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Visto che sono uno Scorpione

Dr. Michael LaitmanSe fossimo tutti connessi integralmente, ognuno di noi definirebbe la propria auto percezione come il proprio atteggiamento verso gli altri. Alla fine tutto ritorna indietro come un boomerang. Se desideriamo il meglio per noi dovremmo essere buoni verso gli altri. Il problema consiste nel come farlo.

A questo punto mi viene in mente la parabola di una rana e dello scorpione. Una volta, uno scorpione doveva attraversare un fiume e chiese ad una rana di portarlo dall’altra parte. La rana rispose “Sembro forse una pazza? Mi pungerai e così morirò!” Lo scorpione promise di non pungere la rana, adduncendo la ragione che se lo avesse fatto sarebbero morti entrambi.

La rana credette allo scorpione e lo mise sulla sua schiena. Quando giunsero in mezzo al fiume, lo scorpione punse la rana che morì. Lo scorpione affogò assieme alla rana, ma giusto prima di morire, la rana fece in tempo a chiedere “perché mi hai punto? Adesso morirai” Lo scorpione rispose “Perché sono uno Scorpione” non aveva potuto trattenersi dal pungerla visto che questa era la sua natura. Trattenersi dall’usare il pungiglione era oltre il suo potere.

Questo è un problema comune per gli esseri umani. Non riusciamo nemmeno a percepire quanto la natura ci forzi a calcolare ogni cosa che facciamo affinchè rudemente ed in modo primitivo noi otteniamo un beneficio solo per noi stessi. Non siamo capaci di considerare il fatto che siamo collegati agli altri. Da mattina a sera parliamo del nostro coinvolgimento mutuo e della connessione complessiva per Radio, sulla TV, nelle nostre lezioni. E’ la stessa situazione che abbiamo visto precedentemente in Russia. Ad ogni modo, tutti noi sappiamo che non cambia nulla! E’ impossibile cambiare la nostra natura di scorpione.

Se avessimo voluto veramente cambiare noi stessi e fare una transizione pacifica dal capitalismo al prossimo livello di sviluppo, ad una struttura sociale più vantaggiosa, capiremmo che questo è possibile solo attraverso la nostra connessione, ovvero cambiando la nostra natura.

Ma il genere umano non ha mezzi per cambiare la propria natura. La sola possiblità è usare la forza nascosta nella natura: la Luce che ritorna. Questa forza è anche chiamata la Torà, comunque la gente comprende la parola “Torà” nel modo incorretto. La Torà è la luce della correzione e come è detto: “ho creato l’inclinazione maligna e la Torà come spezia per correggerla, visto che la luce nascosta entro la Torà ritorna alla sua sorgente.”

In altre parole, abbiamo una possibilità di cambiare la nostra natura in modo da sentirci in armonia in un sistema perfetto. Noi sentiamo un’interdipendenza mutua così forte da annullare le differenze tra occuparsi di se stessi o degli altri e di realizzarsi attraverso di loro.

Anche il nostro egoismo comprenderà che la dazione lavora per il suo vantaggio visto che “Io” e gli “Altri” siamo infatti la stessa cosa ed costituiamo un’unità indivisibile.
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Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah 13.07.2014, Shamati #60

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Dal libro, Il Segreto Essenziale degli Ebrei, M. Brushtein.

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E nonostante tutto questo, che cosa intende Abramo con le parole: “Ama il prossimo tuo come te stesso”?

Vogliamo essere convinti che non stiamo tirando fuori un elefante da una mosca. Potrebbe essere che uno non debba cercare qualsiasi legge di natura. È semplicemente necessario seguire questo principio egoistico e tutti saranno felici. È semplicemente necessario essere più diligenti e il gioco è fatto.

Il problema è che è fondamentalmente impossibile mantenere la Mitzvah (precetto) di Abramo. Era impossibile allora, quando apparve, è stato impossibile dopo, ed è impossibile anche ora. Potete convincere voi stessi che è possibile?

“… Ci fu comandato: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. La parola “te stesso” ci dice, ama il prossimo tuo nella stessa misura che ami te stesso, non un po’ meno.. In altre parole, devi costantemente vigilare e soddisfare le esigenze di ogni persona nella nazione israeliana, non meno di quanto tu sia vigile per soddisfare le tue esigenze”. (Dal libro, Matan Torà Il Dono della Torà)” .

Non è abbastanza? Bene, quindi cerchiamo di aggiungere un altro preventivo a quella fonte.

“… Quando a volte lui non ha altro che un cuscino, se egli lo lascia su se stesso e non lo da’ al suo schiavo, non osserva ‘perché lui è felice con te’, perché egli è sdraiato su un cuscino e lo schiavo per terra. E se egli non giace su di esso, e non lo da’ allo schiavo, pure, è regola sodomita”.

Si è constatato che a malincuore deve darlo al suo schiavo. E il maestro stesso giace a terra.

È difficile credere che una persona ottimista potrebbe essere trovato, che avrebbe cominciato a convincere qualcuno ad essere pronto a svolgere questa Mitzvah completamente. Questo è particolarmente vero quando si parla di un intero popolo. Ciò equivale a un paradosso. Da un lato, non siamo pronti a mantenere la Mitzvah, “Ama il prossimo tuo come te stesso”; dall’altra parte, in qualche modo, questo era riuscito per il popolo ebraico. C’era una volta…
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