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Global Yeshivat Haverim – 08.05.2011

Global Yeshivat Haverim
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Lezione virtuale – Nozioni di base di Kabbalah – 08.05.2011

Lezione virtuale – Nozioni di base di Kabbalah
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A proposito dei congressi virtuali e una vera connessione

Domanda: Alla luce del prossimo congresso di Mosca, lei ha detto che è arrivato il momento di abituarci ai congressi virtuali, e a sentire una maggiore connessione perfino stando davanti ai nostri schermi. Cosa significa?

Risposta: I congressi sono un balzo in avanti. Ma in aggiunta, noi dobbiamo mantenere questa connessione quotidianamente e intensificarla. Grazie ai congressi, noi creiamo degli impulsi per l’unificazione, e durante gli intervalli tra ogni congresso è vitale per noi sostenere una connessione permanente e intensificarla giorno dopo giorno.

Non c’è altra scelta; noi dobbiamo raggiungere un mondo “rotondo”, globale e integrale. Non sono soltanto parole. Non dobbiamo rompere la connessione dopo tre giorni di congresso; la connessione deve essere alla base dell’agenda quotidiana del mondo. Questo è quanto ci è chiesto.

Quindi, dobbiamo coltivare quelle relazioni tra di noi che ci permetteranno di rimanere in connessione perfino virtualmente, senza sentirci ne vederci uno con l’altro. È per questo, prima di tutto, che Internet è emerso: il suo scopo è di aiutare il mondo intero a creare un legame d’interconnessione sano e a muoversi dall’unità virtuale corporea a quella spirituale. E noi dobbiamo utilizzare questo mezzo.

Perciò io suggerisco che i nostri prossimi congressi siano piccoli, di mille o duemila persone che si riuniscano nella stessa regione. E gli altri assisteranno virtualmente, senza che questo rovini niente per loro. Al contrario, tutti vivono in uno stato collettivo, e i partecipanti “virtuali” non sentono la minima debolezza unendosi con i partecipanti nel posto fisico.

Questo ci permetterà di fare diversi congressi all’anno; inoltre, saremo capaci di mantenere un legame giorno dopo giorno. Smettiamola di spendere tanti soldi per due grossi congressi all’anno, dopo i quali ancora sperimentiamo una discesa e un ritorno allo stato precedente. Io voglio trasferire l’ enfasi del congresso fisico a quello interno, e da quest’ultimo all’interconnessione interna quotidiana. È estremamente importante. Altrimenti non saremo capaci di costruire un luogo per la rivelazione del Creatore tra di noi.
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(Dalla quarta parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 18.04.2011, Baal HaSulam, lettera n.10)

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Avanzando dal contrario

Il nostro desiderio è cominciare a prendere la forma corretta. Desideriamo unirci per rivelare un strappo verso l’unita dentro ogni persona malgrado l’egoismo. Questo è molto importante, malgrado il mio egoismo, faccio degli sforzi per aspirare interiormente ad avvicinarmi agli amici, per mantenere con tutti una stretta relazione, come persone che sono vicine a me in spirito e proposito.

La cosa più importante adesso per me è di essere capace di avere fiducia in loro. Se siamo uniti, allora loro si assicurano del fatto che io non mi dimentichi del nostro cammino e che diventi solo più forte nel consolidamento comune.

Aspiro ad unirmi agli amici e spero che questa aspirazione mi abiliti a ricevere un desiderio insaziabile di unità con loro. Questo è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Dall’inizio alla fine della correzione, questa è l’unica cosa che ci viene richiesta.

È per questo che è scritto che amare il prossimo come se stessi è la regola che conclude e riassume tutta la Torà. Non c’è nient’altro a parte questo e dobbiamo dirigere il nostro cammino unicamente in questa direzione. Non importa quanto ci rifiutiamo, se vogliamo realizzare il programma della creazione per mezzo di un scenario accelerato, c’è solo un’opportunità: cominciare dal contrario, dallo stato più odioso e ripugnante e da lì adottare delle misure verso l’amore per il prossimo.
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Nello stato futuro siamo liberi

Baal HaSulam, “Questo è per Giuda”: “Questo anno qui … il prossimo anno, libero”. È scritto riguardo a questo che l’obbiettivo di questa Mitzvà (comandamento) è che possiamo evocare la redenzione garantita, destinata a noi, come nella Mitzvà di mangiare il Matzà dei nostri padri in Egitto.

In questo modo, dimostriamo la nostra fiducia nel fatto che usciremo sicuramente verso la libertà. Usciremo dalla schiavitù, sostenuti dal potere del nostro ego che intenzionalmente ci opprime. Quando cresciamo ansiosi di scuoterci e di essere disposti ad elevarci al di sopra dell’egoismo, allora ci liberiamo da esso.

Il Faraone indurisce il nostro cuore come se si aggiungesse del carico ai pesi con i quali una persona si allena. Ad ogni nuovo grado, dobbiamo sollevare più peso e con maggiore frequenza, col fine di acquisire un determinato risultato. Il Faraone è considerato come “un aiuto contro di lui”. Il Creatore stabilisce intenzionalmente il tiranno, il Faraone, contro di noi, per obbligarci ad unirci contro di lui.

Tuttavia, siamo incapaci di unirci a prescindere dal fatto che improvvisamente cerchiamo di farlo. Quanto più sforzo esercitiamo, più forte diventa il Faraone, caricandoci di un peso aggiuntivo. Ci sembra di essere indeboliti in questo cammino e che la nostra energia diminuisca, ma non è così. Al contrario, stiamo diventando sempre più forti, mentre il nostro lavoro è ancora più difficile in qualità e quantità.

Se non ci arrendiamo, ma continuiamo lungo questo cammino, allora possiamo costruirci un ambiente e prepararci ad uscire dall’Egitto. Tutto dipende dalla nostra preparazione. La nostra forza deve crescere a tal punto che il Faraone resterà senza pesi per indurire i nostri cuori. In quel momento ci libereremo dell’Egitto.

Non sappiamo in anticipo quando verrà finalmente quello stato in cui il potere della nostra unità e l’aspirazione per essa crescerà fino a superare la pesante mano del Faraone ed a lui non resterà niente con cui caricarci. Al contrario, quanto più avanziamo, più densa diventa l’oscurità. Cominciamo a costruire le “città della povertà” che non ci portano nessuna soddisfazione e piangiamo in virtù di questo pesante lavoro.

In altre parole, attraverseremo stati difficili. Alla fine, attraverseremo anche le “dieci piaghe” e la densa oscurità egizia, come la massima espressione di ogni tipo di problemi che dobbiamo superare se stabiliamo l’interconnessione tra di noi. Non importa quanto difficile sia e quanta discordia si senta tra di noi, se anche così ci uniamo, ci libereremo della nostra natura.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 18.04.2011, “Questo è per Giuda”)

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Scritti di Baal HaSulam “Tutti coloro che soffrono per il Pubblico”
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Il Libro dello Zohar, Mishpatim (Ordinanze), Articolo “Il Nonno”, Punto 299, Lezione 10
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Talmud Eser Sefirot, Volume 1, Punto 1, Histaklut Primit, Lezione 9
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Baal HaSulam Giornale “La Nazione”, Articolo abbreviato “L Individuale e la nazione”
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