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Cosa fare quando si è bullizzati

Commento: Oggi la parola “bullizzare” è ben conosciuta.  Si tratta di una persona sfortunata che viene bullizzata o tormentata a scuola, nelle istituzioni o su internet.

In Francia, una nuova legge multerà i colpevoli di bullismo, 45000 euro e li condannerà a tre anni di galera. Insegnanti o studenti che siano.

E se viene provato che la vittima ha saltato scuola per via delle molestie subite, la condanna sarà aumentata a otto anni.  Nel caso di tentato suicidio, o suicido commesso di conseguenza al bullismo, la multa arriverà a 150000 euro e la condanna sarà fino a dieci anni.

La legge è stata approvata dal parlamento, con la speranza che una legge così severa possa porre fine al bullismo.

La mia risposta: Quali relazioni possono esistere nelle scuole, per portare alla necessità di adoperare leggi tali? La Francia! La fonte mondiale dell’umanesimo, della libertà e della rivoluzione!

Domanda: Credi che delle misure così severe e rigide possano aiutare?

Risposta: Per non so quale motivo, in ogni parte del mondo, si pensa che la punizione, l’isolamento dalla società per molti anni, possa correggere la società, correggere la persona.  Alla fine, vogliamo che il criminale migliori e che la società possa in qualche modo correggere non solo il criminale, ma anche il difetto inflitto su di lui.

Ma non lo capisco! Tanti vengono incarcerati, per diversi anni, in ogni paese del mondo. Controlliamo le statistiche: nei paesi dove abbiamo il maggior numero di i carcerati,  abbiamo società migliori?

Al contrario. Secondo la legge biblica, non esiste il concetto di “essere in prigione”. Non si tratta di una punizione.  Facendo ciò si toglie alla persona l’opportunità di imparare e in qualche modo migliorare.  La prigione non è un sistema di correzione, nessuno esce dalla prigione riabilitato.

Domanda: Non insegnerà agli altri a non umiliare e uccidere il prossimo?  Non  insegnerà né  li correggerà?  E il denaro non aiuta?  Se si pagano multe salate, questo non aiuterà?

Risposta: forse il denaro sì, potrebbe scuotere un pochino, i suoi genitori (se stiamo parlando della scuola). Ma no, non aiuterà.

Domanda: E quindi qual è la via di uscita?

Risposta: la risposta è di educare le persone fin dalla tenera età, e persino i genitori, prima di partorire.  Bisogna educare i genitori in modo che siano in grado di crescere i propri figli.

La gente dovrebbe avere il permesso dalla società per far nascere e crescere un figlio.

Domanda: e quale tipo di autorizzazione dovrebbe ricevere la scuola?

Risposta: Nello stesso modo, tutto dovrebbe essere indirizzato all’assicurarsi che le persone che partoriamo, produciamo, ed educhiamo, crescano proprio come membri corretti della società.  Sto parlando a livello sociale, non spirituale.

Domanda: Di solito dici “nelle buone relazioni tra di noi, nell’amore tra di noi”.  E’ questa la strada verso lo spirituale?

Risposta: Sì. Anche se non lo sanno, non importa.  Non devono pensare allo spirituale.  Devono pensare alla correzione reciproca corretta.  E in questo riveleranno lo spirituale.

Domanda: Quindi la società dovrebbe esaminare se stessa e non il criminale?

Risposta: La società dovrebbe osservare se stessa.  La società deve coltivare l’atteggiamento corretto verso gli altri.  E nelle relazioni corrette, inizierà improvvisamente a scoprire, proprio in quelle relazioni, delle relazioni completamente diverse, più elevate, che chiamerà il mondo superiore.  Ed è tutto qui, nulla di più.

Oggigiorno, le persone arrivano a questo punto perché vogliono percepire il mondo superiore, e quindi, per necessità iniziano a studiare come trattare gli altri, in maniera positiva, se necessario, per poter percepire il mondo superiore, per comprendere il nostro destino.  Non è una cosa che ci piace, ma è il piano della natura, è il suo significato.  Quindi obbedisco.  Chino la testa e studio queste leggi della gentilezza, l’interazione corretta, e persino le leggi dell’amore.

Quindi, coloro che arrivano alle lezioni di Kabbalah sono gli egoisti più grandi.

Domanda: E quando avviene il loro cambiamento?

Risposta: dopo molti anni.  Stiamo preparando le loro relazioni esterne, la base interna per questo.  Ma è difficile.  Non vogliono, all’inizio, amare il prossimo.

Le persone con un ego molto basso, lasciano il percorso per intraprendere altre pratiche spirituali. Quelle orientali e così via.  Non gli interessa altro.

Ma noi siamo sull’orlo dell’illuminismo, quello vero.

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From KabTV’s “News with Dr. Michael Laitman” 12/6/22

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Oltre le leggi sulle armi

La strage alla Robb Elementary School di Uvalde, in Texas, ha riacceso il dibattito sulle leggi sulle armi e sul Secondo Emendamento, soprattutto perché è avvenuta solo dieci giorni dopo un’altra sparatoria di massa in un supermercato Tops Friendly di Buffalo, a New York.  Non c’è dubbio che non tutti dovrebbero avere l’autorizzazione a possedere un’arma da fuoco e che  necessitano più controlli. Tuttavia, è altrettanto indubbio che leggi più severe da sole non miglioreranno la situazione. È ora di guardare oltre le leggi sulle armi, di accettare che c’è un problema educativo e che senza l’educazione all’accettazione e alla solidarietà, nulla cambierà in meglio.

Il problema della violenza da arma da fuoco è una testimonianza dell’alienazione e della divisione della società americana. Alcune comunità hanno sempre sopportato il peso dei tassi di mortalità più elevati negli Stati Uniti. Michelle R. Smith ha scritto su Associated Press che secondo la professoressa di sociologia Elizabeth Wrigley-Field dell’Università del Minnesota, una studiosa in materia di mortalità, negli Stati Uniti esistono profonde disuguaglianze razziali e di classe e la nostra tolleranza nei confronti della morte si basa in parte su chi è a rischio. “La morte di alcune persone è molto più importante di quella di altre”, ha sottolineato. Dato che la violenza delle armi evidenzia non solo l’alienazione, ma anche la divisione nella società americana, è fondamentale coltivare l’empatia e la solidarietà.

Per quanto tragiche, le sparatorie di massa non sono il problema peggiore dell’America quando si parla di violenza con armi da fuoco. Il numero di vittime legate alle armi rivela la profondità della crisi. Un articolo del Pew Research Center pubblicato il 3 febbraio di quest’anno rivela che “su base pro capite, nel 2020 ci sono stati 13,6 morti per arma da fuoco ogni 100.000 persone, il tasso più alto dalla metà degli anni ’90”. Si tratta di un numero più che doppio rispetto al Paese occidentale più vicino nella classifica dei decessi per arma da fuoco ogni 100.000 persone.

Per capire come migliorare la situazione, dobbiamo capire cosa c’è di sbagliato nell’attuale paradigma educativo. Attualmente, agli Americani viene insegnato a seguire una semplice legge: Lascia che il tuo sia tuo e lascia che il mio sia mio. In altre parole, si insegna loro non solo a non preoccuparsi dell’altro, ma addirittura a non vedersi. Questo atteggiamento è chiamato “regola sodomitica”, poiché questa era la legge che governava la città biblica di Sodoma, e fu proprio questa la ragione della sua fine infausta.

Per creare una società valida che possa mantenere i suoi membri felici e sicuri, l’elemento sociale della comunità deve essere vitale e dominante. Se ogni persona è lasciata a se stessa, la società si disintegra. Questo è ciò che ci dice l’attuale paradigma dominante: “Sei da solo!”.

Tutti hanno scatti d’ira, è naturale.  Quale persona normale non ha desiderato uccidere il suo partner, il suo vicino, capo o il presidente, a un  certo punto nella vita?  Si tratta di un’emozione naturale che accompagna un’intensa frustrazione, che noi tutti sentiamo a volte. 

Ma chi la mette in atto? Solo chi non prova empatia per gli altri. Una società che alimenta il pensiero che siamo soli non crea alcuna inibizione nella mente delle persone. Poiché siamo soli e dobbiamo cavarcela da soli, perché non dovremmo eliminare chi consideriamo una minaccia?

L’unico modo per prevenire morti insensate, quindi, è alimentare l’empatia e la solidarietà. Niente di più necessario per la società americana di oggi.

A proposito di coltivare l’empatia, uno dei motivi principali per cui gli Americani ne hanno così poca sono i media. Guardate cosa trasmettono. Dall’infanzia fino all’età adulta, la gente viene esposta a enormi quantità di violenza. Così facendo, viene educata a diventare violenta. Se l’America vuole cambiare se stessa, deve cambiare l’educazione in tutti i suoi aspetti, non solo nelle scuole, ma soprattutto nei media, compresi i social media e tutte le forme di comunicazione di massa. Finché le persone saranno male educate, nessuna sanzione sarà utile.

Al momento nessuno pensa e tanto meno agisce in questa direzione. Il presidente e gli altri politici pronunciano qualche parola di shock e sgomento, probabilmente in base a quanto imposto loro dai consiglieri, e poi? Fanno qualcosa? Qualcuno fa qualcosa? Nessuno fa nulla. Finché non si agisce per  portare la cultura americana dall’alienazione all’empatia e dalla divisione alla solidarietà, essa continuerà a piangere la perdita di persone care a causa della violenza delle armi.

Didascalia della foto:
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la first lady Jill Biden rendono omaggio a un monumento commemorativo presso la Robb Elementary School, dove un uomo armato ha ucciso 19 bambini e due insegnanti nella più letale sparatoria in una scuola statunitense da quasi un decennio a questa parte, a Uvalde, Texas, Stati Uniti, 29 maggio 2022. REUTERS/Jonathan Ernst

Quando lasciamo i nostri figli a qualcun altro

Da diverse settimane la polizia della città israeliana di Qiryat Shemona sta indagando su un caso di maltrattamento di minori, poiché cinque maestre d’asilo hanno maltrattato tredici bambini affidati alle loro cure. Gli abusi, documentati dalle telecamere, consistevano in maltrattamenti fisici ed emotivi, in cui gli insegnanti afferravano una mano dei bambini e li sollevavano in aria, li gettavano sui letti, coprivano le loro teste con coperte, si appoggiavano su di loro e impedivano loro di rimuovere la coperta dalla testa. Le telecamere sono state installate nell’asilo dopo che, alcuni anni fa, il governo ha imposto per legge di monitorare tutto ciò che accade negli asili, in seguito a un altro caso di violenza sui bambini.

Da parte loro, i genitori inorriditi, che hanno dovuto guardare i video registrati per confermare l’identità dei bambini, non capiscono come le donne, che sono tutte insegnanti preparate e certificate, siano diventate dei mostri nei confronti dei loro figli. Dov’era il loro istinto materno?

Ci sono due cose che dobbiamo notare qui:

1. Ho già detto in passato, e lo ribadisco in questa sede, che il numero di telecamere installate in un asilo o in una scuola non impedirà gli abusi. Quando l’ho detto per la prima volta, diversi anni fa, la gente non mi credeva; l’idea di mettere telecamere in ogni asilo sembrava ottima. Pensavano che le telecamere avrebbero frenato gli insegnanti violenti. Già allora sapevo che non sarebbe stato così, perché la natura umana è più forte di qualsiasi ammonimento e la presenza di telecamere non scoraggerà gli insegnanti violenti.

2. In nessuna cultura e in nessun popolo indigeno è accettabile lasciare i bambini nelle mani di chi li accudisce mentre la madre si assenta per ore e ore ogni giorno. I neonati vanno sempre tenuti in casa, accanto alla madre, almeno fino ai due anni di età. Questo è il modo indigeno,  il fatto che lo abbiamo abbandonato non significa che siamo più progrediti, ma che siamo fuori dalla natura. Il primo istinto materno che viene calpestato non è quello degli insegnanti, ma quello delle madri che affidano i propri figli alle loro cure.

L’idea che una madre debba tornare al lavoro poche settimane o mesi dopo aver avuto un figlio, è fondamentalmente errata. Poniamo la carriera e l’agiatezza come priorità rispetto ai bambini, quindi non dovremmo sorprenderci che i nostri figli soffrano.  Fin dagli albori dell’umanità, e in tutta la natura, le madri non si sognerebbero mai di affidare i propri figli alle cure di qualcun altro. Solo noi, grazie al progresso, abbiamo iniziato a pensare di essere più intelligenti della natura.  Ora paghiamo il prezzo per la nostra follia.  

Inoltre, dal momento che le persone stanno diventando sempre più narcisiste, sperimentando quella che diversi sociologi hanno definito “epidemia di narcisismo”, il rischio che i nostri figli vengano maltrattati è ancora più alto di prima e continuerà a crescere nel tempo. Nulla può fermare l’ego in crescita. Pertanto, nulla impedirà agli insegnanti di infliggere violenza a bambini indifesi.

Non ho nulla contro le donne che lavorano, ma credo che dovrebbero farlo da casa, almeno per i primi due anni di vita di ogni figlio.  Le donne devono essere presenti per i figli, e nessun surrogato, professionale e premuroso che sia, può sostituirle.  Le lettori potrebbero deridere il mio pensiero, considerarlo antiquato e superato; io preferisco considerarlo per ciò che è: naturale.  

Dobbiamo ripensare l’intero concetto di famiglia, genitorialità, bambini e educazione dei figli.  Dobbiamo vedere come possiamo organizzare la nostra vita in modo da non dover costantemente rincorrere carriere e orari prolungati.

Credevo che ora ci saremmo abituati a lavorare da casa, ma vedo che molte persone stanno ritornando ai loro uffici.  Non capisco perché. Chi ci guadagna? 

Penso che le donne debbano fare ciò che amano fare; devono lavorare perché amano il loro lavoro e non perché il loro sostentamento dipende da esso. Il lavoro dovrebbe dare loro soddisfazione e appagamento e renderle più felici, non più stressate e ansiose per i propri figli.

È vero, ci sono anche madri e padri che abusano dei loro figli. Questo fa parte del processo educativo a cui tutti dobbiamo sottoporci. Nel complesso, però, l’unico modo per prevenire gli abusi sui minori è lasciare i bambini sotto la tutela delle madri. Forse dovremmo rivedere il nostro modo di pensare, ma questo renderà tutti più felici, comprese le madri, e per me è l’unica cosa che conta.

Anche il bullo è una vittima

Uno dei fenomeni sociali più dolorosi, ma spesso non rilevato, tra i bambini è l’ostracismo. Di solito avviene quando il capo di un gruppo sociale, come una classe o una squadra sportiva, sceglie un ragazzo come obiettivo da escludere e spinge il resto del gruppo contro la vittima.  Per il ragazzo è un’ esperienza orribile che può segnare la sua giovane anima per il resto della vita. Cosa ancora più grave è che il bullo si sente incoraggiato in questo comportamento, che quindi ripeterà nei confronti della vittima o verso altri giovani. Per curare questo disturbo dobbiamo capire perché i bulli si comportano in questa maniera e come possiamo aiutarli ad adottare modelli comportamentali più positivi.

I bulli prendono di mira ragazzi che ritengono deboli, che non riescono a tenere testa a loro oppure che sono socialmente isolati. Lo scopo del bullo non è tanto far star male il ragazzo quanto di sentirsi bene lui stesso o lei stessa.

Spesso i bulli provengono da famiglie nelle quali hanno sviluppato un senso di insicurezza. Spesso patiscono abusi fisici ed emotivi e si sentono calpestati in famiglia. Per compensare il senso di inferiorità in casa hanno bisogno di sentirsi superiori altrove e cioè in un contesto nel quale sono partecipi, come la scuola o una squadra sportiva. Il problema dell’esclusione, rispetto ad altre forme di bullismo, risiede nel fatto che il bullo “recluta” il resto del gruppo e lo porta a  schierarsi contro la vittima, lasciandola così  socialmente isolata, senza supporto di tipo emotivo. Per un ragazzo o una ragazza, una situazione di questo genere può essere devastante.

Per contrastare questo fenomeno non è sufficiente punire il bullo. Una punizione potrebbe impedirgli di continuare a molestare quella specifica vittima ma non gli impedirà di cercare altre vittime; insomma la sua necessità di vessare qualcuno non passerà. Anzi questo potrebbe indurlo a perseverare la molestia in forma più subdola e minacciosa.

Dunque è essenziale comprendere perché il bullo si comporta in questa maniera e provvedere a compensare le sue mancanze in modo più costruttivo. Ossia, la società dovrebbe compensare le mancanze emotive del bullo, impedendo così che lui  provveda da solo, nuocendo ad altri.

Per natura abbiamo la necessità di stare bene con noi stessi. Se si viene a creare una situazione nella quale ci sentiamo inferiori, non avremo pace fino a quando non saremo risarciti in qualche modo. Quindi se una persona si sente amata e supportata, lui o lei non svilupperà una sensazione di inferiorità e dunque non avrà mai l’esigenza di far sentire gli altri esclusi o  non amati.

Dunque la soluzione al problema del bullismo e soprattutto dell’ostracismo risiede nelle mani della società, bisogna creare un ambiente caldo ed amorevole per tutti i ragazzi in modo che essi possano crescere ed esprimere le proprie qualità uniche in modo socievole e costruttivo, a beneficio dell’intera società.

Se i ragazzi lavorano assieme a progetti che richiedono le capacità di ciascuno, essi impareranno a far affidamento gli uni sugli altri, a fidarsi e a compiacersi dei reciproci talenti. Cosa più importante, impareranno a prendersi cura del gruppo. Anziché sviluppare un senso di invidia, la loro interdipendenza li porterà a sostenersi in quanto riconosceranno che l’abilità di ciascuno giova all’intero gruppo. Quando i ragazzi operano in questa maniera, formano una società armonica dove ciascun individuo è pienamente soddisfatto e capace di prendersi cura di tutti gli altri membri del gruppo.

Perdere fiducia negli scienziati

Secondo un recente sondaggio del Pew Research Center, la fiducia negli scienziati e nei medici è diminuita. Il sondaggio ha scoperto che solo il 29% degli adulti statunitensi ha una grande fiducia sia negli scienziati che nei medici in merito al fatto che agiscano nell’interesse del pubblico, in calo rispetto al 40% rilevato nel Novembre 2020.

Non solo le professioni scientifiche e mediche stanno vedendo un declino della fiducia del pubblico. La percentuale di Americani con molta fiducia che i militari agiscano nell’interesse del pubblico è scesa di 14 punti, dal 39% del novembre 2020 al 25% del sondaggio attuale, e anche la percentuale di Americani con molta fiducia nei presidi delle scuole pubbliche K-12 e negli agenti di polizia è diminuita.

Dal mio punto di vista, ci sono diversi livelli di questo fenomeno. A livello più superficiale, il pubblico semplicemente non vuole continuare a finanziare studi vuoti e inutili che non hanno alcun beneficio per nessuno se non per coloro che li portano avanti. Abbiamo fondato istituzioni, centri di ricerca e laboratori che non portano niente di buono a nessuno. È meglio tenersi alla larga da queste “scoperte” che servono solo a confonderci e non sprecare i soldi dei contribuenti in questi studi.

Ad un livello più profondo, i funzionari pubblici, o chiunque abbia il compito di servire il pubblico e lavorare per il pubblico beneficio, sono intrinsecamente inetti per il loro lavoro. La loro stessa natura impedisce loro di svolgere il proprio compito.

Il problema non è con loro, ma con tutta la società. Non è che qualcun altro sarebbe più affidabile se fosse nei loro panni.  Quando tutta la società è piena di sfiducia e malafede, i rappresentanti del pubblico non possono essere migliori del pubblico che li ha posti nel loro ruolo. 

L’unico modo per cambiare il pubblico dal quale provengono i suoi funzionari è attraverso l’educazione. È qui che dobbiamo investire il nostro denaro, il nostro tempo e i nostri sforzi. I valori alla base della società determinano la sua struttura e definiscono il livello di fiducia tra il pubblico e i suoi funzionari.

I funzionari pubblici vogliono veramente servire la società e capiscono cosa significa farlo? Sanno dove vogliono condurre la società? Sanno in cosa possono contribuire? Se possono fare tutto questo allora sono degni di fiducia. Ma quale funzionario pubblico è così? 

Per poter riformare i funzionari pubblici e gli scienziati in modo che lavorino per il bene del pubblico e non per se stessi, dobbiamo trasformare il nostro intero sistema educativo. Fin dai primi anni e per tutta la vita, le persone devono essere occupate in un processo di educazione continua.  

Quando nasciamo, siamo semplicemente degli animali a due zampe. L’educazione deve fornire alle persone non solo la conoscenza, ma come prima cosa i valori umani, con etiche che pongono l’unione e l’amicizia al di sopra dell’egoismo e del narcisismo. 

Se alla gente non viene insegnato che la società consiste di molte persone che lavorano insieme per creare una vita migliore per tutti, come possiamo aspettarci che credano che lavorare per il bene comune li aiuti personalmente? E se le persone in una certa società non si sentono collegate e non danno valore alla responsabilità reciproca e alla preoccupazione per gli altri, possono aspettarsi che i loro rappresentanti si prendano cura di loro? Può un rappresentante del pubblico possedere ciò che il pubblico che lo ha incaricato non ha?

Se il cibo e gli altri beni di prima necessità fossero distribuiti equamente, nel mondo non ci sarebbe una sola persona a soffrire la fame . Tutti i nostri bisogni di base e i beni di prima necessità sono abbondanti ed economici. Le sole ragioni per cui non sono accessibili a tutti sono l’avidità e la crudeltà. Se il mondo producesse il doppio di quanto produce oggi, chi non ha continuerebbe a non avere.  

In altre parole, non c’è una mancanza di scorte, ma c’è una grande mancanza di volontà di fornirle. Nella nostra era globale, il mondo intero deve funzionare come una singola unità. Arrivarci è un processo graduale, ma succederà, che ci piaccia o no. Se impariamo come utilizzarlo per il bene di tutti e accettiamo di lavorare come una sola unità globale, tutti beneficeremo dell’abbondanza che esiste in questo mondo e non ci saranno più fame o guerre.

Se rifiutiamo di accettare che siamo tutti un’unica umanità, allora l’attuale conflitto nell’Est Europa non sarà altro che il precursore di tante altre afflizioni a venire, che arriveranno per mano nostra. 

Educazione. Abbiamo bisogno di ricostruire qualcosa di meglio

Gli ultimi due anni sono stati snervanti per i bambini, i genitori e l’intero sistema educativo. I ricorrenti isolamenti e chiusure non solo hanno influenzato le relazioni sociali dei bambini, ma hanno anche lasciato tutti incerti sul futuro. È chiaro che le cose non saranno come erano fino all’inizio del decennio, ma non è chiaro come saranno. In ogni caso, dato che siamo destinati a fare la spola tra connessioni fisiche e virtuali, tanto vale imparare a creare connessioni significative in entrambi gli ambiti.

La situazione attuale ci ha già spostato dalla nostra precedente visione delle connessioni, ma non ne ha ancora stabilite di nuove in noi. È ancora difficile vedere come sarà il nostro nuovo modo di connetterci, dato che non siamo macchine; ci vuole tempo per crescere in un nuovo modo di operare.

In ogni modo, la natura non guarda mai indietro, ma solo in avanti, quindi una cosa è chiara: ciò che era non tornerà mai più.

Qualsiasi forma assumeremo,  saremo non solo connessi in nuovi modi, ma anche in maniera più positiva di prima.  L’evoluzione della natura avanza sempre verso l’aumento della complessità e dell’integrazione.  Tutto sta diventando più interdipendente, non meno,  questo è vero anche per l’intera umanità.

Eppure, mentre ogni altra specie accetta ciò che la natura detta, senza porsi domande, gli umani sono disconnessi dalla natura e hanno il loro libero arbitrio. La natura ci costringe ancora ad andare per la sua strada, ma ci ha anche dato la nostra volontà, che cresce nella direzione opposta: mentre la natura ci spinge all’incorporazione, noi cerchiamo la separazione. È per questo che gli animali accettano ciò che la natura dà loro e si adattano, mentre noi soffriamo e resistiamo, ma senza successo.

La sofferenza che proviamo è un chiaro svantaggio rispetto al resto del mondo animale, ma gli esseri umani hanno un vantaggio che nessun altro essere vivente ha: invece di essere costretti alla connessione, possiamo pensarci, confrontarla con la separazione e infine sceglierla.  Anche se non abbiamo scelta se non quella di scegliere, alla fine, la connessione, poiché questo è il corso di tutta la creazione, sceglierlo di nostra volontà significa che comprendiamo la logica che c’è dietro, il “pensiero della creazione”, se volete.

Non c’è paragone tra il piacere e la profondità che proviamo quando scegliamo di fare qualcosa rispetto al farlo istintivamente. Questo è il nostro unico vantaggio, il privilegio degli esseri umani sopra ogni altro essere. 

Tutti i colpi che abbiamo subito dall’inizio dei tempi ci hanno portato ad evolverci da cacciatori-raccoglitori a clan, città, paesi, imperi e infine a un villaggio globale. La crescente incorporazione avviene sempre contro la nostra volontà e al costo di innumerevoli vite e sofferenze indescrivibili, ma non è necessario che sia così.  Se capiamo dove stiamo andando e cosa siamo destinati ad acquisire alla fine della strada, possiamo andarci di nostra volontà e aiutarci a vicenda a trascendere la nostra individualità per formare un’umanità consapevole e unita.

I nostri sistemi educativi dovrebbero concentrarsi sull’instillare in noi questa consapevolezza. Questa educazione dovrebbe essere rivolta a tutte le età, nazioni e culture. Se la nostra priorità diventa l’unione, inizieremo a vedere le differenze tra noi come diversità ben accette e le nostre diverse prospettive come un arricchimento della nostra conoscenza. Se non vogliamo più soffrire, ma goderci la strada che stiamo percorrendo, dobbiamo ricostruire il nostro sistema educativo in sincronia con l’intera natura. verso la connessione, la coesione e l’integrazione. 

Pubblicizzare il cambio di sesso ai bambini nelle scuole? Assolutamente no!

Mi è stata chiesta la mia posizione riguardo alla divulgazione della legittimità dell’iter dei bambini che stanno cambiando sesso. In Nord America, mi è stato detto, questo è uno degli argomenti più controversi. Quindi, in breve, so che alcune persone si sentono a disagio nel loro corpo e possono sentirsi meglio se cambiano il loro sesso. Ma propagare l’idea ai bambini, che sono suscettibili a qualsiasi nozione che noi adulti installiamo in loro? Assolutamente no! Il fatto che possa essere giusto per alcune persone non significa che dobbiamo renderlo dominante e persino alla moda. Il modo auspicabile è vivere come la natura ci ha fatto: maschio e femmina.

Ho incontrato persone che sentivano di appartenere ad un corpo diverso da quello in cui erano nate. Ho parlato con loro e le capisco. Succede, come succede qualsiasi stranezza. 

Tuttavia, è molto raro e non dovrebbe essere considerato come routine o ordinario. Mi rendo conto che oggi bisogna essere audaci o considerati strani se si ha il coraggio di dire la verità, ma le tendenze che vanno e vengono secondo i capricci egoistici della gente, non cambiano la natura. La natura ci ha creato maschio e femmina e questo è ciò che dovremmo rimanere.

Non c’è una linea chiara tra maschi e femmine. I maschi hanno qualità femminili, così come le femmine hanno tratti maschili. Eppure, ogni persona ha un genere biologico e quel genere è quello dominante, tranne, come ho detto, in casi molto rari.

Quando gli adulti sentono che stanno vivendo nel corpo sbagliato, possono scegliere di eseguire qualsiasi procedura vogliano su se stessi. Ma finché non siamo adulti, dovremmo crescere nel modo in cui la natura ci ha creato. 

L’ambiente sociale ha un’influenza critica sui bambini. Quando sono giovani, si può far loro pensare e fare tutto ciò che si vuole. I nazisti, per esempio, educavano i bambini tedeschi a credere di essere superiori a tutti gli altri, non solo agli ebrei, e che il resto del mondo doveva servirli o essere distrutto. Hanno fatto il lavaggio del cervello ai bambini, attraverso libri, lezioni e film, affinché credessero di essere la razza superiore.

In questo modo è possibile installare qualsiasi nozione nella mente dei bambini, se usiamo il sistema educativo e i social media per facilitarlo.

Tuttavia, i risultati possono essere disastrosi. Se si diffonde l’idea che il cambio di sesso è normale, persino “alla moda”, può portare i bambini, che inizialmente non hanno problemi con il loro genere, a pensare che ci sia qualcosa di sbagliato in loro. Potrebbe spingerli a voler fare qualcosa a cui non potranno rimediare, semplicemente perché vogliono essere come tutti gli altri e sentono che tutti stanno andando in questa direzione.

Sappiamo che essere popolare significa tutto per i bambini, specialmente per gli adolescenti. Di conseguenza, potrebbero fare cose di cui si pentiranno in seguito, ma che non saranno mai in grado di invertire o riparare. Se i genitori non impediscono ai bambini di fare tali errori, questo può rovinare la loro vita per sempre. È terribile ed è sbagliato.

Penso che invece di rendere l’anormalità una moda, dovremmo incoraggiare le persone ad essere ciò che sono e a realizzare il potenziale con il quale sono nate. Se le persone ricevono un riconoscimento per quello che sono, la società le premia e le rispetta per aver contribuito con le loro capacità e i loro sforzi al bene comune, non si sentiranno insoddisfatte di se stesse. Allo stesso tempo, gli adulti che sentono di vivere nel corpo sbagliato dovrebbero avere accesso all’utilizzo delle possibilità che la medicina moderna offre per farli sentire più a loro agio con il loro genere.

Oppioidi: una fuga dall’inutilità

Secondo i dati del CDC National Centre of Health Statistics, lo scorso anno ha visto un aumento di quasi il 30 percento di decessi da overdose, il 75 percento dei quali era da attribuirsi agli oppioidi.  Secondo i dati, i decessi da overdose di oppioidi sono aumentati quasi del 40 percento soltanto nell’anno precedente. 

Queste statistiche allarmanti sono di gran lunga le peggiori di qualsiasi paese, ma gli Stati Uniti non sono soli nella loro crisi da oppioidi. Più o meno nello stesso periodo, l’uso di oppioidi tra gli adolescenti in Israele è aumentato, accompagnato da un’impennata delle chiamate ai centri di aiuto emotivo.

Sia negli Stati Uniti che in Israele, il problema non è l’abuso di oppioidi in sé, ma il senso di inutilità che spinge i giovani e gli adolescenti  a cercare una via di fuga dalla realtà. Oggi, in un tempo in cui le persone hanno tutto ciò di cui necessitano materialmente, le domande sul significato di tutto quanto diventano sempre più pressanti.


Questo è vero non solo per gli adolescenti e i giovani, ma anche per i loro genitori.  Infatti, parte del motivo per il quale gli adolescenti non riescono a rispondere da soli alle domande sul significato della vita, è che i loro genitori non hanno le risposte e sono ugualmente perplessi.  Dato che i genitori non riescono a fornire risposte, i figli rimangono frustrati. 

L’abuso di oppioidi è soltanto una parte del problema.  La verità è che ovunque si guarda, la gente è infelice, depressa, arrabbiata e frustrata.  E’ per questo che tanti si rivolgono agli eccessi per trovare un significato: fondamentalismo religioso, sport estremi, violenza e abuso di sostanze. 

La soluzione, quindi, non risiede in un approccio particolare all’ overdose da oppioidi. C’è bisogno di un sistema completo che informi le persone sulla realtà che cambia e insegni loro come affrontarla.

Questo sistema deve iniziare nella prima infanzia e continuare fino all’età adulta. Le persone dovrebbero essere inserite in circoli sociali che forniscano loro supporto sociale, calore, simpatia ed empatia. La relazione con il gruppo dovrebbe essere estesa e continuare per tutta la vita, fornendo alle persone una base su cui appoggiarsi e da cui crescere.

Gradualmente, la gente comincerà a sviluppare nuovi valori. Invece di cercare significato e soddisfazione derivanti da obiettivi egocentrici, le persone troveranno significato nelle relazioni reciproche con gli altri. Cominceranno con il gruppo centrale che ho appena menzionato e da lì si svilupperanno in cerchi sempre più ampi.

In fondo alla  crisi troviamo una nuova società, connessa e di aiuto. Ma per arrivarci dobbiamo infilarci in una  stretta caverna, alla fine della quale la luce è fioca ed incerta.

Il dolore che spinge le persone agli oppioidi e ad altre forme di evasione è il risultato della pressione derivante dall’essere nel processo di passaggio da un mondo all’altro. Da una parte, i piaceri del vecchio mondo non danno più la gioia di un tempo, dall’altra, le persone non hanno scoperto il piacere della reciprocità con gli altri. Di conseguenza, si sentono “intrappolati in una caverna” e cercano disperatamente una via di fuga.

Per questo motivo, non è un brutto segno quando la gente si sente male; è un segno di cambiamento, di crescita. All’altra estremità della caverna si trova la luce di una società connessa e premurosa. Se ci spingiamo in fondo e non ci arrendiamo a metà strada, raggiungeremo rapidamente la luce. Se ci soffermiamo, la realtà ci spingerà attraverso la caverna finché non arriveremo dall’altra parte sanguinanti, ammaccati e malconci.

 

Didascalia della foto:
Compresse dell’idrocodone a base di oppioidi in una farmacia di Portsmouth, Ohio, 21 giugno 2017. REUTERS/Bryan Woolston

Che cosa cambia la scala dei valori?

Commento: Il mio scopo, come persona, è rivelare un livello di esistenza totalmente diverso, non ciò che attualmente vedo. Devo esistere nel mio corpo animale e servirlo, ma farlo come mezzo per ottenere qualcosa di più elevato.

Un’educazione tale, in principio, cambia l’intero approccio alla vita. Ovvero, la mia vita diventa solo un mezzo per ottenere un obiettivo superiore.

La mia risposta: Questo approccio cambia l’intera scala dei valori. Se ho un obiettivo superiore e posso realizzarlo, oggi, ora, immediatamente, allora certamente il mio atteggiamento verso la vita cambia, vedo tutto come un mezzo per realizzare questo obiettivo.

Ora misuro ciò che esiste intorno a me solo secondo questo obiettivo: dovrei occuparmene o no, ne ho bisogno o no? Se trattassimo la nostra vita in questo modo, prenderemmo solo il minimo necessario da essa.

Prendo le cose necessarie per me e indirizzo ogni altra mia risorsa, la mia forza, e le aspirazioni, solo all’ottenimento della meta, poiché posso ottenere l’eternità e la perfezione, oggi.

Allo stesso tempo, non devo morire fisicamente. Devo solo sviluppare un organo sensoriale dentro di me, per portarmi alla rivelazione del mondo superiore, che la Kabbalah fornisce.

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Da KabTV “Close-up. Generation” 24/08/09

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Quando la violenza non è un crimine

C’è un fenomeno in continuo aumento tra i colpevoli di reati sessuali: si filmano mentre commettono il crimine e lo postano sui social. Nel 2017, i criminologi Sveinung Sandberg e Thomas Ugelvik hanno pubblicato un documento attraverso la Oxford University Press nel quale hanno scritto: “A prima vista, un criminale che registra i propri crimini sembra una cosa illogica e controproducente da fare. Dopo tutto, quando i criminali usano le loro macchine fotografiche, possono inavvertitamente contribuire alla loro stessa cattura e condanna. … Eppure, le sentenze dei tribunali superiori, di pubblica consultazione, suggeriscono che, nonostante l’apparente mancanza di logica, sta diventando sempre più comune”.

Da allora, il fenomeno è peggiorato. Cercando di capirne le cause, Sandberg e Ugelvik scrivono: “Quando i delinquenti prendono la macchina fotografica, è una scelta socialmente e culturalmente radicata. In breve … questi reati devono essere compresi nel contesto di (1) una sessualizzazione e pornografia della società, (2) una nuova cultura dell’umiliazione online e (3) un contesto culturale fermo allo scatto istantaneo di foto, alimentato [sic] dalle nuove tecnologie”.

Queste ragioni possono incentivare i criminali a documentare i crimini sessuali, ma c’è una ragione più profonda e perniciosa per farlo: I criminali non considerano questi atti come crimini. Non vedono nulla di sbagliato in quello che fanno.

Peggio ancora, credo che anche la vecchia generazione non consideri i crimini sessuali in modo così spaventoso come vorrebbe far credere. Per lo più l’atteggiamento è: “Succede, sono ragazzi: cosa si può fare?” Certo, nessuno lo dice, ma questa è la tendenza di fondo.

Per questo motivo, credo che il problema non sia degli aggressori, ma nostro. Quando il sistema educativo si concentra interamente sulla conservazione delle informazioni e non dedica alcun tempo alla costruzione di sane relazioni sociali, la situazione attuale è l’unico risultato possibile.

Dobbiamo ripensare il modo in cui guardiamo all’educazione. Dobbiamo mettere le relazioni umane, la capacità di essere costruttivi e positivi nella società, in cima alla scala. Non abbiamo ancora visto il peggio. Se non diamo importanza al problema, peggiorerà fino al punto in cui non oseremo più mettere piede fuori casa.  

La natura umana sta distruggendo ogni briciolo di bene che è rimasto su questo pianeta, e noi ci preoccupiamo di tutto e di più, tranne che della nostra stessa natura. Anche se ci fosse qualche beneficio nell’affrontare le questioni ambientali, il nostro ego non ci permetterebbe di attuare alcuna soluzione, se questa richiedesse il più piccolo cambiamento spiacevole nel nostro comportamento narcisistico. Questo, infatti, è esattamente ciò che sta succedendo oggi.

Non è l’inquinamento atmosferico che ci avvelena, non sono gli oppioidi che ci uccidono, non è la SARS-COV-2 che ci fa ammalare e non è la fame che ci affama. È ciò che sta dietro a tutti loro, ciò che genera tutte queste avversità. Il nostro unico nemico è la nostra natura maligna,  l’unico modo per correggerla è imparare la responsabilità reciproca, la cura reciproca per ogni singola persona del pianeta.

Abbiamo affrontato ogni problema uno alla volta,  nessuno di essi è stato risolto, nemmeno uno.  Alcuni problemi si sono attenuati, ma per poi tornare, o torneranno a breve, con più violenza.

È ora di affrontare la causa principale di tutti questi problemi, il nostro ego, e risolverli una volta per tutte. Finché non ammetteremo a noi stessi che siamo i nostri peggiori nemici, che siamo noi la causa di tutti i problemi che poi cerchiamo di combattere, non saremo guariti. Se capiremo dove si trova il problema e accetteremo di lavorare insieme, avremo una possibilità di lottare per il successo.