze comportamentali esistenti tra l’uomo e gli animali. In una di queste conversazioni mi ha detto che, quando si passa molto tempo nella natura, ci si accorge che è piena d’amore e gli unici che non lo sentono siamo noi, gli esseri umani.

Di fatto, se esamini la natura da vicino, ti accorgi di quanto amore ci sia. Tuttavia, amore e altruismo, non sono la stessa cosa. C’è sempre un motivo dietro al comportamento degli animali nei riguardi dei loro simili e questo è dettato da un tornaconto personale. Nel caso delle gazze ladre, il tracciatore che indossavano le facevano apparire diverse dagli altri uccelli dello stormo che sono entrati in soccorso per riportarle ad uno stato di “normalità”.

Ogni uccello di uno stormo o ogni animale di un branco simpatizza con gli altri membri del gruppo. Siccome la sopravvivenza di ogni uccello dipende largamente dalle dimensioni dello stormo, è chiaramente nell’interesse degli uccelli ad avere uno stormo il più grande possibile. Questo assicura una maggiore protezione nei confronti di rivali o potenziali predatori. 

Gli umani sono differenti come ha notato la Goodall. Noi abbiamo un tratto distintivo aggiuntivo, se così si può chiamare: amiamo vedere le sofferenze degli altri. Quando gli altri soffrono, specialmente in conseguenza a delle nostre azioni, ci sentiamo superiori e il piacere di sentirsi superiori è unicamente una caratteristica umana.

Per questa ragione, in natura, sopra il livello umano, tutto è perfettamente bilanciato. L’amore è istintivo e tutto funziona armonicamente. Ma quando entrano in gioco gli esseri umani, l’incontenibile desiderio di superiorità compromette l’intero sistema. Questo è ciò che ci fa sfruttare gli altri ed abusare di loro, ci fa consumare oltre il dovuto, accumulare ricchezza superflua e depauperare le risorse della terra.

Poiché siamo privi di amore naturale, ad eccezione delle linee di sangue, ma oggi anche questi legami si stanno sfaldando, siamo gli unici esseri sulla terra che debbono “lavorare” sull’amore per gli altri. Non si tratterà di altruismo fino a quando le nostre azioni non saranno senza ricompensa. Tuttavia la nostra ricompensa sarà nel testimoniare la gioia negli altri. Solo quando saremo in grado di operare in questo modo, cesseremo di abusare di ciò che ci circonda e di noi stessi.

In sostanza, l’antidoto al nostro piacere nei confronti della superiorità è quello di sviluppare un sentimento opposto: il piacere nel vedere il successo altrui. Solo quando raccoglieremo questo sentimento tra di noi, come comunità, avremo la possibilità di diventare amorevoli e prenderci cura gli uni degli altri, esattamente come gli altri animali in natura. Solo allora creeremo un ambiente sostenibile dove tutti noi potremmo prosperare.

Ripensare l’evoluzione

Per molti decenni, ci è stato insegnato che l’evoluzione è casuale, che le mutazioni avvengono e quelle che contribuiscono maggiormente alla sopravvivenza della specie rimangono mentre le altre scompaiono. Ma la scienza sta gradualmente accettando che l’evoluzione non è casuale ma segue una direzione.

Per esempio, i ricercatori di uno studio,  che si è concentrato su una piccola erba infestante chiamata crescione, hanno dichiarato che: “Si è scoperto che la mutazione è molto non casuale ed è non casuale in un modo che beneficia la pianta. È un modo totalmente nuovo di pensare alla mutazione”, hanno concluso.

Un altro studio, che ha esaminato la mutazione dell’emoglobina che protegge dalla malaria, ha scoperto che essa appare più frequentemente nelle persone provenienti dall’Africa, dove la malaria è comune, che nelle persone provenienti dall’Europa, dove è rara. “Le mutazioni sfidano il pensiero tradizionale”, ha detto il ricercatore capo. “I risultati suggeriscono che l’informazione complessa che si accumula nel genoma … ha un impatto sulla mutazione e quindi i tassi di origine specifici delle mutazioni possono rispondere … a pressioni ambientali specifiche”.

Se guardiamo il fenomeno in maniera più approfondita, troveremo che anche l’ambiente si sta evolvendo in una direzione specifica: verso l’aumento dell’integrazione. Ci stiamo evolvendo verso uno stato che già esiste, anche se non l’abbiamo percepito. È uno stato in cui le specie sono separate le une dalle altre, ma in armonia con tutta la creazione.

La terra è un sistema equilibrato. Le sue parti sono in perfetta armonia tra di loro,  e questo garantisce la sopravvivenza delle piante e degli animali terrestri. In apparenza, non avrebbe dovuto esserci evoluzione. Se tutto è perfetto e armonioso, non avrebbero dovuto esserci cambiamenti nelle specie.

La ragione per cui l’evoluzione avviene ancora, nonostante l’equilibrio tra tutte le creazioni, è che sotto tutta la creazione si nasconde un desiderio di miglioramento costante del proprio stato individuale. Più una creatura è evoluta, più intenso è il suo desiderio.  Nel genere umano questo desiderio si manifesta come egoismo e narcisismo, come brama di controllo, di essere superiori e addirittura divini. Nel regno animale e nelle piante, si esprime in uno sforzo costante di rafforzarsi contro i propri nemici naturali, ma non in un desiderio di dominare e controllare. Quindi, a ogni livello, a parte quello umano, l’equilibrio rimane, pur essendo dinamico e evolutivo. 

Nell’umanità, “l’evoluzione” principale è nella nostra percezione,  non nel corpo, anche se ci sono cambiamenti fisici. Con l’evolversi della nostra comprensione del mondo, la nostra percezione della realtà cambia e si allinea con l’interconnessione del mondo che ci circonda.

Dato  che la natura è interamente integrata e tutte le sue parti sono inestricabilmente intrecciate, la società umana diventa anch’essa sempre più interconnessa e interdipendente.  Di conseguenza, gli insediamenti si sono trasformati, nei secoli, da clan nomadi a comunità sedentarie, a città, stati e imperi.

Con la crescita in dimensioni degli insediamenti, siamo diventati sempre più interdipendenti economicamente, nell’approvvigionamento delle nostre forniture alimentari, nell’istruzione e in ogni aspetto della nostra vita. Ora, il mondo intero è diventato connesso al punto che anche interi paesi, comprese le superpotenze come la Cina o la Russia, non possono sostenersi da soli. La globalizzazione ha reso il mondo intero un villaggio, ma i suoi abitanti sono riluttanti ad accettare i propri vicini e si scontrano costantemente gli uni con gli altri.

Lo sviluppo della società umana verso l’aumento dell’integrazione non è una coincidenza. Dato che viviamo in un universo integrale, in cui ogni cosa è interconnessa e dipendente, anche noi ci sviluppiamo in questa direzione. Questo è il motivo per cui, nonostante tutti i nostri sforzi per superare il prossimo, alla fine, siamo ancora dipendenti da tutti gli altri, nessun paese può mantenere la sua supremazia indefinitamente. Contro la nostra volontà, siamo trascinati nella cooperazione.

Ma la nostra evoluzione verso una società interdipendente mira più in alto della società stessa. Ha lo scopo di rivelarci l’interdipendenza di tutta la creazione, che tutto è armonioso e tutti i pezzi della creazione si completano a vicenda. Il risultato finale della nostra evoluzione è la completa consapevolezza dell’universo in cui esistiamo su tutti i suoi livelli: fisico, mentale e spirituale. È come nuotare  nel verso della corrente invece di cercare di nuotare controcorrente, che è quello che stiamo facendo ora. È senza speranza e doloroso.

La riva che ci aspetta a valle del corso d’acqua è serena e tranquilla. Se nuotiamo verso di essa, aumentando volontariamente la nostra cooperazione e la considerazione reciproca, raggiungeremo quella sponda accogliente in modo rapido, piacevole e facile. Se resistiamo, ci arriveremo comunque, dato che non possiamo risalire il fiume, ma ci arriveremo solo quando saremo esausti, sconfitti e tormentati.

Perché non possiamo lavorare in sincronia

La guerra in Ucraina, l’incapacità del mondo di sanzionare efficacemente la Russia,  la distribuzione iniqua dei medicinali,  l’ineguale ripartizione della ricchezza, dei beni di prima necessità, dell’istruzione, ovunque si guardi, ci sono crescenti divari e crescente instabilità nella società umana.  Ora guardiamo la natura.  In natura, ogni cosa è equilibrata e armoniosa, sincronizzata fino all’ultimo dettaglio. 

C’è un famoso fenomeno naturale chiamato “sincronizzazione spontanea” che fa sì che corpi vicini sincronizzino i loro movimenti. I metronomi, per esempio, sincronizzano spontaneamente i loro battiti anche se li si fa partire deliberatamente in momenti diversi.

Ma la sincronizzazione spontanea non si applica solo ai pacemaker; si applica a tutti i livelli della realtà.  E’ così che il pluripremiato Professore di Matematica applicata all’Università di Cornell, Steven Strogatz, spiega il fenomeno (Min 10:09-10:37): “Una delle cose che mi affascinano di più è la sua universalità, che si verifica su ogni scala della natura, da subatomica a cosmica. Usa tutti i canali di comunicazione che la natura abbia mai ideato, dalle interazioni gravitazionali alle interazioni elettriche, chimiche, meccaniche, ogni cosa. In ogni circostanza in cui due cose possono influenzarsi a vicenda, la natura lo usa per metterle in sincronia”.

Sembra che l’unico elemento della realtà che “sfugge” alla sincronizzazione spontanea sia l’umanità. È come se le regole che si applicano a tutta la natura non valessero per noi.

Questo è vero, fino a un certo punto. Oltre ad appartenere al livello animale della vita, siamo anche esseri senzienti, e le nostre azioni sono determinate da decisioni volontarie.  Per poter sincronizzare le nostre azioni, dobbiamo volerlo. Altrimenti, se lasciamo che sia la natura a decidere, la natura umana, che è intrinsecamente egoistica, ignorerà il sistema centrale naturale del resto della realtà, rimarremo profondamente discordanti e, di conseguenza, profondamente antagonisti nei confronti degli altri. 

Negli ultimi anni, il livello del nostro isolamento  è aumentato a un livello tale da rendere reale la possibilità di un’altra guerra mondiale. L’unico modo per evitarla è di adattare, consapevolmente e volontariamente, la sincronia  tra di noi. Ciò che la natura fa in modo spontaneo, noi dobbiamo farlo con consapevolezza e volontà. 

C’è un buon motivo per questo. Quando scegliamo di seguire una certa strada, lo facciamo dopo aver esaminato e valutato tutte le opzioni, i pro e i contro. Se ci comportassimo  in un certo modo, seguendo semplicemente l’istinto, saremmo animali e non persone. La differenza tra noi e gli animali è che noi pensiamo, discutiamo e domandiamo fino a quando, alla fine, arriviamo a una decisione.  Di conseguenza, l’immagine che vediamo è più completa, e più profonda, di qualsiasi essere in natura.

Eppure, il prezzo che paghiamo per essere senzienti è fin troppo alto.  Se vogliamo vivere in un mondo pacifico, in cui le persone sono sagge e gentili, dobbiamo far sì che accada. Dobbiamo scegliere la sincronia e l’armonia al di sopra del dissenso e del disaccordo.  Per farlo, dobbiamo innalzare, consapevolmente, l’importanza della sincronia in tutta l’umanità.

L’armonia e la sincronia non ci renderanno uguali, e neanche simili.  Piuttosto, ci renderanno armoniosi e complementari. Ci porteranno piacere nel condividere le nostre capacità e abilità per il bene maggiore,  insieme costruiremo una società forte e solida, i cui membri saranno al sicuro, sani e, soprattutto, felici.  

Robot viventi. Cattive notizie per l’umanità

Recentemente il Wyss Institute dell’Università di Harvard, in collaborazione con scienziati dell’Università del Vermont e della Tufts University, ha pubblicato un documento che mostra come abbiano sviluppato robot biologici in grado di muoversi da soli, “nutrirsi” e persino auto-replicarsi e riprodursi.

Con questa impresa, questi robot hanno soddisfatto i tre requisiti fondamentali affinché la scienza li definisca esseri viventi. Tuttavia, sono robot viventi e non organismi che si sono evoluti naturalmente. Come robot, fanno ciò che il loro operatore ordina loro di fare. Come organismi viventi, possono essere collocati ovunque e riprodursi indipendentemente e indefinitamente.

Questa è una brutta notizia per l’umanità. Non riesco a immaginare nulla di buono che ne venga fuori. Questi nostri giochi, quando “giochiamo” con nuove invenzioni, non portano mai a nulla di buono. Ora, oltre alle armi nucleari e alle innumerevoli altre maledizioni che la scienza ha scaraventato sulle nostre teste, avremo un altro mal di testa.

È noto fin dai tempi biblici che “L’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia fin dalla sua giovinezza” (Gen. 8:21). Purtroppo, sapere quanto siamo malvagi non ci ha mai impedito di comportarci secondo la nostra natura.

Nonostante gli orrori del ventesimo secolo, con le sue due guerre mondiali, l’Olocausto e diversi genocidi su vasta scala, l’umanità non sembra essere migliorata neanche un po’, o di non averci neanche provato. All’uomo non si deve dare più di una pietra ed un bastone. In effetti, puoi stare certo che usi male anche questi, per non parlare di qualcosa di più sofisticato e potenzialmente dannoso.

Anche nei tempi antichi era chiaro che le persone indegne non dovevano avere accesso alla conoscenza.

Nel suo libro Fedro, Platone scrisse: “Quando [i discorsi (insegnamenti)] sono stati scritti una volta, essi cadono ovunque tra coloro che possono o non possono capirli, e non sanno a chi dovrebbero rispondere, o a chi no. E se vengono maltrattati o abusati, non hanno un genitore che li protegga e non possono proteggersi o difendersi».

Ma chi ascolta questo saggio? Nessuno. Ascoltiamo solo i nostri capricci egoistici, motivo per cui il nostro mondo è in uno stato così misero.

Non sono pessimista. So che alla fine ci rialzeremo e impareremo a usare la conoscenza per il bene comune. Alla fine, ci renderemo conto che siamo tutti connessi e che non possiamo ferire gli altri senza ferire noi stessi. L’unica domanda è quanta agonia dovremo sopportare prima di imparare.

 

Didascalia della foto:
Gli scienziati creano ‘robot viventi’ auto-replicanti
Dove: Burlington, Vermont, Stati Uniti Quando: 30 Nov 2021 Credito: Douglas Blackiston e Sam Kriegman

Il silenzio è d’oro

Ho passato infinite ore a conversare con il mio maestro, Rav Baruch Shalom Ashlag (RABASH).  Per la maggior parte del tempo, parlavamo quando eravamo da  soli durante le nostre camminate mattutine o durante i nostri frequenti viaggi di due giorni a Tiberiade. Una volta gli chiesi cosa facesse prima che arrivassi io, dato che quando l’ho conosciuto aveva già settantatré anni.  Mi rispose: “ero solo”.  Quando gli chiesi se non avesse sentito il bisogno di parlare con qualcuno, mi rispose semplicemente: “No”.

Ora, trent’anni dopo la sua scomparsa, capisco cosa intendesse.  Mi siedo, da solo, nella mia camera e non sento alcun bisogno di uscire o parlare con qualcuno.  Potrei sedermi lì per cent’anni senza alcun problema.  Ogni tanto faccio una camminata, ma,  da quando sono iniziate le chiusure, sono da solo la maggior parte del tempo e sono perfettamente felice.  Se non fosse per i miei studenti o la necessità di diffondere la saggezza della Kabbalah al mondo, non pronuncerei una parola.  

In questo, sono simile a molti Kabbalisti che mi precedettero. Anch’essi non trascorrevano le loro giornate in conversazioni inutili. Studiavano insieme e leggevano dalle fonti autentiche della Kabbalah. E così facevamo anche Rabash e io.  Anche quando eravamo soli, come a Tiberiade, ci sedevamo uno di fronte all’altro, con Il Libro dello Zohar o Lo Studio delle Dieci Sefirot aperto sul tavolo davanti a noi, una tazza di caffè turco vicino, e leggevamo, leggevamo, leggevamo.

Ogni tanto RABASH si fermava per spiegare, oppure ero io a fare una domanda sul testo, ma per la maggior parte del tempo, leggevamo e ci connettevamo tra noi, elevandoci a una sensazione condivisa e spirituale. Non c’era bisogno di altro, niente di niente.

Quando si verificava un evento importante, come una guerra o le elezioni in Israele o altri eventi che agitavano l’opinione pubblica israeliana, scambiavamo qualche parola al riguardo, ma non a lungo e certamente senza parlarne a vanvera. Non ci allontanavamo un attimo dal pensare allo scopo della vita, ogni secondo era importante.

È scritto nella Mishnah che Shimon, il figlio di Rabban Gamaliel, era solito dire: “Per tutti i miei giorni sono cresciuto tra i saggi e non ho trovato nulla di meglio per una persona che il silenzio. Lo studio non è il più importante, ma le azioni;  chi parla troppo porta il peccato” (Avot, 1:16).

I Kabbalisti sono silenziosi perché ascoltano i loro cuori. Ascoltano il nostro cuore comune, il cuore del sistema umano detto Adam HaRishom, di cui facciamo tutti parte.  

Nasciamo rinchiusi nella  bolla del nostro ego, non riusciamo ad ascoltare il nostro cuore comune. Ascoltiamo soltanto noi stessi.

Quello che ho imparato da RABASH è ascoltare nel profondo, oltre l’ego, il cuore comune. Nel profondo della nostra anima, c’è un desiderio di liberarsi dai confini dell’ego e sentire il cuore comune. Quando ci connetteremo con esso, saremo veramente in grado di sentire ciò che è fuori di noi. Saremo in grado di conversare con l’anima di tutta l’umanità, con tutta la natura e attraverso di loro con il Creatore.