Quali sono i tuoi pensieri e i tuoi bisogni per essere felice?

Una parabola racconta di tre fratelli che videro  Felicità seduta dentro un pozzo. Uno si avvicinò e chiese a Felicità del denaro e lo ricevette. Un altro chiese una bella moglie e la ottenne.

Il terzo si chinò sul pozzo. “Cosa ti serve?”, chiese  Felicità.

L’uomo le domandò: “Tu, di cosa hai bisogno?”

“Fratello, portami fuori di qui”, chiese Felicità.

Il fratello allungò la mano, tirò fuori  Felicità dalla fossa, si girò e se ne andò. E Felicità lo seguì.

La parabola ci mostra che la felicità ha seguito il fratello che non ha preteso nulla e che ha compiuto una buona azione, rendendo un servizio alla felicità. Non credo però che questo debba essere interpretato come una condizione perché la felicità ci segua, né che non dobbiamo avere richieste.

Penso che la felicità dipenda dal destino di ciascuno. Ognuno di noi si comporta in base a ciò che gli viene offerto, possiamo regalare la felicità o pretenderla per noi stessi. Il punto più importante è che dovremmo essere d’accordo.

In pratica, non possiamo cambiare. Forse la forza superiore può a volte attuare un cambiamento in base alla nostra sincera richiesta, ma noi stessi non possiamo modificare nulla personalmente.

Per quale motivo, inoltre, desideriamo la felicità degli altri?  Di solito è perché calcoliamo che di conseguenza otterremo anche noi la felicità. Se non dovessimo trarre vantaggio dal nostro desiderio apparentemente positivo verso gli altri, allora non avremmo tale desiderio. Non c’è via d’uscita da questo circolo vizioso egocentrico poiché il desiderio egoistico di profitto personale è la natura umana.

Non credo che si possa trovare la felicità. Piuttosto, dobbiamo crearla. Cioè, dobbiamo metterci in uno stato in cui sappiamo esattamente come far sì che la felicità si riveli, allora la sentiremo.

Che cos’è la felicità? La felicità è la sensazione che la nostra vita sia stata un successo, credo che questa sensazione ci arrivi con più facilità verso la fine della nostra vita.

La vita stessa è un lavoro costante, cioè una ricerca di metodi per ricostruire la nostra vita più e più volte in modo che porti la felicità che immaginiamo. Gradualmente, passiamo dall’immaginare la felicità per noi stessi a desiderarla per gli altri. Inoltre, troviamo il senso della nostra vita in questo percorso: “da me agli altri”. Attraverso questo percorso, possiamo raggiungere una condizione finale di felicità. È un lavoro costante e incessante e sarebbe saggio cercare di capire come farlo.

Probabilmente incontreremo una miriade di perturbazioni su questo cammino, ma la chiave per resistere è immaginare quel cammino e poi, come si dice, “la strada si arrende a colui che la percorre”. Quindi, se la felicità ci segue, non significa che siamo felici. Dobbiamo piuttosto lavorare costantemente per rendere felici gli altri, il che non è un compito facile. Tuttavia, non importa se sia facile o meno. Nulla è facile nella vita, ma questa è la strada per una vita significativa e felice.

Nella saggezza della Kabbalah si parla di due sentieri di sviluppo: il sentiero della luce e il sentiero delle tenebre. Il sentiero della luce è quando portiamo la luce alle altre persone, mentre il sentiero delle tenebre è quando non possiamo e non vogliamo farlo. In questo caso, “non possiamo” e “non vogliamo” sono la stessa cosa.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

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