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Mostriamo il nostro desiderio di uscire dal nostro Egitto!

Baal HaSulam, “Commento all’Hagadà di Pesach” (Dall’articolo “Questo è per Giuda”): Questa è la ragione per la quale ci piace ricordare di mangiare il Matzà in Egitto [nel primo gruppo di Kabbalisti] ancora oggi [durante la cena di Pesach] posto che [oggi] siamo ancora come quando eravamo schiavi in terra straniera [la terra di Israele è “Eretz Israel” in ebraico, che significa “il desiderio diretto al Creatore”]. Inoltre, con questa Mitzvà, ci dirigiamo ad offrire la redenzione [dal Faraone, dall’egoismo] che avverrà presto nei nostri giorni, Amen, come fecero i nostri padri [spirituali] che ne mangiarono in Egitto.

Questo passaggio parla di un gruppo di kabbalisti che esisteva e funzionava sotto la direzione di Abramo ed uscì da Babilonia circa 3.700 anni fa per connettersi per mezzo dei legami di amore tra di loro, il che è descritto come “ama il tuo prossimo come te stesso”. Loro impararono dalla propria esperienza come si induriscono i cuori e quanto malvagio diventi il potere del Faraone (l’ego) che li governa.

Però, a prescindere da questo, cominciarono a superare questa durezza, anche se l’egoismo continuò a crescere. Essi raggiunsero uno stato interiore di uscita dall’egoismo che si chiama “esodo dall’Egitto”. Invece delle relazioni egoistiche che erano soliti avere, essi si connessero tra di loro con legami di dazione ed amore, il che significa uscire dalla frontiere egiziane.

Pertanto, tutte le azioni che realizziamo durante la cena festiva hanno un unico obiettivo: raggiungere la stessa liberazione dall’ego. Ripetiamo ogni azione e rituale stabiliti dallo stesso gruppo di kabbalisti, seguendo le istruzioni di Baal HaSulam, che spiega in minuzioso dettaglio ogni tappa del rituale festivo, perché in realtà, questo riflette quanto fortemente la persona desidera uscire dal suo Egitto personale.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 18.04. 2011; “Questo è per Giuda”)

Materiale correlato:

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Congresso di Roma – 20-22.05.2011

Congresso di Roma: Yeshivat Haverim 1
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Congresso di Roma: Lezione 1 (21.05.11)
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Congresso di Roma: Lezione 2 (21.05.11)
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Congresso di Roma: Cerimonia di Apertura (21.05.11)
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Congresso di Roma: Serata Culturale (21.05.11)
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Congresso di Roma: Lezione 3 (22.05.11)
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Congresso di Roma: Lezione 4 (22.05.11)
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Congresso di Roma: Yeshivat Haverim 3 (22.05.11)
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Preghiera per la Società

Tu ed io non siamo stati creati per caso. Il Creatore ha voluto che la creazione diventasse come Lui e tutto quello che ci succede ci porta verso questa meta. Pertanto, lungo questo cammino, dobbiamo renderci conto che siamo divisi, separati e che ci odiamo reciprocamente. Tuttavia, riceviamo la forza per unirci al di sopra di quest’odio, il quale si incrementa gradualmente sempre di più. È così perché non possiamo imporci ed elevarci al di sopra di tutto l’odio che regna in tutti noi in un sol colpo; però se possiamo superarlo poco a poco, passo dopo passo, allora acquisiremo la qualità della dazione, l’attenzione reciproca, la cura, la qualità di Binà che non ci permettono di fare agli altri ciò che noi odiamo. Dopo di che raggiungiamo l’amore per il prossimo “come per noi stessi”.

È per questo che tutta la scienza della Kabbalah, che è chiamata la scienza della verità, parla solo dell’unità. Questo perché nell’unità, noi, la gente, raggiungiamo la qualità del Creatore.

Se le persone si riuniscono e si uniscono in un desiderio di moltiplicare le forze di ognuna e danno alle altre la garanzia che attraverso i loro sforzi comuni possono arrivare alla meta desiderata ed ottenere una maggiore sicurezza, questa viene chiamata “una società di pagliacci e bugiardi”. È così perché pensano che attraverso la loro unità saranno capaci di ottenere un maggiore beneficio egoista. Pertanto, la preghiera comune agisce in maniera distruttiva e le separa dalla meta.

La persona deve capire che si unisce agli altri solo per discernere il modo di ascendere al di sopra della sua natura. Non per ricevere una forza maggiore dalla società o per soddisfare le esigenze del suo egoismo, ma per entrare all’interno di questa società e cominciare a darle. Questa è l’unica forza che dobbiamo cercare.

La forza della dazione alla società proviene dalla Luce, dal Creatore, da ciò che è nascosto all’interno delle relazioni della persona con la società, con il gruppo; vale a dire che il gruppo deve essere composto da persone che si uniscono proprio per raggiungere il Creatore, la qualità comune della dazione.

Il Creatore non esiste separato dalla sua creazione. L’attributo della dazione comune non esiste, a meno che non ci sia una persona che lo riveli. Pertanto, se una persona si include nel gruppo che aspira alla qualità della dazione e lì desidera trovare questa forza, raggiungere questa qualità, comincia a capire, partendo dalla sua unità con gli altri, che questo impegno per la società, all’interno del quale esiste l’attributo della dazione, o l’impegno per il Creatore, che è la stessa cosa, è la preghiera della società.

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