Pubblicato nella 'Intenzione nella preghiera' Categoria

Desiderare il Creatore

Domanda: Baal HaSulam scrive che solo quando uno è disperato può rivelare il Creatore. Questo significa che in un certo momento dobbiamo arrenderci e negarci di continuare la lotta?

Risposta: No, non dobbiamo arrenderci. Dobbiamo continuare a lottare per entrare nel mondo spirituale con le nostre forze. Dopo, ci dispereremo e capiremo che con le nostre proprie forze non potremo attraversare il Machsom (la barriera che ci separa dalla spiritualità). Solo allora sentiremo veramente che abbiamo bisogno dell’aiuto del Creatore, evocheremo la Sua forza ed usciremo dalla prigione.

È impossibile sentire che abbiamo bisogno del Creatore fino a quando non perdiamo la speranza di provarci con le nostre proprie forze. Per adesso vogliamo unirci, cambiare e sistemare le nostre relazioni da soli, mediante i nostri sforzi. Cerchiamo di agire di nostra iniziativa come se il Creatore non esistesse.

Tuttavia, quando vogliamo davvero avvicinarci agli altri, allora capiremo quello che abbiamo sentito nel Congresso: che non possiamo riuscirci. Una barriera ci separa dagli altri e non possiamo attraversarla. Ognuno si trova nella sua cella isolato dagli altri, come le api nei vespai.

Ma quando voglio uscire da questa cella, quando avrò utilizzato tutte le mie forze, capirò che sono indifeso ed allora mi sarà chiaro che lì c’è il Creatore che può darmi forza e salvarmi. Ho letto e ascoltato di Lui, ma Lui era al di fuori dei miei desideri e pensieri. Egli non era ancora il mio socio. Adesso, per la prima volta, sento che sono incapace di fare qualsiasi cosa senza di Lui.

In questo modo il Creatore risveglia il Faraone in me. Una volta sperimentato questo alcune volte, mi renderò conto che senza di Lui non posso ottenere la libertà. Quando lo sentirò, chiamerò Lui e Lui mi aprirà tutti i lucchetti.
Il mio problema è desiderare il Creatore, desiderare che Lui si riveli in me e cambi la mia natura, desiderare che la Sua forza di dazione si vesta in me.
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(Dalla lezione su un articolo di Rabash del 12 Novembre 2010)

Aspettare la cura dello Zohar

Quando leggo il testo dello Zohar, non è bene che il testo mi nasconda lo scopo della lettura. Verifico costantemente: cosa desidero esattamente nel leggerlo?

In primo luogo, desidero che la lettura del Libro dello Zohar mi riveli la mia malattia, il mio egoismo e dopo mi curi, aiutandomi ad acquisire l’attributo della dazione invece di questo. Voglio acquisire l’unità con gli altri che aspirano allo stesso scopo. Questa si chiama “intenzione prima dello studio”.

Dopo aver preparato l’intenzione o la ragione per la quale leggo il Libro dello Zohar, allora posso cominciare la lettura. Se posso mantenere l’intenzione costantemente, allora posso permettermi anche di ascoltare il testo ed il suo significato.

È simile ad una persona ammalata che si trova in uno stato critico: legge un libro di medicina solo per scoprire la cura. Non le interessa nient’altro! Non la preoccupa lo stile del testo o i dettagli della storia! Cerca solo il rimedio (l’elisir della vita, la Luce)!

Per tanto, la cosa più importante è che dobbiamo avere l’intenzione corretta e dopo possiamo ascoltare i dettagli che ci racconta lo Zohar. Non esiste niente di più importante che ricevere “la cura medica”, perché non riceviamo la vera storia fin quando non entriamo in questo stato noi stessi.

Allora, perché gli autori dello Zohar hanno scritto per noi tutte queste storie? Lo hanno fatto affinché facessimo lo sforzo di mantenere l’intenzione. Solo dopo, nella misura in cui sarà possibile, possiamo permetterci di ascoltare la storia, desiderando rivelarla per mezzo dell’intenzione. Dobbiamo accorgerci che non stiamo vivendo questi stati e non capiamo il testo, ma se desideriamo rivelarlo ed aspirare allo stato interno che si descrive, allora potremo capire il testo e connetterci ad esso.

Il mio primo desiderio è raggiungere la qualità spirituale attraverso l’attitudine corretta verso il Libro dello Zohar. Dopo di che posso prestare attenzione al testo ed assicurarmi di capirlo correttamente. Questo viene chiamato “voler raggiungere ciò che si studia”, come è scritto nel punto 155 dell’Introduzione al Talmud Eser Sefirot.

Il testo dello Zohar è il luogo nel quale io compio il mio lavoro interiore e faccio i discernimenti su dove mi trovo. Prima ho un’intenzione relativa allo scopo e dopo una sensazione relativa al testo.

Dobbiamo sentire le profondità degli strati della realizzazione. Questo viene chiamato “Sforzarsi nella Torà e nei Comandamenti” e “Studiare la Torà”.

(Dalla seconda parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 12 Settembre 2010, sullo Zohar).

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