Pubblicato nella 'Mondo' Categoria

Come fanno i teorici della cospirazione a elaborare teorie di cospirazione?

Inventiamo tutti i tipi di teorie del complotto principalmente perché non sappiamo dove viviamo, perché viviamo, dove andiamo e ciò che è buono o cattivo per noi. 

Siamo confusi. Possiamo immaginare di essere come dei bambini in un negozio, che possono giocare con tutte le cose che sono lì, correndo ovunque e urtando qualsiasi cosa, senza però avere la cognizione del perché quelle cose sono state messe lì, quali sono le regole del negozio in modo che tutti ne possano godere ottimamente.

Così siamo nel nostro mondo. Perciò, se ci accade qualcosa di significativo e straordinario, iniziamo ad analizzare il fenomeno da diversi punti di vista: Chi l’ha provocato? Chi si avvantaggia da ciò? Iniziamo a cercare di chi è la colpa.

In definitiva, siamo noi la causa di ogni nostra disgrazia, ma non è come sottolineano tutti i tipi di teorici della cospirazione, che ci sono alcune persone che agiscono in modo mirato. Possiamo immaginare analogamente un’eruzione vulcanica, uno tsunami o un terremoto: forse abbiamo causato tale fenomeno indirettamente, ma non di proposito.

Indipendentemente dalla ricchezza o il potere di certe persone, esse non possono cambiare il destino dell’umanità. Questo perché la natura è una forza collettiva e generale ed include e sostiene ogni forza particolare ed individuale in sé. Essa governa su ogni cosa e non lascia che nessuno, persona o gruppo, possa fare una mossa anche di un solo millimetro in qualsiasi direzione.

Se anche ci fosse una qualsiasi forza singola che volesse scappare e prendere il controllo, la natura semplicemente non lo permetterebbe. Ogni persona è una piccola parte, un aspetto individuale di un sistema generale governato unicamente dalla forza della natura. Perciò, il complottista ultimo è la natura stessa che governa tutto e ciascuno, secondo i suoi piani superiori: “superiori” poiché vanno oltre la nostra comprensione.  

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Quali sono i fatti meno conosciuti su Alfred Nobel?

Dopo la scomparsa di Alfred Nobel, avvenuta a Sanremo il 10 dicembre del 1896, l’istituzione inaspettata di un premio speciale per la pace a suo nome ha suscitato un immenso interesse. Alfred Nobel riscrisse il suo testamento per  donare più del novanta per cento dei guadagni della sua vita al fine di creare un simbolo di rispetto e di onore per coloro che hanno contribuito alla pace e al miglioramento dell’umanità, il simbolo che oggi è conosciuto come Premio Nobel per la Pace.

Nel frattempo la sua reputazione era strettamente legata alle invenzioni di distruzione di massa progettate per la guerra, la più nota delle quali era la dinamite. Infatti, oltre a sviluppare razzi, cannoni e polvere da sparo, volle creare una macchina così potente da rendere impossibile la guerra per i suoi effetti devastanti.  

Egli credeva che il potere distruttivo delle armi potesse potenzialmente porre fine alla guerra più rapidamente della  pace.

Nobel non visse abbastanza a lungo da assistere alla Prima e Seconda Guerra Mondiale, dove le sue teorie furono smentite radicalmente. Eppure non si può fare a meno di chiedersi cosa possa essere successo al termine della sua vita per indurlo a investire così tanto in una causa di pace. 

Alcuni sostengono che la fitta corrispondenza intrattenuta per  molti anni da Nobel con la pacifista austriaca, Bertha von Suttner, famosa per il suo romanzo contro la guerra: “Deponete le Armi”, permise a Nobel di approfondire il suo pensiero riguardo la guerra e la pace, plasmando le proprie convinzioni e influenzando l’istituzione del premio per la pace che prese il suo nome.

Altri, come Albert Einstein, asserivano che Nobel volesse riabilitare il suo nome e alleviare la sua colpa istituendo il Premio per la Pace. In effetti Nobel riscrisse il suo testamento subito dopo che suo fratello Ludvig morì nel 1888 e un giornalista francese pubblicò per sbaglio un necrologio di Nobel che lo definiva  come un “mercante di morte che fece una fortuna trovando il modo di uccidere più persone in modo più rapido che mai”.

Anche se possiamo fare solo congetture sulle sue motivazioni, vediamo come nel nostro mondo l’opinione pubblica possa essere facilmente comprata. Oggi,  molte persone conoscono Alfred Nobel solo per il suo contributo alla pace, e l’oscurità del suo passato è ampiamente trascurata.

Purtroppo, i soldi contano e, se ci si può permettere di sborsare qualche milione di dollari, l’opinione pubblica può cambiare in meglio. Allo stesso modo, anche i mass media vengono comprati.

Mi ricordo come nel 2006, parlai al World Spirit Forum ad Arosa, dove alcuni dei maggiori pacifisti di tutto il mondo si riunirono con la speranza di creare un cambiamento positivo. Mi espressi allora dicendo che l’opinione pubblica ha il potere di determinare qualsiasi cosa. Se noi creiamo un’opinione pubblica che onora solo chi si impegna nel restituire alla società e a compiere buone azioni, il mondo inizierà lentamente a cambiare.

Tutti ascoltarono con attenzione e  furono d’accordo. A quel tempo, avevo ancora la speranza che il mondo potesse cambiare, ma oggi quelle parole sembrano ingenue.

Da allora, il mondo si è ulteriormente deteriorato. L’umanità è stata consumata dall’enorme e smisurato ego umano. Ci stiamo dirigendo rapidamente verso un vicolo cieco.

I problemi continueranno ad aggravarsi. Dovremo affrontare crisi così terribili che  perderemo tutto ciò che abbiamo, persino  i nostri figli e nipoti, per cercare un’altra strada? Dipende da noi. 

Le persone devono rendersi conto della necessità di un serio cambiamento. Il cambiamento arriverà comunque dall’alto del nostro ragionamento e del nostro intelletto,  ma solo quando saremo pronti a farlo. Quando vedremo avvicinarsi il vicolo cieco e prenderemo la decisione di cambiare i nostri modi egoistici, la salvezza arriverà. 

Spero ancora che possa avvenire in modo rapido e senza ostacoli, ed è uno dei motivi  principali per cui investo così tanto nell’insegnamento e nella diffusione della saggezza della connessione. Se Alfred Nobel ha cambiato idea, anche altri lo possono fare.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Perché le persone sono influenzate dalla pubblicità?

Siamo influenzati dalle pubblicità perché le aziende studiano ciò che vorremmo e creano annunci che individuano i nostri desideri, stuzzicando il nostro appetito con l’uso di varie tecniche di inganno e dissimulazione.

Ad esempio, se inizialmente desideriamo un iPhone, gli inserzionisti ci mostrano che è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno e che dovremmo pensarci e informarci.

Ci propinano poi pubblicità che mostrano uomini di successo e belle donne con l’iPhone in mano, scatenando il nostro desiderio di accettazione e rispetto sociale, e quindi iniziamo a provare la sensazione di volerne uno anche noi.

In altre parole, la pubblicità ci influenza manipolandoci psicologicamente affinché non solo desideriamo il prodotto pubblicizzato, ma desideriamo anche i sentimenti e le percezioni di noi stessi che la pubblicità instilla in noi. Nel caso dell’iPhone, non vogliamo solo l’iPhone, ma vogliamo vederci come persone di successo, belle, fortunate e ben vestite, e che siamo insieme ad altri con queste caratteristiche.

Siamo fatti di desideri. I desideri individuali che abbiamo tutti, indipendentemente dalla nostra partecipazione alla società, sono quelli di cibo, sesso e famiglia. Oltre ai desideri individuali, abbiamo desideri sociali che derivano dalla nostra interazione con gli altri: desideri di denaro, rispetto, fama, controllo e conoscenza. E oltre ai desideri sociali, abbiamo un desiderio spirituale che ci fa interrogare sul significato e sullo scopo della nostra vita.

Abbiamo la capacità naturale di soddisfare i nostri desideri individuali e sociali senza bisogno di pubblicità. Tuttavia, i pubblicitari creano determinate forme e immagini di come soddisfare tali desideri per vari segmenti della società. Ci studiano e ci vendono prodotti di cui non abbiamo bisogno.

Se i prodotti fossero essenziali, non avrebbero bisogno di pubblicità. Per esempio, abbiamo bisogno di fare pubblicità al pane in caso di carestia?

Dove sono cresciuto io, in Unione Sovietica, non c’era pubblicità perché non c’era nulla sugli scaffali dei negozi. A quei tempi nessuno faceva fatica a comprare qualcosa. Allo stesso tempo, però, in America c’era molta pubblicità, perché era un luogo che ospitava una sovrapproduzione di beni, e l’obiettivo delle pubblicità era quello di spingere le persone a comprare.

Nel nostro tempo, tuttavia, il desiderio spirituale sta emergendo in un numero sempre maggiore di persone, che chiedono risposte alle domande esistenziali più importanti della vita: Qual è il senso della vita? Chi siamo? Da dove veniamo? Dove siamo ora? Dove siamo diretti? Che cos’è la realtà? Inoltre, perché c’è tanta sofferenza nel mondo?

Le risposte a queste domande non possono essere confezionate come prodotti che possiamo acquistare d’impulso e che richiedono l’inganno dei pubblicitari per indurci a comprarli. Le risposte a queste domande richiedono invece una saggezza educativa e un metodo che ci guidi con principi e consigli su come applicarci a livello di pensiero, desiderio e azione, e in relazione con le altre persone, per farci avanzare a un livello di coscienza superiore.

Pertanto, man mano che i nostri bisogni si spostano verso la richiesta di un appagamento più profondo del nostro desiderio spirituale, anche le richieste delle persone si allontanano gradualmente dai livelli su cui agisce la pubblicità. Oggi abbiamo sempre più bisogno di saggezza, di un metodo, di principi e di consigli per orientarci in un’epoca in cui il nuovo desiderio spirituale continuerà a emergere in un numero sempre maggiore di persone.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

 

Dove è arrivato il mondo?

Esiste una forza in natura che controlla la realtà in cui viviamo e indipendentemente dagli sforzi che facciamo non possiamo fare niente al di fuori del programma che questa forza controlla. 

Quindi, dovremo cercare di capire la destinazione verso cui questa forza ci sta spingendo, cosa vuole da noi e capire che tutto quello che abbiamo fatto o che facciamo o che faremo è il risultato.

Speriamo di poter raggiungere un giorno la vera conoscenza e consapevolezza di dove siamo, di quale esistenza e ambiente ci troviamo e delle forze che operano su di noi.

Siamo minuscole particelle del creato che pensano di capire qualcosa di esso. Inoltre, quando capiamo qualcosa, usiamo questa comprensione solo per trarne vantaggio.

Cosa possiamo quindi dire sulla nostra partecipazione, sui nostri sforzi e sullo scopo che cerchiamo di raggiungere? Fino ad oggi abbiamo visto solo il peggio.

Più abbiamo sviluppato la scienza, la tecnologia, la medicina, l’arte e la cultura per migliorare le nostre vite, più ci ritroviamo immersi in problemi che sempre aumentano a tutti i livelli, con sempre maggior depressione, ansia, stress, abuso di droghe, suicidi, divisioni sociali, disoccupazione, crimini, ansia per il nucleare, disastri naturali, solo per nominarne alcuni. 

Tutto quello che la nostra mente egocentrica ha creato a nostro beneficio è servito a creare un mondo terrificante, che continua a sprofondare in sempre più problemi, da una crisi all’altra.

Stiamo arrivando alla conclusione che questa miriade di sforzi per migliorare il mondo è futile e ci sta dimostrando che stiamo operando su desideri egoistici difettosi, sui quali basiamo ogni pensiero e azione.

Finché non ci sottoporremo ad un processo di apprendimento nuovo per scoprire la natura dei nostri desideri, il nostro mondo, le leggi della natura e come possiamo vivere in armonia con tali leggi, continueremo a testimoniare un mondo che si sta deteriorando.   

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

È sbagliato voler essere ricchi?

Molte persone pensano al denaro in modo dispregiativo, ad esempio come la radice di tutti i mali.

Altri pensano al denaro semplicemente come a un mezzo: lavoriamo, guadagniamo e poi possiamo pagare ciò di cui abbiamo bisogno e che vogliamo. Il secondo punto sembra abbastanza chiaro e logico: guadagnando, non siamo un peso per la società, non chiediamo la carità e possiamo quindi goderci la nostra vita.

In ebraico, la parola che indica il denaro è “Kesef“, che deriva dalla parola “copertura” (“Kisui“), cioè il denaro ci permette di coprire i nostri bisogni con il nostro lavoro. In altre parole, ci impegniamo con la nostra mente e i nostri sentimenti e questo lavoro copre i nostri bisogni.

Il denaro non è un male e non deve essere considerato in modo dispregiativo. Non c’è alcun problema con il denaro in sé e per sé. Al contrario, possiamo esserne orgogliosi.

Il problema è quando inseguiamo il denaro non come mezzo, ma come fine, quando ne facciamo un idolo, un Dio, inchinandoci davanti ad esso e volendo solo guadagnare sempre di più.

Quando perseguiamo il denaro in questo modo, vedendolo come una fonte illimitata di appagamento verso cui ci sforziamo costantemente di tendere sempre di più, raggiungiamo uno stato in cui non ci è più utile.

Da un lato, la natura ha alcune leggi che mirano a connetterci armoniosamente, sviluppandoci in uno stato in cui ognuno di noi darà la priorità al beneficio degli altri rispetto al proprio tornaconto. D’altra parte, quando ci concentriamo sull’eccessiva ricerca del denaro, agiamo in modo contrario alla direzione in cui la natura vuole che ci sviluppiamo.

Facciamo quindi del denaro un Dio. Lo idolatriamo e, così facendo, ci limitiamo molto. Sembra che il denaro ci compri la libertà, perché così possiamo viaggiare dove vogliamo, mangiare quello che vogliamo in qualsiasi ristorante, avere l’auto e la casa che vogliamo, e così via, ma così facendo non ci rendiamo conto di come in realtà derubiamo noi stessi.

Come facciamo a derubare noi stessi quando ci concentriamo solo sul guadagnare sempre di più?

Rendendo i soldi un Dio, e non noi stessi.  Al contrario, dobbiamo fare di noi stessi un Dio, e non il denaro.

Questo significa che dobbiamo  iniziare a sviluppare qualità interamente divine, ovvero qualità dell’amore, dazione e connessione. Ci relazioneremo quindi con il mondo come se fosse nostro e gestiremo il suo sviluppo in una direzione positiva, come se ognuno di noi contenesse l’umanità dentro di sé, che tutti sono nel nostro regno e ognuno di noi è il suo re.  

Arriveremo quindi a vedere gli altri come il nostro popolo, i cittadini del nostro regno, e questo ci darà la possibilità di portarli al miglior stato possibile semplicemente attraverso il nostro atteggiamento positivo nei loro confronti, cercando di rendere la loro vita la migliore possibile.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Di che cosa siamo fatti?

La creazione è costituita da due forze: la dazione e la ricezione, il più e il meno.

Queste due forze esistono in ogni persona.

Collegando tra loro le forze attrattive e quelle repulsive, le scopriamo in modo più potente e chiaro, e possiamo quindi usarle e incorporarci in loro.

La forza di dazione ha subito un processo di frantumazione in noi.

Perché? È così al fine di ricomporla di nuovo e raggiungere la percezione e la sensazione di quella stessa forza. Durante questo processo, giochiamo con la nostra connessione reciproca, come i bambini giocano con i Lego.

Tutto ciò che scopriamo senza la connessione interiore tra di noi è chiamato “questo mondo”, cioè il mondo che percepiamo e percepiamo attraverso i cinque sensi e che elaboriamo nella nostra mente. Questo è il modo in cui percepiamo la realtà quando ci vediamo separati dalla forza della dazione e l’uno dall’altro.

Quando cominceremo a connetterci l’uno con l’altro e con la forza della dazione, come esistevamo prima di frammentarci nella nostra percezione distaccata della realtà, allora i vari punti di vista si incorporeranno e si connetteranno l’uno con l’altro.

Inizieremo allora a scoprire la loro integrità, un sistema unico e completo senza divisione in galassie, stelle, pianeti, vegetazione, animali e persone, un sistema con un’unica forza che lo guida.

Quando riveleremo questo sistema nella sua interezza, inizieremo a sentire il pensiero che riempie il mondo, la realtà, l’universo e tutti i mondi. Nella saggezza della Kabbalah, questo pensiero è chiamato “il pensiero della creazione”.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Cosa vi fa odiare l’ego delle persone?

Uno dei problemi principali del mondo di oggi è che tutti danno la colpa agli altri.

Se invece ci consideriamo come se vivessimo in un sistema completamente interconnesso e interdipendente, allora la colpa è di tutti: nessuno ha ragione o torto. Se c’è del male nel mondo, esso è dovuto a ognuno di noi.

Immaginate di essere tutti ingranaggi della stessa macchina. Nessuna ruota dentata può sfuggire a premi e punizioni, perché tutte sono collegate tra loro e dipendono l’una dall’altra.  In una simile configurazione, non possiamo dire che qualcuno deve girare o costringere altri a girare a causa di questo o quello, ma tutti si muovono simultaneamente. Pertanto, ognuno di noi deve sottoporsi a una certa correzione e calibrazione del modo in cui si comporta: raggiungere una decisione reciproca di smettere di girare in direzioni opposte e di iniziare a girare nella stessa direzione, dove ognuno di noi considera prioritario il beneficio degli altri e dell’intero sistema di cui siamo parte.

Ognuno deve rispondere di come gira il mondo. Non ci sono criminali o vittime. Siamo tutti ugualmente responsabili di tutto ciò che accade, buono e cattivo. Raggiungiamo questa comprensione quando vediamo che viviamo in un mondo integrale, rappresentato da un cerchio che non ha inizio né fine. Non esiste quindi una sola persona verso la quale puntare il dito per incolparla dei nostri problemi. Ognuno di noi contribuisce a tutto ciò che accade all’umanità.

Dobbiamo arrivare a considerare la natura come un sistema intero, interconnesso e interdipendente, e a trattare tutti in modo diverso da come li trattiamo attualmente: invece di dare la priorità al nostro beneficio a loro spese, diamo la priorità al loro beneficio rispetto al nostro.

Non esiste quindi un ego di un’altra persona che possiamo legittimamente odiare, ma dobbiamo raggiungere la consapevolezza che io sono l’unico criminale sulla terra. Da quel momento in poi, posso iniziare a correggere il mio ego e a sviluppare un nuovo atteggiamento e una nuova percezione del sistema. A quel punto inizierò anche a vedere aprirsi una nuova immagine del mondo, armoniosa e pacifica.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Come possiamo proteggere l’Ambiente?

Ogni nostro problema deriva dalla percezione di noi stessi in quanto separati dalla natura, dove differenziamo “me” da “tutto e tutti al di fuori di me”.

Questa percezione ci fa considerare il nostro ambiente come subordinato a noi. Anche quando ci prendiamo cura dell’ambiente, lo facciamo unicamente per il nostro beneficio mentale, senza considerare l’intero sistema della natura. 

Il nostro eccessivo interesse personale viola l’equilibrio del sistema di connessione integrale della natura, ed evoca dei riscontri negativi dalla natura. Poi risentiamo  di disastri ecologici, pandemie e di una miriade di altri fenomeni. 

Pertanto, dobbiamo cambiare il nostro approccio da: “come possiamo proteggere l’ambiente?” a una percezione di noi come parte integrante della natura. 

In generale, sottovalutiamo il potere dei nostri pensieri e desideri. Sono le forze più potenti in natura e hanno il potenziale per influenzare grandi cambiamenti in natura.  

Il problema è che l’influenza dei nostri pensieri sulla natura ci è nascosta.

Di conseguenza, ci riferiamo esclusivamente alla nostra influenza esterna sulla natura, come le emissioni di gas e l’inquinamento da rifiuti, mentre l’influenza più potente che abbiamo sulla natura attende di essere trattata al suo punto causale. 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Quando la popolazione umana supererà la capacità del Pianeta Terra?

Oggi è molto diffusa l’idea che la sovrappopolazione umana sia un problema: che aumenti il riscaldamento globale,  i cambiamenti climatici e le malattie, per citarne alcuni.  

Tuttavia, in realtà, maggiore è la popolazione umana, minore è la sofferenza che ognuno di noi sopporta individualmente.

Inoltre, non percepiremmo la sovrappopolazione come un problema se migliorassimo i nostri atteggiamenti reciproci,  collegandoci positivamente gli uni agli altri, al di sopra delle nostre pulsioni egocentriche e individualistiche.

In primo luogo, in relazione all’affermazione: “più popolazione c’è sul pianeta, meno sofferenza assorbiamo”… Dobbiamo innanzitutto capire che nel mondo non esiste il concetto di persone in eccesso.

Non solo il nostro pianeta può far fronte a  molte più persone, inoltre una popolazione umana più elevata non equivale a una maggiore sofferenza. Invece, se vista dalla  prospettiva dello sviluppo dell’umanità verso il suo stato futuro unito, la formula appare così:

La quantità di popolazione divisa per la quantità di sofferenza, eguaglia la nostra capacità di esercitare la libera scelta, per connetterci al di sopra dell’ego.

In altre parole, se ci sono più persone, allora il totale della sofferenza si suddivide tra loro, e come risultato, tutti soffrono meno. Per esempio, diciamo che l’umanità ha bisogno di sopportare un milione di tonnellate di sofferenza ad un certo livello del suo sviluppo. Allora che cosa preferireste: essere parte di un’umanità di otto miliardi di persone che deve affrontare quel milione di tonnellate di sofferenza, o far parte di un’umanità di due miliardi di persone che si assume questo fardello?  È chiaro che sceglieremo l’opzione della minore sofferenza. 

Come funziona questo? Per comprenderlo, abbiamo bisogno di una visione a volo di uccello sullo sviluppo dell’umanità.

Attualmente ci troviamo in un processo che ci porta  ad un futuro dove l’umanità sarà connessa come un unico organismo, in cui ci sentiremo più vicini gli uni agli altri di quanto lo siano le nostre famiglie.  

Oggi siamo ad un bivio: possiamo continuare a seguire la strada della nostra crescente natura egoistica, nella quale cerchiamo di realizzarci in un contesto di problemi personali, sociali e globali, che si intensificano progressivamente; o possiamo esercitare la nostra libera scelta ed impegnarci in questo processo in modo positivo, connettendoci al di sopra della nostra natura egoistica e superando i problemi. 

Se ci rendiamo conto della nostra libera scelta in questo processo, e iniziamo a connetterci sopra l’ego, allora  nessuna singola persona sul pianeta sarà in eccesso. 

Al contrario, ogni persona sarà considerata come una creazione molto preziosa, inseparabile dalla società, che porta una parte significativa del carico dell’umanità. Ogni persona sarebbe importante come le cellule e gli organi del nostro corpo, ognuno dei quali  lavora per il bene dell’intero organismo, prendendosi cura l’uno dell’altro nel processo. 

Non ci sono quindi persone superflue. Ciò che è superfluo è tutto il pensiero volto a limitare la crescita della popolazione. Invece di pensare a limitare la popolazione, dovremmo pensare a come possiamo guidare la nostra popolazione in rapida crescita verso una società connessa positivamente.  

Così facendo, ci renderemo conto della nostra capacità di esercitare la nostra libera scelta e di scoprire una nuova immagine della realtà superando ciò che percepiamo abitualmente nell’ego.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Cambia questa unica cosa per raggiungere la perfezione

Il mondo si sta dirigendo verso uno stato di perfezione. Sebbene possa sembrare che ci stiamo allontanando sempre di più dalla perfezione, è necessario che percepiamo la nostra lontananza da uno stato perfetto per desiderare di unirci e avanzare verso di esso.

La perfezione è uno stato che va bene per tutti, senza problemi, con un senso di vitalità e in cui tutti si preoccupano gli uni degli altri.

Per realizzare la perfezione, dobbiamo prima cancellare la nostra competitività materialistica, che ci tiene in una costante inquietudine e che ci fa anche vedere gli altri in modo sfavorevole.

Dobbiamo calmarci, uscire dalla vita frenetica e agire nel mondo perché desideriamo portare il bene a tutti. Vale a dire, dobbiamo modificare la nostra motivazione, ed essere motivati semplicemente dal fatto che vogliamo fare del bene a tutti.

Se i valori della società si spostassero da come sono ora, la venerazione per il successo di individui che competono per arrivare al culmine della ricchezza, della fama e del potere, al valorizzare le persone per il bene che portano alla società, allora saremmo spinti a portare bontà a tutti, dato che così facendo, guadagneremmo il rispetto della società. Spero che questo cambiamento avvenga al più presto, perché allevierebbe molte sofferenze e permetterebbe di far fluire nel mondo un’abbondanza di bontà.

 

Basato sul video “Change This 1 Thing to Achieve Perfection” con il kabbalista Dr. Michael Laitman e Oren Levi. Scritto/editato dagli studenti del kabbalista Dr. Michael Laitman.