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Lezione quotidiana di Kabbalah – 29.05.2011

Shamati, Articolo 40, “Fede nel Rav, qual è la misura”
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Talmud Eser Sefirot, Volume 1, Punto 1, Histaklut Primit, Lezione 21
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Baal HaSulam, Articolo “La Pace”, KFS, Pagina 264
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La misura del desiderio e dell’ansietà

Scritti di Baal HaSulam. “I frutti della saggezza”, pag. 70, lettera 19: “L’anima è la misura dell’aspirazione e dell’angoscia …”

Domanda: Si può comprendere la quantità di aspirazioni e di angoscia, ma qual è la loro qualità corretta?

Risposta: La quantità per ogni persona, tanto quanto la qualità si qualifica individualmente secondo la radice della sua anima e della sua missione; però, come nel nostro mondo, esistono anche diversi stati che possiamo misurare in base alla loro elevatezza ed al loro carattere, alla misura della sofferenza o dell’allegria, dell’acutezza delle loro sensazioni e del ritmo della loro influenza sulla persona.

Baal HaSulam da solo tre parametri per la loro valutazione. Anche se differenziamo più parametri, alla fine tutti loro si sommano in questi tre: “in quel luogo, in quel tempo, in quella donna” (questi concetti si spiegano nella lezione).

(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 1 Maggio 2011, Scritti di Baal HaSulam)

I Kabbalisti sulla Torà ed i Comandamenti, Parte 37

Cari amici, per favore, fate delle domande su questi passaggi dei grandi Kabbalisti. I commenti tra parentesi sono miei.

613 consigli e 613 ordini

Dobbiamo osservare la Torà e le Mitzvot affinché (specificamente perché) queste ci porteranno alla purezza (e non per ricevere la ricompensa in questo o nel prossimo mondo o perché è stato ordinato dal Creatore). Purezza significa purificazione dei Kelim (vasi) del desiderio di ricevere per se stessi, i quali sono chiamati “sporchi” (impuri) perché sono in disuguaglianza della forma con il Creatore, il quale è tutto (la proprietà della) dazione. Pertanto, prima di ripulire i Kelim, è impossibile mettere qualcosa di buono (elevato) in essi (è impossibile riempirli con la sensazione di eternità e perfezione) perché qualunque cosa si versa in un Kli (vaso) sporco si contamina (in accordo alla legge dell’equivalenza della forma).

Pertanto, dobbiamo cercare un buon consiglio (dei kabbalisti, che già si sono sottoposti al cammino della correzione) per le cose che purificheranno i nostri Kelim (desideri egoisti). Questa è chiamata “qualificazione (idoneità) e preparazione per essere capaci di ricevere il diletto ed il piacere” (il quale ci aspetta nella rivelazione del Creatore).

Per questo, ci furono date le 613 Mitzvot (istruzioni) che lo Zohar chiama “613 consigli”. Questi sono suggerimenti sul modo di purificarci (i nostri desideri, dato che l’uomo è specificamente un vaso di desideri) dalla sporcizia dei nostri vasi di ricezione.

È scritto “nell’Introduzione del Libro dello Zohar” (pag. 242), “Lo Zohar chiama le Mitzvot della Torà “i depositi”. Tuttavia, sono chiamati anche “consigli”. La differenza tra di loro è che c’è una parte anteriore e una parte posteriore in tutto. La preparazione a qualcosa è chiamata “parte posteriore” e la realizzazione (ricezione) è chiamata “davanti (parte anteriore)”. Allo stesso modo, nella Torà e le Mitzvot ci sono “Faremo” e “Ascolteremo”.

Quando si osservano la Torà e le Mitzvot nella maniera di “Chi realizza le Sue parole (correggendo il suo egoismo)”, prima di essere ricompensati con l’ascolto, le Mitzvot sono chiamate “613 consigli”, e vengono considerate “parte posteriore”. Quando si viene ricompensati con l’ascolto della voce della Sua parola (l’attributo della dazione dall’interno), le Mitzvot diventano depositi (la sensazione della Luce dall’interno), dalla parola “depositato”.

Rabash, i gradini della scala, “Santità e purezza nel Lavoro”.

(36431)

Dal più profondo del cuore

Domanda: Cos’è una preghiera dal più profondo del cuore? Dov’è questo punto più profondo?

Risposta: “Il più profondo del cuore” è il desiderio più profondo della persona che non può raggiungere per contro proprio, perché lì, nel più profondo del cuore, si nasconde la stessa forza superiore che conserva tutto il mio cuore, tutto il desiderio creato per lei. Lì si nasconde il mistero della vita.

Però, se sono capace di dirigermi a Lui dal più profondo del mio cuore, da questo punto interiore dentro di me dove c’è il Creatore che mi ha creato e mi mantiene e dirige tutti i miei pensieri e desideri, allora otterrò la preghiera corretta.
(42110)

(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 3.05.2011, Shamati)

Lezione quotidiana di Kabbalah – 27.05.2011

Scritti di Rabash, Shlavey HaSulam, Volume 1, Articolo 5
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Rav Yehuda Ashlag: Introduzione generale al Libro Panim Meirot uMasbirot, Punto 1, Lezione 1
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Rav Yehuda Ashlag: Articolo “La Libertà”, Lezione 20
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Dalla Luce di Nefesh a quella di Yechida

Per rivelare il primo livello spirituale, dobbiamo rivelare la nostra unione, “uno, unico ed unito” almeno al minimo livello. La misura della nostra unione indica il posizionamento del nostro primo livello spirituale.

Le Luci di Nefesh, Ruach, Neshama, Haya, e Yechida (i cinque livelli spirituali) sono caratterizzate da una somma di dettagli particolari e dalla potenza della loro unione, nonostante il fatto che esse sono tutte in contraddizione l’una con l’altra. Si tratta del solo fattore che determina la rivelazione della Luce superiore.

Se riusciamo a trovare l’unione nel livello più basso, anche la debolissima Luce di Nefesh sarà rivelata.
Però, perché la Luce diventa improvvisamente più potente ed è chiamata Ruach? Questo avviene perché, nonostante i cambiamenti ed il movimento di tutte le parti interconnesse, esse possono rimanere comunque legate ed in equilibrio.

E’ come se tenessimo una barca a galla, mentre viene colpita dalle onde di un mare in burrasca, e facessimo il possibile per tenerla in equilibrio.

Al primo livello di unione, le trasformazioni reciproche non sono ancora rivelate. Tutti si trovano in un genere di condizione stazionaria, così come siamo, e cerchiamo il modo di connetterci a vicenda. Al secondo livello, rimane la stessa unione, ma ogni parte incomincia a trasformarsi; è come se gli ingranaggi del meccanismo comune incominciassero a spingere uno verso l’altro. E se restiamo insieme nonostante tutti questi cambiamenti e siamo capaci di unirci, riveleremo la Luce di Ruach.

Si tratta comunque di cambiamenti molto limitati: Mentre “siamo con i piedi piantati per terra”, proprio come un albero, ognuno di noi, nel proprio posto, vede la trasformazione delle proprie qualità individuali. Si tratta ancora della stessa Luce dell’unione, ma ad un livello più elevato (“vegetativo”). Questo è seguito dal terzo livello, Neshama ( il livello “animato”), dove incominciamo a muoverci liberamente rispetto agli altri, ma riveliamo comunque l’unione, “uno, unico ed unito” tra di noi.

Ciò significa che Luce di cui facciamo esperienza nella spiritualità dipende sempre dal potere dell’unione, al di là di ogni trasformazione che può avvenire dentro ognuno di noi individualmente o collettivamente. Essa continua a crescere, fino a quando non raggiungiamo la fine della correzione (Gmar Tikkun), e nel frattempo viviamo ogni genere di cambiamento che ci impedisce di unirci rispetto alla sola, unica Luce ma, nonostante questo, siamo comunque in grado di unirci.

Questo è ciò che chiamiamo l’unico ed unito vaso spirituale (Echad, Yachid) che riceve un’unica Luce: Yechida.
[42331]

(Dalla 1.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 05/05/2011, Shamati No. 56)

I Kabbalisti sulla Torà ed i Comandamenti, Parte 36

Cari amici, per favore fate le vostre domande su questi passaggi dei grandi Kabbalisti. I commenti tra parentesi sono miei.

613 consigli e 613 ordini

“…Con questo ci diventa chiaro quello che viene menzionato in diversi punti dello Zohar, che viene denominato come Ta RIaG Mitzvot (613 precetti) sono TaRIaG Eitin di Oraita” (613 consigli della Torà) [su come correggere il Kli]. È in molti punti dello Zohar si legge che i “TaRIaG Mitzvot” sono “TaRIaG Pkudim (613 comandi) [lem luci che devono entrare nel Kli corretto]. Dato che dall’inizio la persona è obbligata a osservare la Torà e i Mitzvot con il fine di purificare il proprio corpo [lui stesso dall’egoismo] e sviluppare la propria anima [l’aspirazione per la dazione e amore].

Allora troviamo che per lui i 613 Mitzvot sono nell’aspetto dei 613 Eitin; cioè “consigli” [questo tipo di correzione] in modo che finalmente sia purificato per arrivare davanti al Re [l’innalzamento al di sopra dell’egoismo] e meritare la luce del Suo Volto. Dato che l’osservanza della Torà [attrazione della luce] e il compimento dei Mitzvot [la correzione di 613 desideri egoisti] lo purificano lentamente [dall’egoismo naturale] finché sarà ricompensato dalla Luce del Volto del Re della Vita [la proprietà generale e universale di dazione e amore] [In caso contrario non c’è l’uso delle sue azioni].

Nella stessa maniera è scritto nella Guemarà: “Per caso importa al Creatore se si macella un toro dalla mascella o da dietro il collo? [cioè, che le azioni meccaniche in se non hanno alcun significato]? Eccetto che la Torà ed i Mitzvot ci sono stati donati per purificare Israele con essi” [coloro che si sforzano per il Creatore, la proprietà di “ama il prossimo come a te stesso]”.

Tuttavia, dopo essere stato purificato [dai desideri egoisti] sufficientemente e merita la Luce del Volto del Re [la proprietà della dazione], allora gli occhi e l’anima [il desiderio di donare] gli saranno aperti e sarà ricompensato per raggiungere [dentro di se] le 613 Luci Sacre, che si trovano nei 613 Mitzvot [i desideri corretti] i quali sono il segreto dei Suoi Sacri Nomi [nel raggiungimento di questo] gli stessi che gli arrivano in base alla sua capacità.

E per mezzo dell’osservanza di ognuno dei Mitzvot [la correzione di ogni desiderio] s’impossessa [riceve dentro di se] di una parte della luce che accompagna la Mitzva. Perché alla fine la Mitzvà è il Kli [desiderio] e in questo si veste la Luce, cioè è un Nome Sacro [la Sua proprietà individuale] i cui dettagli vengono attribuiti a questa Mitzvà. Il che significa che: “La Mitzvà è una lampada e la Torà è la Luce”.

-Baal HaSulam, introduzione al libro: Dalla bocca di un Saggio

Lezione quotidiana di Kabbalah – 26.05.2011

Scritti di Rabash, Igrot, Lettera 37
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Il Libro dello Zohar, Truma (Donazione), Pagina 4, “Un caco e una portantina”, Punto 20, Lezione 2
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Talmud Eser Sefirot, Volume 1, Punto 1, Histaklut Primit, Lezione 20
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Prefazione alla Saggezza della Kabbalah, Pagina 567, Punto 5, Lezione 4
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I Kabbalisti sulla Torà ed i Comandamenti, Parte 35

Cari amici, per favore fate le vostre domande su questi passaggi dei grandi Kabbalisti. I commenti tra parentesi sono miei.

613 consigli e 613 ordini

Ci sono due parti nella Torà e nei Mitzvot.

A.  La Torà ed i MItzvot riguardano le loro forme che ci sono state rivelate a tutti noi, cioè sono l’aspetto dell’osservanza dei Mitzvot e lo studio della Torà nella forma di 613 consigli. Questi hanno il potere di purificare e di pulire il corpo [desiderio], e d’ingrandire la virtù dell’anima [intenzione], in modo che sia degna e meritevole di ricevere la Luce del Volto del Re, come lo è stata l’anima alla sua radice, prima di peccare e di entrare in questo corpo basso [desiderio egoista] nel mondo basso.

B. L’osservanza dei Mitzvot e lo studio della Torà nella forma di 613 comandi, che riguardano il raggiungimento dei Suoi Nomi e la ricompensa di tutte le anime.
Il merito della seconda parte sulla prima è come il merito dei Cieli sulla Terra. Dato che la prima parte è soltanto l’aspetto della preparazione, e la seconda parte, di fatto, è il compimento e l’obiettivo della Creazione.

-Baal HaSulam, Introduzione al libro, Dalla bocca di un saggio

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I Kabbalisti sulla Torà ed i Comandamenti, Parte 34
I Kabbalisti sulla Torà ed i Comandamenti, Parte 33

La forza che rivela il mondo spirituale

Domanda: Se il generale ed il particolare sono uguali, allora il gruppo, così come un individuo, dovrebbe temere la possibilità che i partecipanti non riescano a staccarsi dal loro ego?

Risposta: Se si tratta di un “gruppo” vero, esso opera la trasformazione dal generale al particolare, in “un solo insieme” in relazione al Creatore. E nella misura in cui il gruppo diventa un “individuo” singolo, raggiunge l’unione e la garanzia, un solo pensiero comune; allora questo “individuo” si trasforma in qualcosa di ricco ed eccezionale, attraverso l’unione dei diversi stati di tutti i suoi partecipanti dentro di sé.

Il Creatore è descritto come “L’Unico, il Solo e l’Unito ( singolo)”. Così è il gruppo, se agisce come “una sola” entità che unisce in sé le azioni di molte persone, e quindi ci si riferisce ad esso come al “singolo”, “l’unico nel suo diritto”. E questo è ciò che determina il potere di “una sola” entità.

Il gruppo non si misura in base al numero dei suoi partecipanti. Ma è definito dalla sua unione, dalla qualità del legame che è caratterizzato dal fatto che i suoi partecipanti sono uniti, essendosi elevati al di sopra del proprio egoismo per il bene degli altri. Questo è ciò che rende il gruppo potente poiché nella spiritualità, il potere non è determinato dalla quantità, ma dalla qualità, ed è la conseguenza di molti legami, specialmente dovuti al fatto che i membri si uniscono come un solo insieme.

Questa è la forza con la quale scopriamo il mondo spirituale! Se potessimo mettere d’accordo tutti questi significati: “L’Unico, il Solo e L’Unito” come riguardanti la connessione tra di noi, arriveremmo alla rivelazione del Creatore.
[42334]

(Dalla 1.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 05.05.2011, Shamati No. 56)

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