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Separarsi dall’ego

Domanda: Come posso morire per nascere correttamente?

Risposta: E’ molto semplice, dì al tuo ego, “Muori! O ti spacco le ossa.”

Domanda: Un kabbalista si dispiace di morire?

Risposta: Un kabbalista non muore. Vi ho spesso detto come il Rabash era solito paragonare il corpo ad una camicia che si toglie e si butta nel cesto della roba sporca. Anche qui, una persona si toglie l’involucro e lo butta nel cesto della biancheria sporca, e continua ad esistere denudato e ripulito dell’ego.
Domanda: Ma questo avviene solo se ho aderito all’eterno in vita, al mio punto del cuore?

Risposta: Certo, e se non sei riuscito ad aderire, dovrai sottostare ad altri stati.
Ma sempre, non c’è morte, solo separazione dall’egoismo. In realtà, lo possiamo fare già mentre viviamo nel nostro mondo. Se non lo facciamo, apparentemente dovremo morire nel nostro corpo bestiale, per separarci dall’ego.

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Dalla trasmissione di KabTV “Concetti di base della saggezza della Kabbalah”, 10/07/2018

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Un sistema inflessibile ma pieno di bontà

Domanda: La natura è qualcosa di vivente, razionale, con emozioni, pensieri, piani e la possibilità di una reazione significativa al nostro impatto?

Risposta: La Natura è un sistema rigido che consiste di parti inanimate, vegetali, animate e umane. Tutte loro sono in un certo equilibrio dinamico. Se noi sconvolgiamo questo equilibrio con la nostra influenza egoista, la natura reagisce a questo nella direzione opposta, deviando come un pendolo nell’altro lato. Questo è ciò che sperimentiamo oggi con l’esempio del Coronavirus.

Ora saremo colpiti da tali colpi che ci forzeranno a diventare connessi integralmente perché esistiamo nello stato dell’“ultima generazione.” L’”ultima generazione” significa l’ultima generazione egoista in cui l’ego è corretto. Dobbiamo risolverlo.

Domanda: Quindi tutta la nostra sofferenza viene dalla natura?

Risposta: Certo. Tutta la sofferenza viene dal fatto che voi violate l’integrità della natura, il suo equilibrio. Solo dalla perdita di equilibrio nella natura, che si manifesta attraverso i vostri sbagli, ricevete una reazione che sentite come dolore, difficoltà, problemi.

L’uomo stesso è molto debole. Metti una piccola pressione su di lui ed egli già si lamenta, piange ed è pronto a fare tutto come dovrebbe essere fatto. Così, la natura ci forzerà a diventare buoni, maturi e, più importante, parti della natura gentili l’uno verso l’altro.
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Dalla trasmissione di KabTV “Concetti di base della saggezza della Kabbalah”, 10/05/2020

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New Life n.634 – Dare

New Life n.634 – Dare
Il Dott. Michael Laitman in una conversazione con Oren Levi e Tal Mandelbaum ben Moshe

Riepilogo:

Le buone azioni che siamo convinti di fare, sono in realtà egoistiche e inutili, poiché non siamo in grado di fare nulla senza avere ricompensa. Quando proviamo ad alleviare la sofferenza degli altri, ci sentiamo più grandi, più forti e più alti di coloro a cui diamo qualcosa. I destinatari si sentono accuditi, trattati con calore e meritato aiuto. Ognuno dà all’altro sensazioni diverse con gli oggetti, un ego con rispetto verso l’altro.
Per fare davvero una buona azione, pienamente e perfettamente, devi “Amare il tuo amico come te stesso” e diventarlo. Se ci connettiamo con l’amore e la dazione, otteniamo energia dalla forza superiore o dal Creatore. Questa fonte infinita dà forza per agire e non aspettarsi di ricevere qualcosa in cambio per se stessi. Diventiamo capaci di dare senza perdere qualcosa nel processo, proprio come uno può accendere la candela di un altro con la sua stessa fiamma e la mia stessa continua a bruciare.

Dalla trasmissione di KabTV “New Life n.634 – Dare”, 27/10/2015

Se cambiamo, la natura cambierà

Domanda: La necessità di connessioni sociali ci viene data dalla nascita. Il cervello di chiunque reagirà all’isolamento sociale come al dolore fisico. Le persone che sono isolate hanno maggiori probabilità di morire per varie malattie.

Buone connessioni sociali portano più soddisfazione del denaro. Gli esperimenti hanno dimostrato che la fiducia sul lavoro tra i dipendenti è uguale al percepire un aumento di stipendio del 30%. In altre parole, la cooperazione produce più risultati della concorrenza.

C’è un paradosso: comprendiamo l’importanza delle connessioni sociali, ma non ci interessa il loro sviluppo al livello dell’individuo o di una nazione. In nessun paese esiste un programma nazionale sul riavvicinamento tra le persone, sulla creazione di connessioni sociali sensoriali, non c’è spiegazione di quanto influiscano sulla nostra fisiologia. Cosa significa?

Risposta: E’ lo stesso l’egoismo. Forse ci piacerebbe, ma allo stesso tempo in noi c’è una cosiddetta “natura malvagia”, che significa egoismo, che non ci permette di trattarci positivamente. Al contrario, ci mette in opposizione gli uni con gli altri e ci costringe a essere in una lotta costante.

Nella nostra natura, ci sono dati iniziali che non possiamo semplicemente aggirare nonostante il fatto che buone relazioni nella società potrebbero portare enormi profitti e fornire un livello di sviluppo e sicurezza incomparabilmente maggiore. Immagina se ci trattassimo come una sola famiglia e liberassimo le nostre risorse e forze dalla corsa agli armamenti, vivremmo in un paradiso!

Domanda: E forse niente di tutto questo è necessario perché è contro natura? Dovremmo vivere secondo le leggi egoistiche, le leggi della giungla?

Risposta: Ora stiamo vivendo secondo leggi egoistiche. Ma non possiamo vivere secondo le leggi della giungla, o ci uccideremmo a vicenda. Pertanto, ci sono alcune normative su dove e come possiamo consentire l’uso della forza. Questi sono codici criminali e ogni sorta di altri quadri in cui cerchiamo di coesistere.

Ma in generale, l’umanità è infelice. Oggi stiamo arrivando alla conclusione che non possiamo sfuggire alla nostra connessione. È necessario, importante e sempre più richiesto dalla natura per essere globale, integrale e reciproco. D’altra parte, l’egoismo non ce lo permette.

Domanda: Ma lei dice sempre che dobbiamo vivere secondo le leggi della natura. E in natura tutto si basa sull’egoismo naturale e ognuno divora l’altro. È così che dovremmo essere? Siamo un’estensione della natura.

Risposta: No. Ciò che accade in natura è un riflesso della società umana in cui tutti si divorano a vicenda.

Il fatto è che il livello più alto della natura influenza i suoi livelli inferiori. Pertanto, una società umana costruita sull’egoismo ha lo stesso effetto ai livelli inferiori. Per questo motivo, il lupo non può vivere accanto alle pecore e il bambino non può camminare con loro.

Tutto dipende solo dal rapporto nella società umana. Se cambiamo, tutta la natura cambierà.
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Dalla trasmissione di KabTV “L’era del post Coronavirus”, 30/04/2020

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Cambiare il paradigma della propia vita

Domanda: Il denaro è l’equivalente del valore di beni e servizi. Negli ultimi 200/300 anni le persone hanno combattuto per la parità dei diritti in particolare sul salario.
Ora, come possiamo parlare di parità di diritti se non conosciamo le qualità di base di una persona? Dopotutto l’impegno lavorativo orario è diverso a seconda della persona. Significa che non esiste uguaglianza economica?

Risposta: Non è così importante. Noi distinguiamo tra ciò che una persona dovrebbe donare alla società e ciò che dovrebbe ricevere e non crediamo esista una connessione tra le due azioni.
Ciò che posso dare alla società dipende dall’educazione che ricevo: mi vergogno a dare di meno di ciò che do. Quello che ricevo dalla società dipende dal fatto che sono una persona che vive nel mondo e che ha bisogno di un certo numero di vantaggi da utilizzare per sopravvivere e per realizzare se stessa.
Oggigiorno, il mondo è arrivato al punto in cui, se volessimo, potremmo dare tutto ciò praticamente a tutti.

Domanda: Quanto ci mette una persona a modificare il proprio paradigma di vita?

Risposta: Questo dipende dalla divulgazione capillare della corretta educazione. Se c’è una società che farà questo e vivrà così, allora le persone, specialmente le giovani generazioni, capiranno che questa è l’atmosfera in cui dovremmo esistere.
Ci si arriverà come risultato dell’insegnamento come percezione di un bisogno, e non perché dobbiamo reprimerci.
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Dalla trasmissione di KabTV “L’era del post-Coronavirus”, 04/06/2020

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