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Le dieci piaghe del Covid

Ultimamente è divenuto chiaro che eravamo all’inizio della quarta ondata di Covid-19 in Israele. Abbiamo pensato di aver battuto il virus, così come la maggior parte del mondo, ma ancora una volta ci stiamo chiudendo dal momento che il numero di nuovi casi sale velocemente. Sebbene circa il sessanta percento della popolazione di Israele sia vaccinata, stiamo ancora perdendo contro il virus e questa volta sta colpendo i bambini, per i quali il rischio di gravi effetti collaterali come la miocardite (infiammazione del tessuto muscolare del cuore) è molto più alto di quanto lo sia per gli adulti.

Come ho avvertito innumerevoli volte in precedenza, noi non ci ammaliamo per il coronavirus, ma siamo malati di arroganza e presunzione. Presunzione ed egoismo sono ricette sicure per il disastro, e ne diamo prova ogni volta che vediamo che i casi di Covid diminuiscono. E c’è di più, il Covid non è un problema locale o nazionale, è il problema del mondo intero, e a meno che  il mondo intero non sia incluso nella soluzione non ce ne libereremo. Il Covid-19 ci insegnerà che siamo insieme in questo, nel bene e nel male, dipendenti gli uni dagli altri. Se non penseremo alla salute gli uni degli altri, noi non staremo bene.

In un certo senso sono contento che il Covid sia qui perché ci insegna la responsabilità mutua. Allo stesso tempo sono ugualmente triste per la nostra ostinazione e riluttanza nell’imparare, poiché ci sta costando vite, milioni di vite. Io stesso ho perduto amici, studenti e membri delle loro famiglie a causa del virus. Nessuno è escluso da questo virus, il che è precisamente il motivo per cui è così efficace nell’insegnarci la responsabilità reciproca.

Proprio come le dieci piaghe d’Egitto inaugurarono una nuova era nella storia del popolo d’Israele, quando essi promisero di unirsi “come un uomo in un cuore”, il Covid-19 sta introducendo il mondo nello stesso identico stato. Le sue piaghe cresceranno in termini via via meno quantitativi, e sempre più qualitativi, cioè conducendoci direttamente verso la comprensione che senza l’impegno a prenderci cura gli uni degli altri non sopravviveremo.

Nel deserto dopo che fuggirono dall’Egitto, gli Israeliti non accettarono volentieri l’impegno all’unione. Anch’essi ebbero a che fare con  il loro ego. Il Talmud scrive (Avoda Zarah 2b) che “Il Signore aveva imposto la montagna sopra Israele come una tomba e aveva detto loro: ‘Se accettate la Legge [della responsabilità reciproca], molto bene, altrimenti, là sarà la vostra tomba.’” Oggi sembra come se il Covid stia assumendo il ruolo di Dio nello spingerci a prendere lo stesso impegno. Spero che non ci ostineremo oltre dal momento che le piaghe che già conosciamo diverranno solo più aspre.

Didascalia foto:
Un giovane riceve una vaccinazione contro il COVID-19 ad Ashkelon, Israele, 6 giugno 2021. 
REUTERS/Amir Cohen

Vivere con il Covid

Per me, le recenti informazioni degli esperti che si stanno rendendo conto che il Covid-19  non sta scomparendo, è una buona notizia.  Fin dall’inizio, ho detto  che se anche ci fosse un vaccino o una medicina in grado di curare il Covid, il virus sarebbe mutato o un altro virus sarebbe apparso per rendere inutili i nostri sforzi.  Come ho detto probabilmente centinaia di volte dall’inizio della pandemia, cercare di vincere la natura con la tecnologia, non funzionerà.  Siamo prodotti della natura, e quindi cercare di essere più furbi del nostro produttore è, a dir poco, imprudente.

Personalmente, sono contento che sia questa la strada per la quale la natura ci sta conducendo.  Non sono per nulla contento che la gente stia soffrendo, ma non è la natura a causare la loro sofferenza, ma la testardaggine dell’umanità, che insiste nell’andare dove la natura non va. Quando sbatti la testa contro il muro della realtà, avrai inevitabilmente un forte mal di testa.  Nel caso dell’umanità, il mal di testa si manifesta in milioni di decessi inutili, e innumerevoli persone che soffrono di sintomi duraturi dovuti alla nostra ostinatezza. 

Piaccia o no, il Covid ci sta dicendo di rallentare. La corsa tecnologica che abbiamo intrapreso ha quasi devastato l’umanità, dobbiamo calmarci e tenerla sotto controllo.  La gente deve smettere di lottare e iniziare a parlare di ciò che realmente conta: le nostre relazioni. 

Dato che non possiamo comunicare tra di noi in maniera positiva nella sfera fisica, la natura ci ha spostati alla sfera virtuale. Se impariamo a comunicare positivamente in questa sfera, vedremo che il Covid mollerà la sua presa, permettendoci di comunicare tra di noi anche a  livello fisico. 

La natura usa il Covid per insegnarci che il nostro sistema immunitario reale non si trova nei nostri corpi ma nei nostri cuori, nelle nostre relazioni tra di noi, e nel modo in cui  ci sentiamo nei confronti degli altri.  Dato che siamo tutti connessi, l’ostilità di una persona filtra a tutte le altre e le nostre emozioni negative si diffondono come un virus e ci fanno ammalare. Le emozioni positive percolano e si diffondono, nello stesso modo, ma sono disperatamente rare, portando dunque allo stato pietoso dell’umanità.

I vaccini aiutano nel tenere la pandemia sotto controllo, ma fino a quando evitiamo di fare i cambiamenti necessari nelle nostre relazioni, il virus continuerà a ritornare sotto varie forme e intensità finché non ci renderemo conto che abbiamo bisogno di un cambiamento più radicale di un vaccino. Il Covid non è una forma di influenza. Il modo per sconfiggerlo non è fisico, ma emotivo.  Solo quando capiremo questo, saremo in grado di guarire, dopo aver curato le nostre relazioni maligne. Allora, non dovremo più continuare a convivere con il Covid.

La legge del boomerang

Domanda: Attualmente ci trattiamo a vicenda in maniera egoistica senza nemmeno rendercene conto?

Risposta: Non capiamo che ci stiamo battendo con questo e, purtroppo, stiamo ricevendo molti più danni rispetto al piacere momentaneo che ne stiamo ricevendo.

Domanda: Perché? Qual è la ragione di questo?

Risposta: L’egoismo chiude i nostri occhi. Pertanto, pensiamo che umiliando e sopprimendo gli altri, ci alziamo e stiamo meglio. Ma non è così.

Improvvisamente, ci viene rivelato un sistema generale, una dipendenza comune l’uno dall’altro. Se reprimo, umilio o inganno gli altri, mi danneggio molte volte di più. Questo mi torna indietro con una perdita molto maggiore di quella che presumibilmente ho guadagnato e goduto quando ho fatto qualcosa di male a qualcun altro.

Il sistema di connessione tra di noi è organizzato in modo che questo mi ritorni. Non immediatamente, non esplicitamente a me. Tuttavia, se vedo l’intero sistema, mi comporterò correttamente. Allora non avrò i dubbi se fare o meno un accordo prematrimoniale. Non farò niente di male nemmeno a qualcuno che è lontano, tanto meno a qualcuno con cui vivo.

Vedrò chiaramente il motivo per cui ci siamo incontrati, e non è un caso, come dobbiamo comunicare tra noi e quale livello di accordo dobbiamo raggiungere.

Domanda: Non ci saranno pensieri sull’usarsi l’un l’altro, sul non fidarsi l’uno dell’altro?

Risposta: Come posso fare questo se sento che tornerà immediatamente tutto a me, che mi influenzerà? Dove posso nascondermi? Comincerò a vedere l’altro come una parte di me ancora più importante di me stesso. Dopotutto, passando attraverso di lui, questo segnale mi tornerà amplificato.

Pertanto, lo stesso sistema di sicurezza che esiste in me, non mi permetterà più di pensare o fare qualcosa di male.

Domanda: Oggi questo sistema di sicurezza funziona in una sola direzione. Come posso isolarmi da questo? Quando inizierà tutto a lavorare verso l’esterno, il vettore cambierà e così pure l’atteggiamento?

Risposta: Sì. Ma solo se vedremo che siamo interconnessi.

 

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Dalla trasmissione di KabTV “Close-up”, 19/08/2009

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