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C’è un limite alla pazienza natura

Dr. Michael LaitmanDomanda: С’è una causa comune a tutti i nostri problemi?

Risposta: Se noi abbiamo un conflitto con la moglie, con i bambini, con i vicini, al lavoro e anche con noi stessi, questo significa che su di noi governa l’egoismo. Si chiama faraone.

Domanda: Ma la schiavitù d’Egitto, della quale racconta la Torà, che esisteva nei tempi antichi, è finita tempo fa?

Risposta: Il Faraone governa su di noi sempre, anche ora. Eventi che sono descritti nella Torà non sono legati ad un momento specifico, non è un racconto storico. Ci troviamo ancora sotto il dominio dell’ego, la nostra natura egoistica, che non ci permette di vivere normalmente.

Oggi viviamo in un mondo speciale, in un’epoca speciale. Siamo tutti interconnessi in un’unica rete con il mondo integrale, l’economia integrale, e dipendiamo l’uno dall’altro. Se la comunità internazionale impone sanzioni contro un qualsiasi paese, taglia la connessione, come per esempio con l’Iran, allora quel paese cade. Perché tutto dipende da tutti.

Questo ci dimostra in quale mondo integrale ci troviamo, dove siamo tutti interconnessi. Se non ci comportiamo bene con gli altri facciamo danno a noi stessi.

Perciò, se non riusciamo a costruire i rapporti tra di noi: tutti i popoli, tutti gli stati, tutti partono dal paese, allora ci distruggeremo . Non ci aiuta più niente. Perché saremo in conflitto con la legge della natura.

Domanda: Di fatto non troviamo nessun accordo tra di noi, però viviamo lo stesso.

Risposta: C’è un limite a quello scontro: fino a quale dimensione può crescere, e fino a quando può continuare. La causa di questo scontro è la nostra natura, che ci obbliga a pensare a noi stessi.

Egli non capisce che il suo bene dipende da tutti. Il nostro stupido ego agisce in modo così primitivo. L’uomo non è in grado di capire che se si collega agli altri, solo tramite i buoni rapporti, vincerà.

Domanda: Sembrava il contrario, nelle società primitive antiche c’erano legami più forti tra gli uomini. Durante il nostro sviluppo ci siamo dissociati di più?

Risposta: Non pensare che le società antiche siano state più primitive. Loro capivano che dipendevano l’uno dall’altro, connessi e che senza questi legami non si può sopravvivere.

Il problema del mondo moderno è che attraverso lo sviluppo della tecnologia abbiamo raggiunto un tale livello che ci sembra di poter vivere in modo indipendente. Perciò ognuno si chiude nella la sua casa con il suo cellulare e il pc e non vuole vedere nessuno. È importante che non lo disturbino.

La mancanza di comunicazione tra noi, o i legami negativi si chiamano il Faraone, cioè il nostro egoismo. Noi non vogliamo prendere in considerazione gli altri e non capiamo che siamo interconnessi, siamo legati da una rete, soprattutto il popolo d’Israele. Ci dobbiamo considerare solo su questa scala: quanto siamo contro o per gli altri.

Tutta la Torà racconta solo dell’amore per il prossimo come per se stesso, è una grande regola della Torà. Questa regola include tutto. Non c’è altro, a parte rivelare la connessione corretta.

Dal Programma radiofonico 103FM. 15.03.2015

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Pesach è una festa che è sempre con te

Dr. Michael LaitmanAllo scopo di venire allo stato della “Pasqua Ebraica” dobbiamo raggiungere tale livello di sviluppo dove non riusciamo a lavorare con l’egoismo; dobbiamo innalzarci al di sopra.

L’esplosione di egoismo è accaduta per la prima volta in Babilonia. Contro questa eruzione che ha avuto luogo quando la popolazione non era molto grande, Abramo, un sacerdote dell’antica Babilonia, ha scoperto il sistema della salita sopra dell’egoismo.

Diverse migliaia di persone hanno accettato questo metodo, e sono andate insieme con lui nella terra di Canaan, Israele di oggi. Abramo ha insegnato ai suoi seguaci che cosa significa essere in amore l’uno con l’altro, salendo sopra l’ego e costantemente scavalcando il proprio ego —Pesach (dalla parola, passare).

Il nostro ego sta crescendo costantemente, e noi stiamo crescendo al di sopra, coprendolo dalla legge di “… l’amore copre tutte le trasgressioni.” Le trasgressioni rimangono, ma, più grandi sono – fino all’odio immenso– più grande amore appare fra noi.

Non nascondiamo il nostro odio, non abbiamo vergogna di esso, perché capiamo che viene dalla natura umana, e il nostro compito è di identificare nella natura la prossima, positiva forza che ci dà l’opportunità di coprire l’odio con l’amore.

Poi, saremo in un costante stato di elevazione spirituale. Tuttavia, l’odio determina l’altezza dell’amore con cui lo possiamo coprire.

Si scopre che possiamo continuare a crescere costantemente. Cioè, ogni transizione da una fase a un’altra fase diventerà la Pasqua ebraica (Pesach), la festa che è sempre con te.
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Da Kab.TV “Conversazioni sulla Pasqua Ebraica” 18.03.2015

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Nel ciclo di festa

Dr. Michael LaitmanCapodanno è solo l’inizio di una lunga catena di correzioni interiori su cui abbiamo iniziato a camminare. Cominciamo a comprendere la nostra missione in questa catena quando arriviamo al Giorno del Giudizio (Yom Kippur) dove giudichiamo noi stessi in modo rigoroso.

Decidiamo cosa dovrebbe essere fatto per ottenere la forza che abbiamo messo davanti come il nostro scopo. Questa forza è unica, noi dobbiamo diventare come una sola persona, per unire tutta l’umanità.

Questa associazione comprende non solo un piccolo gruppo, una volta fuggito dall’ Antica Babilonia, e non solo le persone di Israele, a questa unità con il sistema generale della Natura dovrebbe arrivare tutta l’umanità. Così capiamo la potenza e l’unicità del Giorno del Giudizio.

Il Punto culminante del Giorno del Giudizio – è una lettura di un brano del libro dei Profeti “Maftir Giona” del profeta Giona, inviato da Dio a Ninve con un avvertimento: se il popolo non si pentirà, la città sarà distrutta. La storia ci dice che Giona voleva fuggire dalla sua missione, di porre rimedio (correggendo) tutta l’umanità, che è rappresentata dalla città di Ninve. Ma, si rende conto che, la sua fuga fallisce, ed egli è tenuto ad adempiere il suo incarico.

Così il popolo di Israele, come il profeta Giona, conoscendo la sua missione e possedendo gli forzi per realizzarla, per forza deve aiutare, per se stesso, tutto il mondo, tutta la “città di Ninve.”

E poi arriva la festività di Sukkot, quando ci sediamo all’ombra di una capanna speciale, di una Sukkah, che significa, che ci copriamo con uno schermo. I quattro simboli di Sukkot: il Lulav (ramo di palma), Hadassim (rami di mirto), Aravot (rami di salici del fiume), Etrog (agrumi) – rappresentano l’intera HaVaYaH, poi ci sono quattro fasi di rilevazione di un potere superiore nel suo corretto desiderio di godere.

Nel nostro desiderio egoistico ci sono quattro strati, che dobbiamo risolvere. L’egoismo – è ciò che si frappone tra noi e ci impedisce di unirci. E se siamo in grado di saldare strette insieme tutte le forme di egoismo (prendendo i quattro simboli di Sukkot) e inviare direttamente alla forza dell’unità, significa che facciamo una benedizione “arba minim.”

Dopo la festa di Sukkot viene la festività di “Simcha Torà” (La gioia della Torà). Ci rallegriamo da quel potere superiore, che per tutto il tempo veniva da noi e ci aiutava a fare le correzioni, passando attraverso tutte le fasi di esse.

Poi veniamo alla festa di Hanukkah. Questa è la condizione che non vogliamo nulla – guardiamo solo le candele festive, ma non le usiamo. Hanukkah – è una festa spirituale, perché ci rallegriamo solo della luce, proprio a quello, come all’interno di noi regna il supremo potere e ci separa dal nostro egoismo, dal male in noi. E tutti noi vogliamo aderire a questo potere superiore.

La festa successiva – Purim, che sta davanti a Yom Kippur (Ki-Purim – “Come Purim“). In Yom Kippur  si rispetta il digiuno completo, e a Purim, il contrario, si mangia tanto, si beve, e ci si diverte. C’è un comandamento per ubriacarsi a Purim al punto in cui non è possibile distinguere Haman da Mordechai, un peccatore da un giusto.

Dopo tutto, non siamo così effimeri, come in Hanukkah, privi di ogni egoismo – e  viceversa, rimediamo il male. Noi rimediamo tutto il vecchio egoismo e gli impulsi cattivi contro l’unità. E per questo, questa celebrazione è inversa al Giorno del Giudizio, Yom Kippur, che è “come Purim“. In Yom Kippur si rivelano solo i desideri non corretti, e in Purim già si correggono.

Ora siamo in grado di unire tutti i desideri e le aspirazioni in unità. Chiunque può fare regali agli altri, mostrando il suo amore. Così arriviamo allo stato di “un giusto non può essere diverso da un peccatore”, perché tutto si può rimediare. Si può (è permesso) fare qualsiasi cosa, e questo sarà un bene! Non c’è alcuna differenza tra le persone. Tutti i nostri impulsi, desideri, pensieri – sono giusti.

E la prossima festa è la Pasqua, simboleggia la nostra costante uscita dal male verso il bene, dalla schiavitù alla libertà. Usciamo dal nostro egoismo, “Trascendiamo” (Pesach) attraverso di essa, ci liberiamo dalla schiavitù, dalla forza del nostro desiderio egoistico che ci governa, e ci  eleviamo al di sopra di esso.

Poi si inizia il conto dei giorni dell’ Omer, quando calcoliamo le correzioni dei nostri desideri fino ad arrivare alla festa di Shavuot -Il dono della Torà. Lì scopriamo che siamo obbligati ad ottenere un potere superiore, che ci correggerà, perché abbiamo solo l’inizio del male.

Infatti, oltre all’inizio del male, si è creato pure un mezzo per correggerlo – La Torà, la luce che ritorna alla sorgente. La festa di Shavuot, la ricezione della Torà, significa che dobbiamo ottenere il potere dall’ alto per la nostra correzione. Con questa forza costruiamo noi stessi, ma non possiamo rimanere in questo stato e ci dividiamo. Questo crollo rappresenta il giorno del 9 di Av. Così si chiude l’intero ciclo.

Ed è per questo, che abbiamo costruito noi stessi e siamo crollati, comprendiamo i motivi della nostra caduta e la profondità del male. Prima di questo il male era nascosto e non è stato mostrato abbastanza, ma ora ci rendiamo conto che abbiamo bisogno di una correzione ancora più grande. Rimediando a questo male, raggiungiamo la fine della correzione.

E ‘ lo stesso, come fare la promessa di non mangiare dolci, e improvvisamente entriamo nella pasticceria, dove ci sono così tanti deliziosi pasticcini, che dimentichiamo completamente la nostra promessa, che lo zucchero per noi – è veleno. Il piacere ti prende come sua preda, e ti ritrovi sotto il suo potere.

La stessa situazione sorge il 9 di Av, solo su grandi dimensioni. Ma da questo crollo impariamo la profondità di correggere noi stessi, per resistere contro questa grande “pasticceria”, che ci confonde.

Dopo tutto, è necessario rimediare a noi stessi e non in relazione a qualche piccola caramella, e su tutto l’ego enorme.

Così arriviamo alla fine della correzione – arriviamo all’unità e con questo diventiamo uguali con tutta la natura. Ma questo non è sufficiente. La storia del profeta Giona ci ricorda che dobbiamo prenderci cura del resto dell’umanità. E poi il popolo di Israele, che deve correggere se stesso, deve trasmettere questo metodo a tutta l’umanità – viene da lui, come nella città di Ninve per metterla a posto.

Così tutto il mondo può arrivare ad uno stato di prosperità, e con questo si chiude il cerchio, che per noi simboleggia le festività ebraiche.
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Dal Programma Nr.434 “Una Nuova Vita” 14.09.2014

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La benevolenza sotto i raggi X

Dr. Michael LaitmanDomanda: Il giorno dell’espiazione (Yom Kippur) è il più importante giorno dell’anno per il popolo di Israele. Qual è il significato spirituale di questo giorno speciale? Come dovremmo rapportarci ad esso in modo da corrispondere le sue radici spirituali e trasferire la nostra vita a un nuovo grado?

Risposta: Il giorno dell’espiazione (Yom Kippur) non è semplicemente una tradizione. Riflette uno stato speciale dello sviluppo di una persona. Non dobbiamo vedere questa giornata separatamente, ma come una parte del ciclo dell’intero anno.

Al completamento di un anno, che è cominciato con il ciclo di cambiamenti interni, valutiamo tutto quello che abbiamo attraversato, il quale si chiama “pentimento”. Così si decide che è necessario salire a un nuovo grado, per cominciare l’anno nuovo (Rosh Hashanah), attraversare uno stato nuovo, l’uno più alto, puro, esaltato. In questo modo incoroniamo il Creatore, la forza di dazione ed amore, mettendolo a regnare su di noi come la proprietà più sublime.

Questo è quando cominciamo a giudicare noi stessi: siamo veramente nella proprietà di dazione? Tutte le nostre proprietà sono divise in dieci parti, dieci Sefirot. E stiamo chiarendo quale desiderio in quelle dieci parti può essere corretto, e quale no.

In essenza, l’anima di una persona ha bisogno di essere corretta. E l’anima è tutti i nostri desideri, i quali sono ancora corrotti e hanno bisogno di correzione.

Domanda: Che cosa ha bisogno esattamente di essere corretto: le proprie azioni o l’anima?

Risposta: nel nostro mondo, le azioni sono eseguite con mani e piedi, o attraverso le parole. Però la saggezza della Kabbalah spiega che quella più importante è l‘intenzione corretta, la quale è il desiderio vero di una persona.

Le sole azioni non sono sufficienti, perché io posso eseguirle semplicemente per abitudine. Poi, in realtà è più difficile per me il non farle che farle. E queste possono essere le azioni che altrimenti io non avrei mai fatto in vita mia se non fossi stato abituato a loro dall’infanzia.

In questo caso, non è più l’adempimento di un comandamento ma tradizioni instillate nell’infanzia che sono eseguite automaticamente. Per qualcuno può essere difficile eseguirle, però per qualcun altro, è difficile non farle.

Questo è il motivo per cui non stiamo parlando di un’azione, piuttosto di un’intenzione. Un’azione, dopo tutto, non cambia: Come abbiamo fatto, così continueremo. Però l’intenzione, in un’attitudine di una persona verso l’azione eseguita, c’è sempre cambiamento.

La chiave è l’atteggiamento di una persona verso coloro che lo circondano. Dopo tutto, amore per il proprio vicino come per se stesso è la grande legge della Torah. Questo è il punto di vista dal quale ho bisogno di controllare me stesso allo scopo di vedere quanto sono capace ad amare il mio vicino.

La forza superiore è una forza di dazione ed amore, e il nostro obiettivo è diventare come essa. Per questo dobbiamo raggiungere il grado di uomo, Adam, il quale significa somiglia a (Domeh) il Creatore. Però come posso controllare questo? Dov’è quel medico che m’irradia con un raggio x e mi dice esattamente quanto sono simile al Creatore?

Tale medico non esiste, per questo una persona deve controllare se stesso da solo. Questo tipo di macchina a raggi-x richiede una luce speciale, la quale ci controlla. Questa Luce si chiama la Luce Riformante.

Se sto studiando la Torah vera, vale a dire la saggezza della Kabbalah, poi grazie ad essa, comincio a vedere la verità. Vedo come sono egoista, che cosa c’è dentro di me che è male, da che cosa bisogna essere corretto, come se brillasse un raggio-x su di me.

Ciò è solo visibile a me e gli altri forse non lo notano. E dopo aver visto me stesso sull’immagine raggi-x, mi diventa chiaro quello che ha bisogno di essere corretto. La Torah predispone quest’immagine dove posso vedere solo le intenzioni, e solo al livello di profondità nel quale sono capace di correggere. Tutto il resto non lo vedo, e può rimanere fino all’anno prossimo.

Immediatamente dopo l’inizio dell’anno nuovo, mi trovo in queste sessioni di raggi-x, che sono chiamate i dieci giorni di pentimento. Si irradia il mio cuore, chiarendo le mie intenzioni in ogni azione rispetto a quelli intorno a me, e torna quest’immagine.

La Kabbalah spiega che Malchut ascende a Bina e si confronta con essa. Malchut è il nostro desiderio egoista, il quale sale a Bina, il desiderio per la dazione, chiarendo la misura in cui differisce da essa, quanto siamo lontani nel volere bene ai nostri vicini, da rapporti buoni, e come stiamo pensando solo al nostro bene.

Domanda: Che cosa ci viene mostrato nelle immagini a raggi X?

Risposta: Quest’immagine è in bianco e nero. Mostra quanto bianco c’è in te, cioè, le intenzioni per il bene del tuo vicino. E il colore nero indica le intenzioni per il bene tuo, che si può correggere.

Così, lo scopo del nostro lavoro si rivela a noi. Questo è un lavoro personale cioè che spetta ad ognuno di noi, però esso è finalizzato alla comunanza, alla dazione per tutti, e attraverso loro, al Creatore, che è dall’amore dell’essere creato, per amore del Creatore. Il Creatore è una forza, che integra tutto insieme, e non qualcosa che esiste fuori. È scritto: “Il Creatore risiede tra il suo popolo.”

Così, se mi sforzo di unirmi con tutti e mi voglio cambiare in un tutto uno con loro, poi rivelo il sistema integrale generale che generalizza la nostra unità, la quale si chiama il Creatore. Questo è come si rivela nella nostra percezione.

Pertanto, durante lo Yom Kippur abbiamo bisogno di sforzarci ad amare il nostro vicino quanto più è possibile e più ampiamente, e anche al di là del popolo d’Israele, estendendola a tutta l’umanità. Questo è il motivo per cui, durante lo Yom Kippur si è soliti leggere la storia del profeta Giona, il quale ha incaricato il Creatore di guidare la città di Ninive, che simboleggia il mondo, la correzione.
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Dal programma TV “La Vita Nuova” #438. del 30.09.2014

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Una felice unione con le festività della Natura

Dr. Michael LaitmanI cambiamenti interiori necessari ad una persona per connettersi con gli altri per una completa adesione con la connessione, l’unità e la reciproca condivisione che ci equilibra con la natura non è un processo semplice. Le fasi dei cambiamenti di questo tipo sono collegati ad un ciclo che si chiude definitivamente al punto di inizio.

Spetta a noi a passare attraverso questo intero ciclo, per correggere noi stessi, e trasformarci in una parte utile della natura, non in un tumore all’interno di essa che divora tutto intorno a se e distrugge il mondo. Una persona deve essere una fonte di salute e comfort per tutto il bene e l’equilibrio della natura.

Ogni anno questi stati ritornano, come una spirale e si ripetono sui livelli più alti. In sostanza, un anno è il numero di fasi attraverso le quali dobbiamo passare nella nostra connessione al fine di raggiungere l’obiettivo.

Questo ciclo di fasi di correzione è stato scoperto da Abramo in tempi antichi. Lui ha insegnato ai suoi studenti che divennero la fonte della creazione del popolo ebraico. Quindi questi sono espressi nel ciclo annuale delle feste ebraiche.

Dobbiamo capire che le festività ebraiche non sono la tradizione di una particolare nazione o di un popolo. Piuttosto, essi sono simboli di stati spirituali unici in cui raggiungiamo la reciproca dazione, l’amore tra di noi su livelli più alti, e una maggiore profondità di integrazione a questo proposito nel cuore e nella mente.

Queste non sono celebrazioni di particolari eventi storici che sono stati sperimentati da alcune persone isolate e non rilevanti per il programma generale della natura. Queste festività riflettono gli stati spirituali del popolo come comunità. Loro sono già latenti nella natura come particolari livelli della nostra equivalenza di forma con la natura, nella maniera in cui noi avanziamo verso stati di equilibrio e armonia.

Se ci identifichiamo come persone e ci colleghiamo tra di noi in un grado o nell’altro con il raggiungimento di un particolare livello di unità che è latente nella natura, allora noi celebriamo espressamente questo evento. Quando ci innalziamo un po’ di più al prossimo livello di connessione con la natura e l’equivalenza della forma con essa, celebriamo ancora una altra volta questa realizzazione.

Una persona non stabilisce delle festività per se stesso secondo la sua decisione; piuttosto, egli celebra il raggiungimento di somiglianza e di adesione che già esiste in natura. Quindi queste festività non possono essere modificate.

Nel nostro stato di oggi siamo completamente opposti alla natura integrale. Tutte le parti della natura sono legati al cento per cento in un sistema unificato. Solo la specie umana si trova nella distruzione totale e opposta all’unità naturale.

Tuttavia, se l’umanità, o almeno parte di essa, inizierà a trasformarsi in divenire simile alla natura, avvicinerà la sua forma in unità e totalità, quindi raggiungerà un particolare grado di connessione. Prima di tutto, sta a noi riconoscere che ci odiamo a vicenda. Questa è la natura con la quale siamo nati.

Questo è chiamato “il riconoscimento del male”, la consapevolezza che la nostra natura opposta non ci permette di raggiungere l’armonia e l’equilibrio con essa. Per questo abbiamo bisogno del controllo interno, e dobbiamo pregare per Lehitpalel (incriminare – Lehaplil) noi stessi. Una tale confessione prima di Rosh Hashanà è chiamata il “mese di Elul.”

In questo tempo, esaminiamo il nostro vero stato in relazione a quello buono e meraviglioso stato di connessione che dobbiamo raggiungere. Questo significa che scopriamo ciò che si dice essere lo stato corretto, lo confrontiamo con il nostro stato attuale, vediamo l’immenso divario tra di loro, e così preghiamo Mitpalelim (giudichiamo noi stessi).

Noi capiamo quanto siamo dei criminali e cosa dovremo fare con noi stessi, quindi cominciamo a organizzare il lavoro per cominciare ad avanzare verso la connessione. Il potere che si trova in natura e connette tutte le sue parti noi lo proclamiamo come il potere dominante che ci controlla! Questo potere domina l’insieme dell’intero sistema e diventa il nostro obiettivo. Noi desideriamo assomigliarci ad esso. Questo è chiamato Rosh Hashanà, il principio (Rosh) dei nostri cambiamenti (Shinuim) e il nuovo ciclo al termine del quale noi vogliamo essere come il potere generale che permea la natura.
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Dal programma “Una Nuova Vita” 14.09.2014

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Shavuot è piena di Luce

Dr. Michael LaitmanRabash, Lettera 52: E per l’esodo dall’Egitto hanno ricevuto il livello di Fede … e dopo la Pasqua, il lavoro di purificazione inizia in preparazione per la ricezione della Torà. E quando l’anima di una persona è rivestita con la Torà, è la volta di Shavuot, il tempo del dono della nostra Torà.

Fino a Pasqua, il periodo di “schiavitù in Egitto” continua, il che significa che una persona sente le difficoltà e i colpi a causa del suo egoismo in modo che vorrà distaccarsi da esso ed elevarsi sopra di esso all’ attributo della dazione. Una persona fa nuovi sforzi ogni volta attraverso il gruppo, volendo superare il suo ego ed essere inclusa nella connessione. Questo è il lavoro in Egitto che continua fino alla sua piena misura, e quindi la Luce dà alla persona il potere della correzione.

Ma è solo la salita sopra l’ ego che la festa di Pasqua simboleggia. Poi cominciamo a contare 49 giorni fino alla festa di Shavuot, quando ci stacchiamo dal nostro ego e ci eleviamo al livello di Bina. I latticini che mangiamo in Shavuot simboleggiano la dazione, una festività piena di luce.

Pertanto, nella Pasqua lasciamo la “linea di sinistra”, e in Shavuot riceviamo l’ inizio della “linea di destra.” Allora riceviamo la Torà, che significa “linea di mezzo.” Allora possiamo collegare il nostro ego con il potere della Torà, con la luce che riforma che riceviamo da Bina e continuiamo a costruire noi stessi.

La festa di Shavuot appare luminosa e “ariosa”: Indossiamo abiti bianchi e mangiamo latticini; tutti simboleggiano dazione, Luce, e la “linea di destra.” Una persona non ha ancora acquisito i vasi, ancora non ha scoperto l’ego. Il primo contatto con la “linea di destra”, con la Luce, non è reale finché non lo realizziamo nella “linea di mezzo”, che dobbiamo costruire da noi stessi. Una persona che prende le parti dalla “linea di sinistra”si può collegare alla “linea di destra”, e con l’aiuto della Luce, realizza questa collegamento ricevendo un’ anima, un vaso che gli permetterà di dare.

Ogni festività che abbiamo simboleggia un certo livello in cui, dopo aver soddisfatto la precedente fase di sviluppo in una linea, passiamo all’ altra linea, in modo da formare la terza linea. Poi vestiamo queste tre linee nella nostra percezione della realtà secondo la sequenza temporale.
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(Dalla 3 ° parte della lezione quotidiana di Kabbalah 24.05.2012, Scritti di Rabash)

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“Perché questa notte è diversa da tutte le altre notti?”

Domanda: La notte del Seder di Pasqua è una notte speciale per il popolo di Israele. Si pensa che durante questa notte questo popolo sia nato e abbia iniziato il suo nuovo cammino. In che modo quindi questa notte dell’esodo dall’Egitto è così unica?

Risposta: La persona comincia a sentire che si trova nell’esilio egiziano, in condizioni di schiavitù dal suo ego, che si chiama Faraone, e che è necessario allontanarsi dal suo dominio, fuggire, ma non ne è capace. Comincia a urlare interiormente, non è più disposto a sopportare una vita come questa. Investe uno sforzo per quanto riguarda il gruppo, l’ambiente, l’insegnante, e i libri. Sente davvero di essere in prigione, nell’oscurità.

Poco a poco sprofonda in uno stato che si chiama “l’oscurità dell’Egitto,” la notte dell’esodo dall’Egitto. Questa notte è assolutamente buia, non gli viene lasciata nessuna speranza, nessuna possibilità nella vita. Non sente di essere pronto a continuare a vivere nel suo ego, dal momento che odia tutti, e non è in grado di relazionarsi bene con nessuno.

Egli si sforza di amare gli amici, di amare l’altro come se stesso, ma vede il contrario, diventa sempre peggio. Il Faraone in lui, il suo ego, diventa più forte e più brutale. Così, alla fine, la persona è distrutta, perché vede che non ha alcuna possibilità di lasciare questa servitù.

Egli passa attraverso stati interiori molto difficili, che in ultima analisi sono ammassati insieme: tutti i suoi tentativi di fuga dal suo ego, di salire sopra di esso, tutte le vittorie dell’ego gli mostrano come fortemente questo Faraone lo tiene dall’interno. Egli si trova veramente nel bel mezzo della lotta tra due forze: da un lato, la persona spinge dal momento che desidera essere libera, e dall’altra parte, l’ego pende sulle sue gambe e non lo lascia fuggire.

Queste due forze, infine, raggiungono la vetta della lotta tra loro, e la persona che si trova tra di loro, si sente nel buio più assoluto. Questo stato è chiamato la notte dell’esodo, le tenebre dell’Egitto. E così all’improvviso sente il richiamo da questo buio: “Devi lasciare! Sei pronto a fare questo! Puoi alzarti e fuggire dal tuo ego, qui ed ora, a mezzanotte, cioè, dallo stato più scuro. Non portare nulla con te nel nuovo stato, ad eccezione di quelle cose di cui hai realmente bisogno per la dazione, per il raggiungimento dell’unione, della connessione e dell’amore “.

In questo caso la persona è pronta a partire e fuggire dal suo ego, vuole elevarsi al di sopra di esso. Questo si chiama la sua nascita spirituale.
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(Da Kab.TV, “Scritti dei Kabbalisti: La Notte del Seder di Pasqua” del 04.03.2013)

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