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Uscire dalla pelle del Serpente

Dr. Michael LaitmanDurante la schiavitù in Egitto, un uomo deve chiarire che cos’è l’esilio e che cos’è la redenzione in senso spirituale, e non solo nella propria descrizione materiale. Se parliamo con le persone per la strada, allora per tutte queste persone ci saranno varie capacità di capire i concetti dell’esilio e della redenzione, ma tutte le loro comprensioni saranno opposte da quelle che sono state intese nella Torà.

Un uomo non lo capirà fintanto che non sentirà che non può più rimanere nella sua pelle, dentro a questo serpente che lo soffoca. In nessun caso egli sarà pronto a rimanere ancora sotto il controllo di questo serpente, anche se prima viveva meravigliosamente e alla grande sotto il suo controllo.

Ma adesso l’uomo vede la sua redenzione solo nella scoperta della sua capacità di donare, di amare, di connettersi e di correggere tutte le parti della sua anima. Incomincerà a vedere il mondo intero come la sua anima che egli deve gestire in modo che sia possibile per il Creatore essere scoperto in esso e di raggiungere l’adesione con esso.

Fintanto che un uomo non ha preparato tutte queste condizioni, non può esserci redenzione. In caso contrario, in cosa ci sarà redenzione? Quattrocento anni di esilio è un processo di cambiamenti interiori che dobbiamo attraversare per stabilire che cos’è la corporalità e che cos’è la spiritualità, e che genere di redenzione l’uomo si aspetta dal suo esilio.

La redenzione è la scoperta del potere della dazione che lo dominerà e lo guiderà. In questo Egitto, in questo esilio, la capacità di donare è rivelata a lui. E quindi l’Egitto diventa la giungla, dopo di che, diventa la Terra di Israele; tutto succede in questo desiderio; non c’è altra sostanza. Tutto è fatto e realizzato in questa sostanza; solo il nostro rapporto con essa, il metodo con il quale lavoriamo con esso è cambiato; lo usiamo con il nostro Creatore.
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(Dalla 1.a parte della Lezione quotidana di Kabbalah del 09.04.2014, Shamati n.54)

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I Russi non vogliono essere indipendenti

Dr. Michael LaitmanNelle notizie (dalla Scuola Superiore di Economia, Mosca): “Alcune analisi hanno dimostrato che il russo medio, in confronto a persone di altri paesi, dimostra valori più pronunciati di sicurezza e di autoaffermazione e valori meno pronunciati di apertura, innovazione, creatività, libertà e indipendenza, rischio, divertimento e piacere.

“Il peggio sono i valori nel prendersi cura delle persone e della natura. I Russi non sono in grado di combinare la cura e l’uguaglianza, la cura e l’apertura. La preoccupazione per gli altri, l’apertura e l’indipendenza occupano l’ultimo posto.

“I Russi tendono ad essere conservatori, sognando il potere e la ricchezza; le regole della vita sono irrilevanti per loro. Non sono pronti per il conformismo socio-positivo e l’attività indipendente. La tipologia più comune di russo sono quelli che non esprimono un valore certo; e preferiscono il valore conservativo.

“I valori di apertura, indipendenza e la cura per gli altri in Russia sono all’1%.

“I Russi sono leader nell’adesione ai valori individualistici, egoistici, che contraddicono lo stereotipo che i russi hanno un forte senso del collettivismo. Il paternalismo è espresso in un valore elevato di sicurezza e un basso valore dell’indipendenza. I valori mostrano un’elevata stabilità e non cambiano molto nel corso degli anni. L’impegno per i valori non significa la loro adesione in pratica.

“Il 30% mostra una tendenza a punire la generosità! Mentre in altri paesi il 20% delle persone puniscono quelli più avidi, in Russia il 15% puniscono i più generosi. La ragione è la competitività, la voglia di vincere, battere, essere il primo. La società in Russia tende al consumo, ma non allo sviluppo, un metodo di adattamento che non richiede sforzi.”

Il mio commento: Lo studio è rilevante solo in questa fase di “sviluppo” della civiltà, e la crisi “equalizzerà” ulteriormente tutti. Ora il vincitore è colui che basa la correzione della società sul metodo di educazione integrale e la saggezza della connessione.
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