L’Immigrazione sta uccidendo New York?

Ultimamente, si è parlato molto di una crisi dell’immigrazione a New York. Sempre più migranti stanno stabilendo le loro dimore per le strade di Manhattan, montando tende e dormendo sui marciapiedi nei freddi mesi invernali.

Il sindaco di New York ha avanzato l’idea di collocare i migranti su navi da crociera. Dall’altro lato, alcuni stanno chiedendo la chiusura delle frontiere, sollecitando il ritorno dei migranti nei loro paesi d’origine. È davvero una situazione complicata.

Oggi, milioni di persone in tutto il mondo sono in movimento, alla ricerca di una vita migliore. Ma dove si stabiliscono conta, e la Siberia non è esattamente in cima alla loro lista. Manhattan sembra sicuramente un’opzione molto più allettante.

Da un lato, gli immigrati hanno trasformato l’America in ciò che è oggi. Ma, d’altra parte, i tempi sono cambiati e ora gli Americani si sentono come i proprietari. Vogliono il loro benessere e l’idea di ospitare tutti ha perso il suo fascino di massa.

La grande domanda è se sia giusto per un paese chiudere le porte agli immigrati illegali. Io dico sì. Ogni paese ha il diritto di decidere chi entra e chi no, e questo include stabilire le regole.

Ma poi si pone un’indagine più profonda. Che ne è del senso di patria? È giusto sentire che la propria casa è esclusivamente tua? Non esattamente. Dipende dai valori e dai sentimenti di ciascuno, ma l’idea di un pianeta condiviso da tutti sta prendendo piede.

Un tempo ero ottimista sul fatto che le persone sarebbero arrivate a capire che nulla al mondo è veramente loro. Ma al giorno d’oggi l’umanità si comporta come se il mondo fosse il suo parco giochi personale, distruggendolo nel frattempo.

Il futuro? Idealmente, l’umanità ha bisogno di una seria rieducazione. Dovremmo considerare l’intero pianeta come la nostra casa comune, lavorando insieme per renderla un luogo buono per tutti.

Il nostro mondo sta vivendo cambiamenti oggi come in nessun altro momento della storia. Più diventiamo globalmente interconnessi e interdipendenti, più ci viene mostrato come dobbiamo spostare la nostra prospettiva da “questo è il mio posto, il mio paese” a “questa è la nostra casa comune, per tutti”. È arrivato il momento di liberarsi dalla mentalità di organizzare le nostre vite per il nostro  beneficio personale per vivere invece a beneficio degli altri e dell’intera umanità. Se riusciremo a compiere questo cambiamento su larga scala, assisteremo alla nascita di un nuovo mondo armonioso e pacifico.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

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