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Collegamenti

I saggi hanno detto: “Una persona deve sempre essere coinvolta con la Torà e le mitzvot anche se è in Lo Lishma, perché da Lo Lishma arriva a Lishma“.

Nell’articolo “613 Raccomandazioni e 613 comandamenti”, l’Introduzione al Libro dello Zohar ci spiega che una persona consiste di 613 desideri, e per correggerli dobbiamo eseguire 613 comandamenti. Dopo tutto, questo è precisamente ciò che ci è stato comandato di fare: correggere ogni desiderio e usarli per il piacere della dazione.

In generale, i desideri o i comandamenti sono divisi in Mitzvot: 248 positive e 365 proibite. Sui desideri “proibiti” dobbiamo imporre una restrizione (Tzimtzum) e non utilizzarli. E con le 248 Mitzvot (desideri), abbiamo bisogno di usarle come ricevere per il piacere di dare. Ed è così che la persona corregge tutti i suoi 613 desideri per il piacere della dazione: parte di essi attraverso l’azione e parte di essi attraverso la non azione.

La Luce che Riforma corregge tutti i desideri. Una volta era Pnimi Ohr (Luce Interiore), che riempiva i desideri, e dopo che è stata rimossa da loro e fu lasciata fuori come Ohr Makif (Luce Circostante). Ora tutti i desideri sono danneggiati con l’intenzione per il piacere della ricezione, ma siamo in grado di collegarli con l’Ohr Makif in modo che possa influenzarli e correggerli con l’intenzione di essere per il piacere di dare, invece di essere per il piacere di ricevere. E’ dopo che, per il grado di cambiamento di intenzione di essere per il piacere di dare, che Ohr Makif entrerà nel desiderio nel ruolo di Ohr Pnimi.

In questo modo ci serviamo degli intermediari, come “collegamenti” tra l’Ohr Makif e il desiderio corrotto. Questo è il nostro lavoro.
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(Dalla Lezione quotidiana di Kabbalah del 26.08.2013, Introduzione “Gioia nei giorni festivi e non dare ai poveri”)

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Un’indicazione in anticipo

Baal HaSulam “Un Comandamento”: Non esiste servire il Creatore e mantenere le mitzvot (comandamenti) salvo in Lishma (per il Suo Nome) – portando compiacimento al proprio Creatore. Eppure, i nostri saggi hanno già introdotto la pratica di impegnarsi nella Torà e nelle mitzvot anche in Lo Lishma (non per il Suo Nome), dal momento che “da Lo Lishma egli arriverà a Lishma“…

Non possiamo, inizialmente, “solo” diventare simili alla forza superiore. Dopo tutto, essa è dare in assoluto, e per raggiungere lo stesso livello, anche noi dobbiamo dare a lei. Come nell’esempio dell’ospite e del Padrone di casa, se voglio crescere al meglio, nello stato perfetto, allora devo diventare come la fonte della creazione.

Il Padrone di casa è pieno di dazione e amore, e se voglio aumentare il suo grado di eternità e perfezione, allora devo raggiungere l’equivalenza della forma con Lui. E questo significa procurarGli piacere così come Lui vuole procurarlo a me. La saggezza della Kabbalah si ripropone questo scopo; il metodo consente, attraverso la Luce che Riforma, di attirare la forza che ci corregge in modo da raggiungere l’equivalenza della forma con la forza superiore, il Creatore.

La prima e unica Mitzvà (comandamento) che garantisce il raggiungimento dell’aspirazione a raggiungere Lishma, è quella di assumersi la responsabilità di non lavorare per i propri bisogni, in altre parole, seguendo rigorosamente ciò che è necessario per provvedere alla propria sussistenza. Nel resto del tempo, la persona lavorerà per il pubblico: salvare gli oppressi e ogni creatura nel mondo che ha bisogno di salvezza e beneficio.

Dato che questo è il “primo e unico” principio, non cercare soluzioni altrove perché non ci sono altre opzioni . È chiaro e certo che, prima di tutto, la persona debba provvedere alla sua esistenza, e, non appena i suoi bisogni basilari sono soddisfatti con tutti i mezzi, prendersi cura del benessere degli altri. Questa è la forma corretta di somiglianza al Creatore.

Provvedendo ai suoi bisogni di base, una persona si “riempie” a livello inanimato, vegetale ed animato. Dobbiamo essere come la natura su questi tre livelli.

Il livello umano che sta crescendo al di sopra del livello animato dura, diciamo, centomila anni e non appartiene al corpo; è tutto dentro.

Non lo vedrai con l’occhio materiale, esso si estende nella mente e nel sentimento, nello sviluppo interiore. E tutto il mondo interiore della persona deve essere rivolto al dare agli altri.

I livelli “naturali” precedenti differiscono per il trattamento del materiale, il metodo di comunicazione. Ma il livello umano è offuscato, confuso e incomprensibile per noi. Che cos’è un “essere umano”? A volte, quando guardiamo una persona, diciamo: “Questo non è un essere umano, si comporta come un animale”. Nel complesso, tuttavia, non abbiamo una definizione limpida di segni esteriori chiari con cui identificare un vero essere umano. In cosa esattamente si differenzia da un animale? I criteri sono vaghi.

Quindi, se oggi siamo alla ricerca di un’espressione interiore del livello umano, allora la chiamiamo così per lo stato futuro, per lo scopo verso il quale è diretta. Questa è la forma che deve essere trasformata, paragonata al Creatore, e poi sarà chiamata “essere umano” (Adam). Per ora, si tratta di una designazione formale a causa dei meriti futuri.

Quindi, il primo principio sul cammino verso la meta è quello di lavorare per se stessi non più di quanto viene richiesto da esigenze di base e prendersi cura degli altri per tutto il resto del tempo. Questa sbarra si trova adesso davanti a te, e se lo fai di tua spontanea volontà, allora raggiungerai l’equivalenza con il Creatore.

Inoltre, il prendersi cura di sé fa anche parte del prendersi cura dell’altro, a condizione che tu mantenga questa intenzione fin dall’inizio. Dopo tutto, “lo scopo dell’azione si trova nel suo pensiero iniziale”.
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(Dalla quarta parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 22.09.2013, Scritti di Baal HaSulam)

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