Perché alcune persone sono mancine e altre destrorse?

Secondo la saggezza della Kabbalah, esiste un livello di realtà superiore in cui le connessioni tra diversi fenomeni nel nostro mondo si connettono alla radice, come il rovescio di un’ immagine ricamata. 

Quando le forze discendono dalla realtà superiore a quella che percepiamo e sentiamo, si formano persone destrorse, altre mancine e altre  ambidestre, queste ultime sono molto più rare. 

La maggior parte delle persone sono inizialmente mancine e si convertono semplicemente in destrimani. Unendo le mani e vedendo se il pollice destro o sinistro è in alto, possiamo capire se in origine eravamo destrimani o mancini.

La radice del fatto che siamo destri, mancini o ambidestri risiede in ciò che la Kabbalah chiama le tre linee che fondano la nostra anima. Alcune persone provengono più dalla linea destra, altre più dalla sinistra e il terzo tipo si trova nel mezzo. Dipende dal tipo di anima, perché tutti noi siamo interconnessi in un unico sistema, un’anima, e ognuno di noi ha una funzione unica in quel sistema, come le varie cellule e gli organi di un corpo umano.

Inoltre, molte cellule e organi del nostro corpo operano in direzioni diverse e non necessariamente coincidono. Un altro esempio di questo tipo di sistema è un’automobile, con le sue varie parti che si muovono in direzioni diverse, alcune girano in avanti, altre indietro, e di conseguenza servono reciprocamente a spingere l’intera auto in avanti. La nostra vita è simile: ognuno sembra funzionare in modo versatile, ma c’è un equilibrio generale.

Pertanto, non importa se una persona è destrorsa e un’altra è mancina. Queste sono solo espressioni esteriori dei nostri stati interiori, delle qualità che scendono nel nostro mondo. La questione è se cerchiamo di completare in modo armonioso e pacifico le qualità degli altri, cioè di non usare le nostre qualità per competere e sopprimere gli altri, ma per avvantaggiarli.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

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