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Le critiche delle donne

Domanda: Se una donna possiede una mente critica, forte e acuta e riesce a vedere che c’è un certo squilibrio nel gruppo degli uomini, lei può dire questo a loro?

Risposta: Mai. Ma può descriverla e valutarla. Inoltre, le sue valutazioni possono essere molto serie, molto più serie di quelle degli uomini.

Le donne vedono queste cose dall’esterno – le vedono correttamente. Non c’è niente che possano fare di loro stesse, ma hanno la grande abilità di vedere quello che accade agli uomini. E quest’abilità può essere usata, non dal gruppo degli uomini, ma dagli educatori.

Gli uomini non dovrebbero mai saperlo o sentirlo. Dovrebbero unicamente sentire un’influenza positiva, uno stato di anticipazione del loro eroico atto, l’ascesa oltre loro stessi.

Domanda: E allora con chi devono condividere le donne le loro critiche, con le loro amiche?

Risposta: Le donne dovrebbero avere un desiderio interiore per far cambiare le cose tra gli uomini. Possono farlo anche discutendone tra di loro, ma queste dovrebbero essere delle discussioni positive, come tra “molte tate che hanno un neonato”.
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(Tratto da “Una conversazione sull’educazione integrale” n.10, 16.12.2011)

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Opinione (G. Ivanitskij, direttore dell’istituto di biofisica dell’Accademia Russa di Scienze): Non riusciremo mai a trovare una lingua comune con la natura viva. Adesso noi abbiamo nelle mani un’arma potentissima , minacciosa ed imprevedibile che è l’ingegneria genetica. I fisici non possono fare una cosa del genere, loro non sono capaci di creare nuovi mondi fisici.

E se nella fisica è accettata l’esistenza di un qualche osservatore astratto, allora nella biologia questo osservatore è reale, pronto a giocare il ruolo del creatore del nuovo mondo. Ma noi non abbiamo assimilato i principi della biologia, e nemmeno abbiamo capito l’essenza di tanti fenomeni esistenti, per noi è troppo presto parlare della leadership della natura. Noi siamo una parte della biosfera e dobbiamo corrisponderle.

Il mio commento: Se non ci fosse il controllo generale della natura su di noi, allora certamente noi avremmo distrutto il nostro mondo. Ma esiste uno scopo che siamo obbligati a raggiungere e qualunque nostro tentativo di allontanarci dal cammino verso esso, ci porta soltanto a delle sofferenze ancora maggiori, ed involontariamente ci porterà allo scopo.
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