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Ci serve un mondo nuovo

Uno studente mi ha scritto dicendo che oggi tante persone credono che serva un mondo nuovo. Ha chiesto “ se tu dovessi costruire il mondo da capo, da dove inizieresti?” Gli ho risposto che inizierei con un Paese, un Paese autosufficiente. Poi chiederei un po’ di tempo per sviluppare il popolo, sviluppare la società.

Il problema è che siamo tutti come bambini che si aspettano che il mondo funzioni come vogliamo noi semplicemente perché lo vogliamo. Non funziona così. Per far sì che le cose funzionino come vogliamo noi, dobbiamo imparare come farlo accadere, come farlo correttamente.

Con imparare, non intendo dire che dovremmo apprendere il mondo, ma noi stessi. Dobbiamo cambiare noi per poter costruire un mondo dove otterremo ciò che vogliamo, senza inquinare l’aria, la terra e l’acqua, senza eliminare specie intere di piante e animali, e alla fine distruggere noi stessi.

Il cambiamento che dobbiamo apportare in noi riguarda il nostro rapporto con la società, l’importanza che attribuiamo alla società in cui viviamo, non a noi stessi. In altre parole, le connessioni tra noi dovrebbero essere la nostra priorità, in opposizione alla nostra tendenza attuale di concentrarci su di noi.

Solo una volta cambiati noi, i prodotti che creiamo contribuiranno al mondo intero. Dato che la nostra mentalità cambierà dal narcisismo alla considerazione reciproca, tutto ciò che facciamo avrà come obiettivo servire gli altri piuttosto che soltanto noi.

Questo non vuol dire che non avremo più oggetti personali o che non avremo bisogno di cose personali, ma il modo in cui li creeremo e useremo includerà intrinsecamente il pensiero del bene comune. Di conseguenza, non dovremo più preoccuparci di creare prodotti sostenibili o usare prodotti che rispettino l’ambiente poiché sarà la nostra natura lavorare per il beneficio di tutti.

In altre parole, il livello al quale eleviamo l’umanità corrisponde al livello al quale si innalzerà la società. Il successo di un paese non dipende dagli avanzamenti tecnologici, dai governi o dai paradigmi educativi. Il successo di un paese dipende da quanto le persone tengono a mente il bene comune. La coesione sociale e la responsabilità reciproca sono gli unici fattori che determinano il destino di una nazione.

Una volta che avremo costruito un paese modello per l’umanità, sarà possibile riprodurlo in tutto il resto del mondo. Questa è stata la mia risposta allo studente che ha chiesto come costruire un nuovo mondo.

Dove sono finiti tutti i bambini?

 

E’ stata portata alla mia attenzione una notizia pubblicata nel The Wall Street Journal un paio di settimane fa. Diceva che “Il numero di bambini nati in America nell’ultimo anno è il più basso degli ultimi quattro decenni”. “Il tasso di fertilità totale” continuava “è crollato a 1.64… il più basso tasso mai registrato”, e aggiunge che “le nascite totali erano più basse registrate dal 1979”. Se si considera l’alto numero di immigrati che si riversano negli Stati Uniti ogni anno, con tassi di nascita molto più elevati di quelli delle donne americane, e che per mantenere le dimensioni della popolazione (livelli di sostituzione) è necessario un tasso di nascita del 2.1, è evidente che negli USA le cose stanno cambiando.

In molti sensi, gli Stati Uniti sono in declino da diversi decenni. Per quanto riguarda i tassi di fertilità, credo che con 1.6 non si sia toccato ancora il fondo. In una generazione in cui i genitori non si godono i loro figli, non c’è da sorprendersi che non vogliano averli.

La struttura naturale della famiglia è ormai scomparsa. Le famiglie in cui entrambi i genitori sono a casa, e in cui per entrambi sia il primo matrimonio, sono obsolete. Di conseguenza, i bambini di oggi non si aspettano nemmeno una struttura familiare tradizionale e organica. Le persone crescono sole, vivono nelle proprie camere fin dalla tenera età, e spesso sono lasciati a se stessi anche nei contesti sociali, come a scuola.

Perché le persone in uno stato tale vorrebbero fare figli? Non si sentono connessi agli altri e non hanno alcun desiderio di avere figli propri, che dovrebbero allevare, solo per diventare lontani da loro come lo sono loro dai propri genitori.

Quindi, anziché fare figli, le persone preferiscono passare il tempo seguendo i propri capricci e concentrandosi sui propri sogni, e raramente mettere su famiglia è uno di questi. Se si aggiunge il fatto che allevare figli è molto costoso, allora l’idea intera sembra totalmente sgradevole. L’unica cosa che attrae i giovani d’oggi, e anche i meno giovani ormai, è il motto “Prenditi cura di te stesso, null’altro è importante”.

In aggiunta, il tasso di immigrazione attuale supera le 200.000 persone che attraversano il confine meridionale ogni mese. Con un tasso di fertilità molto più elevato di quello delle donne americane, l’afflusso sta creando una trasformazione fondamentale. L’equilibrio etnico sta cambiando.

Questo processo non sarebbe così significativo se fosse semplicemente uno spostamento nell’equilibrio delle etnie. Il punto è che gli immigrati arrivano negli USA da un contesto completamente diverso con un sistema di valori totalmente diverso da quello della maggior parte degli americani.

L’americano di quaranta o cinquant’anni fa ormai non c’è più. La psicologia di tanti americani, i loro valori e l’approccio alla vita, sono già molto diversi da quelli che dominavano nel paese fino a pochi decenni fa, e i cambiamenti continuano.

Alla fine, si formerà una nuova società ed emergerà una società coesa in America. Ciò che rimane da vedere è quando e , cosa più importante, a che costo l’America arriverà a questo punto.

Un ascensore per il mondo del domani

Ogni volta che il mondo sperimenta un  grande sconvolgimento, nasce il desiderio di allacciare buone relazioni tra tutte le persone. Ogni volta che un paese attraversa una crisi interna, nasce il desiderio di unire tutte le parti della nazione. Eppure, nonostante ciò, la vita continua a portarci da delusione in delusione. Quindi, cosa ci manca per la via della tranquillità e della soddisfazione?

Il problema è che gli esseri umani sono egoisti per natura. Pensiamo solo a noi stessi, cerchiamo il nostro bene e usiamo gli altri per il nostro piacere. Quindi, anche se pensiamo a cose come costruire un legame reciproco tra le persone e cerchiamo di fondare organizzazioni e processi per promuovere tale obiettivo, i nostri risultati mancano del potere per superare la natura umana, cioè  mettere dentro i nostri cuori l’amore per gli altri prima dell’amore solo di noi stessi. Per questo motivo, i nostri sforzi per costruire legami non durano mai a lungo.

Ciò di cui abbiamo bisogno per avere successo è un potere speciale, qualcosa di ultraterreno, una specie di meccanismo miracoloso che ci possa elevare dalla nostra natura egoistica a una natura molto più avanzata e sublime di amore per gli altri, qualcosa di completamente nuovo.

Siamo al centro di un processo evolutivo. Negli ultimi decenni, il mondo è diventato un sistema olistico in cui tutti i suoi dettagli sono interconnessi, interdipendenti e correlati, Ma noi esseri umani, con la nostra concentrazione interiore egoistica, non siamo ancora integrati nel mondo emergente. Man mano che il mondo diventa più interconnesso, insieme cresce l’ego di ognuno e allo stesso tempo ci allontana. Così cresce anche  l’incompatibilità tra l’umanità e il sistema natura. Se la natura umana non cambia, è solo questione di tempo arrivare a un’esplosione distruttiva.

C’è un solo meccanismo che ci può risparmiare  questo terribile destino ed elevarci a un nuovo livello di interazione, più sicuro e più piacevole. Questo meccanismo salvavita è descritto nella saggezza della Kabbalah ed è un metodo per correggere la natura umana. In generale, il metodo si basa sull’apprendimento e la pratica di tecniche di connessione e comunicazione per piccoli gruppi. Si impara anche in modo approfondito sul sistema integrale della natura e la forza che collega tutte le parti della realtà in un meccanismo integrale e perfettamente modellato.

C’è un sistema completo alla base di tutta la natura dove tutto procede in connessione, perfezione e armonia. Questa legge suprema della natura che richiede amore non può assolutamente essere violata. Nella misura in cui trascendiamo la nostra natura egoistica per l’amore verso gli altri, la distanza tra noi e gli altri si accorcia finché saremo letteralmente in grado di sentire tutti dentro di noi. I nostri calcoli mentali ed emotivi diventano armoniosamente connessi; la mente e il cuore si uniscono in una linea centrata dove tutto diventa integrale e collegato.

Un tale processo di sviluppo può portare ciascuno di noi ad acquisire il vero amore per gli altri e quindi  essere in grado di iniziare a contribuire nel  plasmare l’ambiente circostante per sostenere anche tale obiettivo. Questo passaggio rivoluzionario dall’indipendenza all’interdipendenza eleverà il nostro mondo di guai al mondo di domani, un mondo più vicino e cooperativo in cui tutta l’umanità ascenderà a un futuro prospero.

(Immagine: Reuters)

Come fraintendiamo la capacità di governare

Di recente mi è stata segnalata un’intervista al primatologo Frans de Waal. De Waal, autore prolifico che ha scritto molto sulle sue ricerche sugli scimpanzé, è famoso per aver promulgato il concetto di “maschio alfa”. Nel suo libro ”Chimpanzee Politics”, ha parlato di questo concetto e l’allora Presidente della Camera dei Rappresentanti, Newt Gingrich, ha raccomandato il libro ai nuovi membri del Congresso e alle donne. Secondo De Waal, però, il concetto è stato mal interpretato e ha finito per significare, come ha spiegato in una conferenza TED, che un maschio alfa “è fondamentalmente un bullo”.

In realtà, dice De Waal, i maschi alfa non sono necessariamente i più aggressivi o i più forti. Per la maggior parte, salgono al vertice formando coalizioni con altri maschi e continuano a coltivare le loro relazioni con loro una volta raggiunta la posizione di vertice. La coalizione li aiuta a mantenere il loro status e a scoraggiare potenziali sfidanti.

Tuttavia, una coalizione di maschi non è sufficiente per mantenere la posizione di vertice. Nonostante la loro inferiorità fisica, le femmine hanno un ruolo decisivo nel branco. Per ottenere il loro sostegno, il maschio alfa coccola le femmine con cibo e altre leccornie e solletica i loro piccoli.

È interessante notare che sia il maschio alfa che la femmina alfa svolgono il ruolo di pacificatori: il maschio tra i maschi e la femmina tra le femmine. Quando il maschio alfa interviene per riappacificare le scimmie belligeranti, trascende la logica della coalizione e agisce come un pacificatore oggettivo. I membri del branco lo riconoscono e lo rispettano per questo.

Ancora più interessante è il fatto che un maschio alfa spesso assiste un membro malato del branco senza alcun motivo apparente. Anche se non è un membro della sua coalizione e non sembra esserci alcun vantaggio personale nell’aiutare una scimmia più debole o malata, maschio o femmina, il maschio alfa spesso condividerà il cibo, offrirà conforto e assisterà in molti altri modi.

Di norma, più il maschio alfa è gentile, più il suo regno è lungo. E quando sarà il momento di essere sostituito, non sarà maltrattato. Al contrario, il branco continuerà a rispettarlo e ad assisterlo nella vecchiaia, in omaggio alla sua gentilezza quando era sul trono.

Se un bullo diventa il maschio alfa, come a volte accade, dominerà finché la sua forza fisica resisterà. Quando verrà sfidato, il branco non solo non lo sosterrà, ma sosterrà il suo sfidante. La fine di un maschio alfa prepotente sarà invariabilmente amara e dolorosa.

Sto descrivendo tutto questo per dimostrare quanto siamo simili. In altri termini, se la nostra società fosse giusta ed etica come quella degli scimpanzé, probabilmente avrebbe un aspetto simile a questo. 

Alla fine, i desideri degli esseri umani e quelli dei primati sono gli stessi desideri, gli stessi pensieri e calcoli. La differenza sta nell’intensità e nella sofisticazione, ma i desideri sono tutti uguali. L’invidia, la passione e la fame di potere esistono nell’uomo come nei primati, anche se in questi ultimi sono meno sviluppati e meno sofisticati.

Se ci esaminiamo onestamente, vedremo che a livello sociale non ci siamo evoluti più di loro. Mentre noi abbiamo sviluppato la tecnologia, loro hanno sviluppato caratteristiche sociali positive che noi non abbiamo sviluppato. Di conseguenza, abbiamo una società tecnologicamente avanzata che usa la tecnologia contro i suoi stessi membri.

C’è una ragione per cui questo accade, una differenza fondamentale che rende impossibile per la nostra società diventare come quella dei primati. La differenza è che ciò che loro fanno istintivamente, noi dobbiamo farlo consapevolmente, altrimenti non saremo affatto in grado di farlo, come è evidente.

Se fossimo destinati a rimanere al livello dei primati, non avrebbe senso diventare umani. Ci è stato negato l’istinto di costruire una società positiva e solidale, in modo che la sviluppassimo di nostra iniziativa. Così facendo, coglieremo i meriti di una società di questo tipo rispetto al suo opposto, che è il nostro stato attuale. Questo, a sua volta, renderebbe la nostra comprensione della natura umana, e della natura nel suo complesso, molto più profonda di quella di qualsiasi altro essere creato.

Alcuni possono pensare che cercare di prendersi cura l’uno dell’altro sia ingenuo o irrealistico, ma non capiscono che, così facendo, stiamo costruendo al nostro interno la struttura che esiste al di fuori di noi. Studiamo la natura simulando il suo modus operandi e, poiché la natura funziona in maniera reciproca e assistita, come dimostra la società degli scimpanzé, l’unico modo per capire la natura è costruire una società simile, di nostra iniziativa e con i nostri sforzi.

La natura, in un certo senso, ci ha resi ciechi perché sviluppassimo la nostra visione da soli. Noi, per la nostra cecità ed egoismo, pensiamo che tutto il mondo sia cieco ed egoista come noi. Ma se ci sforziamo di agire come gli animali agiscono naturalmente, scopriremo la vera disposizione premurosa della natura.

Non mentirò

NGL è una applicazione nuova che ha riscosso molta popolarità. Il nome dell’applicazione è l’acronimo di  ” Not Gonna Lie”, ” Non Mentirò”,  con essa gli ideatori ritengono di offrire “una nuova interpretazione dell’anonimato”.  Secondo i creatori dell’app, “l’anonimato dovrebbe garantire un luogo divertente ma anche sicuro dove poter esprimere le proprie emozioni ed opinioni senza provare vergogna”. In realtà l’app è diventata terreno fertile per insulti, calunnie e minacce. È vero che nell’applicazione le persone esprimono le proprie opinioni, ma è tutt’altro che un luogo sicuro. D’altronde, se la natura umana è quella che è, cosa ci dobbiamo aspettare? 

Pensiamo che le manifestazioni di odio e violenza si vedano principalmente nei film e che nella vita reale le persone siano più contenute. Forse sono un po’ più contenute,  ma un’applicazione come NGL dimostra che si tratta solo di una facciata e che se ci viene data l’opportunità siamo capaci di scannarci. Se c’è qualcosa di buono in applicazioni come la NGL è che attraverso di esse ci possiamo rendere conto di quanto sappiamo essere cattivi. 

Non si tratta solo di applicazioni, in ultima analisi, tutto ciò che creiamo si trasforma in cattivo per via della nostra natura malvagia. Anche se volessimo non potremmo creare altro. Il fatto che ci siano delle invenzioni che sembrano innocue o addirittura buone, non vuol dire che sono come appaiono, ma solo che la cattiveria che è in loro non è stata rivelata. Questa rivelazione, ad ogni modo, per quanto difficile possa essere, è il primo passo verso l’eliminazione della piaga.

Per acconsentire ad essere gentili gli uni con gli altri, dobbiamo accorgerci della nostra natura corrotta. Al di là di poche eccezioni le persone non hanno una briciola di bontà. Usano gli altri per le proprie necessità e la differenza tra un comportamento e l’altro, sta nel tornaconto personale; le necessità altrui non vengono prese in considerazione.

Anche le persone buone sono buone solo perché si sentono meglio con se stesse,  non non si tratta di altruismo. Se fossero nate con meno compassione nel cuore, si comporterebbero con meno gentilezza verso gli altri.   In altre parole la loro bontà non è generata dal buon cuore ma da un comportamento egoistico. Certo, questo è preferibile alle persone che amano la prepotenza, ma il motivo dietro a tale condotta è pur sempre dettato dall’egoismo e, qualora dovesse presentarsi la circostanza, l’ egoismo si rivelerebbe.

In conclusione, Not Gonna Lie, Non Mentirò, non mente davvero. La domanda è cosa vogliamo fare della verità che rivela. Vogliamo che la natura umana ci diriga verso maggiori soprusi, dolore, sfiducia, emarginazione e le loro relative propaggini quali depressione, violenza, abuso di droghe e guerre? Oppure vogliamo dire: “Basta!” al nostro ego e decidere insieme di cambiare il nostro atteggiamento verso l’altro e di elevarci al di sopra della nostra natura violenta? Ora che lo sappiamo, possiamo scegliere.

Esiste un sostituto all’abuso di sostanze?

Il 26 giugno, le Nazioni Unite hanno indetto la Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga. Il messaggio del Segretario generale per quel giorno è stato: “Non possiamo permettere che il problema della droga nel mondo oscuri ulteriormente la vita di decine di milioni di persone che vivono in crisi umanitarie. In questo giorno importante”, ha suggerito, “impegniamoci a sollevare quest’ombra una volta per tutte e a dare a questo problema l’attenzione e l’azione che merita”.

A mio parere, finché le persone vorranno fuggire dalla vita e finché le droghe saranno così accessibili, l’abuso di sostanze e la tossicodipendenza continueranno ad affliggere l’umanità.

La vita è sempre stata dura. In questi tempi è ancora più difficile per molti, se non per tutti. Dato che le droghe sono così accessibili al giorno d’oggi, gli adolescenti e i giovani adulti che prima “si allontanavano da tutto” bevendo o fumando, ora lo fanno con le droghe, e anche con le droghe pesanti. Questo dà loro un buon sballo, disconnette i loro pensieri dalle insidie della vita e permette loro di sentirsi sollevati e felici, anche se si tratta di un momento transitorio che porta poi a un peggioramento della situazione.

Inoltre, la droga è un buon affare. Troppe persone in posizioni di vertice guadagnano troppi soldi perché la discussione sull’eliminazione dell’abuso di droga sia rilevante.

Con “posizioni di vertice” non mi riferisco ai tossicodipendenti o agli spacciatori. Mi riferisco ai politici che occupano cariche molto remunerative, il cui compito è quello di denunciare la piaga dell’abuso di droghe e sostanze e non fare altro che mantenere la propria posizione.

Come molti altri alti funzionari, essi considerano la definizione del loro lavoro non come una missione per aiutare l’umanità, ma come un nutrimento per la mucca da mungere ricavando il massimo possibile. Nel caso delle droghe, la mucca si nutre di altri tossicodipendenti e il latte è costituito dai budget gonfiati che le organizzazioni per la “prevenzione dell’abuso di droga” ricevono per perpetuare il problema fingendo di combatterlo.

E’ per questo che secondo le statistiche dell’ONU, la vendita di stupefacenti sul dark web  è quasi quadruplicata tra il 2011 e il 2020. Se ci fosse l’intenzione di eliminare l’abuso di droga, coloro che sono ai vertici del sistema sarebbero già stati licenziati da tempo. Ma poiché non c’è questo obiettivo, queste persone vengono acclamate come eroi e i loro bilanci vengono gonfiati ancora di più, per far fronte alla crisi “crescente”.

Se vogliamo veramente affrontare la questione dell’abuso di sostanze, dobbiamo prima decidere cosa vogliamo fare con i tossicodipendenti. Vogliamo che vivano o che scompaiano? Se è la seconda opzione, le autorità devono fornire le condizioni adatte per permettere loro di vivere per vivere la loro vita fino a quando non saranno scomparsi. Se non riusciamo a convincere le persone che c’è di più nella vita che non fuggire, dovremmo almeno permettere loro di scappare con dignità fino a quando non se ne andranno.

Allo stesso tempo, dovremmo rendere le droghe inaccessibili, in modo molto semplice. Questo se siamo disposti a eliminare i posti di lavoro ben retribuiti di coloro che si occupano di “combattere” l’abuso di droga. Se decidiamo davvero di eliminare le droghe, dovremmo eliminarne l’accesso. Questo è il primo passo.

Poi, dovremmo offrire un sostituto. Non tutti lo vorranno, ma dovremmo comunque offrire un sostituto che possa soddisfare il bisogno che spinge almeno una parte delle persone all’abuso di droghe e ad altre forme di evasione.

Il sostituto che dovremmo offrire ai tossicodipendenti sono le connessioni umane di supporto. Proprio come i veterani del Vietnam, molti dei quali erano forti consumatori di droga durante il servizio, hanno smesso una volta tornati alle loro famiglie, dovremmo offrire lo stesso stato d’animo agli attuali tossicodipendenti.

Questo sentimento di calore familiare, di accettazione e di consapevolezza che le persone si preoccupano per te, è l’ingrediente che si sta esaurendo più rapidamente nella società. Senza fiducia e senso di sicurezza, le persone avranno paura di affrontare la vita e opteranno per l’evasione. La connessione umana è l’unico antidoto all’abuso di droga. Non costa nulla, non rende molto, ha una pessima reputazione, ma funziona a meraviglia. Far sentire le persone benvenute e sicure le renderà affezionate alla vita.

 

Didascalia della foto:
Travis Hayes, 65 anni, si inietta quella che dice essere la droga sintetica fentanil, di fronte al luogo in cui il sindaco di San Francisco, London Breed, ha appena tenuto una conferenza stampa per introdurre la normativa volta a contenere l’aumento delle overdose mortali in città, nel quartiere Tenderloin di San Francisco, California, Stati Uniti, 27 febbraio 2020. REUTERS/Shannon Stapleton

 

 

La Società della gioia

La società del futuro è una società che vive secondo il principio “ama il tuo  prossimo come te stesso”, una società di gioia, sorrisi e riavvicinamento.

Domanda: Come si sente una persona al suo interno dal punto di vista della percezione della realtà? Sente il suo vicino, sente la struttura sociale?

Risposta: Sente se stesso in un ambiente che è assolutamente identico a quello che esiste dentro di sé. Dopotutto, il confine della percezione che ci sono io e qualcosa all’esterno di me viene distrutto, livellato.  Non c’è differenza tra il suo stato interiore e l’ambiente esterno.

Allo stesso tempo, la sensazione del nostro mondo egoistico, chiuso, spigoloso, limitato dal tempo, scompare.

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From KabTV’s “Kabbalah Express” 6/24/22

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La paura deriva dall’assenza di amore

Più il mondo diventa caotico,  più stressati e ansiosi diventiamo anche noi. L’insicurezza sul futuro è causa di trepidazione, l’unica cosa che sembra certa è che non possiamo fidarci di nessuno e non abbiamo idea di cosa ci riserverà il domani. C’è un solo responsabile dietro le nostre paure e ansie: siamo ostili e odiosi gli uni verso gli altri, e dove non c’è amore, c’è paura, e tanta.

Non solo le persone sono impaurite. Anche gli animali domestici, gli altri animali e persino le piante hanno paura, anche se non la etichettiamo come tale. La paura ci rende un grande servizio: è una sentinella che ci avverte di non cadere in trappole pericolose, un meccanismo di protezione che tutti gli esseri viventi utilizzano.

Sembra ragionevole pensare che il progresso ci abbia reso più sicuri di noi stessi. Sembra che attraverso la tecnologia possiamo proteggerci meglio in confronto a quando si viveva nelle caverne. Tuttavia, lo sviluppo ha portato con sé una serie di pericoli sconosciuti che non abbiamo idea di come affrontare.

In passato, i pericoli erano altrettanto temibili, se non di più, e davvero esistenziali. Per gli uomini delle caverne, ad esempio, avventurarsi fuori dalla caverna significava essere vulnerabili agli attacchi dei predatori. Tuttavia, la paura non generava panico perché si conoscevano i pericoli e si sapeva come proteggersi da essi.

Oggi, innumerevoli elementi e fattori influenzano la nostra vita e quella dei nostri cari e non possiamo conoscerli tutti, non possiamo prevederli e non sappiamo come superarli. Naturalmente, questo ci mette in uno stato di costante pressione e ansia.

Più ci evolviamo, più diventiamo egocentrici. Di fatto, dall’inizio del secolo, abbiamo raggiunto un tale livello di egoismo che i sociologi parlano di “epidemia di narcisismo”.

Poiché stiamo diventando sempre più sofisticati e sempre più narcisisti, stiamo sviluppando sistemi sempre più complicati che ci lasciano impotenti e diffidenti nei loro confronti e nei confronti degli altri. Poiché non ci piacciono e non ci fidiamo l’uno dell’altro, stiamo erigendo scudi protettivi che aumentano il nostro isolamento, la nostra esclusione e quindi la nostra paura.

Se vogliamo sentirci sicuri, non dobbiamo lavorare direttamente sull’aumento della nostra sicurezza. Al contrario, dovremmo mettere da parte l’eccessiva preoccupazione per noi stessi e concentrarci sullo sviluppo dell’attenzione per gli altri, poiché la mancanza di questa è la causa della nostra paura.

Il senso di sicurezza non deriva dalla lotta contro l’odio, ma dalla ricerca di un legame, di una cura. L’unica malvagità che esiste è nei nostri cuori. La sua cura non consiste nell’estirparla, ma nell’instillare considerazione e infine gentilezza.

Una persona che si dedica agli altri non ha paura di nulla. Prendersi cura degli altri è il dono più grande che si possa ricevere. Se riusciamo a costruire una società basata sulla considerazione e sul prendersi cura, sarà una società di persone fiduciose e felici, perché non c’è paura in presenza dell’amore.

Di Papa Francesco e della Terza Guerra Mondiale

Lo scorso mese è stata pubblicata una conversazione di Papa Francesco in cui egli ha parlato della guerra Russia-Ucraina come dell’inizio della Terza Guerra Mondiale. In una intervista rilasciata ai redattori delle pubblicazioni gesuite europee, e pubblicata per la prima volta dalla rivista italiana dei Gesuiti, La Civiltà Cattolica, il Papa ha detto: “Il mondo è in guerra. Per me, oggi, è stata dichiarata la Terza Guerra Mondiale”. In seguito, ha deplorato: “Che cosa sta succedendo all’umanità da avere tre guerre mondiali in un secolo?”. Non credo che il conflitto tra Russia e Ucraina sia una terza guerra mondiale o che debba trasformarsi in una terza guerra mondiale. Tuttavia, il fatto che ci sia questo pericolo, o che ci sia una guerra, dimostra che non abbiamo tratto le giuste conclusioni, il che ci mette nuovamente in pericolo.

È chiaro a tutti che nessuno ha nulla da guadagnare se la guerra in Ucraina degenera in un conflitto globale. Detto questo, la guerra è l’ennesima indicazione che non sappiamo ancora come governare il nostro desiderio di dominio e di controllo.

Siamo arrivati a un punto in cui il nostro ego non si accontenta di controllare gli altri. Al giorno d’oggi, le persone sono disposte a distruggere gli altri per il semplice fatto che si comportano o anche solo  pensano in modo diverso da loro.

Se vogliamo prevenire le guerre, dobbiamo aiutare tutte le nazioni a capire che la guerra non porta alcun beneficio, che non la vogliamo e non ne abbiamo bisogno. Si tratta di un processo che deve coinvolgere tutti, poiché ogni paese deve far sì che i suoi vicini seguano lo stesso iter, altrimenti i paesi bellicosi sfrutteranno gli sforzi degli altri per porre fine alla violenza.

Se i paesi non adottano questo approccio, continueranno a competere tra di loro, sfruttando ed esaurendo le risorse della terra. Stiamo già vedendo le conseguenze di questo atteggiamento sul nostro pianeta, ma si aggraveranno molto nel prossimo futuro. Fame, caldo estremo, freddo estremo e innumerevoli altri problemi travolgeranno l’umanità e costringeranno le nazioni a smettere di opprimere gli altri e a concentrarsi sulla propria sopravvivenza.

Per evitare che questo scenario si sviluppi più di quanto non abbia già fatto, l’umanità deve capire che dobbiamo imparare a lavorare insieme o la natura ci distruggerà. Attualmente, molte nazioni sognano ancora di conquistare altre nazioni. Dobbiamo gradualmente far capire a queste nazioni che così facendo non faranno altro che danneggiarsi, danneggiando anche tutti gli altri. Se non aiutiamo tutti a capire che dipendiamo gli uni dagli altri, nel bene e nel male, e che dobbiamo agire di conseguenza, saremo tutti in un mare di guai. 

Didascalia foto:
Papa Francesco arriva in sedia a rotelle per incontrare bambini disabili e bambini ucraini fuggiti dal loro paese a causa dell’invasione russa, in Vaticano, 4 giugno 2022. REUTERS/Remo Casilli/

La complessità del legame tra immagine e felicità

Con gli adolescenti e i giovani adulti che passano molto (troppo) del loro tempo su TikTok, Instagram e altre piattaforme di social media, la marea di video di giovani attraenti influenza le loro opinioni su come anche loro devono apparire. Con l’immagine del loro corpo modellata e scolpita dalle curve delle modelle, una valanga di messaggi dice ai nostri figli: “Non sei abbastanza bello! Devi dimagrire ancora! Devi sollevare più pesi! ” E poiché la loro immagine corporea non potrà mai soddisfare gli standard fissati dai social media, sono condannati a una frustrazione e a un’insicurezza insanabili.

Se non fossimo esseri sociali, non ci importerebbe del nostro aspetto. Agli animali non potrebbe importare meno di come appaiono.  A loro importa solo la forza fisica.

Per noi, l’aspetto fisico è tutto.  Non possiamo andare da alcuna parte o ottenere qualsiasi cosa senza soddisfare gli standard visivi richiesti. Qualunque cosa venga rispettata dalla società in cui ci troviamo, noi la adottiamo.  Altrimenti veniamo esclusi dalla società. È per questo che siamo così insicuri del nostro aspetto.

Gli standard della società vengono creati da film e  serie TV  irrealistiche e immagini modificate con photoshop. Noi, che non riusciamo a soddisfare questi standard irraggiungibili, siamo insicuri e frustrati. Se non fosse per l’influenza dei media, saremmo molto più rilassati e meno condizionati dall’aspetto.

Senza l’influenza dell’ambiente, al mattino ci laveremmo il viso e le mani e questo concluderebbe la nostra ” cura del corpo”. Ma non possiamo accontentarci di questo: dobbiamo fare la doccia, raderci, truccarci, scegliere il nostro guardaroba e fare tutto ciò che facciamo al mattino solo per sentirci abbastanza presentabili da affrontare la giornata.

Al giorno d’oggi, questo vale tanto per gli uomini quanto per le donne. In una generazione in cui l’apparenza significa tutto e la sostanza niente, non abbiamo altra scelta che adeguarci.

Il mio maestro, RABASH, diceva che se avesse potuto scegliere, non avrebbe mai tolto il pigiama col quale dormiva.  Era caldo, comodo, con delle grandi tasche, chi poteva chiedere di più?

Le persone che vivono su isole sperdute hanno sempre un aspetto trasandato. Non perché siano poveri e non possano permettersi di radersi, fare la doccia o comprare vestiti. Poiché sono soli, non hanno bisogno di impressionare nessuno e non hanno un codice di abbigliamento da rispettare. Pertanto, non hanno alcun riguardo per il loro aspetto. Potrebbero essere forti e sani, ma avere un aspetto disordinato, perché l’aspetto è solo per chi guarda.

L’importanza dell’aspetto non inizia con l’adolescenza. Anche i bambini di tre anni lo sentono. Forse a quell’età non lo capiscono, ma sono già influenzati dai codici sociali.

Come per gli adulti, così per i bambini. Se vogliamo che aumentino l’importanza della sostanza rispetto all’apparenza, della personalità rispetto all’aspetto, dobbiamo inculcare questi valori nella loro società. Di conseguenza, tutti all’interno di quella società adotteranno questa linea di pensiero.

Al contrario, se vogliamo che i nostri figli si adeguino al codice sociale dell’apparenza in modo da essere popolari tra i loro coetanei, dobbiamo farlo con molta attenzione. Se, ad esempio, una ragazza è in sovrappeso ma non riesce a seguire una dieta, non dobbiamo fare commenti sul suo peso. Al contrario, dobbiamo aiutarla ad accettare la sua persona così com’è. Se invece sappiamo che possiamo aiutarla a perdere peso e a migliorare la sua immagine tra le amiche, dobbiamo incoraggiarla a farlo.

In ogni caso, una persona sicura di sé non si farà abbattere. Le persone non deridono chi sembra a proprio agio con il proprio aspetto.

Per quanto riguarda l’aspetto estetico, questa è una storia diversa. Non credo che si debba avere un aspetto trasandato, disordinato o non pulito quando si è in società. Non dobbiamo avere un aspetto sgradevole, ma mantenere il nostro aspetto in modo che sia piacevole per le persone che ci circondano.  Questo non ha nulla a che fare con l’aspetto, ma con la considerazione reciproca e la decenza verso le persone che ci circondano. E questo vale non solo per me, ma anche per i miei figli: anche loro devono essere presentabili.

In conclusione, se vogliamo evitare inutili frustrazioni e insicurezze, dobbiamo introdurre nella società un’immagine del corpo più equilibrata, che non richieda alle persone di morire di fame o di allenarsi fino allo sfinimento.