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La forza che rivela il mondo spirituale

Domanda: Se il generale ed il particolare sono uguali, allora il gruppo, così come un individuo, dovrebbe temere la possibilità che i partecipanti non riescano a staccarsi dal loro ego?

Risposta: Se si tratta di un “gruppo” vero, esso opera la trasformazione dal generale al particolare, in “un solo insieme” in relazione al Creatore. E nella misura in cui il gruppo diventa un “individuo” singolo, raggiunge l’unione e la garanzia, un solo pensiero comune; allora questo “individuo” si trasforma in qualcosa di ricco ed eccezionale, attraverso l’unione dei diversi stati di tutti i suoi partecipanti dentro di sé.

Il Creatore è descritto come “L’Unico, il Solo e l’Unito ( singolo)”. Così è il gruppo, se agisce come “una sola” entità che unisce in sé le azioni di molte persone, e quindi ci si riferisce ad esso come al “singolo”, “l’unico nel suo diritto”. E questo è ciò che determina il potere di “una sola” entità.

Il gruppo non si misura in base al numero dei suoi partecipanti. Ma è definito dalla sua unione, dalla qualità del legame che è caratterizzato dal fatto che i suoi partecipanti sono uniti, essendosi elevati al di sopra del proprio egoismo per il bene degli altri. Questo è ciò che rende il gruppo potente poiché nella spiritualità, il potere non è determinato dalla quantità, ma dalla qualità, ed è la conseguenza di molti legami, specialmente dovuti al fatto che i membri si uniscono come un solo insieme.

Questa è la forza con la quale scopriamo il mondo spirituale! Se potessimo mettere d’accordo tutti questi significati: “L’Unico, il Solo e L’Unito” come riguardanti la connessione tra di noi, arriveremmo alla rivelazione del Creatore.
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(Dalla 1.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 05.05.2011, Shamati No. 56)

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 25.05.2011

Shamati, Articolo 25, “Cose che vengono dal cuore”
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Il Libro dello Zohar, Truma (Donazione), Pagina 1, “Chi è lei che guarda sorgere l’ aurora”, Punto 1, Lezione 1
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Prefazione alla Saggezza della Kabbalah, Pagina 567, Punto 4, Lezione 3
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Global Yeshivat Haverim –25.05.2011

Yeshivat Haverim
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Il luogo dove siamo uno

Domanda: Cos’è questa goccia che deve completare il mio desiderio affinché possa sanarlo e mi porti in qualche posto?

Risposta: Il tuo desiderio è solo un tuo desiderio, quando di fatto esso è unito ad altri desideri, ed è lì che radica tutto il problema: non siamo abbastanza uniti. Le forze individuali si trovano in abbondanza, mentre la forza collettiva dell’unità no.

Tutti leggono i libri, conoscono tutte le idee in eccesso, capiscono le fonti, lavorano nel gruppo, divulgano la Kabbalah e partecipano ai congressi, ma la domanda è: stiamo costruendo il luogo nel quale dobbiamo rivelare il nostro grado più alto? Questo luogo è il nostro desiderio integrale. L’integrazione dei desideri è il luogo nel quale troviamo il mondo futuro. Abbiamo un luogo del genere? Ci sentiamo internamente uniti per rivelare nella nostra unicità il Creatore?

Questo è esattamente quello di cui manchiamo, ovvero è lì che non stiamo esercitando lo sforzo sufficiente. Abbiamo bisogno di un campo intenso, dell’intensità tra di noi, di un anelo verso una stretta interconnessione. Solo in esso, in questo campo, riveleremo il Creatore.

Ognuno ha un enorme potere, tutti sono pieni di idee brillanti e sebbene si faccia uno sforzo più serio, l’unità continua ad essere qualcosa di cui manchiamo. Non abbiamo lavorato abbastanza per creare il luogo di cui abbiamo bisogno.

Tutte le anime si elevano a Malchut del mondo di Atzilut e la Luce discende a loro dall’alto. È Malchut in particolare che riceve la nostra preghiera (MAN), la somma totale (Σ) dei nostri desideri che si dirigono unicamente all’unità, ed è questo quello di cui abbiamo bisogno. Le grida individuali non si elevano a Malchut di Atzilut, e restano come una supplica senza senso. Questa aspetta una necessità comune, dato che la spiritualità si rivela nell’unità tra le persone.

Pertanto, si dice che il numero minimo di persone è due. Anche due, tu ed io, e la connessione tra di noi è sufficiente. Se creiamo questa relazione motivata dal desiderio di trovare il Creatore, questo diventerà il luogo della Sua rivelazione.

Questo è il problema. Se non stai lavorando all’unione, le tue preghiere non vengono accettate. Devi rispondere a due domande:

  1. Hai studiato la Torà? In altre parole, ti sei sforzato di amare gli altri come ami te stesso per mezzo della Luce superiore che è considerata come “Torà”? Hai desiderato fortemente di stabilire la connessione con gli altri ed imparare ad amare? Questo è ciò che viene considerato studiare la “Torà”.
  2. Hai sperato nella redenzione? In altre parole, a prescindere da tutti i tuoi sforzi, non hai ottenuto nessun risultato. L’hai anticipata in tutti i modi? Hai elevato il MAN per la correzione? Dopotutto, la redenzione viene dal Creatore in un istante.

È obbligatorio unire queste due condizioni. Non c’è altra soluzione. Non si tratta delle esigenze personali di qualcuno, ma di leggi. In realtà, ci sono solo due forze: l’attributo della dazione e quello della ricezione. La connessione tra di loro organizza per noi tutto il sistema di causa ed effetto della creazione.

Non posso rivolgere delle suppliche alla legge, alla natura, della quale sono parte integrante. Pertanto, la saggezza della Kabbalah ci spiega come utilizzare correttamente queste forze della natura.
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(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 18.04. 2011, Baal HaSulam lettera 10)