La nostra ancora

Il Creatore è il bene assoluto, scrive Baal HaSulam nell’articolo “L’Essenza della Religione e il suo Scopo. Infatti il Creatore è primario; Non ha nessuno da cui ricevere; Egli è la dazione completa. Se Egli da, da il bene. Essere primario vuol dire che Egli non ha niente di male. Questo segue sia dall’ottenimento reale, che dalle nostre conclusioni intellettuali.

Ma in questo caso, perché vediamo così tante cose terribili nel nostro mondo? Certo, “Non Esiste nulla Tranne Lui”, cioè l’unica forza che agisce. Di conseguenza, tutto arriva dal Creatore. Come può essere che sentiamo i nostri stati come negativi?

Il fatto è che Baal HaSulam spiega che la gestione del Creatore è diretto verso la meta. Per poterci insegnare, guidare verso l’apice della consapevolezza e comprensione, il Creatore ci devo far attraversare ogni tipo di stati piuttosto spiacevoli. Grazie a questi, cominciamo a discernere quello che è bene e quello che è male, non agli occhi del nostro desiderio egoistico, come all’inizio, ma in relazione al desiderio di dare.

Questa scala è così opposta a quella costruita in noi dalla nascita, che non riusciamo nemmeno a comprendere l’essenza della loro opposizione. Lo dobbiamo ancora scoprire, e durante il percorso ci sarà ripetutamente presentato sotto altre forme, sotto altri aspetti, che richiedono un approccio diverso. Dopotutto, ogni gradino è opposto a quelli adiacenti, sia inferiori che superiori.

Quindi una persona, ovviamente, non può mai essere sicuro di niente di quello che vive. Egli ha soltanto “l’ancora”, il nostro mondo. Qui, siamo distaccati dalla spiritualità ed in ogni stato ritorniamo a questa separazione perché con ogni passo dobbiamo cadere al livello più basso, almeno per un breve momento. Sentiamo come se tutto ciò di spirituale sparisse, e poi saliamo ad un gradino nuovo.

Lo stato di “questo mondo” è speciale perché qui possiamo in qualche modo esistere senza alcuna intenzione, distaccati dalla spiritualità. Ma anche se si tratta di un mondo immaginario, noi viviamo qui, per così dire. Più avanti vedremo e capiremo che questo non è esistenza, non un essere, ma una specie di “fluttuazione” Ciononostante possiamo ascendere la scala delle correzioni soltanto se siamo in questo mondo, attraversiamo vari fenomeni al suo interno, rafforziamo il gruppo e cerchiamo di fare le azioni necessarie.

Qui, ci occupiamo di divulgazione, qui vogliamo vedere la correzione. Visto che non siamo ancora nel mondo spirituale, questo mondo immaginario, materiale, diventa la “base” per noi, una base solida e incrollabile. Questo significa che la specificità del nostro gruppo, deriva anch’essa da questo mondo.

Quindi, la gestione mirata verso la meta, da parte del Creatore, ci porta ad attraversare stati orribili, insoliti per il processo di crescita, al dolce frutto sublime. É detto che il vantaggio della Luce si riconosce nel buio. Se il processo è rimandato, dimostra inoltre l’altezza e l’unicità di una creatura particolare. Dopotutto più complessa è l’anima, e più sono le fasi di crescita necessarie.

Comunque questo non è direttamente proporzionale al passo. Acceleriamo il tempo quando desideriamo un cambiamento in ogni momento. Se faccio ne faccio parte da vent’anni e non sono arrivato da alcuna parte, non dovrei rassicurarmi che ho un anima elevata che richiede più tempo. No, dovrei giudicare il mio sviluppo non dai risultati ma dalla velocità dei cambiamenti interni. É questo che determina se attraverso la Luce o attraverso l’oscurità, tramite il cammino della Torà o il cammino della sofferenza.

E qui, tutto dipende dalla preparazione da parte mia: se mi preparo per questi cambiamenti accelero il tempo e trasformo il cammino non desiderato in quello desiderato. In fatti non esiste il cammino “non desiderato”. Una persona non può ammettere, piangendo, che il Creatore lo conduce verso la meta della creazione. Non siamo un orda di schiavi che arrancano verso il bene assoluto, forzati dalla frusta. Questo è semplicemente impossibile. No, ad ogni fase, in ogni momento, ho la scelta tra il cammino della Torà e il cammino della sofferenza. La differenza tra i due è determinato dalla mia preparazione: se voglio esporre il mio stato in anticipo e vedere quanto lontano essa sia dalla meta della creazione.

E la meta è l’adesione al Creatore, cioè una completa equivalenza della forma con Lui. Com’è possibile? Lui è il desiderio di dazione e io sono il desiderio di ricevere. Siamo completamente opposti.

Il fatto è che il Creatore mi manda la Luce che Riforma, in modo che i miei desideri si “rivestono” di dazione. Questo è anche detto “lo schermo” e “la Luce che Riflette”. Quindi divento come Lui.

Ma posso assicurarmi di avanzare nella direzione giusta? Per fare questo, devo avere un gruppo dove lavorare. Se veramente mi sforzo, aspetto mentre il Creatore faccia l’azione necessario su di me, organizza “esercizi” per me. Sono pronto: voglio e accetto tutto volenterosamente, con gioia e gratidudine, benedicendo il male come il bene.

Ma come posso controllarmi in questo? Il criterio è quello che segue: quando arriva la pesantezza nel cuore, sono grato, grato di trovare un posto dove lavorare, che il Creatore non mi abbia dimenticato e mi mostri l’altezza del prossimo gradino. Ora, mi manca soltanto la Luce per salire con l’intenzione altruistica.

Quindi la pesantezza del cuore dimostra che posso ascendere alla proprietà della dazione. É questa la differenza tra il cammino della Torà e il cammino della sofferenza.
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(Dalla quarta parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 07.11.2013, Scritti di Baal HaSulam)

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